"Che succede?" chiedo. Vengo giusto da una classe dove due fanciulle assai infreddolite sono andate a misurarsi la febbre. Ma le due scuotono la testa, mormorano un "No, niente" e sgusciano via.
Il corridoio è molto inquieto ma questo non fa testo: alla fine dell'intervallo il corridoio è sempre molto inquieto.
Anche la Seconda d'Ogni Grazia Adorna è molto inquieta, e anche questo non è più insolito. E quando siedo alla cattedra vengo presa d'assalto con la baionetta, e nemmeno questo è insolito. Firmo, chiedo se è successo qualc...
Mi rispondono in sette, accavallandosi. Ecco, questo è un filino più insolito. Solo un filino, però.
Cerco di districarmi tra le sette voci. Visto che non ci riesco, mi metto tranquilla e inizio a mimare una accurata laccatura delle unghie. Dopo un po' funziona e i sette si chetano.
"Allora, cos'è successo?".
Qualcosa con Wasp, a quanto sembra - e questo è del tutto solito, consueto e pure banale. Ma i tre o quattro che hanno ripreso a parlare non mi danno nessun dato concreto. Nel frattempo Wasp è rientrato in classe ma non ha nessun racconto particolare da fare (il che non significa necessariamente che non abbia fatto e ricevuto di tutto e di più).
Polyanna e Iriza piangono, mi dice qualcuno. "E come mai piangono?" provo a informarmi.
I maschi insorgono "Non ce l'hanno voluto dire!". Sono offesissimi "Piangono, e non ci vogliono dire perché!".
Dunque non c'è stato nulla di appariscente ed è una questione privata, concludo in cuor mio. Con tutta probabilità assai legata alla vita affettiva di una delle due o di entrambe.
Provo a intervenire: "Beh, può capitare che qualcuno...".
"Sì, ma non ci hanno voluto dire perché!".
E mai ve lo diranno, se continuate così.
"Non capisco perché non ce lo vogliono dire!"
Vorrei tanto dirgli "Ma allora siete proprio di coccio!", ma non mi sembra un intervento didatticamente valido: di fatto, se qualcuno ammette che non ha capito qualcosa, spiegargli che è davvero un idiota a non avere capito quel qualcosa che nella sua cristallina chiarezza sarebbe evidente a chiunque fosse appena appena uno zinzino meno idiota di lui/lei non è mai un intervento didatticamente utile, al massimo serve a irritare vieppiù il poveretto che, se non capisce, non è che lo fa apposta.
"Vedete" provo a spiegare con soave dolcezza "Se qualcuno piange, ha senz'altro i suoi buoni motivi per piangere. Per lo meno, ha dei motivi che a lui, o a lei, sembrano validi per piangere. Se però decide di non farvi partecipi di quei motivi, direi che ha pieno diritto..."
Si apre la porta. Polyanna e Iriza rientrano, un po' ricomposte ma ancora molto afflitte. Si siedono al loro banco, con l'aria di chi sta eroicamente sopportando un crudele dolore - e probabilmente è davvero così.
A questo punto, in nome della solidarietà tra pari e del motto universalmente diffuso "Teniamo gli adulti fuori dai cazzi nostri", la classe dovrebbe essere molto disponibile ad un rapido cambio di argomento. Suggerisco dunque di aprire il libro di storia e...
"Perché ci hanno detto che c'è qualcuno che ha offeso Polyanna, ma lei non vuol dirci chi è stato" insiste Fili. Sussulto delle due fanciulle addolorate, che fanno conto di essere Altrove - in un luogo, chissà, popolato di compagni con un minimo di ritegno. Il che è pura fantascienza, a quel che sembra.
"Per favore, NON POTETE parlare di Polyanna come se non fosse qui!" insorgo.
"Ma se qualcuno l'ha offesa...".
"E lei non vuol dirci chi è stato...".
"Una persona ha tutto il diritto di decidere autonomamente e in completa libertà se vuole condividere o no i fatti suoi, e se non vuole farlo gli altri devono semplicemente prendere una teglia e cucinarsi un gustoso sformato di cavoli propri" provo a spiegare.
Un ombra di sollievo passa negli occhi delle due fanciulle afflitte, ma i ragazzi sono davvero perplessi.
"Guardate che sto parlando delle più elementari regole del viver civile, non dell'uso della quarta forchettina d'argento per il pesce, che si usa per lo storione ma voi nel piatto avete gli sgombri e allora come dovete fare. Non si può pretendere come un diritto che gli altri ti raccontino i fatti loro. E' uno dei pilastri su cui poggia la civiltà".
I ragazzi sembrano sempre più perplessi. Di tendenza mi riconoscono una certa autorevolezza, ma in questo momento per loro è come se stessi parlando un dialetto caucasico di quelli particolarmente ostici. E sono anche vagamente offesi.
Le due fanciulle afflitte, in quel momento molto meno afflitte, ridono sotto baffi che non hanno. Le altre fanciulle si scambiano tra loro sguardi d'intesa del peso di circa 7 kg. l'uno. Wasp cerca di dire qualcosa ma lo prevengo.*
"Gentilmente, potreste aprire il libro di storia? Desidererei interrogare sulla prima fase delle guerre in Italia, se non vi è di troppo disturbo".
I libri vengono aperti. Cerco con gli occhi qualcuno che non sia troppo afflitto né troppo offeso e riesca a concentrarsi quanto basta a scodellarmi un'interrogazione almeno decorosa. Strano ma vero, lo trovo.
E dunque è evidente che, seppur la Seconda d'Ogni Grazia Adorna è in pieno passaggio adolescenziale, i maschi sono al momento staccati di qualche spanna dalle femmine, ma non per questo la classe ha perso niente della solidarietà che la caratterizza.
*Wasp ha un senso della discrezione talmente minimale che gli altri al confronto sembrano altrettante reincarnazioni di Talleyrand
4 commenti:
Le tue cronache scolastiche sono sempre molto piacevoli, ma dimmi che è una seconda assolutamente particolare, perché io di maschi così partecipi non ne vedo (perlomeno finché qualcuno, verso i venticinque anni e molte delusioni amorose, non decide che il ruolo giusto per sé è quello del cavalier servente dall'orecchio compassionevole).
Io ricordo femminili pianti ed alti lai in più di una classe seconda, durante le settimane bianche, quando gli innamoramenti, improvvisi e divampanti, erano all'ordine del giorno e, manco a dirlo, più di un cuore batteva per lo stesso 'soggetto', spesso ignaro delle altrui sofferenze...
@LGO:
E' una classe molto particolare, per molti aspetti. Però seconde con i ragazzi molto partecipi ne ho trovate, non tantissime ma ne ho trovate. Qui però i ragazzi erano sì disponibili al conforto, MA NON AVEVANO LA MINIMA IDEA di che cosa dovessero confortare. Non nel senso che non sapevano chi era l'oggetto di afflizione, ma che proprio non hanno capito che c'era un oggetto di afflizione. Nemmeno Ibn-al-Arabi, che mi pareva quello più avanti sotto questo aspetto.
@ Cautelosa:
ecco, sì, appunto... ^__^
Sì, si dice che i maschi siano sempre un po' indietro rispetto alle femmine, in quella fascia d'età; tu ne dai conferma :-) Tuttavia un po' li capisco: se sentono di essere un "gruppo", è anche normale che si sentano un po' traditi dal silenzio delle femmine. Guarda che... ridendo e scherzando, credo che anche i più cresciuti provino sentimenti simili in simili situazioni :-P
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