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domenica 25 marzo 2018

Cronache dall'armadio


Lezione tranquilla, in un lento rutilare di periodi a base di coordinate, fatti invero piuttosto bene; tra un periodo e l'altro affiora un lieve sottofondo, come un sospetto di suoneria di cellulare. Arriva e se ne va, come sfuocato.
Poche coordinate dopo ritorna, più netto ma sempre con qualcosa di strano nel suono.
"C'è un cellulare acceso" si decide ad ammettere qualcuno. E comincia la caccia al colpevole, in un gran frugare nelle tasche e negli zaini. Ma, niente, il colpevole non si trova e il cellulare continua il suo suono anemico.
"Prof, forse è il suo".
"Impossibile" assicuro: il mio cellulare dorme il consueto sonno di piombo nella borsa in Sala Insegnanti, senza contare che ha una suoneria completamente diversa.
"Forse viene dal corridoio?"
"No, è qua dentro" ammetto "Ma è come se fosse schermato, dentro qualcosa".
Guardo i cassetti della cattedra, ma niente. Tutti rifrugano zaini e banchi.
Finalmente, in mancanza assoluta di altre possibilità, Confucio raggiunge l'armadietto vicino alla cattedra, e quando lo apre la suoneria si fa improvvisamente più chiara.
Confucio guarda e riguarda, ma non c'è traccia alcuna di cellulare.
"Un cellulare fantasma?".
"Forse non viene da lì".
"Ma sì che viene da lì, si sente benissimo!".
Confucio espora e fruga con pazienza. Infine estrae il cellulare incriminato da sotto un libro di matematica.
Tutti siamo perplessi. Parecchio. 
"Non è il mio".
"Nemmeno il mio".
"Il mio è qui".
"Chiedo scusa" mi decido infine a chiedere "Ma quale istinto perverso può spingere uno studente all'apparenza mentalmente sano a portare a scuola un telefonino e lasciarlo acceso nell'armadio sotto un libro? Quale utilità può venirvene?".
Nessuno sembra in effetti vederci utilità alcuna. A St. Mary Mead non siamo molto fiscali con i cellulari, chi vuole lo porta, basta che non suoni durante la lezione, e se anche suona non è che attiviamo la tortura della ruota, glielo facciamo spengere e amen.
"Quello è il telefonino della prof. Margherita" stabilisce infine Rocky.
Questo non cambia granché la questione: che vantaggio c'è a seminare telefonini negli armadi per una docente?
"Deve averlo lasciato lì quando ha preso il libro di scienze".
In cuor mio medito un sacco di cose sul fatto che gli insegnanti non dovrebbero entrare in classe col cellulare in mano, tanto meno acceso, ma mi guardo bene dal dirle. In fondo è già un sollievo scoprire che il cellulare è stato solo abbandonato in un momento di distrazione e non in un attacco di alienazione.
Spedisco Rocky in cerca della prof. Margherita per renderle il prezioso oggetto e faccio un sorriso a trentasei denti alla classe:
"La fine dell'anno si avvicina, ormai siamo tutti un po' stanchi..." azzardo.
Con la consueta gentilezza, la classe prende per buona la scusa e torniamo alle proposizioni coordinate.

10 commenti:

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Ciao, mentre aspetto, in aeroporto con Marina, l'arrivo di Dante e Zanza Ti ho letto sul cellulare, uno smart vecchiotto che Dani mi ha passato. Mi fa rimpiangere il mio col coperchietto ma posso andare in rete. Chissà se il comemnto arriverà? Marina dice di sì. Hai postato un delizioso giallo ambientato in classe io adoro le piccole storie semplici. Da me spariscono gomitoli, elastici, olive, pomodorini e qualsiasi cosa possa rotolare, ma il colpevole è sempre uno (E.) e il "palo" è suo fratello.
Buona Domenica

Holly

Murasaki ha detto...

Come puoi vedere il commento è arrivato benissimo, nonostante la barba bianca del cellulare!
Ogni gattaro HA, naturalmente, una gran dimestichezza col Gran Mistero dei piccoli oggetti rotondi che spariscono nel nulla. Da noi però gli elastici riappaiono, perché Astrifiammante è convinta di essere una gatta da riporto e pretende che glieli lanci e rilanci...

la povna ha detto...

La tua cronaca mi ricorda alcuni dei miei colleghi dell'Astronave, che, alle prese con gli Sbucciati, una classe dalla complessità fortissima e concentrata in maniera non episodica e non opinabile, nell'ultimo consiglio 'motivazionale' organizzato da Walrus con la mia complicità di coordinatore hanno fatto una filippica contro "questi ragazzi che sono drogati di cellulare". Poi, è suonato un telefono. Di colei che aveva parlato. E io ho molto sommessamente fatto notare che - essendo che tutti i santi giorni che torno a casa trovo delle chiamate e dei messaggi mandatimi da quegli stessi colleghi durante le ore in cui sono a lezione - evidentemente questi benedetti ragazzi questa tendenza a non separarsi mai dal terribile strumento (cit.) la avranno ben presa da qualcuno.

Bridigala ha detto...

Purtroppo noi adulti non siamo così attenti, quando si tratta di farsi esempio per i ragazzi. Io ho conoscenti insegnanti, collaboro con tutte, ed evito accuratamente di telefonare loro in orario scolastico (se poi becco l'orario di una riunione non posso saperlo, quindi mi scuso e metto giù), spero che tutte tengano il telefono spento in fondo alla borsa, quando sono in classe (o lo accendano, nel caso, solo per motivi didattici o di emergenza vera), presumo, conoscendole, che sia così, ma anche gli insegnanti sono esßeri umani, soggetti a buone e cattive abitudini.

Murasaki ha detto...

@la povna:
con me sfondi un portone spalancato: ho notato spesso che chi si lamenta in continuazione del rapporto simbiotico dei ragazzi col cellulare (o con i social) soffre in alto grado di dipendenza dai suddetti, e forse proprio per questo ne sa riconoscere così bene i sintomi. Naturalmente negli insegnanti c'è anche una curiosa tendenza a spiegare ai ragazzi come si fa a campare, non sempre tra l'altro sempre supportata da prove così evidenti di saperlo fare a nostra volta...

@Bridigala:
No, di tendenza gli adulti non sono affatto attenti alle regole quando ci sono ragazzi intorno, e con i cellulare sono disattenti in un modo davvero speciale. Voglio dire: capisco il ministro degli interni o il presidente del consiglio, capisco anche chi di mestiere fa il primario o il sindaco... ma gli altri? Possibile che se staccano anche per mezza giornata davvero ris chi di succedere qualcosa di irreparabile?
Tra l'altro ho notato che chi voleva trovarmi mi ha sempre trovato, nemmeno dopo tempi lunghissimi e nonostante il mio cellulare sprofondato nel sonno quasi perenne. Soprattutto per le questioni scolastiche ad esempio rintracciarmi a scuola non è stato mai molto complesso...

la povna ha detto...

@Bridigala: se becchi l'orario di una riunione, non dovrebbero risponderti, perché il cellulare dovrebbe stare dove sta sempre quando stai a scuola - sprofondato in fondo alla borsa, al massimo silenzioso (per poter fungere da segreteria di registro delle chiamate perse), it is as simple as that. Se ti rispondono durante una riunione stai pur sicura che (come il 90% dei colleghi) ti risponderebbero anche di mattina. Aggiungo quello che dice Murasaki: il mio cellulare viene messo in borsa la mattina, silente, e ripreso quando arrivo a casa dopo la piscina (a quel punto parlante, lo riaccendo quando mi rivesto in spogliatoio); e nessuno, presidi inclusi, si è mai lamentato di non riuscirmi a trovare.

Bridigala ha detto...

Vero, in fondo se sei al lavoro e ti cercano per quello ti trovano per canali ufficiali, se ti cercano per emergenza ti trovano per canali ufficiali, altrimenti non è importante e si può fare dopo.

Pellegrina ha detto...

Davvero hai una gatta che si chiama Astrifiammante????
Ma io ti adoro!
Di che colore è?

A proposito di gatti neri e psicopompi (un commento di tempo fa).
Ho rivisto quello stesso gattone, sempre vicino all'albero di limoni, tornando a casa in una mattina radiosa di inizio gennaio. L'indomani ho saputo che quello stesso giorno era morto il nonno di una persona a me assai cara.
Comincio a avere paura di queste coincidenze :-).

"No, di tendenza gli adulti non sono affatto attenti alle regole quando ci sono ragazzi intorno": sacrosanto ed è una cosa ODIOSA ODIOSA ODIOSA. Personalmente mi risveglia istinti omicidi e un totale disprezzo per chi lo fa.
E per motivi facili, si spera, da intuire, è cosa profondamente dannosa. Perché fa pensare che le regole ci siano solo per chi ha meno autorità, non perché servano a una convivenza civile e rispettosa.
Il che purtroppo è in ultima analisi vero, nella realtà dei rapporti di forza e della sopraffazione, del dominio di alcuni esseri umani sui molti, ma meglio sarebbe insegnare la necessità di evitare di prolungarla, una realtà siffatta.

Murasaki ha detto...

Ebbene sì, puoi adorarmi a volontà perché la mia seconda gatta si chiama proprio Astrifiammante, vuoi per la squisita nerezza del suo bel manto (molto adatto a una Regina della Notte) vuoi per una certa trndenza ai sovracuti che le vengono proprio bene, specie quando è affettuosa ❤️
Dell'uso di sfinire i ragazzi con la necessità del rispetto delle regole violandole sistematicamente in loro presenza non credi si dirà mai abbastanza male (anche se in Italia, se non altro, serve a trasmettere utili messaggi su come va il mondo da noi): primo perché passa il messaggio "io so' io e voi nun siete un cazzo", che adolescenti e bambini hanno la tendenza a trovare piuttosto IRRITANTE, secondo perché così facendo butti allegramente nel cesso non solo la credibilità personale ma anche qualsiasi lavoro educativo tu cerchi di fare sul rispetto delle regole. Ma, non so perché, la gran parte degli adulti sembra convinta che i fanciulletti "non ci facciano caso" o, peggio ancora , si rendano conto che "per gli adulti è diverso". A quanto sembra sono l'unica che ha un po' di memoria - o che è stata cresciuta in una famiglia dove le regole si rispettavano, non so.

Pellegrina ha detto...

Ha ha ha ha ha ha ha! hahahahahahahah! hahahaha! ahahahahaaaahahahahaha!
Una gatta con sovracuti non l'ho ancora mai sentita! Ma intuisco che non si lascia ignorare facilmente.
A me i gatti neri piacciono parecchio, comunque.