Ted Nasmith - Gandalf e Thorin a Brea (ovvero dove tutto ebbe inizio)
La terra di Brea è un simpatico posto dove uomini e hobbit vivono mescolati con grande soddisfazione reciproca e dove nani e uomini di varia provenienza passano di frequente nei loro viaggi. Adesso però a questa variegata fauna si sono aggiunte le spie del Nemico e pure i Cavalieri Neri, e questo rende assai complicata la tappa che i quattro hobbit fanno lì.
Per proteggerli ci sarebbe Aragorn, figlio di Arathorn, erede di Isildur nonché amico e confidente di Gandalf. Ma il primo intervento del blasonatissimo ramingo si rivela disastroso sotto tutti gli effetti: preoccupato che, chissà, forse Pipino potrebbe finire per rivelare qualcosa dell'Anello chiacchierando del più e del meno nella sala comune della locanda, Aragorn spinge Frodo ad intervenire - e Frodo per distrarre tutti canta una canzone di Bilbo (tuttora molto famosa ai nostri giorni) e finisce per infilarsi involontariamente l'Anello e sparire, mettendo così sull'avviso tutti i Cavalieri Neri del circondario - quattro, per il momento - nonché innervosendo assai tutti gli ospiti del Puledro Impennato. Complimenti, messer Aragorn, con amici come lei i nemici sono superflui.
Nonostante questo disastroso avvio gli hobbit (o almeno Frodo) decidono di fidarsi di lui e se lo prendono come guida, incuranti della palese preoccupazione dell'oste Cactaceo - che, anche lui, come amico non sembra un gran guadagno visto quel che ha combinato con la lettera di Gandalf.
La tappa di Brea è l'ultimo, fragile istante in cui le cose hanno ancora un aspetto di normalità: una gustosa cenetta in un salottino della locanda (e chi la vedrà più, una locanda? Palazzi reali quanti ne vuoi, ma un pasto normale in una locanda d'ora in poi gli hobbit possono soltanto sognarselo), conversazione con gente normale nella sala comune, con una buona birra in mano, canzoni da osteria, provviste da acquistare per il viaggio... E' anche l'unica volta che vediamo del denaro: autentiche monete coniate da qualche zecca e usate per transazioni finanziarie. Scopriamo così che si usano i soldi d'argento, monete di un certo valore perché con quattro puoi comprarci un buon pony e una spesa imprevista di trenta soldi sguarnisce assai le casse dell'oste. D'ora in poi avremo solo regali, ricche ospitalità, pranzi al sacco o digiuno drastico e non vedremo più cambiar di mano nemmeno a una monetina di bronzo o di rame.
Davanti ai quattro hobbit, all'erede di Isildur e al pony Billy si aprono le distese delle Terre Selvagge, che se le chiamano così c'è ben il suo motivo.
Il pony comunque è contento: stava talmente male col suo padrone precedente che nelle Terre Selvagge ingrassa, si rimette in forze e riprende il pelo lucente e il buon umore di cui Natura lo aveva dotato.
Si sa, a volte basta davvero poco.
Per proteggerli ci sarebbe Aragorn, figlio di Arathorn, erede di Isildur nonché amico e confidente di Gandalf. Ma il primo intervento del blasonatissimo ramingo si rivela disastroso sotto tutti gli effetti: preoccupato che, chissà, forse Pipino potrebbe finire per rivelare qualcosa dell'Anello chiacchierando del più e del meno nella sala comune della locanda, Aragorn spinge Frodo ad intervenire - e Frodo per distrarre tutti canta una canzone di Bilbo (tuttora molto famosa ai nostri giorni) e finisce per infilarsi involontariamente l'Anello e sparire, mettendo così sull'avviso tutti i Cavalieri Neri del circondario - quattro, per il momento - nonché innervosendo assai tutti gli ospiti del Puledro Impennato. Complimenti, messer Aragorn, con amici come lei i nemici sono superflui.
Nonostante questo disastroso avvio gli hobbit (o almeno Frodo) decidono di fidarsi di lui e se lo prendono come guida, incuranti della palese preoccupazione dell'oste Cactaceo - che, anche lui, come amico non sembra un gran guadagno visto quel che ha combinato con la lettera di Gandalf.
La tappa di Brea è l'ultimo, fragile istante in cui le cose hanno ancora un aspetto di normalità: una gustosa cenetta in un salottino della locanda (e chi la vedrà più, una locanda? Palazzi reali quanti ne vuoi, ma un pasto normale in una locanda d'ora in poi gli hobbit possono soltanto sognarselo), conversazione con gente normale nella sala comune, con una buona birra in mano, canzoni da osteria, provviste da acquistare per il viaggio... E' anche l'unica volta che vediamo del denaro: autentiche monete coniate da qualche zecca e usate per transazioni finanziarie. Scopriamo così che si usano i soldi d'argento, monete di un certo valore perché con quattro puoi comprarci un buon pony e una spesa imprevista di trenta soldi sguarnisce assai le casse dell'oste. D'ora in poi avremo solo regali, ricche ospitalità, pranzi al sacco o digiuno drastico e non vedremo più cambiar di mano nemmeno a una monetina di bronzo o di rame.
Davanti ai quattro hobbit, all'erede di Isildur e al pony Billy si aprono le distese delle Terre Selvagge, che se le chiamano così c'è ben il suo motivo.
Il pony comunque è contento: stava talmente male col suo padrone precedente che nelle Terre Selvagge ingrassa, si rimette in forze e riprende il pelo lucente e il buon umore di cui Natura lo aveva dotato.
Si sa, a volte basta davvero poco.
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