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martedì 18 aprile 2023

Gioia, bella scintilla divina figlia dell'Elisio


Di solito le istituzioni dell'Unione Europea si fanno all'inizio della Seconda, prima di cominciare l'infinita serie di stati del nostro continente, e tolto il dente non ci si pensa più; oppure non si fanno per niente perché sono piuttosto complicate, o meglio piuttosto difficili da definire: di fatto la UE è una sorta di ircocervo la cui essenza non è ben chiara a nessuno, nemmeno a chi la sta costruendo: non è una federazione né una confederazione, ha un parlamento ma non una vera magistratura che obblighi a rispettare le sue leggi, ha una presidenza che non può dare ordini, ha una moneta ma non un esercito, non ha una costituzione ma solo dei principi fondanti, e a ben guardare non ha nemmeno una bandiera o un inno perché, come ho letto una volta da qualche parte*, la bandiera blu con le dodici stelline è una bandiera che un gruppo di dodici stati aveva convenuto di usare ma che non era stata consacrata da tutti i partecipanti e lo stesso vale per l'inno - una roba provvisoria, insomma, come il Canto degli italiani che venne messo a far l'inno italiano in via del tutto provvisoria e dopo 70 anni di provvisorietà nel 2017 il Parlamento si decise infine a ratificarlo, così da un giorno all'altro, senza un vero perché.
Tuttavia negli ultimi anni la UE si è data parecchio da fare e la nostra scuola passa la vita a fare PON finanziati dalla UE, quindi quest'anno ho deciso almeno di tentare di spiegare ai poveretti che mi son stati dati in balìa, e ai quali delle tematiche istituzionali e costituzionali non potrebbe fregar di meno, come mai l'Europa si occupa di tutto ma sempre in uno strano limbo da dove quel che fa conta relativamente poco in apparenza, ma che di fatto ha importanza soprattutto perché è una zona piuttosto ricca e vive sotto l'ombrello protettivo degli USA (che non sempre sembrano contenti di quel che fanno a Bruxelles ma questi son dettagli).
Per un curioso concorso di circostanze** in questo momento stiamo facendo l'Illuminismo, e dopo avergli parlato della divisione dei Tre Poteri e del fatto che nella dichiarazione d'indipendenza, che dell'Illuminismo è figlia in tutto e per tutto, si esordisce spiegando con grande nonchalance che è verità universalmente riconosciuta che gli uomini han diritto a perseguire la loro felicità, improvvisamente mi sono accorta che il momento delle istituzioni della UE era alfine arrivato - e sono partita come un carrarmato, convinta che di tutto ciò continuava a fregargliene il giusto, ma che erano comunque in grado di rendersi conto almeno in parte di quel che andavo strologando.
E dunque ho parlato e straparlato di tortura e pena di morte e abolizione dei dazi e zona di Shengen e tutto questo genere di cose; perché, con buona pace di tutti i cattolici che han deprecato di come nella costituzione (poi abortita) della UE non si parlava delle "nostre radici giudaico-cristiane", le radici europee sono decisamente più complesse di così, e oltre alle indiscutibili radici marxiste, musulmane e greco-romane, abbiamo anche un bel po' di radici illuministe (e massoniche), e a ben guardare forse sono quelle più visibili: libertà di circolazione per le merci e per le persone, diritti inalienabili, pene rieducative eccetera eccetera.
Al termine di tanto spiegare e dettar di schemi sono ritornata sulla terra e ho parlato infine della bandiera con le dodici stelline e dell'inno europeo.
Come sempre in questi casi sono partita dal testo dell'Inno alla gioia di Schiller, che ho fatto leggere*, e poi ho fatto ascoltare la musica. Stavolta però ho fatto un esperimento piuttosto ardito e ho messo non soltanto il ritornello tanto caro alle nostre orecchie**** ma tutto il quarto tempo della nona sinfonia con direzione di von Karajan nel celebre ciclo delle nove sinfonie che tanto ha imperversato nelle nostre televisioni. A quel video sono molto legata, non tanto perché con quell'edizione per la prima volta da ragazzina ascoltai la Nona di Beethoven, ma soprattutto perché Karajan, travolto dalla sua stessa direzione, cantava a squarciagola, confidando che il coro dei Berliner al massimo della sua potenza avrebbe completamente coperto la sua voce - senza contare che tiene un ritmo assolutamente dionisiaco che permette di sorvolare sul volume decisamente alto che conferirebbe una nota quasi minacciosa a tanto gioire*****.
Bene, ha funzionato, davvero******: la classe si è lasciata trasportare da quella gigantesca onda sonora e alla fine erano così soddisfatti che si sono persino dimenticati di chiedermi la consueta pausa (ma io li ho portati fuori comunque).
E' un caso che sia Beethoven che Schiller che Franklin che redasse la dichiarazione d'indipendenza che evocava il diritto degli uomini alla felicità fossero massoni?
Non credo proprio.

* non era ByoBlu e nemmeno il Bollettino dell'Associazione Amici del Bicchiere, bensì una raccolta di interventi su un congresso dell'UE e pubblicati dalla medesima.
** ovvero il fatto che a Storia siamo decisamente indietro col programma, come mi succede sempre, sempre e ancora sempre
*** sì, in una rispettabile traduzione italiana. E sospetto fieramente di essere l'unica insegnante italiana che fa tutta questa manfrina. Parto dal concetto che, se stresso tutte le mie sventurate classi con una analisi quasi parola per parola dell'inno d'Italia, tanto vale che gli faccia leggere un po' di Schiller - che come poeta era meglio di Mameli, secondo me.
**** e che l'anno prossimo impareranno a massacrare sul flauto di plastica, sì come usa da sempre fare il prof. Jorge.
***** il rischio dell'inno alla gioia cantato e suonato da una orchestra e da un coro molto più pesanti di quelle di cui disponeva Beethoven, è infatti che il senso generale sembri un "e guai a voi se non vi azzardate a non gioire!"
****** altrimenti non ci farei su un post e mi limiterei a infilare in dignitoso silenzio l'evento nella fitta cartelletta "Esperimenti non riusciti" che ogni insegnante conserva nel suo archivio, e che è sempre assai gonfia.

3 commenti:

Lurkerella ha detto...

Grazie! Ultimamente ho sempre voglia di ascoltare Beethoven (e lo faccio) ma trovarselo davanti a sorpresa è meglio. Me la sono sparata a tutto volume e ho debitamente gioito, sia mai che venga la buonanima di Ludovico a tirarmi i piedi.

Filippo ha detto...

Ultimamente ho ascoltato due versioni della Nonna di Beethoven, anche se per anni ho ascoltato Karajan. Ho scoperto ottima quella della Oslo Philharmonic diretta da Klaus Mäkelä (https://www.youtube.com/watch?v=QkQapdgAa7o), e proprio l’altro ieri che avevo il giorno libero ho provato ad ascoltare quella della Chicago Symphony Orchestra diretta da Riccardo Muti (https://www.youtube.com/watch?v=rOjHhS5MtvA), più lenta ma comunque da pelle d’oca. È davvero una delle più grandi composizioni esistenti, forse la mia preferita pur essendo un amante di Mozart!

Murasaki ha detto...

@ Lurkerella:
Molto bene. Caso mai però tu preferissi una versione meno invasata e più dolce, c'è sempre Gardiner:
https://www.youtube.com/watch?v=rJH9b9EQtHM dove il Monteverdi Opera Choir gioisce in modo molto convinto, ma meno minaccioso ^__^

@ Filippo:
Klaus Makela è stata una felice scoperta, fatta in modo assolutamente casuale un mese fa. Purtroppo il Tubo non ci dà molto di lui, ma spero che qualche anima buona posti qualcos'altro. Muti credo di non averlo ancora ascoltato con la Nona, provvederò a breve. Grazie ^__^