Il traghetto sul Brandivino
Mariadoc Brandybuck, futuro signore di quella terra, avrebbe le carte in regola per essere l'eroe in un'altra storia (non in questa, dove serve un eroe di tipo particolarissimo, ovvero Frodo). Non si spaventa facilmente, non è portato a drammatizzare ed è un efficiente organizzatore. In effetti la prima parte della spedizione la dirige lui. Aiuta Frodo a trovare casa a Crifosso, organizza il trasloco, organizza nello stesso tempo la partenza che sa che dovrà essere fatta perché ha capito buona parte di quel che stava succedendo, e l'ha capito perché si è messo a indagare sul come e sul perché stesse succedendo questo e quello. E' l'unico hobbit che a Gran Burrone studia le mappe del viaggio che dovranno fare, ed è anche quello che viene sfiorato più da vicino dall'Ombra - senza mai essere ferito davvero: al risveglio dopo l'incubo dei Tumulilande si ricorda ancora di quel che è successo - o meglio, che ha rivissuto - compresa la lancia nel suo cuore. I Cavalieri Neri arrivano a sfiorarlo, durante la notte a Brea, lasciandolo tramortito. Lui, con il loro capo, farà ben altro che sfiorarlo - e proprio con l'aiuto della spada trovata nei Tumuli: l'impresa più convenzionalmente eroica, ovvero l'uccisione del re stregone di Angmar, spetta a lui. E' l'hobbit con più senso pratico, e il più decisionista. E' anche quello meno toccato dagli Elfi, che sulla Terra di Mezzo rappresentano il ponte verso il Mondo Superiore, e l'unico dei quattro che non incontrerà Gildor. La sua patria di elezione diventerà la terra di Rohan, abitata da uomini buoni e coraggiosi ma abbastanza disinteressati verso il trascendente: cavalli, guerra, campi da coltivare, eroiche gesta e nemmeno una goccia di sangue elfico nelle vene.
All'occorrenza sa anche organizzare eccellenti cene e spuntini all'aperto, a Crifosso come tra le rovine di Isengard.
L'altro abitante della Terra di Buck che conosciamo un po' più da vicino è l'accortissimo Maggot, che tra i suoi amici include niente di meno che Tom Bombadil (altra figura decisamente radicata alla terra); proprio Tom Bombadil lo descrive con parole di alta lode: "C'è terra solida sotto i suoi vecchi piedi, creta sulle sue dita, saggezza nelle sue ossa e i suoi occhi sono ben aperti". Infatti con pochissimi elementi Maggot capisce subito l'essenziale di quel che c'è da capire: quel che sta succedendo, per incomprensibile che sia "è dovuto agli strani traffici di Bilbo"; più esattamente, a qualcosa che ha portato indietro dal suo viaggio.
6 commenti:
Merry si percepisce, ad una prima lettura almeno, come l'hobbit più provato dalla sofferenza; fisica, prima di tutto, perché viene rapito e torturato (con Pipino) dagli Uruk-hai, poi perché combatte in battaglia, poi perché colpito dal Nazgul; ma anche una sofferenza psicologica dovuta alla sua solitudine e alla lontananza dai suoi amici.
Ma una sola lettura, come tu mi insegni, non basta per capire davvero...
Bene, confesso che questo aspetto di Merry mi era sempre sfuggito, anche se di riletture ne ho fatte parecchie. Ma in effetti nell'ultima parte del libro ferite e dispiaceri non gli mancano: la morte di Theoden, per esempio (o soprattutto)
Non ne sono così convinta. Non fosse altro che perché come hobbit più provati dalla sofferenza mi pare che Frodo e Smeagol bastino a contendersi il privilegio. A me sembra piuttosto che Tolkien con loro prima giochi col topos dei gemelli, pur se non nel sangue loro lo sono a livello di funzione, e poi si diverta a sgemellarli, vedendo l'effetto che fa. In questo senso Merry lo subisce, ma anche lo sa sfruttare esistenzialmente, più di Pipino.
Merry parte avvantaggiato: a lui tocca Theoden, Pipino si ritrova tra Gandalf e Theoden(due terribili vecchi, a detta dello stesso Gandalf). E passi per il primo, ma Theoden è veramente uno strazio!
Vuoi dire Denethor, vero? Non hai torto, e poi c'è la questione del Palantir. Ciò nonostante, Merry ne esce meglio ugualmente, secondo me.
Sì, sì, intendevo Denethor, povera me!
Theoden mi è sempre piaciuto molto.
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