Festa della Repubblica. Cosa c'è da festeggiare?
Un sacco di cose, se appena ricordiamo i tempi della monarchia.
Sul finire dell'anno, quando gli insegnati sono stanchi e stressati e gli alunni pure, il mio pensiero si rivolge a quei colleghi che vanno sotto la generica etichetta di "precari".
Cos'è un precario, nella scuola?
Essenzialmente un essere umano che ha tutti i doveri e le responsabilità di un insegnante di ruolo ma che in più vive in una perenne situazione di stress, in particolar modo alla fine dell'anno scolastico.
No, non soltanto perché è nuovo del mestiere (alcuni precari non sono affatto nuovi del mestiere); non soltanto perché non sa dove sarà nel prossimo anno scolastico (questo può succedere anche a chi è di ruolo); ma anche e soprattutto perché, se cotal precario è in fase di tentato sprecariamento, in questo periodo soffre del grave incomodo di non saper essere in contemporanea in due posti nello stesso tempo. Manca, in sostanza, del dono dell'ubiquità. Un grave limite, ne convengo, eppurtuttavia codesto grave limite è insito nella natura umana e il MIUR non ha ancora trovato un modo di porre rimedio a cotanta precariesca insipienza.
Chiamo qui "precario in via di sprecariamento" la sventurata creatura che sta seguendo un PAS, TFA o come cazzo si chiama quest'anno - insomma, uno di quei corsi abilitanti o parabilitanti o pseudiabilitanti; vivaddio sono entrata di ruolo in tempo almeno per risparmiarmi questa croce e seguo la vicenda solo distrattamente, limitandomi a firmare una petizione di protesta quando me ne danno la possibilità. Ho notato però - ed è impossibile non notarlo - che i loro corsi e i loro impegni vengono sempre amorevolmente concentrati nelle ultime settimane dell'anno scolastico e nel tempo degli esami, complicando non poco la vita anche a noi che precari non siamo e che troviamo gran difficoltà a organizzare un decente calendario per gli scrutini, gli esami e altre coserelle evidentemente per il MIUR di nessun conto. E ricordo benissimo che ai tempi della SSIS succedeva la stessa cosa.
Forse che al MIUR non sanno che l'anno scolastico tende a finire verso Giugno? Forse che ignorano che anche i precari possono essere coinvolti nell'esame di stato?
Se è così, sarebbe davvero ora che qualcuno si decidesse ad informarli in proposito.
Ad ogni modo, le regole di uno di questi corsi che ogni anno cambiano nome sono poche ma sempre valide e risalgono ai bei tempi della SSIS:
1) In primo luogo, sono cari assaettati. Si paga in anticipo, e senza garanzie. Si paga a busta chiusa, senza sapere dove avverrà il corso e quando comincerà e tanto meno chi insegnerà, né che valore avrà
2) Solitamente gli insegnanti che tengono cotali corsi sono scelti - mediante apposite selezioni rigorosamente basate sul merito - tra gli insegnanti più scortesi, manfani e cignali*
3) L'organizzazione prevede sempre orari folli per detti corsi, a tappe di quattro-cinque ore al giorno, rigorosamente concentrate nel minor numero di settimane possibili ma sempre a fine anno scolastico, con modalità che ricordano irresistibilmente gli addestramenti di certi istruttori pazzi nei cartoni animati giapponesi di fine anni '70
4) Tali insegnanti amano molto ricordare ai malcapitati allievi di turno di come essi allievi siano privilegiati, non meritevoli, inadeguati, privi di entusiasmo e di vocazione e pretendano di prendere l'abilitazione senza studiare, lavorare eccetera e non sappiano apprezzare la formazione che è loro impartita (massì, in effetti potrebbero studiare di notte. Perché non lo fanno?)
5) Gli esami vanno rigorosamente inseriti nel momento più scomodo vuoi per le scuole e vuoi per gli aspiranti sprecariati, e sempre comunicati con margini di preavviso del tutto minimali
6) Il tirocinio va organizzato tardi, possibilmente tardissimo. L'ideale sarebbe farlo partire l'ultimo giorno dell'anno scolastico e farlo finire a fine Agosto, ma al momento gravi carenze di ordine organizzativo hanno impedito di realizzare questo ideale (che non si dispera tuttavia di raggiungere nei prossimi anni).
7) L'anno seguente al corso immancabilmente fiorirà qualche novità legislativa che renderà per un periodo di tempo del tutto inutile l'aver concluso il corso di sprecariamento - di solito perché gli sprecariati dell'anno prima hanno vinto un qualche ricorso, ma a volte anche solo perché al MIUR si sono fatti venire qualche geniale pensata per complicare la vita agli aspiranti sprecariati.
A queste povere creature vessate, umiliate, calpeste, derise e stanche oltre ogni dire va oggi la mia solidarietà, con l'augurio che lo Stato si degni infine di avviare un sistema di reclutamento meno lunatico e arrogante, e soprattutto provvisto di un calendario ragionevole e compatibile con i tempi di un anno scolastico.
*in Toscano "cignale" è un gradino più sotto, quanto a gentilezza d'animo e di modi, al "cinghiale", che già di per sé indica persona di scarsissima finezza (senza offesa per il cinghiale a quattro zampe, che è animale un po' irruento ma certamente non così stronzo)
7 commenti:
Per quel che vedo io, però, per lo meno per quanto riguarda il punto 3) e in generale la condensazione del corso a fine anno non ho conosciuto uno, e dico un solo collega precario che faceva TFA o PAS che non abbia accolto con grande plauso l'idea di condensare tante ore in pochi giorni, con ciò testimoniando della sua indubbia voglia di dedicare a questo corso tempo serio, immagino...
Ma beata te! Io sono due anni che ascolto colleghi che si lamentano a sfare a colazione, pranzo, cena e intervalli vari su questa cosa, e mi tocca pure dargli ragione - perché ce l'hanno, non c'è dubbio.
Ad ogni modo il Ministero è in grave fallo, qualsiasi cosa ne possano pensare o dire in giro gli aspiranti sprecariati, perché
1) organizzare le cose con criterio spetta a loro, e non a chi segue il corso
e, SOPRATTUTTO
2) non c'è proprio motivo di complicare la vita alle scuole dove i poveretti insegnano né ANCOR PIU' SOPRATTUTTO agli alunni delle scuole, i cui interessi dovrebbero venire prima di quelli di chiunque altro - in particolare di quelli dei docenti che tengono i PAS e i TFA. Sono due anni che fare i calendari d'esame è una manovra di una complicatezza estrema, e l'anno scorso ci fecero un calendario degli orali che era un incubo, con giorni vuoti e giorni con non voglio nemmeno ricordare quanto orali.
Assolutamente d'accordo, su questo. Noi abbiamo avuto impatto soprattutto aull'orario (delirante per gli alunni) e sulla concentrazione dei docenti rispetto ai propri impegni con la scuola. Sugli esami meno, almeno nel nostro tipo di scuola, per ora pochi impatti. Ma essendo l'esame di stato disciplinato da un'ordinanza unica nazionale c'è il vantaggio che giurdicamente, come priorità, comanda lui e le università ai devono adeguare.
Data la mia esperienza, passata ed attuale, avrei chilometri di cose da scrivere, ma mi tengo, precisando però che le Università, che sulla questione della formazione insegnanti hanno enormi ed evidenti colpe, quest'anno, poverette, si sono dovute piegare alla scarsa efficienza del MIUR, che ha terminato le incombenze burocratiche per far partire i corsi solo a gennaio. Per dire: la mia Università era pronta per fare i test TFA a metà settembre, ma il MIUR ha dato l'ok solo a novembre, facendo saltare tutta la parte organizzativa - esempio stupido: a novembre le aule in università sono già tutte prenotate per i corsi, e anche solo pescare un luogo congruo dove fare test, lezioni ed esami è stata un'impresa (i corsisti del mio laboratorio del TFA seguivano 5 lezioni settimanali in 5 luoghi diversi della capitale morale. ti lascio immaginare).
Sigh. La mia esperienza da sissina e´ stata la medesima. E dire che in Germania il Referendariat (che equivale a SSIS-TFA) e´ retribuito circa 1000 euro al mese ed e´ infinitamente meno stressante.
PS: chiedo venia per accenti ed apostrofo sbagliati, tastiera tedesca.
@la povna:
Ma infatti, organizzando le cose così male il MIUR si mette automaticamente dalla parte del torto - e soprattutto complica inutilmente la vita a un sacco di persone.
@LaNoisette:
Eppure al MIUR dovrebbero pur saperlo, che alle medie una classe su tre fa gli esami, e che tutti gli anni scolastici hanno una fine in quel di Giugno. E anche che all'Università può succedere, a Novembre, di avere ANCHE qualcosa da pensare oltre ai PAS. E' questo gusto prettamente italiano di fare le cose col massimo incomodo possibile per tutti che davvero non riesco a capire...
@Lucrezia:
Bentrovata, e non preoccuparti della tastiera tedesca ^__^
Quel che racconti della Germania è molto interessante, e mi piacerebbe molto venisse preso a esempio, soprattutto per l'organizzazione non stressante: questo aspetto punitivo per cui il precario deve
1) chiedere scusa di esistere
2) maledire la sfortuna che l'ha fatto nascere
3) pentirsi moltissimo dei suoi peccati presenti, passati e futuri e soprattutto soffrire, soffrire e soffrire
l'ho trovato sempre molto irritante. Sembra che l'unico valido elemento di giudizio per valutare un insegnante sia la sua capacità di sopportazione. Ma occuparsi di cose più pertinenti al lavoro che dovrebbe fare?
Lo so bene. Dal momento che l´abilitazione italiana all´insegnamento non e´ riconosciuta in Germania ho dovuto svolgere un Anpassungslehrgang, "corso di adattamento" con tirocinio a scuola di dodici mesi e quattro prove da sostenere. E´ stata una bellissima esperienza, almeno per me che avevo il trauma SSIS alle spalle! Tutor ed ispettori gentili e disponibili. Unica riserva: la didattica tedesca (almeno per quello che concerne le mie materie) non mi convince.
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