Il mio blog preferito

martedì 31 dicembre 2024

Notte di san Silvestro (protettore dei gatti)

 

E' andata com'è andata,

andrà come andrà

ma intanto AUGURI a tutti

e che lo champagne scorra a fiumi!

lunedì 30 dicembre 2024

Murasaki va al ristorante giapponese

La bella Lamù in versione natalizia

Quel che segue è il fedele resoconto del mio primo incontro col ristorante giapponese di Lungacque, specializzato in sushi ma che prepara anche accettabili piatti di cucina cinese.
Quando iniziò la mia vera convalescenza, nel 2019, capitava spesso che uscissi la mattina per andare a passeggio per le strade del paese: guardavo le vetrine, mi fermavo sulle panchine sotto gli alberi ad ammirare il paesaggio e gli scorci pittoreschi e non avevo altri impegni che quello di rientrare a casa dove avrei passato il pomeriggio a leggere e ricevere telefonate di amici e congiunti in cerca di buone notizie.
In uno di questi giretti intravidi una bella mattina di primavera l'insegna del ristorante giapponese che aveva aperto da poco. Per il pranzo apriva a mezzogiorno, guarda caso era giusto mezzogiorno e qualche minuto e così entrai.
In quei tempi felici andavano ancora di moda i menù su carta. Siccome c'era la formula all you can eat mi spiegarono che dovevo compilare il modulo con le richieste e io lo compilai con somma attenzione:a quei tempi non potevo ancora mangiare proprio tutto ma godevo già di una certa libertà. Evitai quindi i fritti, ci andai molto cauta con il curry ma (avevo avuto cura di informarmi dal plotone di nutrizionisti che mi seguiva all'epoca) mi affidai con fiducia al wasabi e allo zenzero, che avevano una certa forza disinfettante, e abbondai col riso, il pesce crudo e anche gli spaghettini di riso e di soia - cioè, abbondai è una parola grossa: diciamo che presi un buon numero di assaggi. Del resto, il menù avvisava che il cibo non andava sprecato e quindi ciò che il cliente non fosse riuscito a mangiare sarebbe stato fatto pagare a prezzo pieno - una regola piuttosto consueta nei ristoranti orientali che fanno l'all you can eat e che ho sempre trovato molto ragionevole. Però sapevo anche che le porzioni dei ristoranti giapponesi erano piccole, per consentire al cliente di provare molte cose, e appunto molte cose volevo gustare.
Passarono a ritirare il modulo; poco dopo arrivò un cameriere che mi spiegò che secondo lui avevo ordinato troppa roba.
In quel periodo ero afflitta da una fame cosmica: il mio organismo scalpitava per recuperare almeno un po' dei chili perduti e soprattutto per ricevere cibi saporiti, dopo due anni di patate al vapore e bracioline di manzo cotte male. Addirittura, i nutrizionisti si raccomandavano che per carità mi guardassi bene dall'andare sotto le razioni che mi avevano prescritto. E io mangiavo, naturalmente. Tutti si raccomandavano che mangiassi, ero incline a mangiare, perché mai avrei dovuto rifiutarmi di contentare tante brave persone preoccupate del mio benessere e stufe di contarmi gli ossicini?

Guardai serenamente il cameriere, cercando di non sganasciarmi dal ridere: dopotutto si preoccupava del mio benessere e di non sprecare cibo, ed entrambe  erano cause molto rispettabili; poi va pur ammesso che, con le mie clavicole sporgenti e le braccine rinsecchite, non avevo certo l'aria di una buona forchetta. Non era giusto dileggiarlo per questo. E quindi, con una certa fatica, riuscii a non ridergli in faccia.
"Credo che riuscirò a mangiare quel che ho ordinato" provai a rassicurarlo col mio tono più garbato.
Il cameriere scosse la testa "Non è questione di credere" disse, assolutamente convinto che fossi una perfetta imbecille. E del resto, che ne sapeva della mia storia clinica e dei miei mesi di quasi digiuno?
Alla fine mi propose di andare a scaglioni: mi avrebbero portato una parte di quel che avevo ordinato, e dopo avrei deciso se confermare qualcosa di altro o no. Accettai con un luminoso sorriso, continuando in cuor mio a ridere come una pazza e pregustando il piacere di far ridere anche amici e parenti con quel delizioso racconto.
Spolverai serenamente la prima serie di portate, e naturalmente anche la seconda. Sui piatti non rimase né un seme sì sesamo né un chicco di riso né alcuna traccia delle foglie di insalata e prezzemolo né dei riccioli di carota che vengono talvolta usati per le guarnizioni.
Evitai però di ordinare altro cibo, un po' per non traumatizzarli troppo ma soprattutto perché mi era stato suggerito di procedere a piccoli pasti. Quello non si poteva certo definire un piccolo pasto, ma conservavo comunque qualche angolino da riempire. L'avrei riempito più avanti nel pomeriggio, magari con del gelato o della frutta.
Da allora nessun cameriere in quel ristorante ha mai osato suggerirmi una riduzione del numero delle portate. E tuttavia, tornando indietro con la memoria, credo di non avere mai più fatto una ordinazione così massiccia. Ma quello è stato un periodo davvero particolare.

La scena, già mentre la vivevo, mi ha sempre richiamato uno dei migliori episodi di Lamù di Rumiko Takahashi, dove si racconta una sorta di sfida che un ristorante organizza e dove se il cliente riesce a mangiare tutto quel che gli portano non paga il pranzo. A vincere è la bella Sakura, che non solo mangia assolutamente tutto quel che le portano

ma che alla fine dell'immane pasto ha ancora una pancia assolutamente piatta.
Nel manga è la puntata 45 "Diet Wars" (si trova nel volume 8 del mensile Young intitolato Sapore di sale nell'edizione Star Comics, che sospetto sia ancora l'unica) e nell'anime è l'episodio 13 Avventura alle Hawaii che si trova facilmente su YouTube.

domenica 29 dicembre 2024

Natale a St. Mary Mead 2 - "La risposta è no ma chiedi pure"

Gli aiutanti di Babbo Natale, in cerca dei migliori modelli di pigiama da regalare ai bambini buoni
L'orario su cinque giorni a settimana che usiamo da qualche anno alla scuola media di St. Mary Mead presenta alcuni inconvenienti, tra cui quello di ridurre i giorni-jolly  di vacanza da utilizzare a nostro piacimento nel corso dell'anno. Quest'anno poi avevamo anche il santo patrono che cadeva con rara opportunità a metà settimana invece che di Sabato o Domenica come si era sentito obbligato a fare negli anni scorsi, e insomma la nostra disponibilità si riduceva a due magri giorni che sembrava quasi obbligatorio usare nei ponti di primavera. Tutta questa introduzione per spiegare come, per la prima volta da quando insegno, le vacanze di Natale quest'anno sono iniziate proprio il 23 Dicembre, proprio come quando a scuola ci andavo da alunna.
A questo punto occorre anche aggiungere che quest'anno il 23 Dicembre si ritrova in una posizione piuttosto infelice: di Lunedì, nientemeno. Un'intera scolaresca ormai profondamente immersa nel clima natalizio, reduce dall'ultimo fine settimana prima di Natale ricolmo di vetrine illuminate, progetti vacanziferi, luminarie per ogni dove si ritrova dunque in classe in balia di un'orda di insegnanti reduci dall'ultimo fine settimana prima di Natale eccetera eccetera, e che per giunta ha in gran parte passato quei due giorni non già a riposarsi o ad andar per compere, che già di per sé è un lavoro non dei più leggeri, ma a combattere con l'organizzazione del cenone della Vigilia o del pranzone di Natale con tutti i suoi annessi e connessi. 
Già così suona abbastanza male come prospettiva, ma c'è di più, e arrossisco a dirlo: il 23 Dicembre per noi non sarebbe stata una lectio brevis, santa abitudine che ha salvato la pelle a tanti di noi, bensì una normale giornata di normali sei ore - che già sull'idea che una normale giornata di scuola possa essere di sei ore filate con due pause quasi invisibili a occhio nudo ho tutta una serie di teorie personali, figurarsi se la giornata in questione è nientemeno che il 23 Dicembre.
Come mai la scuola media  di St. Mary Mead si è ritrovata in questo pasticcio?
La risposta, molto semplicemente, è "Perché la gente è scema". La lectio brevis, infatti, per quanto sia uso e costume saldamente insediato negli orari di scuola in certe ricorrenze, rappresenta pur sempre una variazione rispetto all'orario normale, e quindi per esistere va votata dal Consiglio di Istituto.
Ora, penso che saremo tutto d'accordo che il consiglio di Istituto può votare solo quel che qualcuno gli propone. Se nessuna delle rappresentanze chiede una lezione breve per il 23 Dicembre, il Consiglio non può cavarsela dalla testa - almeno, così mi risulta.
Sta di fatto che nessuno si è posto il problema e una bella mattina il corpo docente della scuola media di St. Mary Mead si è trovato ad affrontare l'amara verità: Lunedì 23 Dicembre ci sarebbero state 6 ore 6 di scuola - e di conseguenza anche 6 ore 6 di lezione.
Nei normali giorni prevacanze che durano tre ore di solito la mattinata si sbanca consentendo con fare di degnazione il permesso agli alunni di fare piccole festicciole di classe. Tutto si risolve in un gran volare di zucchero a velo e frammenti di patatine che le pazienti custodi spazzeranno dopo l'agognato suono della campanella, le porte delle aule si aprono e frotte di alunni vanno e vengono per i corridoi componendo trenini, cantando canzoncine natalizie, tirandosi innocui proiettili e simili, mentre in alcune classi si gioca a tombola e in altre a dama o a carte ( ari tipi di carte, anche fantasy). Il tutto molto presto sfugge al nostro controllo in un immane confusione, ma va bene così e tutti siamo assai di buon umore, in trepida attesa di Santa Campanella (e tu non domandare per chi suona la campanella, perché essa suona anche per te).
Niente di tutto questo è nemmeno lontanamente possibile con una mattinata di sei ore, e l'unica alternativa decorosa era fare lezione, con fpgrande pazienza e determinazione perché, strano ma vero, in quel tipo di giornate la scolaresca non è mai particolarmente ricettiva (e dargli torto).
Così Venerdì 20 quando un alunno della Prima Smemorina ha alzato la mano e ha detto con bel garbo che mi voleva fare una richiesta a nome della classe per l'ultimo giorno di scuola ho dato per scontato che volessero chiedermi la tradizionale festicciola e ho detto, come recita il titolo di questo post "La risposta è no, ma domanda pure".
"Volevamo chiederle se potevamo venire a scuola in pigiama"
"Oh? Ma certo che potete" rispondo, completamente spiazzat, spiazzandoli a mia volta.
Qualcuno prova a convincermi spiegando che la cosa è permessa in tutte le scuole della zona. Ribadisco che non ho niente in contrario e Lunedì, quando entro in classe e me li trovo davanti chiedo "Ma siete effettivamente in pigiama?" perché non riesco a notare una particolare differenza, e il cuore mi ritorna a una conversazione avuta qualche mese prima con l'ormai ex Terza Sfigata.
"Sapete, io non sono molto brava a vedere certe differenze. Magari riesco a riconoscere con certezza che dei jeans come quelli che indossa Rotari non sono parte di un pigiama...".
"È solo perché mia madre mi ha obbligato" precisa Rotari in tono amareggiato. Lo ripete un paio di volte, segno che la cosa lo ha irritato assai. Lo capisco perché avrebbe irritato molto anche me (che per il triennio del liceo sono venuta a scuola sventolando un mantello a mezza ruota di loden nero con tanto di cappuccio modello Darth Vader che non solo i miei non si sognarono nemmeno di impedirmi, ma che era stato confezionato dalle amorevoli mani di mia nonna).
"...oppure una tuta come la vostra" aggiungo indicando Beda e Colombano seduti  in prima fila.
"Sono dell'Adidas" spiegano pazienti i due.
"Sì, appunto, tute dell'Adidas" convengo con loro, pur meravigliandomi in cuor mio che insistano su un particolare così insignificante. Va bene l'amore per le marche, ma...
"Sono pigiami di marca Adidas" insistono i due.
Li guardo sconcertata, domandandomi per quale strano motivo la Adidas si è messa a fare pigiami identici alle tute. Ma alla fine quelli sono affari dell'Adidas e non miei, se lo fanno avranno senz'altro un qualche tipo di convenienza, così come affar mio è invece spiegar loro il Gran Mistero dei monosillabi accentati; e a quello decido di dedicarmi con grande intensità ma sempre più convinta che al giorno d'oggi il vestito è soprattutto uno stato d'animo.
Come, del resto, lo è anche il pigiama.

venerdì 27 dicembre 2024

Natale a St. Mary Mead 1 - Complottando con le custodi


Due anni fa, mentre ero in una di quelle lussuose erboristerie-profumerie e dispensatrici di aromi in cui si sono trasformate le un tempo scialbe farmacie, cercando un po' di regalini-toppa per amici e parenti, intravidi una graziosa confezioncella che conteneva tre raffinati tubetti di crema per mani impreziosite da tre raffinate profumazioni. Il pensiero mi corse alle Tre Custodi di St. Mary Mead.
Ci sono cose che quasi nessuno dice sulla scuola - per esempio che la qualità del servizio è strettamente legata alla qualità dei custodi, prima di tutto come esseri umani: ogni giorno anche nella più paciosa delle scuolette di provincia si producono non meno di trenta emergenze di misura ed entità del tutto imprevedibili, e i primi ad affrontarle sono appunto i custodi. La loro importanza è vieppiù testimoniata dalla banale constatazione che  pochi custodi che fanno sciopero riescono a bloccare facilmente una scuola semplicemente non andando ad aprire il portone.
A St. Mary Mead le custodi delle medie sono ormai da anni un terzetto mirabilmente assortito che moltiplica pani e pesci, divide le acque e le riunisce, striglia i funzionari del comune non di rado conseguendo lusinghieri risultati, placa gli inquieti, racconforta gli afflitti, soccorre i feriti, veste gli ignudi e insomma rientra nella celebre formula il possibile lo stiamo  già facendo, per l'impossibile c'è da aspettare un po' di tempo ma facciamo anche quello, e per miracoli ci stiamo attrezzando.
Insomma mi dissi  "e perché no?" mi feci confezionare un bel pacchettino sbrilluccicoso e l'ultimo giorno di scuola passai nel loro gabbiotto e lasciai il minuscolo regalino condito con qualche paroletta gentile. 
Fui ringraziata molto al di là di quel che il simbolico gesto richiedeva e per tutto l'anno scolastico fui oggetto di un trattamento davvero lusinghiero - ancora più lusinghiero del solito, intendo, perché sempre e comunque le tre signore erano caratterizzate da una notevole gentilezza a chiunque si rivolgessero, preside, insegnante o alunno che fosse (un po' meno con i funzionari del Comune,specie alla quinta chiamata che non aveva portato frutti).
L'anno scorso quindi mi attrezzai meglio e alla Profumeria Inglese provvidi tre pacchetti separati e un pochino più impegnativi, ma davvero niente di che. Dimostrarono vieppiù sorpresa e perfino una certa dose di confusione dicendomi che però loro non mi avevano preparato nulla. Le rimbrottai con bel garbo spiegando che un regalino di quel tipo si fa per il piacere di farlo, non per averne in cambio qualcosa e in cuor mio cominciai a pensare che forse la faccenda si stava spingendo troppo in là, nemmeno le avessi omaggiate con bracciali d'oro e perle.
La faccenda, in effetti, non era affatto finita perché al ritorno a scuola dopo le vacanze di Natale fui omaggiata a mia volta di una mantellina molto leggera a scacchi bianchi e neri - un dono che si rivelò molto pratico, soprattutto quando in Aprile il riscaldamento fu spento e la pioggia imperversava: piumini e soprabiti sono ingombranti ma una mantellina leggera bianca e nera non crea intralcio alcuno e, va anche aggiunto, sta bene su qualsiasi colore.
Ma veniamo al terzo e ultimo atto: dieci giorni prima delle vacanze le custodi mi chiamano, che venga da loro in gran segreto durante una delle mie ore buche perché hanno una cosa da darmi ma non vogliono farlo davanti a tutti perché altrimenti le chiacchiere sarebbero arrivate fino in cielo. 
Naturalmente proprio appena sono scesa - nel momento che avevo accuratamente scelto come quello potenzialmente più tranquillo ovvero un buon quarto d'ora dopo la fine dell'intervallo, a lezioni ormai ben avviate - non meno di cinque o sei inderogabili questioni si sono affollate intorno alle malcapitate: alunni malandati che chiedevano di telefonare a casa o provarsi la febbre, fotocopie inderogabili eccetera. Alla fine siamo sgusciate con fare furtivo nel cosiddetto Ambulatorio, che contiene sì una barella e una vetrinetta per i medicinali ma anche un bel frigo e una dispensa oltre al secondo forno a microonde della scuola.
"Sentite, se mi avete portato fin qui per cercare di associarmi alll'attentato per far esplodere il ponte di St. Mary Mead, ci tengo ad avvisarmi che disapprovo per principio ogni forma di lotta armata" ho preferito avvisarle.
"Peccato, prof, ci speravamo tanto".
In realtà si sono limitata a consegnarmi una busta rossa precisando che "se non andava bene potevo cambiarlo, ma comunque era una cosa che andava consegnato un po' prima di Natale".
Il ragionamento era molto sensato: infatti un maglione rosso scarlatto con sopra una sagoma di pelo bianco a forma di gatto (con tanto di corna da renna di strass rosso) che sconfina in un albero di Natale con tanto di lucine colorate è senz'altro una roba che si può portare soltanto, a voler stare molto larghi, dal primo Dicembre al 7 Gennaio e dunque, consegnandomelo l'ultimo giorno di scuola, mi avrebbero tagliato fuori da una buona metà di questa ristretta forbice.
Molto commossa ho ringraziato e tosto ho infilato il regalo - che in verità si è rivelato molto utile stante che quella mattina a scuola faceva un gran freddo perché quasi tutti i termosifoni erano spenti, in spregio al fatto che le colline e dietro ancora i monti che circondavano la valle ove la nostra scuoletta fa bella mostra di sé erano innevate - evento decisamente insolito nel nostro microclima. 
Il maglione mi andava come un guanto ed era anche piuttosto caldo.
Sin dal primo giorno il maglione ha raccolto vasti consensi da chiunque lo vedesse, commessi del supermercato inclusi; del resto è molto natalizio, è allegro, ma soprattutto è assolutamente demenziale in ogni suo dettaglio: dove mai si è visto un gatto bianco a forma di albero di Natale con cornette rosse da renna e ornato di lumini colorati che dorme beatamente?
Da nessuna parte, si spera, e forse è meglio non indagare su cosa avevano fumato e bevuto gli stilisti di Piazza Italia che han confezionato quella roba del tutto priva di gusto che porto con tanta soddisfazione e che fa tanto squittire di entusiasmo chiunque lo veda.
E d'altra parte una roba simile, se non la regalavano a me, a chi avrebbero potuto darla? Mi sembra di vedere la scena "Sono qui a Piazza Italia, c'è una roba che secondo me sta chiamando a gran voce la prof. Murasaki. Vi mando la foto, ditemi cosa ne pensate" "Non c'è dubbio che questo è il regalo giusto, prendilo subito e domani ti daremo la nostra quota".
Caso mai qualcuno si stesse domandando se la spilla a forma di albero di Natale che sta tra le corna rosse di renna fosse inclusa nel pezzo no, quella è una mia aggiunta personale. Trovo che dia un tocco di classe a tutto l'insieme, e poi si intona bene con gli orecchini a forma di palline di Natale che uso in questi giorni.

mercoledì 25 dicembre 2024

Natale 2024


Dopo una dura notte di lavoro (da cui spero abbiate tratto i frutti più graditi) le renne si riposano sgranocchiando distrattamente fieno e biscotti alle spezie e sorseggiando tisane calde, al confortevole tepore della stalla riscaldata da una caldaia di classe energetica AAA***
Altrettanto stremati i cuochi infornano le ultime teglie, condiscono insalate e controllano arrosti e ravioli.
Gli ospiti, dopo un distratto "Posso fare qualcosa per aiutarti?" si godono l'aperitivo nei calici lunghi e spilluzzicano con malsimulata indifferenza tartine di salmone e crostini neri augurandosi che qualcuno si decida a buttare la pasta.
Alcuni di loro fanno gli auguri ai lettori, altri coccolano i gatti e i cani di casa oppure ammucchiano pacchetti sotto l'albero cercando di ottenere un insieme esteticamente gradevole.
Buone feste a tutti!

martedì 24 dicembre 2024

La notte dei desideri


 Visto che i due nuovi gatti rendono quantomeno arrischiata per me l'idea di imbastire un albero di Natale, quest'anno cerco di compensare immaginando una bella slitta gattata, con Santa Klaus in versione Freya (la dea dell'amore che viaggiava in un carro trainato da gatti, e come facesse a convincerli non è chiaro ma dopotutto era una dea di grande potenza, quindi chissà).
Buon Natale a tutti quelli che passano di qua, e anche a chi ha di meglio da fare. Possano le vostre calze essere riempite di doni fino a strabordare, e possa la nostra cena essere squisita come spetta ad una bella cena da Vigilia.
Auguri e felicità a tutti!

lunedì 23 dicembre 2024

Per quale misterioso motivo non scrivo più sul mio amato blog?

Questo bel micio natalizio è di Onur Arslan, credo

Prima di tutto una doverosa rassicurazione: no, non sono vittima di oscure e perfide malattie: al contrario la mia salute mantiene un livello piuttosto decoroso e l'unico permesso che ho preso dall'inizio dell'anno scolastico sono state due ore per farmi infilzare con l'ennesima dose di vaccino antiCovid; addirittura, se fosse stato possibile, mi sarei vaccinata di pomeriggio evitando di incomodare la scuola con quelle sue ore di sostituzione, ma gli strani protocolli medici non mi hanno permesso cotal sfoggio di zelo.
E dunque sto bene. Ma allora, per quale accidente di motivo ho completamente smesso di scrivere sul blog?

È una bella domanda, che non ho mancato di pormi a scadenze regolari in questi ultimi quattro mesi.
La scusa ufficiale è che "non ho tempo", che è una di quelle risposte che si adattò maravigliosamente a tutto. Di fatto, io sono fra quelli che il tempo per quel che gli interessa davvero lo trova sempre, in qualche modo, e comunque scrivere due post a settimana non dovrebbe richiedere poi questo dispendio incredibile di tempo. D'accordo, ci sono post che vanno ponderati, interiorizzati e tenuti a sobbollire a lungo come una pentola di stufato - resta il fatto che lo stufato prima o poi lo levi dal fuoco e lo servi in tavola.
O forse è la scuola che, annegata in una grigia routine non riesce più a fornirmi spunti e idee su cui scrivere?
Sì, d'accordo, la sola remota possibilità di associare la parola "routinette "a una classe di belvette nel fiore degli anni, prima ancora che ridicola è del tutto assurda.
Ma forse mi mancano gli argomenti di cui scrivere? Dopo tanti anni,e cose tendono a farsi ripetitive, tutto è già stato detto e fatto e i soliti programmi...
Per l'appunto il programma lo fa l'insegnante. Non c'è nessun motivo di impuntarsi a fare sempre le solite cose, e infatti io cambio spesso - con risultati alterni, ma cambio. È una cosa che mi viene spontanea perché ogni classe funziona a modo suo e chiama e cerca cose diverse.
Ah, ma c'è stata la morte delle mie due gatte. Ho sofferto molto, per la morte delle mie due amate gatte, e il mondo è diventato grigio e cupo e...
D'accordo, quattordici mesi fa le mie due amate gatte han varcato il ponte dell'arcobaleno. Ciò mi ha causato gran sofferenza ma da allora due nuovi gatti allietano la mia casa, riempiendola di vibrazioni positive. Certo, sintonizzarmi su due nuovi gatti ha richiesto gran dispendio di energie ma insomma il resto della mia vita continua, e forse ci sarebbe lo stesso lo spazio per scrivere ogni tanto un post, credo.
In nuovo orario è più pesante, e i pomeriggi quando esco da scuola alle due sono sempre così corti...
Sì, le mattine sono più lunghe e i pomeriggi sono più corti. D'altra parte i fine settimana sono più lunghi, e questo va pur riconosciuto. Tra l'altro il cambio di orario è avvenuto sette anni fa, e anche se in mezzo c'è stato il lockdown e pure la malattia, in qualche modo il blog ogni tanto lo aggiornavo.
Allora forse è cambiato qualcosa nell'atmosfera della scuola, e nell'alchimia che legava tutti noi e...
Vabbé, si spera bene che qualcosa cambi ogni tanto nella sottile alchimia di un gruppo di lavoro che non resta mai uguale. Gravidanze, pensionamenti, trasferimenti... perfino in una scuoletta di provincia come St.Mary Mead il cocktail umano cambia con una certa regolarità - per fortuna di tutti, tra l'altro.
Ma, in conclusione?
Probabilmente sono cambiata io. Capita, di cambiare. Tutto cambia, su questa terra, che cambi anch'io non dovrebbe avere nulla di insolito.E se è vero che io i cambiamenti li detesto, sempre e comunque, forse potrei rassegnarmi al fatto che qualche mutamento può sovvenire anche nella mia statica personcina.
Stabilito tutto questo e dopo aver elencato tutte le scuse più balorde che mi venivano in mente, è davvero tempo che il blog riapra i battenti in modo stabile.
Quale momento migliore di Natale, che è la festa di rinascita per eccellenza?
E poi, almeno i post di Natale e di Capodanno non posso bucarli: mi piace troppo farli.
Il solstizio d'inverno è arrivato, evviva il solstizio.

venerdì 30 agosto 2024

Con Valditara arriverà / all'alba quella sazietà (parte terza)

Il ministro Valditara contro i dinosauri: una sfida ancora aperta
Durante l'estate il ministro Valditara si è mantenuto piuttosto attivo. Dedico l'ultimo post di questa miniserie (qui e qui i primi due episodi) a un piccolo riepilogo di questo suo attivismo  con una sorpresina finale.
Per prima c'è stata a Maggio l'avvincente polemica sui dinosauri seguita a una dichiarazione relativa appunto ai dinosauri, che secondo il Ministro in terza elementare venivano studiati troppo ed erano un argomento inutile.
E qui si potrebbe aprire, come in effetti si è aperta, una piccola ma nutrita polemica su cosa sia effettivamente inutile nei programmi di scuola. Al di là della maggiore o minore utilità effettiva del conoscere le varie specie di dinosauri, su cui naturalmente ognuno è libero di avere le sue opinioni magari suffragate da ampie conoscenze in materia, e tenendo conto che a scuola tutto è utile oppure niente è utile a seconda del contesto e del modo con cui viene fatto, c'è da dire che i programmi di scuola sono morti e sepolti da gran tempo e sono stati sostituiti da ben più efficaci linee guida ministeriali che lasciano ampio margine di manovra al docente che, nel caso improbabilissimo ma pur sempre possibile che si ritrovi in una classe dove dei dinosauri non gliene frega niente a nessuno, può sempre destreggiarsi e bordeggiare coltivando altri argomenti più consoni agli interessi della sua utenza; ma soprattutto che i dinosauri di solito piacciono da matti all'utenza in questione, e questo da solo è un buon motivo per dedicarcisi perché quando la classe è interessata è facilissimo avviare ampie ed interessanti programmazioni che insegnano modalità di lavoro, di ricerca e di analisi critica e consentono millemila agganci ai più vari rami dello scibile umano e bestiale e dell'espressione artistica (provare per credere).

A Luglio è poi ritornata la Gran Questione dei cellulari, e il Ministro dell'Istruzione e del Merito ha partorito una circolare che ha rovesciato su di noi gran quantità di acqua fresca (molto gradita in questo periodo dell'anno) ove si spiegavano i grandi effetti negativi causati da un uso prematuro del cellulare e in somma il cellulare in classe non si potrà più usare nemmeno per scopi didattici. Non ho idea di quanto e come verrà applicata la circolare, che consente comunque l'uso di tablet e computer*, della scuola o privati. Qualche cellulare comunque per forza di cose è destinato a contaminare con la sua immonda presenza il sacrario scolastico perché alcuni alunni li usano per questioni sanitarie** o per programmazione individuale.

Infine il 7 Agosto, a sorpresa, il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha scodellato, non richiesto da alcuno, delle nuove linee guida per Educazione Civica, dove sarebbe tra l'altro evidenziata l'importanza di promuovere la formazione alla coscienza di una comune identità italiana come parte della civiltà europea e occidentale nella sua storia e, di conseguenza, viene evidenziato il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria, concetto espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione. 
Ammetto di aver trovato urticanti queste linee guida dalla prima all'ultima parola, e se qualcuno spera seriamente di sentirmi parlare in classe di Patria, con tanto di lettera maiuscola, bene, liberissimo lui di aspettare e ancor più libera io di ignorare le sue aspettative. Non devo tuttavia essere l'unica ad aver provato una certa qual irritazione davanti all'improvvido documento perché il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha solertemente emesso il parere consultivo che era tenuto ad esprimere cenciando senza pietà le linee guida dalla prima all'ultima riga, criticandone modi, tempi, lessico, criteri di fondo, mentalità di base (piuttosto antiquata) e deprecando che in tanto profluvio di parole non ci fosse mezza riga sulla di parità di genere e gli interventi contro le violenze di genere***.
Così da una parte abbiamo delle linee guida che lasciano ampio spazio di manovra ai docenti, e dall'altra un parere consultivo che volendo il Ministero dell'Istruzione e del Merito può tranquillamente ignorare (come ha fatto già altre volte). 
Ignoro quali saranno gli sviluppi e anche se ci sarà il solito dibattito che spesso infuria in questi casi. 
Io però ammetto senza remore che del ministro Valditara sono ormai da gran tempo più che sazia.

*il problema che si pone è che, mentre un cellulare ce l'hanno praticamente tutti, il tablet non è sempre in tutte le famiglie. La circolare quindi secondo me è classista, oltre a ledere le prerogative dell'insegnante. Vedremo come si evolverà la cosa, perché al momento non mi sembra che nessuno si sia preoccupato di questo aspetto della questione. D'altra parte si sa che i ministri vanno e vengono, e alla fine una circolare non è una legge.
**ebbene sì, questioni sanitarie. Per esempio gli alunni diabetici ormai si misurano la glicemia con apposita app, ma immagino che ci siano altri tipi di terapie che funzionano per via elettronica.
***Tema, questo, che almeno a St. Mary Mead è particolarmente sentito ed era alla base di numerosi interventi e laboratori anche prima dell'ennesima introduzione dell'Educazione Civica a scuola.

Da sempre il cognome del ministro mi richiama questa bella canzone da 
Notre Dame de Paris

sabato 24 agosto 2024

Gatti di guerra (24 Agosto, 33° anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina)

Questo bel micio si chiama Syrsky, dal nome dell'attuale capo delle forze armate ucraine
Oggi è l'anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina. Disgraziatamente è anche il trentesimo complemese dell'invasione russa, sempre in Ucraina - una festa piuttosto agrodolce, quindi.
Essere arrivati al trentesimo mese di questa sciaguratissima guerra è senz'altro deplorevole. Tuttavia, il fatto che dopo trenta mesi i russi non abbiano ancora cavato il tradizionale ragno dal buco in una guerra che all'inizio sembrava destinata a durare solo pochi giorni è a modo suo una buona cosa. La propaganda si è davvero sprecata, in questi trenta mesi, sia da una parte che dall'altra, ma il calendario non fa propaganda e si limita a segnare il tempo che passa, e non c'è dubbio che una invasione che dopo trenta mesi avanza a passo di lumaca, e a volte anche a passo di granchio perdendo i territori malamente acquistati indica che chi l'ha decisa non ha avuto una buona idea.

Appena la guerra scoppiò, uno dei miei primi pensieri fu per i gatti ucraini: i gatti, i gatti, che qualcuno pensi ai gatti!
In realtà, e con mio grande sollievo, parecchi si sono preoccupati dei gatti ucraini (e anche dei cani, naturalmente) e primi tra tutti i loro umani ucraini.
Tuttavia la situazione è stata, ed è tuttora, drammatica: molte famiglie hanno dovuto abbandonare i loro compagni a quattro zampe perché le leggi europee sul trasferimento degli animali d'affezione sono restrittive e prevedono quarantene e controlli sanitari. Qualcuno ha potuto affidarli ad amici, qualcuno li ha dovuti abbandonare agli aereoporti, ed è davvero triste pensare alla sofferenza degli uni e degli altri. Tuttavia alcuni paesi confinanti (Polonia e Ungheria, per esempio) hanno votato leggi che facilitavano il viaggio degli animali al seguito degli umani. Si sono poi mossi enti internazionali che tutelano gli animali, alcuni sono stati adottati all'estero eccetera - e la rete di solidarietà degli animalisti ucraini è stata molto efficiente.
Tuttavia il problema non è di quelli che si risolvono facilmente: umani morti non possono accudire animali vivi, e in certi luoghi la guerra è stata molto devastante. Non sorprenderà sapere che adesso in certe zone dell'Ucraina ci sono quantità immani di randagi che dal giorno alla notte sono passati dal confort di una famiglia che li amava allo squallore di una casa bombardata. Animali traumatizzati, feriti, e spesso anche molto affamati.
Per lungo tempo ho vagato nella rete alla ricerca di qualche società animalista ucraina a cui mandare un po' di soldi. La risposta per me è arrivata l'anno scorso attraverso un demenziale giochino che si chiama Animal's Restaurant, che si trova su parecchi social. Si tratta di allestire un ristorante gestito da gatti e che nutre in vario modo le più varie tipologie di animali, spiritelli e qua e là anche qualche umano. Lì c'era la pubblicità della Rolda, un ente rumeno situato vicino al confine con l'Ucraina che si dedica ormai da più di due anni anche agli animali vittime della guerra e tra l'altro confeziona dei video pubblicitari veramente ben fatti. Ci ne sono anche molte altre associazioni, ma io mi sono fermata lì perché più di tanto non posso fare.

Ho scoperto in seguito però che i gatti stanno avendo un ruolo abbastanza importante in questa guerra: i soldati ucraini hanno infatti adottato molti gatti, che tengono con loro nelle trincee. Gli ucraini sono sempre stati molto consapevoli dei poteri equilibratori dei gatti e del sostegno psicologico che possono arrecare, e insomma soldati e gatti randagi hanno trovato conforto gli uni negli altri, senza contare che le trincee tendono a riempirsi di topi e a questo problema i gatti possono portare un aiuto ben più che simbolico. 


Inoltre i gatti sono degli eccellenti testimonial e la loro presenza aiuta la raccolta fondi. Tutto questo è stato oggetto di vari 
articoli e di reportage fotografici.


Qualche gatto è anche diventato piuttosto famoso: è il caso del gatto Syrsky, che apre il post in una immagine molto patriottica.
E sì, pare che anche le truppe russe abbiano accolto gatti. Mi sembra il minimo, visto che questo pasticcio lo hanno combinato loro.

lunedì 19 agosto 2024

Con Valditara tu potrai / i musulmani fustigar (parte seconda: lo strano caso della scuola di Pioltello)

Com'è noto i Saraceni un tempo erano detti anche Mori
(da Kimono Cats on Cups)

In questo secondo post della miniserie dedicata al mio amato ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara (qui c'è il primo) andrò a raccontare di come costui abbia deciso di intervenire contro lo strapotere della religione islamica nel nostro patrio suolo e, già che c'era, anche contro l'autonomia delle scuole.
Inizierò con la prima di due precisazioni, entrambe indispensabili per seguire la vicenda in tutte le sue implicazioni, e parlerò per prima cosa di messer Ramadan, causa involontaria e assai pretestuosa di tutta la vicenda.
Si tratta di una festa religiosa assai importante per il calendario islamico e dura 29 o 30 giorni, a seconda dell'anno, in un periodo scelto in base alle fasi lunari. Come tutte le feste del ciclo lunare (ad esempio la nostra Pasqua, collegata alla Quaresima e al Carnevale) è una festa mobile. Al contrario però della Pasqua cristiana, che è inserita in una forbice di tempo tra Marzo e Aprile e lì rimane sempre, il Ramadan può cadere in qualsiasi periodo dell'anno perché l'anno musulmano è più corto di una decina di giorni rispetto all'anno solare.
Durante il periodo del Ramadan chi lo osserva non può mangiare né bere durante l'arco della giornata e solo dal tramonto in poi si può rifocillare. Si tratta quindi di un periodo piuttosto debilitante sul piano fisico e sono previste una gran quantità di esenzioni per chi è in età di crescita, malato, anziano eccetera. La fine di questo periodo penitenziale prevede una grande festa che coinvolge tutti i fedeli, compresi quelli che il Ramadan non l'hanno potuto fare.
Tutto ciò non dovrebbe riguardare in alcun modo le scuole, almeno fino alla terza media compresa, perché bambini e giovinetti fanno parte delle categorie esentate dall'obbligo del digiuno diurno. In realtà qualche strascico arriva anche a noi perché abbiamo sempre qualche caso di ragazzini entusiasti che cercano comunque di praticarlo, il che gli complica abbastanza la vita soprattutto al momento degli allenamenti sportivi. Per quanto ne so, comunque, dopo qualche giorno i più lasciano perdere (con grande sollievo degli allenatori e, suppongo, anche delle famiglie).

La seconda premessa riguarda il calendario dell'anno scolastico in Italia, che è deciso in massima parte dalle Regioni; ogni scuola però ha un gruppetto di giorni di vacanza supplementari da distribuire come meglio crede e che di solito usa per consentire ponti o allungarne la durata, anticipare le vacanze di Natale, prolungare quelle di Pasqua eccetera, ma niente impedisce di piazzare per esempio un paio di giorni dopo la chiusa del quadrimestre, oppure per la Festa della Donna o qualsiasi altro giorno, o anche di piazzare i giorni tutti insieme per consentire a chi vuole di andare a farsi una settimana bianca senza perdere troppe lezioni. Roba così, piuttosto concreta.  
Il Collegio Docenti, in Maggio, vota la proposta di collocazione dei giorni di vacanza per l'anno successivo, con relative motivazioni didattiche, poi la palla passa al Consiglio d'Istituto (che di solito conferma senza batter ciglio) e infine il calendario viene pubblicato con apposita circolare. Il tutto avviene alla luce del sole e nel più pieno rispetto delle leggi di dio e degli uomini.

E veniamo infine al Grande Scandalo di Pioltello, che tanto starnazzìo ha causato e tante piume e penne ha fatto volare.
L'anno scorso l'Istituto Comprensivo* Iqbal Masih di Pioltello, piccolo comune dell'hinterland milanese che ha una discreta fetta di alunni di origine straniera, ha deciso di collocare uno di questi giorni in data 10 Aprile, in occasione della festa di fine Ramadan di quest'anno, quando buona parte della suddetta utenza di origine straniera se ne restava a casa con la famiglia a festeggiare. Tale sennato provvedimento puntava ad evitare di ritrovarsi le classi mezze vuote, che per gli insegnanti è sempre una gran scocciatura perché non sai mai bene cosa far fare a chi c'è. Del resto è anche possibile che in quell'occasione restasse a casa anche buona parte dell'utenza che con la religione islamica non aveva niente a che fare, perché "tanto a scuola in quel giorno non si faceva niente di che". Chiunque insegni, e anche parecchie persone che a insegnare non ci pensano nemmeno ma non sono state deprivate del buon senso da una genetica sfavorevole, converrà che si trattava di una buona idea - una sensatissima applicazione del motto chi schivare non può la propria noja /l'accetti di buon grado: un giorno di vacanza fa sempre piacere a tutti, ovunque sia collocato, né venivano lesi i diritti di alcuno.
Qualcuno** però deve aver pensato che quello era un eccellente pretesto per riproporre per l'ennesima volta il tema, carissimo alla Lega, dell'islamizzazione forzata imposta dagli immigrati a danno della religione cristiana, caposaldo dell'italica identità, ad uno stato debole e incapace di difendersi, e insomma quest'anno, stabilito che il tema di fantomatiche famiglie musulmane che cercavano di vietare il prosciutto a mensa a tutti gli alunni ormai appariva un po' logoro, il Qualcuno in questione ha mandato una segnalazione in proposito al ministro Valditara, che appunto della Lega fa parte, e che è stato ben lieto di cogliere al balzo la ghiotta possibilità di deprecare la deriva buonista della scuola verso gli immigrati.
Il grave caso è stato portato all'onore della stampa verso la metà di Marzo. Per primo è intervenuto il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture*** che ne ha parlato come di una scelta inaccettabile, contro i valori, l'identità e le tradizioni del nostro paese perché non è questo il modello di Italia e di Europa che vogliamo. Scopriamo così che i giorni di vacanza a disposizione del Consiglio di Istituto di una qualsivoglia scuola italiana devono essere accettati anche dal Ministro dei Trasporti, che evidentemente ha un dicastero dalle competenze assai vaste.
Il Ministro dell'Istruzione e del Merito****, invece di suggerire al Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture di farsi una bella teglia di cavoli suoi invece di provare a intervenire nelle legittime scelte delle scuole, ha chiesto agli uffici competenti del ministero di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l'ordinamento perché le scuole non possono stabilire nuove festività in modo diretto o indiretto ed era dunque suo dovere far rispettare la legge, la legalità, le regole (che forse gli sarebbe più facile far rispettare se ne avesse una idea almeno approssimativa), e a questo scopo ha stabilito di ordinare una ispezione alla scuola per controllare che tutto fosse in regola - che considerata l'assoluta inesistenza del problema, personalmente ho trovato una di quelle robe da lavare col sangue (molto sangue, aggiungo).
Tosto si sono scatenati gli opinionisti, in un rutilare di scioccherie degne davvero di miglior causa. Havvi chi ha stabilito solennemente che la cosa era molto grave perché le scuole non potevano istituire feste di loro iniziativa (che è senza dubbio vero, ma nessuno aveva istituito proprio niente), altri han proclamato che le scuole non dovevano avere una percentuale di stranieri troppo alta al loro interno, e non si capiva bene se  le scuole in questione dovevano provvedere a sopprimere gli stranieri in sovrappiù o accantonarli in qualche scatolone (a parte il dettaglio che buona parte di quegli "stranieri" erano nati o almeno cresciuti in Italia e quindi sono stranieri per modo di dire) e qualche volpe ha perfino rispolverato l'idea di una legge che metteva un tetto al numero di stranieri che potevano essere accettati in una classe - insomma, il solito ciarpame che circola sempre in questi casi.

I docenti della scuola Iqbal Masih non sono rimasti a farsi crescere l'erba sotto i piedi e hanno scritto lettere di protesta e rilasciato dichiarazioni ai giornali e alle televisioni eccetera chiedendo tra l'altro un aiuto al Presidente della Repubblica***** - che non si è fatto pregare più di tanto per intervenire e pochi giorni dopo ha mandato una lettera alla scuola esprimendo "vicinanza e calore" e tutto questo genere di cose.
L'implacabile ispezione aveva rilevato irregolarità nella formulazione della delibera con cui era stato stabilito il giorno di vacanza - qualcosa, immagino, a quel punto dovevano pur trovare, a costo di rivoltare la scuola come un calzino. La delibera è stata corretta, immagino con l'aggiunta di un paio di virgole e la riformulazione di una frase, e il giorno di vacanza confermato perché, onestamente, non c'era proprio modo di impedirlo con la legislazione attualmente in vigore. L'ineffabile ministro dell'Istruzione e del Merito si era detto soddisfatto perché erano state corrette le irregolarità della delibera e così si potevano chiudere le polemiche da lui definite velleitarie e pretestuose (ma va'?) - e anche lui, immagino, a quel punto qualcosa doveva pur dire, anche se forse un dignitoso silenzio poteva essere una scelta non priva di valore dopo tutte le sciocchezze dette in precedenza.
Come sempre in queste occasioni la Chiesa ha seguito la vicenda con garbo e discrezione, commentandola con savie parole atte a placare gli animi e osservando per inciso che i musulmani festeggiavano volentieri Pasqua e Natale godendosi le apposite vacanze e dunque non c'era niente di male se le scuole tenevano conto anche delle loro feste; il problema però era che gli animi non avevano alcun desiderio di farsi placare, e dunque le polemiche sono continuate per qualche settimana, anche grazie ad interventi piuttosto improvvidi del ministro ed hanno anzi conosciuto un tentativo di ripresa assai drammaticheggiato quando durante il ponte mancato del 1 maggio, dove alcuni ritenevano che sarebbe stato più opportuno collocare il giorno di vacanza, il tasso di assenze degli alunni è stato piuttosto alto (cosa piuttosto normale, in effetti).
Quanto al ministro, qualche giorno dopo ha lanciato una nuova crociata contro lo studio dei dinosauri a scuola che non ha però riscontrato lo stesso successo, forse perché non risulta da alcuna fonte a noi nota che i dinosauri in questione fossero musulmani.
La Lega ha dunque conseguito il suo scopo, che era chiaramente quello di lamentarsi sempre e comunque dell'esistenza dei musulmani in Italia, lamentela da portarsi avanti sempre e comunque a costo di sputare sulle leggi italiane e sulle scuole italiane che le applicano ma ciò nonostante e alla faccia loro la legge sull'autonomia delle scuole è stata rispettata.

La scuola è usa a queste tempeste da bicchier d'acqua che la scuotono con una certa regolarità e che si placano dopo qualche settimana. Io però sono rimasta molto irritata nel vedere così calpesta e derisa l'autonomia dei singoli istituti per i capricci di un paio di ministri intemperanti.

* chiamasi Istituto Comprensivo un curioso agglomerato di scuole dell'infanzia, elementari e medie che da qualche anno va molto di moda. Anche qui, tutta roba normata da apposite leggi.
** qualcuno della Lega, viene da sospettare
*** cosa c'entrano i trasporti con le vacanze votate dal Consiglio di Istituto della scuola di Pioltello? Non molto, sembrerebbe. Tuttavia il Ministro dei Trasporti dell'attuale governo ama molto avviare crociate contro lo strapotere islamico.
**** che, guarda un po' le coincidenze, è anche lui della Lega.
***** il quale presidente aveva conferito poco tempo prima una onorificenza ad una di queste insegnanti per l'impegno mostrato durante la pandemia

Da sempre il cognome del ministro mi richiama questa bella canzone da Notre Dame de Paris

sabato 17 agosto 2024

17 Agosto 2024 - Giornata Mondiale della Valorizzazione del Gatto Nero

Cosa c'è di più bello di un gatto nero?
Due gatte nere, per esempio.
Eccole qui, in una bella foto del 2015.
Quella più piccola (che da allora è cresciuta parecchio) è Arisu, che sarebbe la versione giapponese del nome di Alice. Per inciso, è anche la protagonista di Proteggi la mia terra. Una gattina vivace, molto affettuosa ma piuttosto apprensiva. Quando la raccolsero al gattile era una trovatella incidentata e probabilmente molto traumatizzata, che non si è mai azzardata a uscire di casa. Adesso è una bella gattona nera che nell'ultimo anno è diventata sempre più simile a Ninphadora
Ninphadora è quella che dorme arrotolata dentro il drago dell'IKEA. Amava molto trasformarsi in una pozzanghera nera con gli occhi dorati ed era un carattere molto solare e avventuroso. Per più di venti anni è stata una specie di sorella adottiva. Usciva molto volentieri, ma non si è mai allontanata molto da casa, dove anche nella bella stagione rientrava almeno un paio di volte al giorno. Ha mantenuto una bella forma aggraziata, una notevole agilità e un bel dinamismo fino all'ultimo giorno. La veterinaria, dove l'avevo portata per il regolare tagliando che spetta ai gatti quando passano una certa età, mi aveva detto che in autunno sarebbe stato bene iniziare una terapia di sostegno per il cuore. Ma non c'è stato un altro autunno per lei: un giorno si è addormentata.
E' stata la mia amica per tanti anni e non si può davvero dire che abbia avuto una morte precoce. Questo mi ha dato un certo conforto, ma la scomparsa di un gatto che ti è stato vicino per tanti anni è un colpo particolarmente duro.
Entrambe hanno sempre avuto un pelo fittissimo e vellutato e la tendenza a dormire con me sul letto.
Una mi aspetta sul ponte dell'Arcobaleno, l'altra confido che mi starà vicina ancora per molti anni.
A loro dedico questo post per la Giornata Mondiale per la Valorizzazione del Gatto Nero.

venerdì 16 agosto 2024

Con Valditara troverai / la scuola in tutti i suoi viavai (parte prima)

L'attuale Ministro dell'Istruzione (e del Merito) è molto meno bello di questo pesce d'Aprile, ma non c'è dubbio alcuno che egli sia un perfetto Pesce d'Aprile.
Lui e le sue circolari.

Da dove viene il ministro Valditara?
Dalla Lega*.
Per quale motivo gli è stato assegnato un ministero?
Son misteri. Per ogni governo c'è sempre un piccolo (quando va bene) gruppo di persone cui viene assegnato un ministero per questioni di quote-partito, di amicizie influenti o vai a sapere. 
Qualche volta poi il vero motivo è che il ministro, per quanto sconosciuto ai più, vanta una ammirevole competenza in quello specifico dicastero.
Sembrerebbe di capire che il ministro Valditara non rientri in questa categoria di illustri sconosciuti, perché di scuola sembra sapere o capire veramente il giusto. Oppure fa finta, non so: perché alla fine nel ramo dell'Istruzione lavorano più di 900.000 docenti, e più di 700.000 sono di lungo corso. Possibile che non uno solo di loro sia in rapporti di amicizia e parentela col ministro e non possa intervenire ad evitargli certi interventi davvero fuor di luogo?
Senza contare che detto Ministro lavora al Ministero, dove senza dubbio qualcuno che sa qualcosa di legislazione scolastica c'è. Ma non tra i suoi consiglieri di fiducia, par di capire. 

E dunque, l''attuale ministro è stato messo nel dicastero dell'Istruzione (e del Merito, anche se in merito all'istruzione le sue competenze sono piuttosto esigue) con qualche oscura motivazione, oppure perché gli andava comunque assegnato un ministero e non sembrava il caso, visto il periodo che stiamo attraversando, di dargli gli Esteri o le Forze Armate. L'Istruzione in fondo è un ministero innocuo, e all'apparenza non c'è spazio per fare grossi danni se non ti metti in testa di fare  (o al governo decidono che devi fare) qualche Grande Riforma.
Stai lì, prometti di fare grandi cose, ogni tanto dici qualche sciocchezza oppure riempi qualche vasca di acqua calda e questo è quanto. 
Il ministro Valditara ha deciso di puntare sulle sciocchezze, più che sulle vasche di acqua calda; e siccome è un uomo di coscienza e non vuole mangiare alle nostre spalle limitandosi a scaldare la poltrona, di sciocchezze ne ha collezionate già parecchie. Ho deciso quindi di premiare questo suo attivismo dedicandogli non uno, bensì ben tre post - con la speranza che la mia sensibilissima coscienza non mi costringa a dedicargliene altri, ché ci sarebbero anche argomenti più interessanti di cui vorrei occuparmi.
In questa primo post quindi ripercorrerò quelle poche sue uscite che sono arrivate fino alle mie distratte orecchie, prima che si lanciasse nella Crociata Contro l'Istituzione della Festa del Ramadan.

A pochi giorni dal suo insediamento il ministro decise di mettersi in mostra affrontando un tema fresco e nuovo, ovvero quello dell'uso dei cellulari in classe, e a tal scopo  provvide ad emanare apposita circolare; di cotal circolare a dire il vero non si avvertiva soverchia necessità, dato che si limitava a ripetere quanto detto sin dal 1998, e cioè che non era consentito agli studenti l'uso del cellulare per cazzi propri durante le ore di scuola. E grazie tante.
Visto che era a ripetere il già detto, in quella circolare si aggiungeva che L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”. Insomma l'uso del cellulare in classe è vietato tranne quando è consentito. E, di nuovo, grazie tante. 

La storia in realtà ha anche un seguito, perché il Nostro, in non so quale trasmissione televisiva, qualche tempo fa dichiarò che l'uso del cellulare in classe sarebbe stato vietato anche se usato a fini didattici, e il divieto esteso anche ai tablet; tutto ciò serviva principalmente a fare scena perché in classe l'insegnante si muove in libertà, anche se col limite inderogabile del codice civile e penale e naturalmente il vincolo della Costituzione, ma se decide di coltivare fagioli o incenso, di fare collage e mosaici, di parlare di demografia o di traffico internazionale di droga e quant'altro, purché lo faccia a fini didattici è nel suo pieno diritto - e infatti spesso lo fa. E' raro che gli insegnanti di geografia coltivino fagioli a scuola e che Scienze Motorie metta le sue classi a lavorare con pietre, riso o pezzetti di carta colorati per fare mosaici, ma mai dire mai. Per tacere del fatto che ci sono da tempo classi 2.0 dove l'uso del tablet non solo è consentito ma pure obbligatorio, e anzi i tablet in questione sono pagati proprio dal Ministero.
Incurante (o forse ignaro) di ciò in una nota ufficiale del 24 Febbraio 2024 il Ministro ha mandato a dire  che nelle linee guida in via di pubblicazione l'uso del cellulare in classe viene sconsigliato anche se è per fini didattici. Di più non si poteva fare e alla fine lo sconsiglio, anche se personalmente lo trovo abbastanza fuor di luogo (chi sei tu, per dirmi cosa devo fare in classe?) è, appunto, uno sconsiglio e niente di più**.

A Dicembre del 2022 c'era poi stata una sortita sull'umiliazione come fattore indispensabile di crescita che aveva suscitato un certo, comprensibile, disappunto: tutti sappiamo che l'umiliazione è talvolta inevitabile nelle alterne circostanze della vita e può talvolta produrre effetti positivi, se corroborata da adeguata riflessione ed introspezione; l'idea però di utilizzarla deliberatamente a scopi educativi evoca istantaneamente ricordi legati al buon vecchio olio di ricino e insomma non è stata percepita come un consiglio dei più opportuni; ci fu un certo brusìo di sottofondo e il Nostro quasi subito circostanziò, precisò, fece capire che era stato frainteso eccetera. Vivaddio, non mi risulta si sia impegnato a mettere nelle linee guida una esortazione agli insegnanti a usare in classe l'umiliazione a scopo didattico (ma, anche lì, mai dire mai).
Ci sono state diverse di queste tempeste da bicchier d'acqua, alcune della quali proprio da bicchier d'acqua non erano, e di solito sono sempre finite con il Nostro che spiegava, circostanziava e assicurava di essere stato frainteso. Il mondo della scuola comunque non le ha gradite e nelle Sale Insegnanti serpeggia verso di lui una certa qual irritazione da cui anch'io non posso dirmi del tutto esente.

Questo Natale infine è ritornato un tormentone ricorrente, ovvero la Scomparsa del Presepe dalle Italiche Scuole. Uno dei partiti di governo ha infatti presentato un disegno di legge intitolato niente meno che al Rispetto e tutela delle tradizioni religiose italiane che a quel che è trapelato del testo sembra un triste monito per tutti noi sugli effetti dovuti a un eccessivo uso di bevande ad alto contenuto alcolico.
Partiamo dalla presentazione della legge:
Alla garanzia costituzionale di libertà di religione e di culto non corrispondono né la facoltà, né tantomeno il dovere di ricusazione dei simboli religiosi, storici e culturali, i quali sono espressione valoriale della tradizione identitaria del popolo italiano. Consentire la trasformazione delle sacre festività cristiane in altra anonima tipologia di celebrazione costituirebbe una discriminazione nei confronti degli alunni e delle rispettive famiglie praticanti la religione maggioritaria oltre che un attentato ai valori e alla tradizione più profonda del nostro popolo. Si rende dunque necessario un intervento legislativo che impedisca a taluni dirigenti di istituzioni scolastiche, universitarie di cancellare o chiamare in altro modo le celebrazioni e tradizioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana.
Sarebbe interessante capire di che accidenti stanno parlando, dal momento che non risulta che alcun Dirigente Scolastico abbia mai cercato di cambiar nome alle feste di Natale e di Pasqua. Si racconta bensì come in alcuni ambienti stia vagamente affermandosi una certa tendenza a parlare di generiche "feste" e perfino di "Stagione delle feste" in zona Natale, con l'intento di non vincolare alla parte religiosa di cotali feste chi religioso non è, ma nella scuola questa tendenza non ha ancora dato particolari segni, e mi sembra che qui in Italia abbia attecchito in modo davvero marginale anche fuori dal mondo della scuola.
Ma torniamo al disegno di legge, che nell'articolo 2 dice che negli istituti di istruzione pubblici è fatto divieto di impedire iniziative promosse da genitori, studenti o dai competenti organi scolastici, volte a proseguire attività legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana, come l'allestimento del presepe, recite e altre manifestazioni ad essi collegate al fine di ricordarne il loro profondo significato di umanità e il rapporto che le lega all'identità nazionale italiana e per impedire tutto ciò il Ministero dell'Istruzione stabilirà apposite sanzioni.
Tutto ciò non ha alcun senso: se le iniziative in tal senso saranno promosse dai competenti organi scolastici non si capisce davvero perché i suddetti competenti organi scolastici dovrebbero prima avviarle e poi impedirne il regolare svolgimento, al solo e unico scopo di complicarsi vieppiù l'esistenza, mentre se sono avviate da genitori o studenti, potranno svolgersi solo dopo apposita approvazione dei competenti organi di cui sopra (ovvero Consigli di Istituto, Collegi Docenti e Consigli di Classe) che, dopo averle approvate, vieppiù non si capisce perché dovrebbero impedirle. Anche se ogni tanto** qualche politico diffonde la leggenda di Dirigenti Scolastici che vietano l'allestimento di presepi, per quel che mi risulta si tratta sempre e comunque di leggende metropolitane che vengono sempre e regolarmente smentite.
Di fatto, copo la tempesta di Dicembre del disegno di legge non si è più saputo niente - sperando caldamente che non riemerga stile torrente carsico verso la fine del Novembre prossimo venturo. 
Come spesso succede in questi casi, la Chiesa romana cattolica e apostolica ha portato le uniche parole sensate sulla deplorevole vicenda, non per bocca di qualche sacerdote alternativo ma facendo parlare il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI e noto per essere persona abbastanza allineata al pensiero cattolico più ortodosso, che ha parlato di inclusione, rispetto delle altre credenze e ha sintetizzato il tutto spiegando che il presepe non si può imporre per legge, rischia di diventare antipaticoricordando garbatamente come l'approccio alla religione cattolica in Italia sta cambiando (ovvero che l'identità nazionale italiana non è più così strettamente collegata alla religione cattolica).

Non parendo che la questione del Natale a scuola fosse stata trattata con sufficiente spazio, il ministro Valditara ha ritenuto opportuno mandare il 21 Dicembre dal sito del Ministero una lettera a tutto il personale scolastico che era una vera sviolinata sullo spirito del Natale, l'importanza dello spirito del Natale e l'effetto positivo e fecondo del vero spirito di Natale nel costruire un mondo migliore; e per carità, non metto in dubbio la bontà dell'intenzione, ma confesso di aver trovato l'epistola piuttosto pallificante: alla fine, puoi chiamarlo Spirito del Natale, oppure buonismo, oppure buona volontà, ma di fatto non è una cosa strettamente collegata al Natale e puoi ben praticarla anche se per te Natale è solo un nome proprio di persona.

Tuttavia dopo il Natale (abbastanza dopo, quest'anno) è arrivato il Ramadan (continua...)

Da sempre il cognome del ministro mi richiama questa bella canzone da Notre Dame de Paris

anche perché non riesco a immaginare quale mai altro partito, per quanto male in arnese, avrebbe voluto prenderselo.
In realtà, come spiega Pellegrina in un lungo ed esaustivo commento, il percorso politico di Valditara è stato più complesso di quel che credevo, e soprattutto l'uomo si è già occupato più volte di scuola.
** ma su questo tema c'è stato un seguito, che sarà il tema del terzo post della miniserie.
*** ovvero una o due volte all'anno, guarda caso in corrispondenza delle feste di Natale e di Pasqua.