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sabato 6 giugno 2015
Il medico di corte - Per Olov Enquist
Il libro è stato pubblicato nel 1999 e tradotto in Italia nel 2007 dalla casa editrice Iperborea, specializzata appunto in testi del Grande Nord che si ostina a pubblicare in un formato lungo e stretto, da guida turistica, che personalmente ho sempre trovato un po' scomodo per la lettura ma che immagino abbia i suoi estimatori.
Non è un romanzo storico, piuttosto una ricostruzione storica un po' romanzata ma eseguita con grande abilità e molta attenzione alle fonti dell'epoca, che vengono citate e contestualizzate con grande generosità. Certe parti l'autore ha dovuto inventarsele per forza di cose, ma di veramente inventato viene da pensare che ci sia ben poco e che tutto o quasi abbia alle spalle qualche documento, memoria o confessione dei protagonisti - tutta gente che, ben lontana dall'analfabetismo, amava assai mettere i suoi pensieri su carta o farli mettere ad altri.
L'autore, svedese, ricostruisce un episodio molto particolare della storia danese, ovvero "l'epoca Struensee", che fu una specie di Primavera delle Libertà, quando la Danimarca quasi riuscì a diventare il primo stato illuminista della storia grazie a una specie di colpo di stato legale avvenuto con il pieno appoggio del sovrano regnante.
La storia inizia nel 1766, quando Cristiano VII di Danimarca sale al trono a diciassette anni. Il giovane re ha ricevuto un educazione decisamente folle, tesa a spezzarne la volontà onde impedire che governi effettivamente il paese, limitando così i privilegi della corte danese.
Il tentativo riesce solo in parte: il giovane sovrano è preda di fissazioni maniacali e vive in un incubo tutto suo, ma apprezza molto le nuove idee illuministe, intrattenendo tra l'altro una corrispondenza con Voltaire. La corte danese è un ambiente claustrofobico dove Cristiano può forse sembrare pazzo, ma certamente non è l'unico ad esserlo. Durante il classico viaggio di formazione che Cristiano fa in Europa si lega al suo medico di corte, Johann Friedrich Streunsee, tedesco illuminista che applica le più moderne e illuminate tecniche di guarigione ai suoi malati. Quando i due torneranno alla corte danese, Cristiano affiderà completamente il governo al suo medico, che inizierà un rapido programma di riforme con centinaia di decreti (che, per ordine espresso del re, basterà la firma del medico a rendere attivi a tutti gli effetti) mentre il re scivolerà più o meno serenamente nella sua pazzia.
A corte c'è anche la regina, una principessa inglese di poco più giovane di Cristiano e diventata sua sposa a quattordici anni. Tra la regina e Streunsee nascerà un grande amore ma anche una forte intesa politica (sì, anche la giovanissima regina apprezza molto le idee illuministe) e infine una bella bambina, che tutti considereranno sempre la figlia del medico ma che il re non rinnegherà mai.
Il problema di Streunsee si rivelerà quello di essere solo, a corte: il re è sincero nel suo appoggio ma troppo debole per riuscire a difendere la coppia che pure ama, la regina è rimasta un estranea per la corte e infine, dopo poco più di un anno, l'idillio viene spezzato da una congiura. Sotto le torture, o la minaccia delle torture, o più semplicemente la minaccia di uccidere la bambina, i congiurati costringono Streunsee a confessare la relazione. La regina viene esiliata (morirà poco dopo, forse di morte naturale), le riforme abolite, il medico giustiziato. Il re però non può essere eliminato, e i congiurati preferiscono tenerselo com'è, sempre più instabile mentalmente e sempre più perso nella sua follia - ed è veramente notevole il modo con cui l'autore riesce a guidarci nel tunnel di questa pazzia, in un modo che spiega tutti gli avvenimenti e gli conferisce una logica, per quanto perversa (e non c'è dubbio che in questa storia di perversione ce ne sia parecchia). Anni dopo sarà il figlio legittimo del re, Federico VI, a deporre il padre e ad avviare nuovamente il programma di riforme abortite ai tempi de "l'epoca Streunsee" - perché anche Federico VI, naturalmente, era un convinto illuminista, anche se dirazzò negli ultimi anni del suo lungo regno.
Streunsee e la regina alla fine vinsero, dunque, grazie a quel gran galantuomo che è il tempo; e vinsero anche in un modo più sottile, perché la discendenza della principessina nata dal loro amore (e mai rinnegata dal re di Danimarca) a suo tempo e grazie agli intrecci dinastici finì nelle famiglie regnanti di tutta Europa.
Il medico di corte è un romanzo (o un trattato di storia) forse non di lettura leggerissima, ma estremamente affascinante, e probabilmente non mi sarebbe mai capitato tra le mani senza una segnalazione del Venerdì del Libro di un paio di anni fa. Purtroppo la blogger che l'aveva segnalato a suo tempo da allora ha chiuso o blindato il suo blog, e non posso fare il rimando. Ci tenevo però a esprimerle comunque la mia riconoscenza.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma, anche se ad ora tarda, e auguro a tutti felici letture per questo fine settimana - anche perché, col caldo che fa, personalmente più che spalmarmi in poltrona a leggere alzandomi solo per qualche occasionale relazione di fine anno non credo proprio che riuscirò a fare.
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6 commenti:
Mi hai convinto! :-)
Anche se devo confessarmi seccato. La storia che studiamo a scuola, allora, non è semplicemente eurocentrica, è proprio "ombellicocentrica"!
Vidi uno splendido film (A Royal Affair) tratto da questo romanzo e mi piacque moltissimo la storia. La giovane regina è resa proprio così, intelligente e aperta, innamorata ma anche intraprendente e amante della politica. E il medico, che dire....il mio uomo ideale....^__^ Bella, tenera e terribile, la figura del re, pazzo ma neanche tanto.
Saluti e buona domenica
Linda (anonima ☺)
C'è stato un periodo in cui ho letto quasi solo romanzi della Iperborea, pur non avendo mai amato il formato scelto.
Però devo ammettere che questo titolo mi è sfuggito mentre, da ciò che scrivi, credo mi piacerebbe molto.
Lo metto subito nella mia lista di libri da acquistare, grazie!
@Gaberricci:
La storia è tanta ^__^
Ammetto però che, pur con la nostra visione eurocentrica, una presenza più continuativa di Europa orientale, Russia e Scandinavia aiuterebbe a capire meglio cosa succede quando questi paesi compaiono improvvisamente in scena. Se la Svezia, almeno con la sua improvvisa comparsa nella Guerra dei Trent'anni, ha pur sempre un attimo di gloria, la Danimarca proprio non esiste nei manuali, se non per un attimo quando entrano in scena i Vichinghi. L'episodio raccontato nel libro non ha una grossa rilevanza internazionale, però sì, due righe quando si parla dell'Illuminismo in Europa potrebbero pur dedicargliele, visto he prima di Struensee in Danimarca c'era ancora la servitù della gleba (che lui non fece in tempo ad abolire, ma Federico VI la abolì pochi anni dopo).
@Linda:
ottimo, hai parlato anche del film - che, ahimé, non ho visto ma sto seriamente meditando di procurarmi in qualche biblioteca.
@Mamma Avvocato:
Non credo che rimpiangerai i soldi spesi, sto pensando di comprarlo anch'io ^__^
@
e per non tediarti sul film, mentre tu parlavi così carinamente del libro, ti avevo inviato un link ^___^
In biblioteca lo troverai sicuramente.
Linda
volevo proprio scriverti che esiste anche il film abbastanza recente, di cui ho un buonissimo ricordo, recitato con molta convinzione e ben fatto in ogni suo aspetto. storicamente, mi fa piacere che la bambina crescendo ebbe un ottimo rapporto con il fratellastro proprio come la madre, alla fine del film e prima di morire, raccomanda nella sua ultima lettera ai due piccini scritta dall'esilio.
troppe volte i regnanti spazzarono via i loro fratelli naturali o meno che fossero, mentre in questo caso non accadde.
f.to Albaplena
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