Il mio blog preferito

domenica 28 febbraio 2021

Palle illegali e insegnanti incoerenti

I nostri alunni non giocano con palle di pelliccia (e nemmeno di pelle di pollo)

Com'è ampiamente noto a chiunque sia stato in cattedra per più di dieci minuti, gli italici alunni, soprattutto se afferenti al sesso maschile, nutrono un amore assoluto e totale per le palle da gioco. E com'è parimenti noto a chiunque abbia avuto la ventura di frequentare un Collegio Docenti a St. Mary Mead per più di dieci minuti, scrivere nel regolamento della scuola che gli alunni non devono giocare a palla - no, no e ancora no! - sembra essere l'unico collante didattico che salda i docenti tutti.
Tuttavia, al momento di rapportarsi con i ragazzi in questione, l'atteggiamento dei suddetti insegnanti si fa decisamente lasco, a parte qualche generico "Non si può giocare a calcio in corridoio" detto nemmeno a voce troppo alta, e che suscita più o meno gli stessi effetti di un indigeno dell'Amazzonia che dica "Sono contrario alla pioggia": la pioggia continua a cadere, senza filarselo nimmanco di striscio.
In questa condizione a poco serve l'intervento del singolo insegnante: quand'anche costui o costei decidesse di intervenire, basta che si allontani di mezzo metro dall'area incriminata perché il gioco riprenda con rinnovato vigore, per tacere del fatto che vedendo l'altra classe che a due metri di distanza gioca a calcio sotto lo sguardo benevolo del docente di turno, uno si sente pure leggerissimamente ridicolo a insistere nel vietare la stessa cosa alla classe che in quel momento ha in sorveglianza.
E dunque, cosa può fare il singolo insegnante (o, se per questo, il singolo custode)?
Le alternative a disposizione sono 1) fare finta di nulla e diventare improvvisamente ciechi e sordi e 2) partire in crociata contro i mulini a vento, ed entrambe hanno i loro inconvenienti: nel primo caso ci si rivela incoerenti e si toglie credibilità ai regolamenti scolastici, ma nel secondo... ah, scegliendo la seconda strada non solo il nostro indice di gradimento presso gli alunni cala vertiginosamente, ma in più ci ritroviamo guardati dall'utenza con un misto di disprezzo e di delusione e, ah, come sopportare lo Sguardo Deluso dell'Innocenza Tradita?

La vicenda affonda le sue radici lontano nel tempo, quando ancora c'era l'intervallo lungo del Tempo Prolungato. All'epoca gli alunni potevano giocare, sì, ma solo con palle morbide e solo con le mani - e già la questione delle palle morbide presupponeva nell'insegnante adibito alla sorveglianza dei giovinetti una comoetenza che spesso era ben lungi dal possedere: palle morbide, ma non solo quelle di spugna o di pelouche (mai usate, del resto) ma anche palloni dal calcio di un certo tipo, e quale fosse esattamente questo tipo non mi è stato mai dato sapere. Di fatto, i ragazzi giocavano con le mani, con i piedi e con qualsiasi altra parte della loro pregiata anatomia, sotto lo sguardo distaccato dei docenti addetti in quel momento alla sorveglianza.

Che succede se non li fai giocare?
Essi vengono così privati del Giusto Sfogo dell'Energia Compressa datagli da sei ore trascorse fermi come salacche al banco. Oltre ad essere deprivati e frustrati, sono comprensibilmente più elettrici e irrequieti e difficili da gestire.
Che succede se li fai giocare?
Essi sfogano l'energia accumulata, e siccome detta energia è davvero molta, specie con le Terze, il rischio di una gamba rotta si presenta spesso drammaticamente concreto (ma mai realizzato nella mia scuola, a quanto ne so. Non perché gli estremi per una gamba rotta manchino, ma perché San Culo finoira ci ha protetti con le sue benevoli mele).
Siccome in corridoio le palle di tutti i tipi sono vietate, vengono confezionate ad hoc delle palle, diciamo così, alternative, che spesso chiamare "palle" risulta decisamente incongruo.
Le due soluzioni più praticate sono: leggerissime palle formate con fogli accartocciati e tenute in una forma vagamente sferica con lo schotch, oppure palline o semplicemente gettoni da polo confezionati usando la carta stagnola che avvolge le merende. Non rischiano certo di far male a nessuno, loro - il problema è la vitalità selvaggia dei ragazzi che sulla diversamente palla si scatenano con una foga degna davvero di miglior causa, e invero piuttosto rischiosa per sé e per gli altri.
L'altro problema, dal mio punto di vista, è questo desiderio imprescindibile di giocare a palla a tutti i costi, a costo di contentarsi di una palla simbolica, una palla virtuale, una palla piatta eccetera. Trovo questa fissazione vagamente malsana, ma è un problema mio, e non impedirei mai un gioco solo perché a me sembra insulso. Se il Sacro Valore della SimilPalla mi sfugge, lo catalogo tra i miei molti limiti e ci convivo con serenità, perché ritengo che le preferenze personali siano sacre e inviolabili: le mie come quelle degli altri.

Ad ogni modo, ad ogni intervallo spuntano le NonPalle e ad ogni intervallo i ragazzi giocano come se non ci fosse un domani e solo molto occasionalmente qualcuno cerca di impedirglielo, peraltro senza grossi risultati. Ogni tanto, inevitabilmente, qualche VicePreside in vena di Sfoggio d'Autorità fa una sfuriata sul fatto che non si dovrebbe giocare a palla (per poi far giocare con le SimilPalle le sue classi come prima e più di prima, senza vedere ombra di contraddizione in ciò).
La mia delicata coscienza di dama hejan mi porta a vivere la situazione in grande conflitto interiore. Il problema non è la mia opinione personale - cioè che durante gli intervalli i ragazzi dovrebbero essere lasciati liberi di giocare a quel che gli pare e sia quel che sia: sono perfettamente in grado di far applicare una regola che non mi convince, perché in fine sono una fedele e disciplinata servitrice dello stato e  dunque pago regolarmente anche le tasse che non mi convincono e adempio coscienziosamente  a formalità burocratiche a mio avviso perfettamente inutili senza nemmeno pormi il problema; ma qui la questione è più sottile perché c'è una regola e quasi nessuno la applica quasi mai ma tutti si lamentano che non viene applicata; e non serve nemmeno dire "Spiegatemi se va applicata o no, a me va bene tutto" perché tutti, come un sol* docente e custode mi rispondono che sì, va applicata, ma poi loro per primi non la applicano (talvolta me la spiegano proprio così) e il giorno dopo li ritrovi che fanno una sfuriata ai ragazzi che giocano a palla mentre in fondo al corridoio c'è una classe che gioca a palla, arrivando all'estremo della VicePreside di cui sopra che dice "No, non si dovrebbe, ma come si fa?" (che è un punto di vista che capisco anche) salvo poi, appunto, fare una occasionale sfuriata a chi gioca a palla (e qui fatico seriamente a capire).

D'accordo, la mia delicata sensibilità e le questioni di lana caprina e non sarà questo a rovinare una generazione eccetera. 
Ma, non so come mai, nessuno sembra rendersi conto che i ragazzi tutto questa serie di contraddizioni incrociate e carpiate le capiscono benissimo, approfittano delle maglie larghe per fare ciò che sanno essere vietato ma che di fatto quasi nessuno ostacola quasi mai e in cuor loro ci giudicano incoerenti, ipocriti e inaffidabili.
Giustamente, aggiungo.

(magari non è la mia canzone preferita, ma a modo suo è un simbolo)

2 commenti:

dolcezzedimamma ha detto...

Prima di tutto mi chiedo dove sia finito il mio commento all’ultimo post. Ho l’impressione che blogger li divori come Crono i figli. Mah.
Andando a questo post, mi ha richiamato alla memoria una gita scolastica di , ahimè, qualche anno fa. Ragazzi educatissimi, irreggimentati e ubbidienti: niente schiamazzi, puntualissimi etc etc. Di rientro da un’escursione, mentre mi accingevo ad entrare in una doccia tonificante, sento delle urla in lontananza, ma non me ne curo. Mi arriva una telefonata: corri, sono i tuoi alunni! Avevano trovato un pallone e , prima ancora di rientrare nelle camere, avevano cominciato a giocare, a grande sprezzo del pericolo. Ricordano ancora le urla di me terrorizzata che si rompessero qualcosa.

Murasaki ha detto...

Non è la prima volta che mi scrivi che il tuo commento è stato mangiato, e anche Acquaforte si è lamentata. Sta di fatto che commentare su questo blog negli ultimi tempi è diventato difficile, e davvero non so perché. Blospot sta diventando sempre più lunatico, a quanto sembra, e ringrazio chi comunque continua a provarci!