"Che bello, finalmente un anno normale" ci siamo detti a Settembre contemplando soddisfatti le nostre classi senza mascherine.
Certo, parlare di annus normalis a scuola è un po' come parlare di tigri vegetariane - magari da qualche parte qualcuna ce n'è, ma niente di rilevante sul piano statistico. Tutti comunque eravamo assai desiderosi di vivere qualche mese concentrandosi su questioni puramente didattiche, del tipo "Come interrogo Childerico, che ci ha le crisi di ansia da prestazione?" oppure "Se riprovassimo a mettere i ragazzi in gruppo a fare i cartelloni?". La più desiderosa di concentrarsi sul piano didattico era la nostra VicePreside, che dopo due anni infernali in cui l'unico compito cui riusciva a dedicarsi erano le sostituzioni - da improvvisarsi magari Domenica sera alle nove dopo la telefonata dell'ennesimo insegnante entrato in quarantena - ambiva a dedicarsi in fine a qualcosa di più pertinente al suo lavoro, e nessuno di noi mette in dubbio che il suo sia un desiderio più che legittimo.
Del resto quest'anno siamo ricolmi di insegnanti di sostegno, abbiamo pure un po' di potenziamento e ormai il Covid l'avevamo preso tutti a parte un gruppetto sparuto*
Tuttavia a Novembre è arrivata una nuova ondata di Covid - una piccola ondatina riservata solo agli insegnanti delle medie di St. Mary Mead, che hanno anzi pensato, non avendo meglio da fare per passare il tempo, di prendersi una curiosa accoppiata: Covid e influenza, prima l'uno e poi l'altra o viceversa.
Ora, è noto che il Covid qualche volta è una sciocchezza e qualche volta no; quest'anno a Novembre chi lo prendeva sceglieva di far parte della categoria "non è una sciocchezza" e stava a casa a tempi biblici. Ma l'influenza è stata perfino peggio.
E' una influenza luuunga, debilitante e perfida ben più delle solite influenze. E arriva da un minuto all'altro.
Il Giovedì dell'ultima settimana di Novembre mi sono alzata, vestita e diretta a scuola. Sono entrata sorridente e ben disposta verso il mondo. Quattro ore dopo, al termine della mia tutt'altro che improponibile giornata lavorativa, mi sentivo terribilmente stanca e le ginocchia mi facevano un gran male. Sono strisciata a casa, crollata sul letto e mi sono addormentata.
La mattina seguente, dopo aver guardato con disgusto la macchinetta del caffè che di solito colma di gioia il mio risveglio, mi sono resa conto che non solo andare a scuola non sarebbe stata una buona idea, ma che non sarei riuscita nemmeno a vestirmi. Ho telefonato, avvisato che non stavo bene e mi sono rimessa a dormire.
Dopo tre giorni di letargo e di febbre alta che andava e veniva sono se non altro riuscita a svegliarmi quanto bastava per parlare col medico e informarmi su dove facevano i tamponi nella mia zona. Avevo una gran tosse, un raffreddore fluviale ma anche una stranissima inappetenza che avevo provato soltanto ai tempi della malattia. Non è che mi mancasse il cibo: avevo grande abbondanza di verdura e carne fresca, cruda e cotta, volendo avevo a disposizione anche pesce e dolcetti natalizi, frutta di quattro varietà e pochi minuti di cottura mi avrebbero fornito numerose tipologie di primi piatti - ma il mio disinteresse per il cibo sconfinava col disgusto.
Possibile che la mia Perfida Malattia fosse tornata?
Boh, in teoria era possibile; ma che c'entravano la tosse, il raffreddore, la febbre e i dolori alle ginocchia? Quelli non erano sintomi che potevo collegare a una nuova defaillance delle mie budella.
Forse era Covid. E' noto che il Covid può avere sintomi di tutti i tipi, escluso il gomito del tennista e il ginocchio della lavandaia, e in effetti io non avevo né l'uno né l'altro.
Tuttavia, con mia grande sorpresa, prima il test casalingo cui mi ero sottoposta e poi il tampone ufficiale han dichiarato senza possibilità di dubbio che non avevo contratto il Coronavirus, anche se il tampone ufficiale è stato fatto in condizioni scomode, sotto una micidiale e gelidissima pioggerellina e in uno dei pochi momenti freddi di un inverno che per il momento si pò definire, almeno dalle mie parti, piuttosto mite - e questo non ha contribuito ad ammansire né la mia tosse né tantomeno il mio fluviale raffreddore.
Il Giovedì seguente, armata di un attestato di negatività al Covid e fiduciosa dopo una giornata quasi normale in cui avevo banchettato a tagliatelle al burro e parmigiano (pochine, però) sono tornata a scuola. Troppo presto? Vai a sapere. Il giorno prima ero stata piuttosto bene e poi mi ero stufata di stare a casa sotto le coperte, per quanto le gatte siano state delle bravissime infermiere e mi abbiano badato con grande sollecitudine. Come dire, a quel punto ero stufa perfino di loro.
Così sono iniziate le mie tre settimane di convalescenza. Non è che funzionassi male, a parte la tosse e una certa tendenza alla denutrizione - soltanto, verso mezzogiorno ero irrimediabilmente cotta. In compenso dormivo benissimo, e se non altro riuscivo a leggere (quando non dormivo, intendo).
Aggiungo che le ferrovie regionali han dato un loro valido contributo con un paio di guasti importanti sulla linea che mi han tenuto ben tre volte a candire al freddo e all'umido per tempi lunghetti, distratta da improbabili messaggi che ci promettevano treni in partenza per poi spiegare che detti treni erano stati soppressi.
A scuola comunque la mia presenza era assai gradita perché tutti si stavano irrimediabilmente influenzando (in compenso nessuno prendeva più il Covid, che era già qualcosa), e di conseguenza la VicePreside continuava vieppiù a impazzire per fare le sostituzioni, mentre gli insegnanti di sostegno si lamentavano dicendo che ogni tanto gli sarebbe anche garbato tornare a fare lezione al proprio alunno, così, giusto per vivere un'esperienza diversa.
E questo è il motivo per cui il mio amato blog è rimasto a prendere polvere per quasi un mese. Non che mi mancassero gli argomenti, ma accendere il computer fisso era davvero troppo stancante, e addirittura sono riuscita a fare l'albero soltanto il 10 Dicembre e solo con grandissima fatica. Fortuna che c'era il mio caro tablet, con cui riuscivo tutti i giorni a farmi una navigatina di circa quindici minuti (passati per lo più a leggere la posta della scuola).
Ieri è stata una giornata quasi normale, tanto che tornata a casa sono perfino riuscita a correggere qualcosina.
Vediamo se si riparte (ai commenti però rispondo domani, non posso strapazzarmi troppo).
* di cui tuttora faccio parte, incrociando le dita.
5 commenti:
Murasaki spero che sia passato definitivamente, confermo che quest'anno l'influenza "normale" è davvero micidiale e ha lunghi strascichi... pensavamo tutti che sarebbe stato un inverno finalmente standard e invece non è proprio così 😅
Ma povera! Dai che fra un po' ci sono le vacanze
@Filippo, Elena e Lurkerella:
Grazie della solidarietà, prima di tutto.
Ahimé, ho scoperto che morta un'influenza se ne fa un'altra e Mercoledì 21 mi sono goduta le mie due ore di completa guarigione e benessere prima di accorgermi che strani dolori strisciavano per le mie ossa...
Spero che il vostro Natale vi abbia concesso qualcosa di più conviviale di qualche telefonata affettuosa ☺️
Chiedo perdono ma, visto che Bloglovin non funziona, perdo i 9/10 dei post. Condivido il dramma dell’influenza ( il Nonpiucucciolo si è fatto quattro giorni di 40) e posso testimoniare di classi svuotate. Ora incrocio le dita per la Genitrice…
Ovviamente sono Dolcezze
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