Sono sempre stata una grande ammiratrice della defunta regina d'Inghilterra |
Nemmeno io so bene perché, ma qualche mattina fa mi è venuto in mente di parlare dell'ascensore sociale alla mia Prima, dove faccio Storia e Geografia - immagino che il mio scopo sia di fargli vedere come in Italia viaggi poco, ma senza essere tuttavia completamente fermo. Da lì si potrà magari passare a spiegare che nei periodi dove arrivano grossi cambiamenti è più veloce che nei periodi di stasi, che il suo funzionamento è legato al dinamismo dell'economia e tanti e tanti altri ragionamenti sui Massimi Sistemi.
Quando mi vengono questo tipo di mattane di solito le metto prontamente in atto in base al principio che "se non mi è mai venuto in mente prima e adesso sì vuol dire che la classe me l'ha chiesto e il cliente va sempre accontentato".
Naturalmente fargli una bella lezione frontale ricca di schemi e diagrammi e statistiche sull'argomento mi sembrava del tutto fuori luogo, visto che è una Prima piuttosto disponibile e attenta ma ancora da spulcinare; così ho pensato di prenderla alla larga e, dopo aver spiegato che cos'è l'ascensore sociale in circa trenta parole, gli ho chiesto di prendere un po' di dati in famiglia: volevo i genitori e i nonni, il loro percorso di studi, i lavori che avevano fatto e che facevano e che spostamenti avevano fatto - per esempio se dal paese erano passati alla città, avevano cambiato regione o simili. Naturalmente ho diversi ragazzi di origine non italiana in classe, e quindi alcuni dei loro genitori avevano fatto almeno uno spostamento di una certa consistenza. Su questi dati ci sarà modo di chiacchierare di tante e tante cose, tra cui il lavoro verso cui pensano di sentirsi orientati - e infatti questa bella statistica familiare mi permetterà di riempire qualcuna delle 30 ore di Orientamento che il Ministero ha deciso quest'anno di rifilarci, dio solo sa perché.
Poi sono passata a dare un po' di istruzioni: "Naturalmente potrebbe capitare che ci siano cose che non gradite raccontarmi. Se per esempio vostra madre ha passato dieci anni in carcere perché gestiva una organizzazione terroristica potrete ignorare con eleganza la questione. Lo stesso vale se vostro nonno di mestiere svaligiava banche".
Non so bene perché, qualcuno ha immaginato di avere un genitore che faceva di mestiere la spia. E qui è arrivata la sorprendente domanda "Che cos'è una spia?".
Come seconda sorpresa ho scoperto di non riuscire a spiegargli bene che cos'è una spia, o comunque qualcuno che lavora nei servizi segreti. Mi sono un po' arrabattata, qualcuno un po' più navigato ha dato una mano e alla fine abbiamo stabilito che la spia è qualcuno che lavora, sotto falso nome e copertura, per un paese straniero allo scopo di raccattare informazioni che il paese straniero in questione si industria a tenere nascoste.
"In effetti in questi casi c'è sempre un altro lavoro di copertura. Nessuno, che io sappia, nella propria carta di identità alla voce PROFESSIONE porta scritto SPIA".
E' arrivata così la seconda sorprendente domanda "Che studi si devono fare per poter diventare una spia?".
Nuovo attimo di panico. Ho ammesso di non averne la più pallida idea. Nella mia mente frullavano immagini piuttosto surreali, del genere annunci "Cercasi spia per indagare sull'effettiva consistenza degli armamenti posseduti dal paese X. Il candidato deve avere già una comprovata esperienza e presentare referenze" oppure solerti giovinetti in cerca di impiego che compilavano coscienziosamente il loro curriculum da spedire ai servizi segreti del paese richiedente.
"L'unica cosa che mi viene in mente è che se volete fare le spie, o meglio lavorare nell'intelligence, dovete studiare molto bene le lingue" ho ammesso candidamente "Però, ragazzi, mettetevi bene in testa una cosa: se volete fare gli agenti segreti assolutamente nessuno dei servizi di orientamento che offre la scuola potrà esservi di alcun aiuto".
Era l'ultima ora, e devo dire che la mattinata si è conclusa con grande allegria.
Comunque è evidente che ci sono in cielo e in terra più lavori di quanto il nostro sistema di orientamento possa prevedere.
7 commenti:
E come non ricordare il test di arruolamento per spie di Men in Black? https://youtu.be/g2vzG_bT68k?feature=shared
Chiara
Ebbene NON LO CONOSCEVO.
Dici che varrebbe la pena di ripescare il film? Mo sembra piuttosto interessante, in effetti.
Per me sì, il film è divertente, con una notevole dose di autoironia.
Tu scherzi, ma gli annunci per diventare spie esistono veramente
https://notizie.virgilio.it/i-servizi-segreti-italiani-assumono-i-requisiti-e-come-presentare-domanda-per-lavorare-nell-intelligence-1569728/amp
Da girare ai tuoi studenti 😉
Comunque mi pare di capire dall’articolo che con una buona laurea in scienze politiche si vada sul sicuro se si vuole intraprendere questo tipo di carriera così particolare…
Caro Anonimo, evidentemente le notizie che mi hai mandato sono riservate o mendaci, visto che il commento era finito nella spam... mi sembra chiaro che il nemico ci ascolta!
Bene, in vita mia ho visto annunci più dettagliati ma mi rendo conto che non possano scendere troppo nei dettagli ^__^
Domattina ci divertiamo. Per loro è ancora presto per pensare alla laurea, ma gli riferirò anche quello. In effetti, ripensandoci, la cosa ha un senso.
Ciao, scusami se non mi sono presentato, avevo scoperto il tuo blog anni fa per caso e mi era subito piaciuto parecchio, è veramente un piacere leggerti! Così qualche volta, quando capita, passo di qua a farmi un giretto tra i tuoi post.
Per quanto riguarda le spie, se volessi approfondire, qualche spunto interessante ci sarebbe. Mi viene in mente il caso di Nicola Calipari, l’”agente segreto” italiano morto in Iraq nel 2005 in circostanze mai del tutto chiarite. O il ben più celebre caso Abu Omar, l’immam sequestrato a Milano nel 2003 dalla CIA con il discusso coinvolgimento dei servizi italiani, l’allora SISDE, nel contesto della lotta al terrorismo post 11 settembre, con tutta la problematica della perseguibilità in sede penale dei responsabili e delle cosiddette extraordinary rendition, cioè i sequestri illegali di sospetti fondamentalisti, “tecnica” allora purtroppo molto pratica dai servizi segreti americani. Il processo penale che ne seguì in Italia è una vicenda interessante per capire un bel po’ di cose sui rapporti tra poteri dello Stato e i relativi delicati equilibri quando in gioco ci sono l’azione dei servizi e i legami con potenze straniere ( usa ). C’è infatti tutta la questione del segreto di stato, sulla cui legittimità in quel caso ci furono se non sbaglio ben due pronunce della Corte Costituzionale.
Comunque, a quanto ne so, gli Stati di solito si dotano di un servizio segreto interno e di uno esterno
Da noi abbiamo il DIS( sostanzialmente la nostra intelligence), dipendente direttamente dalla presidenza del consiglio, che coordina e sovrintende alle attività del AISE e dell’AISI( vecchio SiSDE), i servizi di sicurezza rispettivamente esterna ed interna della Repubblica
Tendenzialmente il dis, che è l’organismo che dà l’indirizzo politico e non a caso è incardinato direttamente presso la presidenza del consiglio da cui dipende, é diretto da un diplomatico, l’AISI da un dirigente di polizia o generale dei carabinieri e l’AISI da un generale dell’esercito o della marina.
Gli agenti segreti italiani quindi sono solitamente poliziotti, carabinieri o militari distaccati dai loro corpi di appartenenza. Questo è quanto so sull’argomento, se può tornarti utile.
Ciao, scusami se non mi sono presentato, avevo scoperto il tuo blog anni fa per caso e mi era subito piaciuto parecchio, è veramente un piacere leggerti! Così qualche volta, quando capita, passo di qua a farmi un giretto tra i tuoi post.
Per quanto riguarda le spie, se volessi approfondire, qualche spunto interessante ci sarebbe. Mi viene in mente il caso di Nicola Calipari, l’”agente segreto” italiano morto in Iraq nel 2005 in circostanze mai del tutto chiarite. O il ben più celebre caso Abu Omar, l’immam sequestrato a Milano nel 2003 dalla CIA con il discusso coinvolgimento dei servizi italiani, l’allora SISDE, nel contesto della lotta al terrorismo post 11 settembre, con tutta la problematica della perseguibilità in sede penale dei responsabili e delle cosiddette extraordinary rendition, cioè i sequestri illegali di sospetti fondamentalisti, “tecnica” allora purtroppo molto pratica dai servizi segreti americani. Il processo penale che ne seguì in Italia è una vicenda interessante per capire un bel po’ di cose sui rapporti tra poteri dello Stato e i relativi delicati equilibri quando in gioco ci sono l’azione dei servizi e i legami con potenze straniere ( usa ). C’è infatti tutta la questione del segreto di stato, sulla cui legittimità in quel caso ci furono se non sbaglio ben due pronunce della Corte Costituzionale.
Comunque, a quanto ne so, gli Stati di solito si dotano di un servizio segreto interno e di uno esterno
Da noi abbiamo il DIS( sostanzialmente la nostra intelligence), che coordina e sovrintende alle attività del AISE e dell’AISI( vecchio SiSDE), i servizi di sicurezza rispettivamente esterna ed interna della Repubblica
Tendenzialmente il dis, che è l’organismo che dà l’indirizzo politico e non a caso è incardinato direttamente presso la presidenza del consiglio, da cui dipende, é diretto da un diplomatico, l’AISI da un dirigente di polizia o generale dei carabinieri e l’AISI da un generale dell’esercito o della marina.
Gli agenti segreti italiani quindi sono solitamente poliziotti, carabinieri o militari distaccati dai loro corpi di appartenenza. Questo è quanto so sull’argomento, se può tornarti utile.
( ripubblico perché il primo commento, non riletto, conteneva delle ripetizioni)
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