Ho sentito parlare di Vango per la prima volta in un Venerdì del Libro dell'anno scorso, da Le librerie invisibili. Me lo appuntai ma poi persi il taccuino delle segnalazioni del Venerdì. Lo rincrociai per caso alla Mostra del Libro della mia scuola (Vango, non il taccuino) lo ponderai, lo esaminai...
Ala fine mi diedi una mossa e lo ordinai in biblioteca, procurandomi così più di ottocento pagine di ottima lettura divise in due volumi. Il primo ha come sottotitolo Tra cielo e terra, il secondo Un principe senza regno. Ufficialmente il libro rientra nel filone della letteratura per Giovani Adulti, ma si può leggere con gran piacere anche da adulti, nel corso della mezza età e pure durante la vecchiaia - insomma, dai 14 in su.
Non è letteratura fantasy né fantastica né favolistica, anche se al suo interno quest'opera racchiude più di un prodigio.
Il primo e il più vistoso è che, nel corso delle ottocento e passa pagine, nessuno dei molti protagonisti si spiaccichi come una frittella cadendo da quote più che considerevoli. Il titolo del primo volume non è messo lì tanto per fare e buona parte delle numerose avventure ivi narrate si svolge sui tetti, sulle impalcature di costruzioni di grattacieli, su dirigibile, su aerei... ma nessuno cade mai. E sì che qualche volta ci vanno davvero vicino.
Il secondo prodigio è che le copertine delle edizioni internazionali di questi volumi sono belle. Tutte. Compresa l'edizione italiana - e questo, da noi, in un libro per ragazzi si vede davvero raramente. Inoltre, prodigio ancora maggiore, tali copertine sono del tutto pertinenti alle vicende narrate nei libri. Onore alla San Paolo editore, e speriamo che abbia lanciato una nuova moda.
Il libro prende il nome dal protagonista, Vango, appunto. Forse in francese è un nome accettabile, in tutti i casi nessuno nelle ottocento e passa pagine domanda "Vango come Sarchio, Zappo, Aro e Semino?". Io però me lo sono domandata più di una volta.
Da notare che in teoria il protagonista è pure italiano: Vango Romano. Scopriremo poi che la questione è più complessa. Comunque tutti sembrano trovarlo un nome perfettamente normale, anche se ad un certo punto affiora la speranza che "Vango" sia un diminutivo di "Evangeliste".
La vicenda narrata va dal 1934, quando il protagonista ha diciannove anni, al 1942. C'è anche un breve epilogo post 1945 e numerosi flash back che partono dagli ultimi anni dell'Ottocento. La scena si svolge in Russia, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Italia. E' un romanzo storico e un romanzo d'azione, e senza dubbio è una lunga queste perché tutti sono sempre occupatissimi a cercare qualcosa e soprattutto qualcuno, e di solito questo qualcuno è Vango. Anche Vango cerca sé stesso perché non sa chi è, da dove proviene e soprattutto per qual motivo una quantità inverosimile di gente lo cerca per ammazzarlo, proprio lui che è un bravo ragazzo gentile e troppo occupato a scappare dai suoi inseguitori per rischiare seriamente di dare ombra a qualcuno.
Oltre a molti inseguitori, Vango ha anche diversi amici, tutti fedelissimi e agguerriti. Anche loro, all'occorrenza, lo inseguono - ma solo per aiutarlo; eppure, com'è inevitabile, anche con le migliori intenzioni rischiano più di una volta di metterlo in pericolo, e di sicuro lui mette in pericolo più di una volta loro.
Insomma, non è un libro dove i protagonisti passano capitoli su capitoli a prendere il tè inanellando discussioni esistenziali. No.
Alla vicenda principale di Vango si intrecciano la dolorosa storia di una spia suo malgrado, di un terribile criminale tanto astuto quanto imprendibile ma implacabilmente cacciato da un testardissimo commissario francese, del proprietario di una ditta di dirigibili antinazista, di un tesoro scomparso, di una ragazzina ebrea che prende coscienza del dramma di essere ebrea solo quando i nazisti invadono la Francia (successe a molte e a molti, non solo in Francia), amori impossibili che in qualche modo diventano possibilissimi, vendette inseguite per decenni, monasteri invisibili (no, niente incantesimi. Ho già detti che non è un fantasy). E tutto questo, in un modo o nell'altro, finisce per ricollegarsi a Vango, oppure Vango ci si ritrova immerso, che lo voglia o no.
Un pezzo per volta la vicenda finisce per chiarirsi. Il lettore però deve darsi un po' da fare a ricucire gli indizi perché manca volutamente il capitolo "adesso vi raccontiamo l'antefatto dall'inizio alla fine, sedetevi che passa il cameriere con le spremute d'arancia". Esiste, sì, la lettera dove la fedelissima governante di Vango gli racconta della sua nascita e prima infanzia e fuga con tutte le spiegazioni del caso. Questa lettera però viene fatta leggere a Vango ma non al lettore, che deve arrangiarsi da solo a rimettere insieme le tessere: comunque le tessere sono ritagliate con grande abilità e se anche in apparenza qualcosa non viene detta in realtà l'antefatto si segue molto bene.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro ottime vacanze (con eventuali lunghi pomeriggi assolati di letture) a tutti quanti.
8 commenti:
Non sono così sicura che faccia per me, devo dire. Anche se forse potrebbe essere interessante come lettura da consigliare per scuola... Vediamo.
Non so che dirti, sinceramente. Non è nemmeno il mio genere, però l'ho letto davvero volentieri
Interessante, anche se non credo riuscirei al momento a leggere un libro così lungo, soprattutto un romanzo. Un saggio, forse, ma lungo al massimo un terzo :-D
Comunque la tua recensione è splendida! Potresti farlo di lavoro ;-)
www.wolfghost.com
A me invece ispira molto, ne avevo già sentito parlare ma non in maniera così dettagliata. Grazie
Mi unisco alle parole di Wolfghost. Non sono una di tanti complimenti, ma come descrivi tu un libro o un film non lo fa nessuno. :)
Sai che mi hai fatto venire voglia di leggerlo?Grazie del suggerimento.
Io spesso e volentieri amo i libri nati per ragazzi ma che poi si addicono anche agli adulti.
Mi segno il titolo, perchè qunado ne hanno parlato all'interno del VdL in passato devo essermelo perso.
Ciao!
Ma sai che mi era sfuggito questo tuo consiglio? Lo appunto. Grazie
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