Un cittadino italiano di lignaggio ebraico si reca a fare la spesa nel 1939
Nella Terza Vuota approfondisco storia, e se non fosse che io stessa medesima ogni settimana gli ammannisco un'ora di storia mi verrebbe fatto di dubitare che là dentro la parola "storia" sia mai entrata.
E invece no, siamo in due a provarci; e in due non abbiamo mai cavato un ragno dal buco, per quel che ci è dato ricordare.
La collega mi fa vedere sconfortata le verifiche scritte, dove campeggia una lunga sfilza di quattro "Non so perché, ma questo fatto che gli ebrei con le leggi razziali erano esclusi dai pubblici uffici proprio non gli è arrivato." Sospira.
Sospiro anch'io e le prometto di riprovarci. Né io né lei abbiamo particolare fiducia nel mio intervento - e nemmeno nei suoi, se per questo.
Ad ogni modo ci riprovo.
"Quando furono fatte le leggi razziali?" chiedo alla classe.
"Nel 1933 da Hitler".
"Intendevo quelle italiane".
"Nel 1923" propone qualcuno. Poi passano a darmi varie date che oscillano tra il 1923 e il 1943. Molto faticosamente riesco a convincerli che la data giusta è il 1938 e che l'alleanza con Hitler ha qualcosa a che vedere con questo improvviso desiderio di difendere la pura razza italica.
"E cosa dicono queste leggi razziali?" domando poi.
Incertezza. Dubbio. Panico. Poi qualcuno mi spiega che vietavano i matrimoni misti. Per difendere la purezza della razza.
"Giusto. E poi?"
"Gli ebrei non potevano attraversare le strade" ricorda qualcuno trionfalmente.
"E non potevano neppure camminare sui marciapiedi" aggiunge qualcun altro.
Davanti al mio evidente stupore qualcuno garantisce "E' vero, prof, è scritto sul libro".
Chiedo dove, ma misteriosamente nessuno riesce a indicarmi il punto, anche se tutti sono convinti che l'assai stravagante complicazione di non poter camminare per strada né sui marciapiedi sia stata effettivamente messa su carta da qualche italico legislatore (e d'accordo che in effetti anche impedirgli di sposarsi con chi gli pareva o di andare alle scuole pubbliche era un divieto idiota, ma se non altro era fisicamente possibile rispettarlo per i disgraziati che lo subivano).
Per quanto venga cercato, il brano in cui il libro spiega che tutti gli italiani di nascita ebraica dovevano improvvisarsi volatili quando uscivano di casa non si trova. In compenso salta fuori un bel box, che occupa due terzi di una pagina, dove vengono citati gran copia di telegrammi che vietano il rinnovo delle licenze agli ebrei, il divieto per gli ebrei di insegnare nelle scuole pubbliche o di lavorare nei pubblici uffici etc. etc. Come a dire, il povero manuale ci aveva anche provato, a spiegare come stavano le cose.
Resta da capire per quale misterioso itinerario mentale più di mezza classe si era convinta (mi correggo: probabilmente è tuttora convinta, perché dubito che le mie spiegazioni gli abbiano schiarito le idee più di tanto) che i cittadini italiani di nascita ebraica mantenessero il diritto a lavorare nella scuola, nell'anagrafe e magari in polizia ma non quello di camminare.
Si accettano ipotesi.
6 commenti:
Mah. Una specie di mischione empatico-cinematografico ad sensum? Del tipo, come dicevi anche: leggi che impedivano di vivere anche nelle cose più ovvie e banali + ricordo della scena della vetrina della Vita è bella (n.b. non sto criticando La vita è bella, sia chiaro!) = non potevano camminare sui marciapiedi e nemmeno in assoluto... Che ne dici?
La scena del pianista, quando il padre viene fatto scendere dal marciapiedi?
Certo che... né lì né in strada era un po' dura, eh?
Film. Scene da film, depositate nella loro memoria e malamente collegate con il resto.
Sì, potrebbe essere la risposta.
Scrivo "potrebbe" perché io non ho visto né l'uno né l'altro dei film, e quindi non so di cosa state parlando, ma quelli della loro età invece li conoscono benissimo. Cioè, li hanno comunque visti.
naaa ipotesi troppo complicate...
Il divieto di camminare di fatto implica il divieto di lavorare nei pubblici uffici non potendo raggiungere il luogo di lavoro gli ebrei sono licenziati per assenza ingiustificata... :-P
(io sono quella delle spiegazioni impossibili ricordalo ahahahha)
:°°°(
l'unica spiegazione è l'assenza di gravità nei loro cervelli che impedisce il contatto dei neuroni. augh.
@ viv:
teoria interessante, ma, sospetto, un po' troppo sofisticata per quella specifica classe
@ LaNoisette:
potrebbe anche essere come dici tu (cfr. risposta a Viv). Io sono della scuola di pensiero "a quell'età sono tutti intelligenti" e tuttavia quella classe ha qualcosa che mi lascia DAVVERO perplessa
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