Questa volta ci metto anche il sonoro: Leonard Warren, nientemeno, e una figurina d'antan, forse Liebig.
Tutto risolto, mi assicura la prof Ghirlandai: la prof. Quadrella ha prontamente recuperato dal suo ricco archivio Il viaggio di Fanny e l'ha riversati su chiavetta. Adesso il film è in Aula Magna, sullo schermo in bella vista.
In Aula Magna è infatti montato l'unico Megaschermo di nuovissima generazione riservato al corridoio di Lettere.
Il grande vantaggio del Megaschermo di nuovissima generazione è che ci si vede molto, molto meglio che sulle ormai sbiadite LIM che già al primo raggio di sole trasformano i più sontuosi film in una malinconica sfilata di ectoplasmi.
Ad ogni modo di sole se ne vede poco e in più l'aula dove sono quel giorno con la Seconda Sfigata ha una dotazione di orripilanti tende marrone scuro che il venditore ci ha rifilato come "verde oliva" che certo non son belle, ma bloccano anche il sole di Agosto; cosî ci guardiamo Arrivederci, ragazzi che, come è stato osservato nei commenti, non si può proprio definire un film a lieto fine ma è comunque molto bello e scorre senza intoppi: la rete non cade, la LIM non entra in depressione e tutto va nel migliore dei modi cinematograficamente possibili. Alla fine facciamo un po' di chiacchiere e di approfondimenti del tipo non particolarmente allegro che il film ispira e così finisce la mattinata.
Il giorno dopo la Prima Brava invoca a gran voce di vedere Il viaggio di Fanny.
"Non c'è problema" assicuro "purché l'Aula Magna sua libera".
L'Aula Magna è felicemente libera e con grande fiducia la occupiamo, i ragazzi si sistemano nelle postazioni preferite mentre io accendo computer e schermo per poi...
...per poi restare lì a guardare piuttosto spersa il grande schermo dove non c'è traccia di nessun viaggio di nessunissima Fanny, mentre le note finali del Rigoletto mi risuonano in mente. Intanto la prof. Ghirlandai si è appena avviata verso casa, l'ho salutata giusto prima di entrare in classe.
Maledizione o non maledizione, comunque, c'è un limite a tutto. Lascio la custode a badare alla classe e mi fiondo al piano di sotto per telefonare appunto alla prof. Ghirlandai: quell'accidente di film andrà pure visto, in un modo o nell'altro.
La prof. Ghirlandai ammette in tutta onestà e senza infingimenti di essersi proposta bensì di caricare il file sullo schermo, ma di essersi poi dimenticata di farlo.
Con un angolino della mente prendo atto che, come c'è il presente storico che narra al presente cose avvenute in un passato anche molto lontano, tipo Cesare che attraversa il Rubicone duemila e passa anni fa, allo stesso modo esiste il passato futuribile con cui si danno per già fatte cose che è in effetti nostri fermo proposito eseguire quanto prima - ma per il resto ascolto attentamente le istruzioni della prof. Ghirlandai: nel suo cassetto, sotto il primo strato di carte, nell'angolo a sinistra in basso, c'è una scatolina argentata con dentro la chiavetta dove c'è il film (se la maledizione di St. Mary Mead non lo ha formattato, si capisce)...
La parte più complicata naturalmente è sdipanare il cassetto (i cassetti degli insegnanti sono davvero un universo a parte) ma sono stata molto aiutata dal fatto che la scatolina argentata era davvero nell'angolo in basso a sinistra. Il resto comunque è scivolato via senza problemi e non solo sono riuscita a far vedere il film alla classe, ma perfino a caricarlo in bella vista sullo schermo per le altre due prime.
Comunque è evidente che la maledizione di St. Mary Mead al momento si è magari assopita, ma è tutt'alltro che domata.
1 commento:
@ Filippo:
Ahimé, non è così semplice - l'assopimento della maledizione, intendo, perché la donzella autopugnalata eccetera che morendo ha lanciato la maledizione a questo punto la do praticamente per certa.
Ma nonostante la pertinacia che io e i miei colleghi abbiamo sfoderato negli ultimi quindici anni, nonché il patrimonio speso dallo stato per fornirci di LIM e schermi (di cui ci ingegniamo a fare grande uso) purtroppo qua non si assopisce proprio nulla!
Murasaki
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