Viene il momento, in Prima, in cui si parla di monaci e monasteri; e se l'insegnante sono io questo momento non è sempre cortissimo.
Ed eccomi dunque a parlare di scriptorium, e dei pazienti monaci che copiavano testi di teologia e Bibbie e Vangeli, ma anche i ben più frivoli testi di Ovidio.
E le pergamene, le miniature, come si faceva a fare un foglio di pergamena, quanti fogli di pergamena di tiravano fuori da una povera pecora, i formati dei fogli: un folium era il formato A2, il doppio di quelli dei quadernoni, il folium era l'A1, ovvero il doppio di un A2, con una pecora si ricavavano due doppi folii...
Qualcuno mi chiede se c'erano diari nel Medioevo: diari come i nostri, quelli che scrivi giorno per giorno.
Ci penso su ma non mi viene in mente nulla. C'erano molte memorie, c'erano gli Annali, molte abbazie tenevano i loro... ma no, il nostro diario non c'era. I diari arrivano dopo, molto dopo.
"In Giappone però già nel X secolo c'erano diari come i nostri, ne abbiamo molti". Non mi attento a dire se c'erano anche in Cina, il rischio di scodellare una colossale sciocchezza è troppo alto, ma mi sembra vagamente di ricordare di sì.
E ancor più sorvolo sul Diario di Murasaki, che tra l'altro non sono nemmeno sicura che sia effettivamente stato scritto dalla mia illustre omonima.
"Ma i diari, quelli che si tengono tutti i giorni, sono più una cosa da adolescenti" osserva Cornelia "Non credo che gli adulti tengano chissà quali diari...".
La guardo. Sorrido. Sorrido più forte, anche se da dietro la mascherina non si vede.
"E quelle pile di quaderni che ci sono nel mio baule secondo te cosa sono?" chiedo divertita.
Mi guarda come si guarda il cane di casa che improvvisamente ti accorgi che legge il giornale.
Così passo a parlargli della diaristica: ci sono un sacco di persone che nemmeno per sbaglio han mai provato a tenere un diario, ma ce ne sono di quelli che scrivono il diario tutti i giorni, ogni tanto, in occasioni particolari, in momenti particolarmente importanti...
"Però è una cosa che si fa solo su carta, vero? Non si può tenere un diario al computer" si informa qualcuno.
"Certo che lo puoi tenere al computer. Lo puoi tenere anche su tavolette d'argilla, se così ti gira; anche se, in quel caso, potrebbe essere un problema tenerlo nascosto".
Mi guardano, sempre più pensierosi.
"Il diario non ha regole precise. Quel che voi decidete che è un diario lo sarà, anche se lo tenete una volta ogni tre anni scrivendo su foglie secche. Non è necessario tenerlo su un quaderno con la chiavetta e con su scritto "Diario". E
qualche volta, come nel mio caso, si comincia alla vostra età e si continua tutta la vita, non sempre in modo regolare".
Evito di aggiungere che negli ultimi tempi il mio diario ha avuto una nuova fioritura e viene pazientemente aggiornato quasi tutti i giorni dopo una pausa di qualche anno, all'occorrenza parlando anche di loro.
E vieppiù sorvolo sul fatto che ormai da dodici anni tengo addirittura un diario in rete, dove parlo soprattutto di scuola.
"Tenere un diario non è una questione legata all'età ma piuttosto alla propria individualità" spiego solenne.
Mi guardano vieppiù perplessi, e decido che è tempo di ritornare alle chronicae e agli annales.
Ma nel frattempo rifletto: in quanti diari si parla della nostra scuola, a parte il mio? Quanti diari che parlano della nostra scuola parlano anche di me?
Difficile dirlo: oggi ufficialmente tenere un diario nel cassetto del comodino non è più di moda, mentre un tempo era praticamente obbligatorio. Ma chi vuole lo tiene, e non necessariamente ne parla ad altri, o al di fuori della sua più stretta cerchia. Senza contare che i nostri anni van producendo una gran messe di diari, chiamiamoli così, involontari: quelli tenuti sui social, per esempio, oppure le vastissime memorie dei telefoni, che ormai conservano memorie degne del più anziano degli elefanti. Si può parlare di diari, in questi casi, o solo di fonti di informazioni?
Il diario propriamente detto è solo quello tenuto volontariamente e consapevolmente?
(Ah, saperlo, saperlo. Ad ogni modo io, tutti i giorni, scrivo il diario)
7 commenti:
Che bello! Anch'io scrivo un diario, cerco di scrivere ogni giorno ma non sempre posso. Per me il diario è memoria, è terapia, è sfogo, è appoggiare dei pensieri pesanti, è pensare. Molte volte mi capita di sentire che, con la penna in mano, i pensieri fluiscono rapidi e si concretizzano, scrivendo diventano chiari e formati. Scrivo dal 1987 eppure mi sembra ancora una specie di magia. Ho iniziato a scrivere su delle agende, ma poi avere una pagina al giorno e basta mi stava stretto e così ho iniziato con i quaderni, sempre con le pagine senza righe o quadretti, bianche. Adesso il mio formato preferito è l'A4, ma i quaderni devono essere rilegati a spirale, con la copertina rigida (se si può) e appunto con le pagine bianche. Sono abbastanza difficili da trovare con queste caratteristiche. E scrivo in rosso dal 1991 (ognuno ha le sue manie...).
Nessuno ha mai letto quello che scrivo, per me è un fatto strettamente personale e davvero necessario. E un piacere.
Mi è venuta voglia di parlare di diari, non conosco nessuno che ne scriva!
Paola
E sì, a scrivere diari si comincia da giovani e io ho sempre scritto qualcosa. Il mio da adolescente è venuto a casa dopo un decluttering di mia madre ed è stato bello ritrovare quell'altra "sé" a distanza di decenni (e scoprire che ogni adolescente è infelice a modo suo, ma che gli adolescenti felici si somigliano tutti)
Mai avuto un Diario vero e proprio, ma o sempre scritto da qualche pare quello che mi frullava per la mente. Prima su carta poi su web. Forse, un po' come la casa ristrutturata di Scajola, avevo un diario anche io, a mia insaputa? :-)
@ Paola Anonimo:
In realtà di diaristica si parla abbastanza, oggi. Per esempio c'è il premio Pieve Santo Stefano http://archiviodiari.org/index.php/premio-pieve.html
e la Libera Università dell'Autobiografia
http://lua.it
ma anche altre cose.
Sia la scrittura autobiografica (che sarebbe una rielaborazione del passato) che la diaristica (cioè una narrazione più spostata sul presente, credo. Ma le dame hejan nel loro diario scrivevano spesso anche riflessioni sul passato o riflessioni in generale) sono oggi guardate con grande interesse, anche come archivi di fonti storiche, e se spulci in rete avrai delle sorprese. A suo tempo, sulla scrittura autobiografica "come cura di sé" scrissi una delle tesine della scuola di specializzazione. Il diario è (anche) un modo di pettinarsi le idee, tirare un bilancio della giornata (almeno per me spesso funziona in questo senso, adesso) e tantissime altre cose, ed è importante, credo, scriverlo su un supporto su cui ti senti particolarmente a tuo agio, come i tuoi quaderni a copertina rigida e con le pagine bianche.
Noi diaristi siamo una razza ristretta ma robusta e anche se non parliamo spesso del nostro privatissimo diario - ma, ora che ci penso, tanti scrivono un diario che è quasi adatto a essere letto in pubblico, oppure un diario che intendono pubblicare un giorno - lavoriamo nell'ombra ^_^
@ Dolcezze:
ecco qualcosa che mi strabilia. I miei diari mi hanno sempre seguito, e mai e poi mai li abbandonerei in casa altrui!
Altra cosa che mi strabilia è scoprire che esiste qualcosa che può essere definito "adolescente felice". Fa piacere scoprirlo, e ripensandoci alcuni dei miei alunni mi hanno fatto intravedere qualcosa in questo senso. Di solito però sembrano tutti in crisi mistica, e a mio tempo anch'io funzionavo così.
Verissimo che rileggerli è una esperienza affascinante e ti aiuta a capire tante cose.
@ Romnolo:
Domanda interessante. Forse sì perché, come spiego sempre ai miei amati alunni, il diario non è solo un quaderno con su scritto "diario" e dove cominci ogni annotazione con "Caro diario" (in realtà credo che il "caro diario" non lo scriva quasi nessuno) e quindi il desiderio, anche inconscio, di lasciare qualche testimonianza del presente a volte lavora sott'acqua e produce risultati... a nostra insaputa ^__^
Buonasera, Murasaki!
Da tempo non leggo i tuoi post, o meglio li leggo, ma non commento perché son sempre connesso con l'account google della scuola. Oggi mi sono sloggato però.
Tengo delle scartoffie a mo' di diario, che è privatissimo, ma da tempo non lo aggiorno...
I nostri blog non sono, a mio parere, dei diari in senso stretto, già per il fatto che condividiamo con altri in tempo reale il resoconto con riflessioni annesse sulla nostra vita; sfiorano sicuramente il lato diaristico, ma mancano di "segretezza". E' anche vero però che molti soggetti di cui parliamo non sanno di essere fonte di scrittura da parte nostra, come gli alunni, o così voglio sperare.
Anche io tengo un diario da quando avevo 13 anni, però non sono sempre stata regolare, a volte scrivevo moltissimo, tutti i giorni anche per anni, altre volte invece non ne avevo l'esigenza o era anzi un peso.
@ Mel:
Buonasera Mel, anch'io ti leggo con continuità, esattamente come leggo Dolcezze, Inchiostro fusa e draghi e se mi riesce anche gli altri blog della colonna qui a destra, ma commento assai di rado perché anch'io passo buona parte del pomeriggio incollata alla piattaforma, e quando arriva la sera dello schermo del computer comincio seriamente a non poterne più.
Sono tempi difficili, e quello che un tempo era una graziosa pausa rilassante per parlare di scuola con qualche amico in rete è diventata una sorta di catena da lavori forzati.
Comunque aggiornare con un po' di continuità il blog contribuisce grandemente a mantenermi quel po' di salute mentale che mi è rimasta. Per mia grandissima fortuna, non ho What'sUp e anche questo aiuta.
I nostri blog sono una sorta di diario-in-pubblico, e anche questo ha svariati precedenti letterari. Quando ero ragazzina per esempio molte di noi tenevano diari su agende che facevano circolare tra le amiche, e so che qualcuna lo fa ancora - ma è una cosa che usava anche nell'Ottocento. Anche i diari delle dame hejan a volte circolavano, e Sei Shonagun leggeva spesso passi del suo alle dame di corte, tanto che era conosciutissimo.
Come in tutti i diari, rileggendo il mio blog mi capita spesso di ritrovare cose di cui mi ero completamente dimenticata - e allora sono molto contenta di averle scritte.
@ Kuku:
Succede spesso. Esistono anche persone assai metodiche che scrivono tutti i giorni che dio pone in terra per tutta la loro vita, ma credo siano piuttosto rari. Per la maggior parte di noi il diario è un amico da cui si ritorna in circostanze particolari - non necessariamente perché ci sta succedendo qualcosa di particolare, ma perché sono momenti in cui ci piace scrivere.
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