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lunedì 28 dicembre 2020

Lunedì Film - Lo schiaccianoci e i quattro regni


Come ho già scritto più volte, amo follemente la musica e il balletto dello Schiaccianoci che per me rappresentano una delle vere essenze del Natale.
Uno dei miei grandi rimpianti era che nessuno ne avesse mai tratto un bel film, e fui davvero contenta quando, nell'autunno 2018 il film arrivò, e dai trailer sembrava davvero fascinoso e molto fantasy (come tutte le fiabe, del resto).
Purtroppo proprio quando uscì nelle sale* venni ricoverata per l'ennesima ma ultima volta e non mi rimase che consolarmi con le recensioni - quelle sui giornali tutte ottime, quelle degli spettatori un po' perplesse.
Il tempo passa e infine questa vigilia di Natale, in mancanza di altri festeggiamenti che quelli miei privati che avevo allestito in casa, me lo sono potuto guardare in tempo reale, cioè al momento giusto - perché, com'è noto, è una storia ambientata durante la vigilia e la notte di Natale. 
Mi è piaciuto molto, ma adesso che l'ho visto comprendo anche le perplessità di molti spettatori, specialmente quelli che non stravedono come me per lo Schiaccianoci.

Andiamo per ordine: la regia è di Lasse Hallström, regista svedese non particolarmente prolifico ma molto amante delle favole e del mondo immaginario dei bambini. Per quanto ne so non ha mai sbancato il mondo, ma i suoi film sono gradevoli, simpatici e privi di retrogusto dolciastro ma non di un certo spessore.
Il cast è di tutto rispetto e comprende perfino due nomi che conosco: Vera Knightley, a suo tempo Elizabeth Bennet e qui nel ruolo della Fata Confetta (o Confetta o Dei Confetti, non ricordo che traduzione hanno scelto nell'edizione italiana del film)  e Morgan Freeman che interpreta il padrino Drosselmeyer, più altra gente assai famosa per chi va al cinema un po' più spesso di me.
La colonna sonora... non so perché hanno scritto che la colonna sonora è in parte presa dal balletto. A me sembra che sia stata presa assolutamente tutta dal balletto, anche se la maggior parte dei pezzi è spostata, riarrangiata e infilata comunque in punti diversi da quelli previsti da Chajkovskj, e secondo me va benissimo così. In un punto, sul finale, c'è addirittura una scena del balletto ballata nel più perfetto stile del balletto classico di fine Ottocento, e che racconta appunto la storia (quella del balletto o quella del film? Mah, diciamo che in quel punto coincidono).

La storia... ufficialmente è "riadattata" dal racconto di Hoffmann, ma a dire il vero è proprio una roba diversa e qualcuno ci ha trovato da ridire. Non io, perché tanto c'è la musica di Chajkovskj e l'importante per me è quello.
Siamo ai tempi in cui è ambientato il balletto, ovvero fine Ottocento, in una ricca famiglia che comprende Clara, che non ha nove né undici anni come nella novella, ma all'incirca quattordici-quindici, una sorella, di età non molto diversa, e un fratellino minore. Poi c'è il padre, un pover'uomo affranto dal dolore (cosa di cui tutti si rendono conto benissimo tranne Clara e il fratellino) e che cerca di tirare avanti come può dopo la morte per malattia dell'amatissima moglie. La suddetta moglie, come intuiamo da un flashback, già l'anno prima sapeva di essere malata in modo irrimediabile e aveva lasciato per i suoi figli tre regali da aprire appunto alla vigilia di Natale. E il regalo per Clara era... no, non uno Schiaccianoci, ma un uovo di quelli tipo Fabergè, d'argento e senza chiave. In pratica, un uovo inapribile.
Clara è una bella ragazza, molto amante delle scienze (fisica, chimica, meccanica eccetera) che si diverte ad inventare complicati esperimenti per spiegare al fratellino le leggi delle suddette scienze. Questo grande amore l'ha ereditato proprio dalla madre, orfanella adottata a suo tempo da Drosselmayer, che la considerava la migliore inventrice di sua conoscenza. Come scopriremo più avanti Drosselmeyer non è solo un ricco signore amante pure lui delle scienze, ma qualcosina di più - i suoi topi e i suoi gufi per esempio sono particolarissimi.
Dal padrino la famigliola un po' triste e molto nostalgica va a festeggiare il Natale, in una festa grandiosa dove tra l'altro entra in scena lo Schiaccianoci di legno dipinto da soldatino, che nessuno si fila più di tanto.
Ad ogni modo, quando la festa è appena iniziata, Clara vede la chiave del suo uovo, portata via da un topo bianco che scopriremo poi chiamarsi Topolastro. Inseguendo il topo si ritrova ben presto nella Valle degli Alberi di Natale, poi davanti a un ponte che, ebbene sì, conduce a un regno incantato. A guardia del ponte un bel ragazzo vestito da soldatino-giocattolo. Un po' per volta scopriremo che si chiama Philip Hoffmann, anche se per buona parte del film sarà solo "il Capitano"

Il Soldatino la porta nel regno incantato, dove tutti la riconoscono come la figlia di sua madre, che un tempo era la loro principessa e aveva inventato una macchina che dava vita ai giocattoli (tutti loro infatti sono ex-giocattoli).
Tutto andrebbe bene tranne per il fatto che in uno dei Quattro Regni la Regina ha perso la testa e ha deciso di ribellarsi e conquistare gli altri tre.
Clara, aiutata dal Capitano ma anche dal prode Topolastro, riporta le cose a posto anche grazie alla sua conoscenza delle macchine, non senza aver scoperto che la storia non è andata esattamente come le avevano raccontato. 
In pratica, uno Schiaccianoci steampunk dove il personaggio più zuccherino si rivela di una cattiveria inaudita e che le apparenze ingannano (ma quest'ultima cosa era già evidenziata anche nella storia originale, sia quella scritta che quella musicata).
In effetti è tutt'altra storia che quella del balletto o del racconto di Hoffmann (lo scrittore, non il Capitano) ma a me sembra che funzioni benissimo. Avanzo però due piccole obbiezioni.
Primo, lo Schiaccianoci. Sia nel balletto che nel racconto è quasi sempre sulla scena e fa un sacco di cose, ad esempio rompersi nel primo atto quando è un pupazzo. Qui compare dopo la prima mezz'ora di un film di meno di novanta minuti, fa tutto sommato piuttosto poco e soprattutto: vabbé, Clara a un certo punto lo chiama Schiaccianoci, ma in tutto il film non si vede nemmeno l'ombra di una noce, lui non subisce alcuna trasformazione né è sotto alcun incantesimo e in pratica non fa niente se non aiutare l'eroina in un paio di scene. In pratica: possiamo anche credere sulla fiducia che un tempo lontano sia stato uno schiaccianoci, ma volendo anche un termosifone, un ornitorinco o un dolce alla crema. Cioè, che ci azzecca il titolo, musica a parte?
Secondo e più importante punto: lo Schiaccianoci è essenzialmente una storia d'amore: la piccola Clara trova il suo principe, e alla fine lo sposa pure (anche se in alcune versioni del balletto si ricorre all'espediente di farla risvegliare alla fine della musica per scoprire che è stato solo un sogno). Qui la storia d'amore proprio non c'è, al massimo niente impedisce allo spettatore di immaginarla in controluce  ma senza altro appiglio concreto che ci sono per protagonisti due bei ragazzi e dunque si potrebbe anche andare a finire lì.
D'accordo, ai tempi di Chajkovskj tutte le ragazze sognavano un principe da sposare, anche perché non avevano molto altro da sognare visto che carriere e studi erano loro precluse; al contrario, oggi si ama immaginare giovani eroine con un destino tutto loro da seguire che, tutto sommato, al principe azzurro non ci pensano più di tanto:

Lungi da me deprecare queste valide aspirazioni, e soprattutto è bene ricordare agli spettatori che a questo mondo c'è ben di meglio dei principi, tuttavia a me le storie d'amore piacciono, specie se in sottofondo c'è il leggendario passo a due dello Schiaccianoci

che nel film, ahimé, è usato soprattutto come musica del carillon nell'uovo, in una scena dove un aggancio sentimentale non ce lo trovi nemmeno a cercarlo col microscopio elettronico.
Così Philip accompagna la sua principessa alla frontiera col mondo reale, dove lei ballerà il passo a due... con suo padre, con cui da quel momento avrà un rapporto molto più affettuoso anche se del tutto privo di sfumature incestuose.
Lei e Philip si ritroveranno? Lei promette di ritornare, ma non precisa né come né quando né con quali intenzioni.
Resta comunque un bel film, adattissimo per la vigilia di Natale e assolutamente piacevole. Volendo, adattissimo anche per una classe delle medie se non è l'anno del Covid e quindi i giorni ti precipitano addosso senza che tu riesca a programmare quasi niente.

* strano a dirsi, in quell'epoca remota i film uscivano nelle sale e non in streaming, e sotto Natale quelle sale di solito erano assai piene

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