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mercoledì 20 novembre 2019

È ufficiale: Stefano Cucchi NON è morto di noia



Contrariamente a quanto ci avevano ufficialmente comunicato 5 anni fa, altrettanto ufficialmente da qualche giorno è stato stabilito, dopo lunmgo processo, che Stefano Cucchi non è morto di noia, di mal di vivere o di altro malessere esistenziale, bensì a seguito delle percosse ricevute nel corso della sua pur breve detenzione. Tutta la complessa vicenda giudiziaria è stata estremamente dolorosa, non solo per amici e parenti della vittima ma anche per chiunque avesse a cuore la situazione dei diritti civili in Italia, ma alla fine il tutto si è risolto secondo giustizia, anche se ci è voluto davvero molto tempo.
Da quando Stefano è morto ho festeggiato dieci compleanni, sono entrata di ruolo, ho comprato casa, ho sepolto una gatta amatissima e ne ho adottate due, ho comprato due moto, sfiorato la morte, riletto due volte il Signore degli Anelli, partecipato al funerale di una nonna, uno zio e di mia madre, scritto svariate centinaia di post su questo blog (di cui uno solo dedicato a lui, ma questo è il secondo), licenziato sette classi con relativo esame e ho vissuto tante altre cose, piccole e grandi, di quelle che compongono il tessuto della nostra esistenza; ho anche seguito da lontano le alterne vicende dei processi sulla sua morte. 
Dieci anni sono lunghi da passare. Ma magari a lui sarebbe piaciuto passarli da vivo. Oh sì, aveva i suoi problemi. E chi non ne ha? Ma i problemi si affrontano, si superano, a volte si risolvono. In dieci anni possono succedere tante cose.
Ecco, a lui invece non è successo niente.

E niente sarebbe successo di collegabile al suo nome se la sua famiglia, soprattutto la sorella, non avessero tenuto duro con le unghie e con i denti insistendo nel dire che Stefano non era morto di morte naturale (o di sonno, o di noia).
Adesso qualcuno sta cercando di spiegare che la sorella non è stata mossa da purissimi sentimenti di ricerca della giustizia o simili, ma da smodato desiderio di fama ed eccessivo esibizionismo.
Il che, quand'anche fosse assolutamente vero, non sposterebbe di mezzo millimetro la questione: per qualsiasi oscuro motivo abbia eventualmente agito la sorella, sta di fatto che la sua risoluta insistenza a capire come come mai il fratello, vivo al momento dell'arresto, una settimana dopo era morto in pessime condizioni fisiche, ha portato a scoprire che diverse leggi erano state violate.
Del che io le sono assai riconoscente e fermamente credo che tutti noi cittadini dovremmo esserlo.
Le chiacchiere degli orchetti passano, i morti non ritornano, ma le sentenze restano. E per noi comuni cittadini resta anche la speranza di un paese migliore e la fiducia nel futuro.

1 commento:

Romolo ha detto...

Non so se questa vicenda aumenta o diminuisce la fiducia nelle istituzioni. Purtroppo che certi metodi fossero in uso nelle forze dell'ordine lo sapevamo già, ma ci sono alternative? Vorrei rispondere di sì. Vorrei davvero. Comunque brava Ilaria, come dici tu, al di là delle sue reali intenzioni