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venerdì 12 aprile 2019

Salvate Radio Radicale!


Come ho raccontato, i Radicali hanno fatto parte della mia vita fin dalla prima adolescenza.  Con loro, molto presto, arrivò anche una novità attraverso l'etere: Radio Radicale.
Nata verso la fine del 1975, con l'arrivo delle cosiddette "radio libere" (quelle fatte nel tinello di casa col minestrone che bolliva nella cucina lì vicino) per qualche tempo fu un fenomeno locale limitato alla zona di Roma, ma col tempo, non ricordo come e quando, si diffuse per tutta l'Italia. Nella mia zona all'inizio era schiacciata nell'ultimissima parte delle modulazioni di frequenza, poi si assestò verso il centro ma prenderla non è stato mai semplicissimo. Con l'arrivo dell'informatica però le cose si semplificarono e in rete è diventata una specie di radio on domand dove ognuno può scaricare in podcast quel che più gli interessa della sua programmazione per ascoltarselo quando gli fa comodo (nel mio caso soprattutto quando stiro, cucino o riordino qualcosa, anche se la rassegna stampa del mio amatissimo Massimo Bordin in diretta la mattina mentre prendo il caffé ha un suo fascino tutto particolare).
Per molti anni mi sono domandata se permetterci di ascoltare in diretta le sedute del parlamento valeva tutte le complicazioni che richiedeva a noi per trovare la sintonia  e a Pannella per trovare i finanziamenti. In effetti non ha esattamente l'impostazione di una radio da teen-agers e l'unico supporto musicale che a brevi tratti inframezzava le varie trasmissioni era costituito solo e soltanto da brani tratti da una bella edizione del Requiem di Mozart (quella diretta da von Karajan, pare) e qualche brano da qualche altro requiem parimenti blasonato. C'era poi qualche rubrica e una valanga di dirette: dal parlamento, dai processi, dai congressi dei più vari partiti, conferenze di argomento altamente istituzionale e naturalmente un po' di notizie sulle varie campagne radicali, poche per volta ma assai insistite.
Era una radio da adulti, e per uno specifico tipo di adulti. Mi ci affezionai un po' per volta, nel corso dei decenni, soprattutto quando succedeva qualcosa sul piano istituzionale che mi interessava particolarmente: elezioni del Presidente della Repubblica, sedute parlamentari su determinati argomenti, congressi di partiti... i congressi dei partiti, soprattutto, mi piacevano molto: sentire un discorso politico completo, dall'inizio alla fine, mi interessava molto di più che leggere le frasette staccate dell'intervento con tanto di code e commenti dei giornalisti o vedere i piccoli assaggi che trasmettevano in televisione. Del resto, si sa che ognuno ha le sue perversioni e avevo imparato a concentrare i lavori di casa più monotoni in coincidenza con gli eventi che più mi interessavano.
Negli ultimi anni, cioè da quando sono diventata per gli strani casi della sorte una docente di Geografia, ho imparato a sfruttare le rubriche di approfondimento di politica e soprattutto di economia estera - anche perché la normale informazione, quella della RAI, per intendersi, alla politica estera dedica sempre meno attenzione - non dovessimo perderci dietro a scemate come la via della seta e perderci l'ultimo tweet dei viceministri o l'ultima proposta di legge sulla castrazione chimica, per carità.
Dopo molti anni di vita travagliata per mancanza di fondi Radio Radicale si assestò grazie a una convenzione con lo stato che garantiva regolari finanziamenti e cominciò ad avere un palinsesto piuttosto vario - ma sempre molto politico, per carità: volendo c'era anche un sacco di gossip, ma era sempre gossip molto ben documentato e la trasmissione dell'evento integrale e senza mediazioni né filtri permetteva all'ascoltatore di farsi opinioni in proprio sulle questioni più strane e sui partiti all'apparenza più insignificanti. Le fonti integrali in diretta, non manipolate: immagino che il problema al momento sia tutto lì, per l'attuale governo, formato da due partiti che hanno sempre praticato una notevole manipolazione delle informazioni a tutti i livelli manipolando, distorcendo o semplicemente inventando le notizie.
Sta di fatto che con l'ultima legge finanziaria hanno stabilito di dimezzare i finanziamenti a Radio Radicale in nome di una più sana gestione dell'economia statale che riducesse gli sprechi ma senza cambiare la quantità di programmazione, togliendosi di torno una buona volta quei rompiscatole che insistevano a trasmettere tutto il congresso, tutto il dibattito, tutto il processo eccetera eccetera - insomma, di farla chiudere per fame.
Potranno i Radicali cadere senza combattere? Certamente no. Il problema è che per combattere non hanno molta forza sui tempi brevi perché di fatto stanno sull'anima a tutte le forze politiche esistenti al momento, tranne la piccola PiùEuropa. 
Hanno diffuso appelli, si capisce, e lanciato una raccolta di firme, che sta pure andando benino; ma sappiamo tutti benissimo che il potere delle raccolte firme è, come dire, piuttosto limitato. Una sommossa popolare avrebbe probabilmente miglior esito, ma una sommossa popolare in nome di Radio Radicale sembra eventualità abbastanza improbabile perfino al mio incrollabile ottimismo. In fondo l'approccio diretto con la fonte è un tema che interessa solo i cosiddetti radical chic da salotto, quelli che nell'immaginario popolare collettivo vivono nei loro ricchi attici in piazza Navona e nulla sanno dei veri problemi della ggente.
Radio Radicale chiuderà alla fine di Maggio, lasciandomi nelle ambasce e nelle angosce e senza più informazioni attendibili cui attingere. Oh sì, quando si forma un vuoto si trova sempre chi lo riempie e non ho nessun dubbio che intorno a noi pioveranno informazioni alterate a vari livelli - con scarsa verosimiglianza se indirizzate ai terrapiattisti, più curate quando il pubblico da convincere è più addentro al viver del mondo ma comunque tutte accentrate sull'Italia perché il resto del mondo fuori dall'Italia, notoriamente, non esiste e se esiste è fatto solo da persone molto cattive ed egoiste, che vogliono soltanto invaderci o ridurci alla fame. Insomma resterò sola e disarmata, senza più anticorpi e col mio solo buonsenso a proteggermi contro le voci false e tendenziose - che è come spedire un nudista armato di fionda e pallini di carta ad affrontare un drago.
Certo, almeno per la politica estera potrei sempre rivolgermi con fiducia agli articoli dell'Avvenire, che notoriamente ha una sezione curatissima sull'argomento. C'è purtroppo il piccolo dettaglio che anche l'Avvenire è a rischio di chiusura per colpa dei tagli previsti per l'anno prossimo verso l'informazione indipendente. Certo, la Chiesa cattolica e apostolica romana ha risorse più vaste  cui attingere e potrà forse ignorare la stretta economica che l'attuale governo cercherà di imporgli. Forse. Vedremo.
Io però, lo confesso, preferivo Radio Radicale che era gratis all'Avvenire che, giustamente, dovrei pagare.

10 commenti:

Bridigala ha detto...

Ahimè, per la geopolitica ti posso consigliare solo Limes, che la sottoscritta compra indefessamente dal 2015 per la biblioteca di paese in cui lavora (pochi lo leggono, ma la rivista c'è). P.s. mi sento molto onorata di essere inserita nel tuo blogroll...
Chiara

Pellegrina ha detto...

Uh anch’io. Grazie dell’apprezzamento.
Invece non mi preoccuperei troppo per la radio. Non pensò che chiuderà i finanziamenti rimangono abbondanti. Se non erro viene sovvenzionata come organo di partito per metà e per l’altra metà perché trasmette le sedute parlamentari. Sono questi secondi contributi che dovrebbero, al condizionale, essere eliminati.
Per fortuna le sedute, almeno quelle pubbliche perché non tutte lo sono, vengono trasmesse integralmente dagli organi stessi. Ad esempio da senatoweb tv anche su YouTube o direttamente dal sito del Senato.

Murasaki ha detto...

@Bridigala:
Stavo per risponderti che sì, Limes dà ottimi aggiornamenti sull'estero ma che purtroppo pure loro vogliono essere pagati - quando mi sono ricordata che anche la biblioteca di Lungacque la compra. Non è la stessa cosa che ascoltare l'Ora di Cindia mentre stiro ma è senz'altro una possibilità. Grazie ^_^

@Pellegrina:
Purtroppo erri, almeno in parte. Premesso che conosco poco le questioni finanziarie legate alla rete - io ascolto e basta e rivendico il mio sacro diritto all'ignoranza di come funzionano i contributi ai servizi pubblici - in questi giorni ho dovuto imparare qualcosa perché, comprensibilmente, ne parlano parecchio. A quanto ho capito il contributo alla lista Marco Pannella è un terzo dei fondi (ed è quello, credo, con cui pagano l'Ora di Cindia, le rassegne stampa internazionali eccetera) mentre quelli per il servizio di pubblica utilità è due terzi dei finanziamenti (ed è quello che hanno dimezzato e che pensano di non rinnovare). Per le sedute parlamentari ci sono le possibilità che dici tu (e se non ricordo male c'è anche la diretta sul Televideo); e comunque le sedute sono registrate e stenografate da quando il parlamento esiste, credo; anni fa avevano addirittura fatto una rete apposita, GR Parlamento. Ma, a parte le sedute delle commissioni, le conferenze stampa ecc. c'è tutto il resto: i processi, i congressi, i dibattiti vari, i congressi dei partiti - e tutto rimane nell'archivio e può essere ascoltato quando si vuole, ma anche l'archivio ha i suoi bravi costi. Ma insomma vedremo come andrà a finire: so benissimo che i radicali hanno più vite dei gatti, ma ho avuto abbastanza gatti per sapere che prima o poi anche per loro arriva il colpo definitivo e tutto quel che ti rimane è una piccola fossa, i ricordi e qualche fotografia...

Del blogroll parlerò, credo, nel prossimo post, che sarà assai nostalgico&struggente. Ma insomma, un tempo era un elenco di blog di insegnanti, e adesso è solo l'elenco dei blog che seguo con una certa regolarità, dove può anche darsi che qualche volta si parli di scuola ma di solito non se ne parla affatto (sospiro & lacrimuccia)... insomma, quello che quasi tutti tengono nel blog.

Romolo ha detto...

Ah quand'era bello scontrarsi con i radicali! Quando ancora si riusciva a parlare di politica con principi e con persone e non con slogan

Pellegrina ha detto...

Interessante chiarimento! Quindi taglierebbero la metà dei due terzi dei contributi. Chiamando a raccolta le mie scarsissime conoscenze aritmetiche, se i fondi per le trasmissioni di organi costituzionali ecc. sono in tutto diciamo il 66 per cento dei contributi percepiti, e il taglio è metà di questi stessi fondi, il taglio complessivo non sarebbe del 50 per cento di quanto la radio attualmente percepisce, ma del 33 per cento circa.
Un terzo in meno, qualcosa con cui le amministrazioni pubbliche convivono - malissimo - da decenni, UE oblige.
Comunque meglio che il 50 per cento in meno!!!

Sapevo della registrazione e archiviazione dei resoconti - e ci mancherebbe se non fosse fatto. È così ad esempio che si possono ancora leggere i verbali sul Consiglio d’Europa che linkavo tempo fa. Purtroppo non sempre viene trascritto in linguaggio comprensibile il resoconto stenografico.
Il punto dolente cui la radio ha senz’altro dato risposta nel tempo, perché mi pare che non sempre le sedute siano state coperte dalla RAI (ricordo quelle per l’elezione del PdR, ma non le altre) è la mancata diffusione dei lavori che rimangono a disposizione solo di chi ha il tempo e il denaro di andarseli a consultare in biblioteca. Oggi la mentalità è senz’altro cambiata per vari motivi e le istituzioni sono per fortuna più sensibili al tema della trasparenza e dell’accesso all’informazione da parte dei cittadini o comunque degli interessati. Le trasmissioni e lo stoccaggio sono più semplici e meno costosi tecnicamente di quanto fossero un tempo.

Ah, comunque ho letto che il leghista presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, avrebbe detto di avere firmato l’appello per la radio. Non ho verificato, pero’.

la povna ha detto...

Non credo molto nelle petizioni, anzi, per la verità non ci credo per nulla. Ma credo molto nella Radio (per me RR è così che si chiama) e dunque mi sto attivando per sensibilizzare per quanto posso, intorno a me stessa. E sulle vite dei radicali come i gatti, temo che tu abbia ragione, considerato anche che la morte di Pannella è come se gli avessi tolto parecchio elisir (nel male e anche nel bene, peraltro, pur se non in questo caso).

Anonimo ha detto...

Radio on demand. Dove l'ascoltatore va e attinge, quando e come vuole, tutto e solo quello che vuole. Un po' triste, come funzione.
pensierini

Murasaki ha detto...

@Romolo:
Ah, la buona politica dei tempi andati... ma c'è stata mai?
Certo, va detto in questi anni abbiamo toccato il fondo e stiamo scavando che nemmeno la Trivella Spaziale di Goldrake (sosspiro)

@Pellegrina:
Va visto come venivano spesi quei soldi, come funzionava l'insieme... loro parlano di chiudere. C'è da dire che, per mantenere una televisione a diffusione nazionale ci sono molte spese inevitabili (in realtà anche nell'amministrazione pubblica, e si vede, almeno in certi comparti).
La registrazione delle sedute in Parlamento non so se era mai stata fatta prima che i Radicali ci mettessero mano nel 1977. Il punto è che loro le diffondevano anche, e questo venne all'inizio ritenuta una stravaganza ai limiti dell'eresia.
Ed è vero che la cultura moderna porta verso una maggiore trasparenza. Il punto è che ci sono partiti che non hanno AFFATTO una cultura moderna, e uno di questi sta nel governo.
L'appello per Radio Radicale l'hanno firmato tanti parlamentari - anche perché loro la usano parecchio, soprattutto l'archivio. Ma un conto è firmare, un conto è impegnarsi concretamente... e un terzo conto è riuscire a combinare qualcosa. Senza contare che anch'io, come la povna, ho molta fiducia nelle raccolte di firme.

@la povna:
purtroppo condivido ogni tua parola. Naturalmente anch'io ho firmato, ma... :(

@Pensierini:
Non ti piacciono le banche dati da consultare? Io le ADORO! Sarà che ci ho lavorato per anni e che ci ho un passato di archivista ^_^

Pellegrina ha detto...

Mi devo ripassare le trivelle non ce le ho proprio presenti!!!
Grave lacuna per l’oggi. Si’ Radio radicale ha sfidato la feudalità democristiana del popolo da tenere nella beata ignoranza dei discorsi parlamentari diffondendo le sedute. È senz’altro merito anche suo se oggi l’idea della pubblicità dei lavori ha penetrato le istituzioni in questione che hanno montato i propri canali e che inoltre mettono in linea sotto forma cartacea ogni sorta di documentazione scritta facilmente consultabile.
Se il partito in questione è come penso la Lega mi pare tanto più interessante che sia un suo esponente a prendere posizione pubblicamente a favore, specie se poi è uno di coloro che il bilancio dello stato lo fa, come il presidente della relativa Commissione parlamentare. Poi certo tra il dire e il fare...
Comunque la cosa conferma che i radicali hanno sempre saputo trovare sponde nei luoghi influenti quando è stato necessario.
Per quanto riguarda i costi se quegli otto, credo, milioni su dodici (erano 14 poi tagliati dai governi precedenti, mi sembra) erano erogati per la trasmissione delle sedute, avrebbero dovuto essere spesi per quello, no? Effettivamente per piazzare un microfono sembrano abbastanza abbondanti, poi non so quanti giornalisti ci lavorino stabilmente, con che contratti, dato che oggi ormai si fa fare tutto ai giornalisti cosiddetti indipendenti che costano meno, non si pagano contributi ferie ecc... eh, i regali del liberismo, come sappiamo bene.

Murasaki ha detto...

@Pellegrina:
La Trivella Spaziale compare nella terza serie, se non ricordo male la guida Maria, la sorella di Goldrake.
I microfoni di Radio Radicale, in base alla convenzione, vanno piazzati anche a convegni, processi, eventi culturali, congressi dei partiti ecc. Immagino sia questa la parte più costosa perché ci sono da pagare le spese di trasferta e lo spostamento delle attrezzature e via dicendo. E, come ho scoperto con una certa sorpresa, per Radio Radicale lavorano più di cento persone - per lo più tecnici, immagino, per le registrazioni in giro per l'Italia perché per le trasmissioni dallo studio e dal parlamento (le interviste ai parlamentari) i giornalisti sono una manciata. Detto questo, di quanto costa una radio non so nulla di nulla, ma ho trovato da qualche parte che GR Parlamento costa sugli ottanta milioni l'anno. D'altra parte la RAI ha sempre mostrato un notevole talento nello spendere soldi...