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domenica 30 novembre 2008

Siegfried - Il più libero degli eroi è un ragazzino capriccioso


Di nuovo al Comunale di Firenze, con quasi altrettanta diffidenza di quando sono andata a vedere la Tosca: perché, se Wagner è il mio autore, il nutrimento per eccellenza dell'anima mia etc. etc., va pur detto che Siegfried mi è sempre sembrato l'anello debole della tetralogia.
Primo problema: il protagonista è un giovane idiota, un eroe per contratto, che fa le cose a casaccio ma gli vanno sempre bene perché ha letto in anticipo la sceneggiatura. Non è un puro folle trasognato come Parsifal, non è un nobile personaggio ammaestrato dal dolore e dall'esperienza come suo padre, è un giovane idiota punto e basta.
Secondo problema: la scena d'amore finale è indigeribile. Lunga fino allo sfinimento e idiota quasi quanto Siegfried.
Terzo problema: Siegfried è un ruolo incantabile, come Violetta. Per Violetta ad un certo punto è arrivata la Callas, per Sigfrid stiamo ancora aspettando. Fatto sta che finora chi aveva la forza e la voce per cantare la parte spesso non aveva... ehm... molta finezza interpretativa, e la voce comunque non gli bastava: di solito i Sigfridi fanno piuttosto bene la prima scena con Mime, stramazzano nella forgiatura della spada (che terminano agonizzando) e si arrangiano come possono nei due atti successivi. Il pubblico li applaude debolmente e esce da teatro mormorando "non ci sono più gli heldentenor di una volta", senza considerare che forse non ci sono più nemmeno le orchestre di una volta, e che oggi per suonare Wagner si ritiene doveroso sfoderare un orchestra à la Mahler, che per l'appunto esiste dai tempi di Mahler ma che ai tempi di Wagner era decisamente più contenuta.
Recentemente è sorta l'abitudine di alleggerire un po' l'orchestra, fare un po' meno casino e permettere così agli interpreti wagneriani di puntare a qualcosa di più della stretta sopravvivenza. Lo chiamano "un Wagner più sinfonico" e per quanto ho sentito produce risultati ottimi. In fondo, se proprio uno vuol sentir strillare, basta andare in un cortile di scuola elementare all'ora dell'intervallo dopo la mensa.
Ieri sera siamo arrivati quasi alla quadratura del cerchio. Premetto che è il primo Siegfried che ho visto: ho ascoltato l'opera diverse volte da disco o dalla radio, ma vedere un'opera in scena è sempre diverso (specie con una regia come quella della Fura dels Baus); sta di fatto che mi è piaciuto, un sacco.
Siegfried, che nella vita si chiama Leonid Zakhozhaev ed è russo, non ha molta voce. In compenso
1) canta che era una meraviglia
2) ci ha un gran bel timbro.
Ammetto, sì, l'ammetto, che un po' più di volume nella forgiatura di Notung non ci sarebbe stato male; ma immagino ci sia un prezzo per tutto.
Siegfried è un ragazzino, uno di quei ragazzini capricciosi che tanto irritano noi insegnanti. Vestito a modo suo, con le extention (che proprio non so dove si sia procurato, in quella foresta) e un insieme stracci&pellicce dall'aria firmata; irritante, maleducato, irrispettoso, irritabile, capriccioso, volubile, vuole sempre la mamma, risponde male a tutti (Mime, drago, Viandante) salvo cambiare completamente atteggiamento quando incrocia una ragazza. Manda al diavolo chiunque cerchi di insegnargli qualcosa, non ti sta a sentire, fa sempre a modo suo... e gli va bene. Comanda  a bacchetta il fabbro che l'ha allevato, non mostra mai un briciolo di riconoscenza (con buone ragioni, si scopre poi), pesta i piedi arrabbiato perché quello non sa fargli una spada e alla fine se la fa da solo, inventandosi una tecnica che va contro tutte le conoscenze del fabbro in questione... ma che funziona. Non dà ascolto al grande fabbro, non dà ascolto al Saggio Viandante, ma segue a puntino le istruzioni del primo uccellino di passaggio. Un disastro educativo sotto tutti gli aspetti, ma alla fine ha sempre ragione.
La scena d'amore... beh, continuo a trovarla un po' lunghetta, ma per la prima volta mi è sembrato che avesse un senso, se pure un po' prolisso.
Molto suggestiva la regia, bravi tutti gli altri interpreti, eccellente l'orchestra (anche se all'attuale governo non sembra che l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino sia un'eccellenza da proteggere; ma va detto che di musica l'attuale governo capisce perfino meno che di scuola), molto bella la direzione di Mehta che, come sempre quando esegue Wagner, alla fine dell'opera ha fatto salire tutti gli strumentisti sul palcoscenico.

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