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giovedì 13 giugno 2019

Pace, calma e tranquillità (ultimo giorno di scuola)

Ritratto della prof. Murasaki l'ultimo giorno di scuola del più strampalato anno scolastico della sua carriera
(almeno, si spera che sarà il più strampalato) 
Con scarsissimo buon senso il calendario di quest'anno prevedeva la fine delle lezioni di Lunedì, onde garantire agli insegnanti una utenza ancora perfettamente inquadrata nella vita scolastica e ancora non minimamente proiettata verso le vacanze. E nelle altre scuole non so come se la siano cavata, ma da noi qualcuno ha avuto una vera e autentica idea geniale: gran finale dei grandiosi tornei sportivi della scolaresca delle medie al palazzetto dello sport di St. Mary Mead, e mattinata che chiude alle undici.
Lunedì il mio orario prevede che entri alla seconda ora.
"Ci raggiungi al palazzetto, Murasaki?"
"Io non sono su nessuna classe, e nessuno mi ha parlato di nessun palazzetto. Vado a scuola e questo è quanto".
Così sono arrivata, nemmeno molto puntuale, poco dopo le nove. La scuola era silenziosa, silenziosa e deserta. Pareva la quiete dopo la tempesta.
Ho firmato, riordinato qualche pendenza della Mostra del Libro e poco dopo è arrivato il libraio a riprendersi i libri invenduti. La sera prima ero passata a lasciare l'incasso con tanto di lista degli omaggi. Avevano controllato i conti e andavano bene, anzi c'era un misterioso di più di ben trenta centesimi. Li ho infilati nella scatolina dei Fondi Neri, che uso quando vado per mercatini e trovo a buon prezzo libri altrimenti introvabili.
Due chiacchiere col libraio, poi tolgo i teli dai tavoli e li ripiego.
Raccatto gli omaggi e salgo in biblioteca a catalogarli.
Mezz'ora dopo rientrano torme di scolari ruggenti che imperversano su e giù per la scuola per un po'. Poi suona la campana della terza ora. Nuovo ruggito, e i ragazzi escono - senza gavettoni, a quel che ho capito, perché quando sono rientrati a scuola hanno trovato i rubinetti bloccati. Sospetto che la cosa sia illegale ma non è affar mio, e so che nessuno me ne chiederà conto.
Finita la catalogazione scendo e chiacchiero con i colleghi per qualche minuto. Sistemo un po' di scartoffie, saluto tutti, tutti mi salutano e poi, paciosa e tranquilla, torno a casa.
Anzi no, non torno subito a casa: decido di ricompensarmi con un bel pranzetto al ristorante asiatico di Lungacque, che è ottimo e a pranzo fa l'all you can eat a un prezzo veramente stracciato.
Entro nel ristorante asiatico, che di solito Lunedì è un posto assai tranquillo e silenzioso... e ci trovo torme si scolaresche urlanti che lo riempiono fino all'inverosimile.
E qualcuno viene anche da St.Mary Mead.
"Ciao, prof!" "Salve, prof!".
Mi imbucano in un tavolino molto appartato - nei limiti del possibile, si capisce.

Evidentemente non sono stata l'unica ad avere l'idea di festeggiare con un gustoso pranzetto cino-giapponese la fine dell'anno scolastico...

4 commenti:

Romolo ha detto...

A me l'ultimo giorno di scuola mi ha sempre fatto una gran tristezza. Sarà che io ci andavo sempre abbastanza volentieri, ma poi l'idea di tutti quei giorni senza rivedere tutti gli amici, tutto quello spazio vuoto davanti, mi atterriva un po'

Melchisedec ha detto...

In questo periodo anche le bettole più scadenti sono popolate di nani scolastici in fibrillazione, figurarsi se non lo siano anche i ristoranti esotici, punto di attrazione per giovanissimi e giovanissime. E non solo! 😀

dolcezzedimamma ha detto...

L'ultimo giorno è passato liscio, fra le foto di rito e i pianti di alcuni Quintini. Gavettoni in quantità (anche coi bagni chiusi. Del resto ci sono i distributori d'acqua, no?). Per quanto riguarda cene e pizze, dopo le mie, ho dovuto affrontare quella coi compagni delle elementari del Cucciolo, in forma di rimpatriata con la maestra. Serata rumorosa, ma simpatica

Murasaki ha detto...

Le lacrime l'ultimo giorno di scuola dell'ultimo anno sono un must - talvolta anche per noi insegnanti...