Di nuovo una piacevole certezza: questo romanzo non soltanto non è assolutamente il primo di Jane Austen, ma siamo ben sicuri che sia l'ultimo. In compenso c'è chi sostiene che sia incompleto. Personalmente non lo credo ma è possibile che, se fosse vissuta più a lungo, l'autrice ne avrebbe riscritte alcune parti: ci sono infatti diversi punti in cui si intravedono le ossa della narrazione e la successione degli eventi avviene in modo piuttosto meccanico, senza quel delizioso gioco d'acqua che caratterizza gli altri romanzi, dove zampillano gli uni dagli altri con perfetta naturalezza. In compenso ci sono molti punti dove la prosa è particolarmente bella e ricca di implicazioni, insomma dove la scrittrice scrive meglio di quanto abbia fatto mai - e infatti ci sono molti lettori che lo ritengono il romanzo migliore e lo tengono sull'altarino.
Ecco, proprio sull'altarino forse non lo metto, ma senza dubbio è molto bello.
Chi ha frequentato un po' di Harmony sa che c'è una collana dedicata alle...riprese? Ritorni di fiamma? Ad ogni modo il sottotitolo è "C'è sempre una seconda occasione per amare". Per amare lo stesso uomo o la stessa donna, intendono.
Funziona così: lui e lei si sono incontrati qualche anno prima (sei, sette, comunque meno di dieci), amati follemente e qualche volta perfino sposati, hanno condiviso qualche notte di passione... poi si sono bruscamente divisi, convinti che essersi amati sia stato il più stupido errore della loro vita e che l'altr* li abbia solo sfruttati e/o presi in giro.
C'è una causa meccanica di cui entrambi sono all'oscuro naturalmente, di solito organizzata da parenti o... mah, chiamarli "amici" mi sembra eccessivo, visto il loro comportamento, comunque da persone di cui si fidano e, nella maggior parte dei casi, un buon tasso di idiozia da parte dei due innamorati. Passato qualche anno i due però si incontrano nuovamente; in teoria sono convinti di essersi ormai emancipati dal loro sciocco amore di gioventù, ma naturalmente non è vero e pian piano le cose si chiariscono e a fine romanzo li vediamo finalmente uniti in modo stabile. Ecco, credo che il capostipite di questo ramo della narrazione sia stato proprio Persuasione, perché non mi sembra che questa traccia sia stata mai narrata prima del presente romanzo.
I due innamorati descritti da Jane Austen comunque non sono affatto idioti e non c'è stato equivoco nella loro separazione, solo una certa debolezza (e molta ingenuità) da parte di lei.
Anni prima - otto anni prima, per la precisione, la giovanissima Anne Elliot ha conosciuto il giovane tenente di marina Frederick Wentworth. I due si sono subito piaciuti e poi fidanzati. Lui però era povero e di incerta carriera (le due cose sono strettamente collegate, perché un Wentworth padre ricco e influente avrebbe sistemato già da tempo la questione) mentre lei era la figlia di un baronetto di scarsa intelligenza ma di grandissima superbia, convinto di occupare i gradini più alti della scala sociale e del tutto immune a sentimenti insulsi quali l'affetto per la figlia o l'interesse della di lei felicità.
Non c'era stata una vera opposizione, solo molta freddezza e una certa dose di pressione - o di persuasione, se così ci piace chiamarla. La sorella maggiore di Anne aveva appoggiato il punto di vista del padre, anche perché non voleva che la sorella si sposasse prima di lei e soprattutto con un partito così squalificante per la nobilissima (maddeché?) famiglia degli Elliot. Anne si era così trovata sola ad affrontare il malumore paterno perché la madre era morta da qualche anno e la seconda sorella, ormai sposata, non aveva mai saputo nulla di quella storia. Tuttavia, per quanto giovane, tenera e sprovveduta avrebbe affrontato le pressioni con una discreta fermezza, anche perché era molto innamorata del suo tenente spiantato. Purtroppo però era intervenuta anche Lady Russell, grande amica della defunta madre che alle sue cure aveva affidato la carissima figlia e che sulla nobiltà della nobile famiglia Elliot la pensava esattamente come lo sciocco baronetto e l'insipida figlia maggiore. Davanti alle insistenze di colei che ai suoi occhi era una sorta di delegata della madre, Anne aveva ceduto.
Ho abbondato senza risparmio con gli aggettivi, soprattutto quelli rivolti a Sir Walter Elliot e alla sua primogenita, perché qualsiasi lettore che non abbia mandato il cuore alla raccolta differenziata dei rifiuti per farne compost, dopo aver letto lo scarno resoconto delle vicende di Anne e soprattutto gli effetti che questa storia ha avuto su di lei viene colto da una incontenibille irritazione e comincia a mandare mentalmente insulti di tutti i tipi al tronfio baronetto - che peraltro non fa nulla nel corso del romanzo per riscattarsi sia pur minimamente agli occhi del lettore o di un qualsiasi protagonista del libro.
Come il padre di Emma, Sir Elliot è un uomo provvisto di senno tutt'altro che sovrabbondante e assorto in pochi ma assai ostinati pensieri; ma mentre il padre di Emma è universalmente benvoluto anche dai molti che ne sono esasperati, prima tra tutte la figlia, grazie a un temperamento affettuoso e gentile - e in effetti tende molto, moltissimo a preoccuparsi degli altri e soprattutto della loro salute, ma è anche decisamente generoso e tutt'altro che assorto nella contemplazione della grandezza del suo casato, che pure è più che rispettabile - Sir Water Elliot guarda tutti dall'alto in basso e vive ossessionato dal pensiero dal decoro dovuto alla sua nobile stirpe e dalla bellezza sua e dalla mancanza di bellezza degli altri. Di per sé l'amore per la bellezza e il rispetto per i propri antenati non sono certo difetti, né vi è alcun motivo per cui un uomo debba lamentarsi di essere stato dotato di un bell'aspetto dalla natura; quando però la conversazione e i pensieri dell'uomo in questione si basano quasi esclusivamente sull'importanza di non farsi deprivare di alcuno dei suoi diritti, quando su questi "diritti" si hanno pretese del tutto irragionevoli e quando la bellezza e il rango sono assolutamente gli unici criteri con i quali viene valutato qualsiasi altro essere umano senza alcuna attenzione alle sue qualità morali o intellettuali, e insomma quando alla base di questi sentimenti c'è prima di tutto una grettezza del tipo più miserabile, difficilmente chi li prova è oggetto di grande popolarità. Per aggiungere qualche ciliegina sulla torta e mettere in moto la vicenda occorre aggiungere soltanto il fatto che Sir Elliot è convinto che un gentiluomo non deve vivere all'altezza dei suoi mezzi, bensì sono i mezzi che devono adattarsi alle sue legittime aspirazioni - insomma trova del tutto incompatibile con la sua posizione non tenere almeno due carrozze, mentre essere continuamente tampinato da creditori insoddisfatti non gli crea motivo di onta, solo un forte senso di fastidio.
Anne Elliot è del tutto estranea a questa mentalità, e di conseguenza né il padre né la sorella maggiore la tengono in alcuna considerazione. Per giunta non è bella, che in quella famiglia è una sorta di peccato mortale.
In effetti era stata molto bella ai tempi del suo fidanzamento, tanto che il consiglio (o meglio la persuasione) esercitata da Lady Russel era stata dettata anche dalla paura di bruciarla troppo presto sul mercato matrimoniale perché poteva aspirare a ben di meglio che a un marinaio spiantato.
Peccato però che Anne la pensasse diversamente.
Anne è una protagonista anomala per un romanzo di Jane Austen, anzi per un romanzo dell'epoca in generale: non è una ragazza giovane e inesperta del viver del mondo che fa il suo apprendistato imparando dai suoi errori - quella fase ormai l'ha passata e i suoi errori li ha fatti, imparando parecchio ma uscendo quasi spezzata dalla prova. Quando la incontriamo ha ventotto anni, un carattere malinconico, diversi rimpianti e un aspetto sfiorito. Non c'è stata una carta migliore di Frederick Wentworth da giocare sul mercato matrimoniale, principalmente perché Anne non si è più innamorata; forse in realtà non si è voluta innamorare, oppure il destino è stato un po' scortese con lei non mettendole sulla strada qualcuno in grado di rimpiazzare il perduto amore. Sta di fatto che, lentamente ma irreversibilmente, si è spostata su un ruolo diverso da quello della ragazza da marito: quello della donna nubile e destinata a restarlo, delizia dei nipotini, balia asciutta delle sorelle, molto apprezzata da chi la conosce per averne assistenza e appoggio morale, ma del tutto priva di una vita personale, tranne le parentesi con Lady Russell.
La persuasione si è rivelata mal spesa anche sul piano più pratico: nel corso degli anni, mentre lei sfioriva, il marinaio spiantato, pur avvolto in una nuvola di rancore (e di involontaria fedeltà, perché nemmeno lui ha minimamente rimpiazzato il suo amore di gioventù) grazie alle guerre napoleoniche ha fatto una carriera assai brillante e messo su un bel patrimonio, senza peraltro sfiorire affatto. Quando si ritrovano quindi lui può permettersi di guardarla dall'alto in basso e di trattarla con freddezza. Almeno all'inizio.
Altra caratteristica insolita di questo romanzo: nemmeno il lettore più sprovveduto riesce a credere seriamente che i due non torneranno insieme, nemmeno nelle prime pagine dopo il loro nuovo incontro. Qui non si tratta di sapere con chi finirà per accasarsi l'eroina, quanto di vedere quando e in che modo lo farà. I due, come appare chiarissimo, hanno mantenuto intatta la capacità di leggere nel cuore dell'altro - Frederick dimostra in varie occasioni di capire perfettamente gli stati d'animo di Anne, e Anne a sua volta capisce immediatamente quando l'ormai capitano Wentworth cede le armi e smettendo di mentire a sé stesso ammette in cuor suo di essere ancora innamorato di lei. Il loro sentimento era profondo e ben radicato e si era basato su una valida comprensione dell'altro e riallacciare gli antichi legami sarà davvero questione di poco.
Più complesso sarà sistemare le cose tra Lady Russell e il capitano Wentworth, ma è probabile che sarà comunque affare meno complicato di quel che potrebbe sembrare, considerando che entrambi hanno assai a cuore la felicità di Anne.
Come per tutti i romanzi di Jane Austen, ogni scusa è buona per leggere o rileggere Persuasione e ogni stagione offre buoni spunti per raccomandare tali letture.
Volendo, ci sono anche due film da vedere: il primo, del 1995, per la regia di Roger Michell l'ho visto e mi è sembrata la classica pellicola con la quale e senza la quale il mondo resta tale e quale, anche se le ville e i paesaggi recitano molto bene; chi vuole vederlo (in inglese) lo troverà qui. Il secondo, che non so nemmeno se è arrivato in Italia, è del 2007, fu fatto per la televisione in più episodi ed era diretto da Adrian Shergold; su YouTube si trovano diversi video, anche lunghi.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti ottime letture primaverili pasqualine, anche sotto gli alberi in fiore se avete un giardino o un parco vicino a casa. Auguri, e che le uova siano con voi!
4 commenti:
La tua presentazione me lo fa effettivamente sembrare un romanzo molto interessante tra quelli di JA perché fin dal titolo mette in evidenza una delle violenze più forti esercitate da quel mondo sulle donne e attraverso di loro pure sugli uomini: quella sulla scelta del proprio compagno di vita che all’epoca era per di più per molte di loro il solo « datore di lavoro » che conoscessero.
Inoltre in molti dei romanzi precedenti le testarde che hanno fatto di testa loro non se la passano poi proprio bene, qui invece, forse perché si aspetta e si riesce a convincere le sacre autorità della famiglia con sacrificio, pazienza e umiliazione, la cosa sembra riuscire.
Un tema che avrà molta fortuna nella narrativa ottocentesca, comunque, in cui la pazienza incrollabile e la sottomissione alle autorità sono virtù (cattoliche) ricompensate alla fine di molti lustri di non vita. Ricordo un romanzo italiano minore, forse si chiama Luisa? Ambientato in campagna ma in ambienti molto più modesti, con lo stesso schema: padre tra il tirannico e l’imbecille, figlia sottomessa ma incrollabile, attese infinite.
Se si voleva rappresentare la claustrofobicità della famiglia Austen ci riesce benissimo.
Ah, la vergogna per i debiti è valore prettamente borghese. Un nobile non puo’ turbarsi per cio’ che pensano gli usurai.
Comunque mi sa che devo rimediare alle mie lacune austeniane!
Buon cioccolato, buon agnello, buon coniglio (qui si festeggia a conigli di cioccolata), buon salame, buona focaccia, buona gita di Pasquetta!
Un abbraccio, Dama. (Rileggevo ieri la storia di Guglielmo IX ma che personaggio simpatico e intelligente, vero?)
Qualche anno fa ho visto il film del 2007 "Persuasione". Mi era piaciuto moltissimo, soprattutto per l'attrice che interpretava Anne, la Sally Hawkins de "La forma dell'acqua". (Anche l'attore che interpreta Frederick non era niente male, il che non guasta mai). Mi ha spinto a rileggere il romanzo e a farlo diventare il mio preferito. Prendiamo "Orgoglio e Pregiudizio" che conosco meglio degli altri: c'è sempre un certo distacco tra l'autrice e i suoi personaggi. Lei li osserva dall'alto, li descrive con la sua ironia. Noi sappiamo che Elizabeth e Darcy si amano, si ameranno per sempre ma a me paiono sempre freddini nelle loro manifestazioni. Mi viene sempre da dire: tutto qui? Ma un po più di trasporto, di pathos. ... tu mi dirai : leggiti un ben romanzone romantico, se ami il genere...
Ecco, qui è tutto più "fisico". La descrizione del rimpianto, della rassegnazione dapprima, dell'ammirazione da parte del cugino (che ha interessi suoi non del tutto onorevoli, ma ammira la sua intelligenza), della consapevolezza del suo amore ricambiato da Frederick, cioè tutta la descrizione dello stato d'animo di Anne passa attraverso la descrizione del suo corpo. Dapprima è una giovane donna di 27 anni, sfiorita, pallida e triste, destinata al ruolo di zia in una famiglia che non l'apprezza. Poi ritrova la bellezza della gioventù, e non solo per l'aria salubre di Bath. Acquista fiducia in se stessa, si libera dalla soggezione al padre e alla famiglia.
Io ci hi visto una partecipazione profonda della Austen, una sorta di identificazione. Non c'è ironia, i suoi giudizi sulla donna nella società del suo tempo sono chiari e sono espressi proprio da Anne.
In tutto il romanzo c'è tensione, e il culmine è la lettera di Frederick, esempio di intimità e passione, che scioglie tutti i nodi: "....Lei strazia la mia anima....Lei abbassa la voce, ma io so distinguerne toni che altri non saprebbero cogliere...."
Sì, mi è piaciuto molto.
È in effetti il mio preferito, e anche il film con Amanda Root mi è piaciuto, specie la scena della lettera, resa molto bene. Ho visto quello "nuovo" con Sally Hawkins grazie al buon cuore di TV2000 che ogni tanto si impietosisce e recupera qualche period drama della bbc. Va detto che trovare una riduzione inglese malfatta è difficile. Nel libro manca una caratteristica che mi ha sempre colpito: i protagonisti rispettosi delle regole ottengono a fatica e dopo molte pagine di angustie la meritata felicità, mentre chi se ne frega ottiene quel che vuole facilmente: Lucy fa un ricco matrimonio, Lydia sposa un uomo bellissimo ecc. Ma appunto, la felicità è un'altra cosa. In persuasione i personaggi sono più sfumati, e più sono sgradevoli più restano a bocca asciutta. Con tutto ciò, non riesco a dar torto a quell'impicciona di lady Russell visto che Anne aveva solo 19 anni. Saluti e riverenze da Lurkerella
@Pellegrina:
Ahimé, di Guglielmo IX so a malapena che era il nonno della celebre Eleonora!
Sì, il romanzo potrebbe interessarti molto. Ci sono i soliti temi, ma trattati da un angolo visuale diverso e con delle sfumature più dolenti del solito. Ma insomma saprai dirmi, in caso ^_^
Grazie degli auguri. Anche noi da qualche anno sono arrivati un po' di conigli di cioccolato dalla Lindt, e soprattutto alcune pasticcerie hanno cominciato a produrli in proprio. Ma in Francia e in Germania c'è ben di meglio!
@Acquaforte:
in realtà diversi critici hanno parlato di un fondo autobiografico, anche se degli affari privati di Jane Austen sappiamo ben poco. C'è però una partecipazione particolare... sì, anche più fisica, come osservi tu. C'è qualcosa di diverso, insomma.
@Lurkerella:
Nel libro c'è anche un personaggio curioso: la cacciatrice di dote che voleva impalmare sir Elliot e finisce per fuggire con l'altro Elliot.... e forse, lascia capire Austen, le andrà bene perché in fondo ha seguito la voce del cuore invece che quella del portafoglio. E quindi probabilmente anche lei alla fine sarà felice, o comunque più felice di quanto sarebbe stata sposando quell'impiastro di sir Elliot ^_^
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