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sabato 16 dicembre 2017

Di letture per maschietti e di letture per femminucce

Natale si avvicina e il computer fa i dispetti

In questi giorni caotici, inciamposi, aggrovigliati e vieppiù complicati ad ogni sorger del sole da nuove mattane delle attrezzature informatiche di casa, Kukuviza, amabile lurker mai finora comparsa su questi schermi e a me sconosciutissima, ma tenutaria di un blog chiamato CineCivetta che si occupa (strano ma vero) in prevalenza di cinema, mi ha insignita con parole davvero lusinghiere del premio Boomstick Award 2017 insieme ad altri sei stimabili blogger a me altrettanto sconosciuti.
Così, invece di correggere le verifiche sull'Inno di Mameli o dare gli ultimi tocchi (le ultime decine di tocchi, intendo) all'albero di Natale e addobbare la casa, mi sono messa a navigare tra i giocattolini nuovi spiluccando qua e là. E quasi subito, nel blog di tale Pennablu ho trovato un post dedicato alla Grande Domanda: Perché gli uomini non leggono?, arricchito per giunta da ben 124 commenti non uno dei quali mi ha convinto. Del resto, anche se molti commentatori sono uomini, fanno parte della categoria di uomini che leggono parecchio, e dunque sono tra i meno adatti a capire il fenomeno.
E son qui che medito, e tanto ho meditato che ci faccio sopra un post - del tutto privo di risposte alla Grande Domanda, peraltro. Ma d'altra parte l'argomento mi sta a cuore non solo come insegnante di Lettere, ma anche come bibliotecaria.
Prima considerazione: nel post vengono esaminate le statistiche italiane degli ultimi anni. Dunque la domanda, formulata più esattamente, sarebbe "Perché al momento le donne italiane leggono molto più degli uomini?". Non so come funziona all'estero. Ad ogni modo io insegno in Italia e anche la piccola biblioteca scolastica che sto costruendo riguarda soprattutto lettori italiani, o lettori stranieri che conoscono bene l'italiano. Magari in Turchia o in Germania le cose sono diversissime, vai a sapere.
Seconda considerazione: per leggere occorre prima di tutto saper leggere. Questa, in Italia, è una conquista piuttosto recente. Guardare le statistiche sull'analfabetismo quando l'Italia era appena nata è un esercizio agghiacciante, soprattutto considerando che i paesi a noi vicini erano decisamente più avanzati sotto questo aspetto.
Il percorso di alfabetizzazione degli italiani è stato lungo e doloroso, e tuttora è ben lungi dall'essere concluso (molti parlano di analfabetismo di ritorno, ma personalmente sospetto che in Italia siamo ancora a quello di andata). Per le donne l'istruzione è arrivata in ritardo rispetto agli uomini: di tendenza se non c'erano soldi per far studiare tutti studiavano solo i maschi e le femmine si fermavano molto prima.
Naturalmente le donne delle classi alte hanno sempre studiato, a partire dal Quattro-Cinquecento, anche se di solito lo facevano a casa (più spesso nel palazzo di famiglia) e più avanti in convento. E ancor più naturalmente ai seminari per preti avevano accesso solo i giovinetti: le giovinette povere, per quanto brave e meritevoli, restavano a sguazzare nella loro ignoranza.
Ma nonostante questo grosso distacco di partenza, oggi le donne leggono molto più degli uomini, in Italia - cosa facilmente verificabile nel più empirico dei modi in tram, in metropolitana, in treno, nei bar o sulle panchine dei giardini pubblici o anche iscrivendosi a un qualsiasi circolo di lettura.
Cosa leggono le donne? 
Secondo la vulgata leggono soprattutto romanzi.
La cosa ha antiche radici: il romanzo, anche nelle sue forme più antiche (ad esempio i monogatari della letteratura hejan del X-XI secolo, di cui sono una delle massime esponenti) è nato per essere letto da donne. Il romanzo come lo conosciamo oggi - una storia borghese destinata a culminare in uno o più matrimoni o unioni stabili, oppure in tragiche morti causate dall'amore, anche se magari parla anche di moltissime altre cose - curiosamente è nato proprio nel momento in cui l'istruzione femminile ha cominciato a diffondersi, verso la fine del Settecento. La cameriera con un romanzo in tasca da leggere nei momenti liberi (da cui Stendhal sperava con ragione di essere letto) è figlia appunto di quella società, e anzi il fatto che le ragazze leggessero tanti romanzi era vista con una certa preoccupazione dagli educatori, che avrebbero preferito vedergli in mano qualche raccolta di sermoni (ma speravano invano). Comunque i romanzi erano letti anche dagli uomini, che del resto in gran parte li scrivevano pure.

In realtà le donne non leggono solo romanzi: leggono anche libri di storia, di letteratura, autobiografie al femminile, biografie varie, testi di psicologia più o meno spicciola e di antropologia, racconti di viaggi. Storie, insomma. E libri di studio legati ai loro corsi universitari, naturalmente - che guarda caso di solito sono a indirizzo storico-letterario.
Quante donne conosciamo che tengono in casa scaffalate di libri sull'evoluzione, la biologia, la composizione dell'atomo e delle stelle, la chimica e la diffusione del suono?
Beh, probabilmente non conosciamo nemmeno tanti uomini che nel tempo libero si istruiscono su questi argomenti, e di solito alle spalle c'è un bel corso di studi su queste affascinanti tematiche e un deciso interesse che si è palesato sin dalla più tenera età.

I 124 commenti sembravano ignorare completamente la questione del genere e dei condizionamenti femminili. A torto o a ragione?
Sta di fatto che, al momento, la lettura sembra "una roba da ragazze". Ma non tutta la lettura: principalmente la narrativa.
Per natura e per convinzione non sono molto portata a credere che gli uomini siano "più concreti", "più fisici" o "più interessati allo sport", e anche la teoria sulle due parti del cervello (con le donne più portate all'empatia e all'immaginazione) mi ha sempre convinto molto poco: senza una tendenza assai spiccata all'empatia e all'immaginazione l'umanità sarebbe ancora nelle caverne a mangiare vermi crudi, e la gran parte della letteratura, anche narrativa, è stata scritta da uomini e promossa da agenti letterari uomini nonché pubblicata da editori uomini e letta da uomini - anche perché per molto tempo sono stati solo gli uomini ad occuparsene, e perfino ai giorni nostri J.K. Rowling ha preferito pubblicare sotto un nome che poteva essere maschile; d'altra parte il condizionamento che spinge le femminucce, fin dalla più tenera età, a concentrarsi sulla sfera affettiva piuttosto che su quella scientifica è talmente forte e permea talmente la nostra cultura che non viene nemmeno notato - ma sappiamo tutti che quando arriva il momento della scelta della scuola superiore le fanciulline volano a stormi verso gli studi umanistici e linguistici mentre i fanciullini prediligono gli studi informatici e meccanici - e a quel punto il destino è già segnato.

E veniamo alla mia piccola biblioteca scolastica. 
Un bel giorno, ai tempi del primo #ioleggoperché, qualcuno scrisse che l'iniziativa era troppo sbilanciata verso la narrativa, ma che molti leggevano anche altre cose
Quell'osservazione dall'apparenza tanto banale mi colpì profondamente, come una totale novità.
Mi feci un severo esame di coscienza, guardai la biblioteca e conclusi che così non andava: ci volevano anche le altre cose, oltre a una ragionata selezione di testi letterari.
Così comincia a cercare le altre cose: testi di divulgazione scientifica, prima di tutto, libri di giochi matematici, biologia, fumetti, nonché quei libri misti a metà tra fumetti e racconti che adesso vanno tanto di moda. Spulciai cataloghi editoriali, spronai i librai della Mostra del Libro, feci lunghi sopralluoghi in libreria, chiesi bibliografie ai colleghi di tutte le materie. Col tempo e la pazienza e i pochi soldi a disposizione ho messo su un rispettabile scaffale scientifico, avviato uno tecnico eccetera eccetera. Sta pure arrivando qualche fumetto e qualche libro disegnato, qualche piccolo testo di economia e stilo regolarmente lunghe liste di desiderata da procurarmi in un modo o nell'altro.
Quel po' che sono riuscita a comprare va via come il pane... ma lo prendono solo i maschi. Le grandi frequentatrici della biblioteca sono soprattutto femmine, che escono regolarmente dalla stanza con tre o quattro libri per volta, fanno il passaparola, commentano e discutono, si consigliano tra loro; ma non ho ancora avuto il piacere di vedere nessuna di loro uscire dalla stanza con un testo delle Brutte Scienze o le vicende romanzate di Einstain e le sue avventure con i quanti. Mai. E non perché li prendano quando c'è l'altra bibliotecaria, perché il programmino che gestisce il prestito mi permette di vedere quando voglio chi ha preso che cosa.

Non dico nulla, si capisce: la biblioteca è un servizio  e il lettore ha sempre ragione, come ogni cliente che si rispetti. Altri insegnanti di Lettere intervengono sulle scelte, io sinceramente preferirei farmi tagliare la lingua. Del resto sono sempre stata una lettrice forte, in teoria onnivora, ma ricordo benissimo che mai e poi mai mi sarebbe passato per l'anticamera del cervello a quell'età di leggere altro che narrativa - e anche dopo, dei pochi libri scientifici che ho letto sono debitrice soprattutto alle amiche e colleghe che avevano fatto studi scientifici. D'altra parte il mio è stato un percorso di studi umanistici, culminato con una bella laurea in storia della letteratura - in latino medievale, d'accordo, ma pur sempre letteratura.
C'è stato un condizionamento su di me?
Pòle essere, ma è stato un condizionamento che ho finito per assorbire con tutte le fibre del mio essere. Beh, diciamo che in ogni caso c'era comunque una certa propensione di base. Almeno credo.

Concludendo: le donne italiane leggono di più, e leggono soprattutto narrativa. D'altra parte tutto intorno a loro (=noi) dichiara che la narrativa è roba da donne, e gli uomini che se ne impicciano troppo sono quantomeno un po' originali - anche se a qualcuno di loro non importa né tanto né poco essere definito originale e legge comunque quel che gli pare senza curarsi di quel che pensano gli altri.
Alla base di tutto questo c'è un condizionamento?
Si accettano ipotesi, casomai qualcuno desiderasse prendersi a cuore la questione.

20 commenti:

la povna ha detto...

La prima osservazione, a metà col faceto, è che io la conosco bene una donna che tiene "in casa scaffalate di libri sull'evoluzione, la biologia, la composizione dell'atomo e delle stelle, la chimica e la diffusione del suono", e cioè me stessa, che, pur avendo fatto studi letterari di una certa pervasività, non ho mai abiurato l'interesse scientifico che mi sedusse da adolescente ma che, soprattutto, ritengo davvero necessario rispetto alla formazione media del cittadino. Una cosa che, sia detta tra parentesi, mi fa urlare di nervoso (almeno quanto il suo simmetrico: "scrivi tu il verbale che sei di lettere") tutte le volte che in pizzeria qualcuno dice "Fai tu la divisione del conto che sei matematico". C'è da dire che però mi trovo a essere mio malgrado una eccezione: in quanto donna che ama le scienze e in quanto letterat*, in questo caso senza declinazione di genere, che ama le scienze. E questo mi porta nel vivo della questione che poni. Le donne leggono di più, e più narrativa. Direi che il primo punto si spiega in parte con un dato di sociologia comparata attardata: come tu ricordi, la lettura (in specie di romanzi, ma soprattutto come fatto privato e silenzioso, in camera) è da sempre un fatto femminile perché storicamente alle donne si associano attività domestiche, private, al chiuso e silenziose. Sono state (il prologo del Decameron è meraviglioso in questo per spiegarlo) il cinema domestico di tante donne nell'antichità. L'Italia, nella quale l'alfabetizzazione si diffonde tardi per i motivi che ricordi, in questo si infila in questo filo (e mi piacere sapere se sono stati fatti studi di sociologia della lettura, non solo in Italia, che indagano un eventuale decremento della lettura femminile dalla diffusione delle serie TV, perché mi parrebbero un fenomeno socialmente comparabile, in qualche modo). Su narrativa versus altro, credo che sia una caratteristica in generale della media dei letterati, sia maschi sia femmine, solo che, essendo la maggioranza degli studenti di umanistiche donne, la statistica risulti sbilanciata. E temo che sia un portato di quell'atteggiamento anti-scientista e in ultima analisi da idealismo/crocianesimo attardato che l'Italia porta avanti come vezzo (quello stesso vezzo che letteriamente ha sempre messo lo stile davanti alla trama, la lirica davanti alla prosa narrativa, etc, e che storicamente è strettamente collegato alla mancanza di un ceto medio forte in parallelo col resto d'Europa) per il quale "non saper calcolare il conto in pizzeria" viene enunciato come motivo di vanto e non di vergogna. Quanti adulti e letterati hai mai sentito dire con vera boria: "Ah, io la matematica non l'ho mai capita, nemmeno a scuola". Una parte del resto, a mio avviso, viene da lì.

Kukuviza ha detto...

Eccomi qua, in versione visibile!
Eh, hai beccato proprio la Grande Domanda dalla Difficile Risposta! :)
Penso anche io che ci sia molto condizionamento educativo di genere che spero col tempo si ridurrà sempre più. All'università, nelle facoltà scientifiche il numero delle ragazze aumenta sempre più mentre prima erano mosche rare, credo che questo poi andrà a influenzare sul tipo di educazione. Già da un po' nei giochi si parla di smettere di proporre certe cose alle ragazze e certe altre ai maschi, voglio sperare che questo si rifletta anche nella scelta dell'istruzione.
Poi pensavo, in base alla tua esperienza, è vero che sono più i maschi a leggere fumetti rispetto alle femmine? Non ho visto alcun sondaggio ma ho questa impressione (magari sbaglio).
E le riviste di tipo attualità/politica/cultura? Anche qua, può essere che le leggono più i maschi?

minty ha detto...

Io ho sempre fagocitato moltissima narrativa. Sono una persona innamorata delle storie, in fondo, da qualsiasi media arrivino. Però ho avuto genitori e parenti aperti (oggi tocca dire così, ai tempi non pareva poi così strano), che accanto ai romanzi non hanno fatto mancare libri di divulgazione scientifica per l'infanzia. Di mio ho un'innata inclinazione a leggere manuali di bricolage-e-altro che poi regolarmente non metto in pratica, ma che mi ha sempre divertito moltissimo leggere (beh, anche questa è non-narrativa XD).
Complice la calamitosa insegnante di italiano delle medie di cui ho già avuto modo di dire, al momento della scelta della scuola superiore evitai il Classico come la peste, e scelsi lo Scientifico. A posteriori posso dire che, anche sapendo quanto quella donna si sbagliasse, potendo tornare indietro non cambierei comunque la mia scelta: sono stata molto bene alle superiori e credo che come indirizzo di studi mi si confecesse molto in ogni caso (posto che ho comunque approfondito moltissimo anche il lato umanistico, mentre in scienze della terra sono rimasta assai debole causa insegnante "originale" °_°).
Questo per dire che, pur avendo poi scelto Lettere all'università, non ho perso l'interesse per il lato scientifico dell'esistenza e, pur avendo lacune e aree di conclamato disinteresse, mi piace ancora leggere libri divulgativi accanto ai miei amati romanzi. E le "Brutte Scienze" le sto recuperando ora, a 40 anni (anche le "Brutte Storie", eh!), perché quando uscirono in origine ero troppo grandicella per farmele regalare XD

Per il resto leggo anche tanti fumetti, ma dato che per me è narrativa anche quella, non so se dovrebbe entrare nel novero dell' altro-da.
Piuttosto, ci sono bellissimi libri a fumetti di divulgazione, in giro :)

@Kukuviza
Fino a qualche decennio fa poteva essere vero che a leggere fumetti fossero soprattutto i maschi, probabilmente perché gli eroi dei fumetti occidentali erano soprattutto maschi, e riconducibili a generi quali l'avventura, il western, il poliziesco, ecc.
Ma negli ultimi anni è cresciuto moltissimo il numero anche delle lettrici donne: se una volta vederle nelle fumetterie o alle fiere di settore era raro, ora sono anche loro una porzione importante del pubblico/clientela.
Alcuni dicono che la cosa si debba all'approdo in Italia dei manga (fumetti giapponesi) che hanno iniziato una diffusione sistematica soprattutto a partire dai primi anni '90. Richiamate dalla corrispondenza fra quei fumetti e le serie a cartoni animati preferite, e dal fatto che il mercato fumettistico giapponese era/è ricchissimo di produzioni a target femminile, molte ragazze si sono avvicinate a questo mondo, per poi iniziare a spaziare anche su fumetti di altra nazionalità. L'avvio della moda dei graphic novel ha fatto il resto: ormai il fumetto è quasi un media unisex ^^

Murasaki ha detto...

@Kukuwiza:
Per fortuna è arrivata Minty a risponderti, io ero rimasta a quando effettivamente il fumetto era considerato "lettura per maschi", tanto che quando sono entrata in rete, nel 1998, nel newsgroup dei fumetti ci sono stati almeno un paio di thread dedicati alla questione "perché le ragazze di solito non leggono fumetti". I manga hanno cambiato la situazione, ma io ormai in fumetteria non vado più... perché non seguo quasi più manga, appunto.
Quanto a me, in famiglia i fumetti erano considerate letture come le altre e ne ho trovati diversi sotto l'albero. Li considero narrativa a tutti gli effetti (MA, per addentrarci nel vasto paese delle seghe mentali, non "letteratura" perché raccontano attraverso le immagini). Il motivo per cui nella biblioteca di scuola c'è pochissimo è che sono cari assaettati, ma i ragazzi li apprezzano che sia Topolino, Charlie Brown oppure Maus. Bontà loro, Charlie Brown ce l'hanno regalato ♥️

Bridigala ha detto...

Guarda, da bibliotecaria appassionata mi tocchi parecchio. Da un lato i genitori delle femmine sembrano più interessati a far appassionare le bambine alla lettura, mentre noto che persino i bambini maschi vengono portati meno in biblioteca, a meno che non capiti il genitore con il piccolo reprobo per mano strillando "la maestra ha detto che il bimbo mi deve leggere" (ogni orrore sintattico è specificamente voluto).
In quel caso in genere separo madre e figlio, mi prendo il bambino da parte e cominciò a chiedergli cosa gli piace fare e quali sono le cose che lo interessano, cercando poi di trovare qualche libro che sia accattivante nella veste grafica e che racconti qualcosa che possa interessare il piccolo. Di solito ormai ci becco, per fortuna. Per quel che riguarda adolescenti e preadolescenti il quadro peggiora ulteriormente. Spesso le letture obbligate dagli insegnanti (pratica ahimè necessaria, ma quantomai pericolosa) finiscono per allontanare dai libri i ragazzi. Quest'estate la scuola media del paese ha sfruttato una parte di una lunghissima bibliografia che avevo fornito e che presentava libri davvero coinvolgenti per i ragazzi di quel l'età, spero che chi li ha letti abbia tratto profitto dal fatto che erano di lettura agevole ma trattavano spesso temi importanti, senza voler insegnare nulla ma lasciando molto spazio alla loro riflessione. Quando poi si tratta di adulti... Spesso le donne lavorano, hanno famiglia ma almeno una Danielle Steele se la vengono a prendere per sognare tra una faccenda e l'altra, mentre gli uomini che amano la lettura attendono la pensione (!) per ricominciare a coltivare la passione dei libri, e in genere hanno già in mente quello che vogliono.
Nel mio commento eccessivamente lungo vorrei fare due esempi, "il vecchio che leggeva romanzi d'amore" spacciandoli per romanzi storici (ma se gli tiro fuori Sveva o la Steele se la prende subito) e la signora che mi chiedeva libri "fini", nel senso di sottili e a capitoli brevi, ed ora se ne va via con due grossi tomi al mese, perché " se no li finisco subito". È stato un lavoro grosso, portarla fino a lì, e ancora non posso proporle titoli "fighetti", però a casa la prendono in giro perché ha sempre un libro in mano. Nella mia biblioteca la saggistica non è praticamente richiesta, se faccio qualche acquisto in merito resta sul tavolo delle novità molto a lungo, e finisco per prestarlo al circuito, ma ogni tanto provo. I bambini invece apprezzano le pubblicazioni scientifiche a loro dedicate, qualcuno le prende sempre a prestito, loro non disdegnano la non fiction, per fortuna!

Murasaki ha detto...

@la povna:
Bel commento lungo, e con parecchia carne la fuoco. Mentre ti leggevo mi è venuta in mente l'altra figura tipica dell'amante della lettura (e della scrittura) oltre alla donna confinata nell'intimità familiare, ovvero il monaco, anche lui confinato in dimensione intimistica e assai casalinga - e la monaca, naturalmente. Vabbè, non c'entra un bel nulla, se non per dire che chi ama la lettura non sempre è persona particolarmente amante dell'azione.
Dopo aver scoperto l'acqua calda passo a rispondere.
Non so nulla di statistiche o studi dedicati alla lettura in rapporto alle serie TV, so che ogni volta che usciva uno sceneggiato televisivo tratto da romanzi puntuale arrivava la ristampa, e sospetto che negli anni 50 e 60 parecchie donne si siano avvicinate alla lettura proprio in quel modo. Sul pregiudizio italico legato alla matematica e alle scienze, considerate "inferiori" temo non ci sia niente da dire, nutro perfino il sospetto che soprattutto alcune ragazze siano tenute per contratto familiare a "non capire niente di matematica", in particolare le figlie femmine di insegnanti femmine di lettere e senza dubbio per alcuni "non capirci niente di matematica" è un titolo di vanto e indizio di profonda sensibilità, troppo profonda per abbassarsi a "quella roba così prosaica" - che si aggiunge al fatto che le donne sono tenute per contratto ad essere empatiche, sensibili eccetera (come se i veterinari non fossero empatici!).
Ho addirittura sentito con queste povere orecchie una collega imbelvita lamentare che le nuove tendenze ministeriali stanno cercando di spostare troppo l'accento sulle materie scientifiche a discapito della parte umanistica. Il problema purtroppo non sembra destinato a risolversi in tempi brevi, almeno per le fanciulle - anzi, dal mio osservatorio ho l'impressione che negli ultimi anni tutto tenda a rinchiudere vieppiù le ragazze nel loro piccolo ghetto umanistico - ma il mio è un osservatorio davvero limitato. In questi giorni ho fatto una piccola spedizione in un paio di grandi librerie, a caccia di idee per la prossima mostra del libro, e sono rimasta dolorosamente sorpresa guardando il reparto per ragazzi, ben farcito di narrativa (soprattutto fantasy) ma con una sezione saggistica molto, molto ridotta rispetto a quello che l'editoria offre. Vero è che le librerie stanno diventando luoghi orrendi, ed è molto più facile trovare spunti nelle biblioteche. Comunque un atteggiamento come il tuo (che NON sei una lettrice media) di alternanza di narrativa e scienze, è decisamente raro sia tra maschi che tra femmine mentre dovrebbe essere la norma, ognuno naturalmente con le sue proporzioni, a seconda che in un anno legga 100 libri oppure 10 o 7. Quel che mi domandavo è se certe scelte, per quanto all'apparenza spontanee, siano DAVVERO così naturali. Ma immagino sia impossibile avere una risposta per il momento, proprio per tutti quei fattori che indichi.

Murasaki ha detto...

@Kukuviza:
Temo di non condividere il tuo ottimismo, anzi ho l'impressione che per le ragazze stia diventando difficile accedere a giochi e oggetto NON femminilizzati. Quando ero ragazzina c'erano diverse cose unisex, dalla bicicletta al Lego, oggi il Lego è sessuato e sulle scatole da giochi l'utenza è divisa rigorosamente per sessi. Credo che sia una moda destinata ad andare prima o poi in saturazione (quest'estate ho visto una bambina tutta vestita di rosa con il casco rosa e le scarpe ross andare sul suo monopattino rosa...) perché prima o poi qualcuno avrà una crisi di rigetto o di diabete; e sembra che anche le iscrizioni femminili alle facoltà scientifiche al momento siano in calo, tanto che al Ministero stanno avviando campagne in merito - e se perfino il Ministero è talmente perplesso per la situazione da aver deciso di intervenire, viene il sospetto che qualcosa non vada per il verso giusto.

Murasaki ha detto...

@Minty:
Anch'io ho ricevuto un po' di libri di scienze, che leggevo con piacere: sugli animali, sulle stelle e simili; ed è vero, un tempo era più consueto. Tuttavia, da quando cominciai a scegliermi i libri da sola comprai esclusivamente narrativa (e storia). Mi viene perfino il sospetto che senza certi amici e certe conversazioni non avrei mai più messo piede nel reparto scientifico di una libreria. Va detto che comunque in casa mia entrava un po' di tutto, e va aggiunto che fare il liceo classico ha probabilmente esasperato certe mie tendenze - di fatto è una scuola che è davvero troppo accentrata su certi temi, e il fatto di aver avuto una pessima insegnante di matematica e scienze non ha aiutato.

Murasaki ha detto...

@Bridigala:
Come sempre la tua testimonianza "dal campo" è molto preziosa,e qualificata. La lettura è (anche) una passione che si trasmette di madre in figlia, e siccome di solito i figli di chi legge volentieri leggono a loro volta volentieri (per DNA, perché circondati di libri, perché intorno a loro tutti considerano socialmente valida la lettura), e le figlie ancor di più. Padri che cercano di passare questa passione ai figli ci sono, ma sono più rari, e figli che si appassionano spontaneamente ancor di più.
Non sono sicura che la pratica di imporre letture sia così indispensabile, anzi sospetto che la scuola dovrebbe bastare a sé stessa - in realtà l'idea di IMPORRE una pratica del genere a una povera creatura indifesa (che probabilmente va male a italiano perché vive in una famiglia di poveri ignoranti ancora vittime dell'analfabetismo di andata) mi agghiaccia un po'. Tuttavia, se il genitore decide di passare la patata bollente a una brava bibliotecaria, invece di affidarsi ai consigli dello zio Evaristo che magari si occupa di tutt'altro o di andare senza figlio da un povero libraio (nel blog dei Dolori della Giovane Libraia si possono leggere pagine indimenticabili, a riguardo) dimostra se non altro di avere un po' di buon senso!

Il Palombaro di Immersività ha detto...

Ciao,
Mi sento leggermente fuori luogo, qui, essendo un maschio. Il tuo post mi ha catturato e l'argomento è interessante, perciò... proverò a dire la mia.
Perché le donne leggono di più? E perché preferiscono la narrativa? E ancora, perché il sesso femminile si concentra sulla sfera affettiva piuttosto che su quella scientifica? C'è un collegamento tra queste domande?
Non credo esista una risposta definitiva. Sappiamo tutti che ci sono delle ragioni "storico-sociali" e siamo a conoscenza, allo stesso modo, dei condizionamenti sociali che permeano il nostro modo di esprimerci, di rapportarci, di percepirci. Si torna al solito punto, quando si parla di questi argomenti: se non ci fossero tali condizionamenti e i due sessi fossero posti sullo stesso, identico piano, esisterebbero tali differenze? Insomma, i condizionamenti di cui sopra sono la causa o l'effetto di queste tendenze?

Per fortuna, la scienza ha superato il (momentaneo) predominio del costruttivismo sociale e le teorie pseudo-scientifiche come la Tabula Rasa (Blank Slate) decadi fa, anche se adesso assistiamo a una recrudescenza del tutto politica di quelle idee. Sembrerà un'ovvietà, eppure oggi stranisce rimarcare l'ovvio: donna e uomo presentano profonde differenze biologiche e a partire da quelle differenze possiamo risalire, almeno in parte, alle convenzioni sociali.

Detto questo, do la mia modesta (e banale) interpretazione del fenomeno in oggetto, basandomi sulla mia modesta (e banale) esperienza, dalla parte opposta della "barricata".

Ho notato che gli uomini propendono fortemente per la saggistica. Per quanto mi riguarda, ho iniziato ad appassionarmi alla lettura proprio attraverso i saggi, per poi passare alla narrativa. Tuttora, a dire il vero, capita che mi attirino maggiormente le trattazioni rispetto ai romanzi (certo, dipende dai romanzi). E indovina quali sono state le mie prime letture? Fantascienza! Non a caso, continuo a prediligere la narrativa speculativa a qualsiasi altro genere. Io e mia sorella siamo stati "iniziati" da nostro padre, cultore di fantascienza, per poi dividerci nelle preferenze: lei è passata a letture letterarie, io ho perseverato nella narrativa di genere e nella saggistica scientifica. Comunque, lei è una lettrice di gran lunga più vorace di me, come lo sono il 90% delle donne che ho conosciuto rispetto alla controparte maschile.

Ho anche notato che, in media, molte ragazze sembrano essere meno portate con la logica matematica rispetto ai ragazzi. Non posso dire di esserne sicuro al 100%, ma al 95% sì. Posso altresì affermare con piena sicurezza che quasi tutte le donne che ho conosciuto hanno proprietà di linguaggio di gran lunga superiori rispetto alla controparte maschile. E non parlo di persone che hanno seguito percorsi di studio specifici a tali capacità, se non in minima parte.

Ma, insomma, non siamo arrivati al succo del discorso. Perché, oggi, le donne leggono di più? E perché più narrativa? Sì, le donne stanno più tempo a casa degli uomini. Sì, la maggior parte dei libri sono scritti per donne eccetera eccetera, ma parliamo ancora di effetto e non di causa, secondo me.
Ritengo probabile che il motivo, invece, risieda nelle differenze intrinseche di forma mentis che intercorrono, in media, tra i due sessi. Ma trattandosi di un aspetto talmente intimo e soggettivo, si potrebbero tentare pagine e pagine di interpretazioni!

minty ha detto...

@Murasaki
Il fumetto racconta attraverso i disegni E le parole (a parte nel caso dei fumetti "muti", di cui abbiamo bellissimi esempi). E se nel fumetto orientale è più tipica la figura dell'autore "completo" che si occupa degli uni e delle altre allo stesso tempo, il fumetto occidentale è animato quasi sempre da team formati da disegnatori e sceneggiatori che collaborano fra loro. Il disegnatore è certamente artista, ma lo sceneggiatore, che maneggia solo le parole (e scrivere sceneggiature per i fumetti è uno scrivere assai strano, ma pur sempre uno scrivere) che cos'è? Una chimera o, in fondo, un letterato pure lui? Boh :)

Comunque, mi spiace tu abbia abbandonato la lettura dei manga. Io ne leggo ancora molti (insieme a fumetti occidentali). Per fortuna da qualche anno gli editori si sono accorti che non esiste più solo il target adolescenziale, e che chi leggeva manga negli anni '90 non ha più 15 anni, ma magari è disposto a leggerne ancora trovandone di più adatti a un pubblico cresciuto, e qualcosa s'è mosso, con l'importazione anche di titoli destinati ai grandicelli. Non sono una quantità industriale, ma cose interessanti si trovano :)

Concordo che trovare fumetti a buon mercato per una biblioteca scolastica non sia facile. I più interessanti costano una sassata, spesso.
Al momento di buono in circolazione c'è che, col passaggio del settore fumetto di Disney Italia sotto Panini, è tutto un fiorire di albi di tutti i formati (e prezzi). Si trova davvero di tutto, comprese raccolte tematiche molto interessanti anche per una bibliotechina scolastica, quali ad esempio i volumi sui viaggi nella storia di Pippo e Topolino e le solite, intramontabili, parodie Disney (lo ammetto: tuttora il grosso della mia conoscenza diretta di Plauto si deve a una parodia dell'Aulularia con paperi letta nell'infanzia XD Per dire...).
Lato scientifico, restando sull'economico, Le Scienze e Repubblica hanno pubblicato la serie "I manga delle scienze" e poi un'altra di monografie a fumetti dedicate a scienziati e filosofi. Ci sono poi i volumi "scientifici" di Tuono Pettinato (ma lì torniamo sul costoso) o i vari manga-biografia di personaggi storici: in corso al momento io ho "Cesare" - su Cesare Borgia - e "Plinius" - su Plinio il Vecchio, partito il mese scorso - entrambi realizzati con la collaborazione di insegnanti universitrari.
Ma in tutti questi casi credo il target dei lettori sia più da scuola superiore e oltre :-|
Comunque il lato della divulgazione storico-scientifica a fumetti è più ampio di quanto si pensi. Non occorre risalire sempre alla Storia d'Italia a fumetti di Biagi :D

Daniele ha detto...

Eccomi qui, sono il "tale Pennablu".
Grazie per la citazione.
Penso allora di essere originale, visto che mi occupo di narrativa in 3 modi: la leggo molto, ne parlo nel blog e mi diverto a scriverla.
Ma non ho mai pensato che la narrativa sia roba da donne.
Comunque, alla fin fine, né io né te abbiamo dato una risposta alla Grande Domanda: perché le donne leggono più degli uomini? :)

Betty ha detto...

Beh, vogliamo confrontare un libro che parla della teoria della gravità, per esempio, e l'impegno che richiede la comprensione del testo con un libro di narrativa, bello, affascinante,scorrevole, magari emozionante, che so, nomino l'ultimo della saga dei Cazalet che non riuscivo a mollare?
IO sul comodino ho tenuto a lungo il libro di Stephen Hawking "l'universo in un guscio di noce", ma quando c'era da allungare la mano la scelta ricadeva piuttosto su "Innamorati a Parigi" o su "I love shopping" (lo ammetto, ho letto anche libri così, faccio outing..); erano sul fondo del mucchio ma più in basso c'era solo Stephen Hawking...
Ecco perchè IO leggo poca scienza, perchè la trovo difficile, e quei cinque minuti prima di addormentarmi la teoria dei buchi neri proprio non ce la faccio ad affrontarla...
ciao

Betty

Kukuviza ha detto...

@Betty penso che però molto dipenda anche da come libri "sulla teoria dei buchi neri" vengono scritti. A meno che non siano per addetti ai lavori devono per forza essere scritti nella maniera più divulgativa possibile e non so mica quanti ce n'è di libri così. Poi è chiaro che l'argomento un po' ti deve attirare.

@minty Grazie per le info fumettistiche. La mia sensazione era dovuta al fatto che quando mi imbatto in blog che parlano anche di fumetti, gli autori sono in genere maschi, mentre nei blog di femmine più spesso si parla di cartoni, tipo Sailor Moon. Però la mia era una sensazione e basta perché non vado apposta a cercare blog che parlano di fumetti. Ne ho letti molti in passato, soprattutto Disney, ma ora non ne leggo molto pochi. Non mi piacciono i manga cmq, preferisco un disegno all'occidentale ma in genere di tipo comic più che realistico.

@Murasaki mi dai brutte notizie! E io che tendevo all'ottimismo! Sulla faccenda dei giochi è un po' che se ne parla e mi pare che fossero state criticate delle catene di giocattoli perché dividevano i giochi in maschi e femmine e mi sembrava di capire che le cose si fossero un po' mescolate. Però quello dei giochi è di sicuro un settore dove il condizionamento su più fronti è molto presente ma io voglio sperare che un po' alla volta le cose cambino. E' vero che il Lego una volta era unisex ma se non sbaglio, nelle pubblicità facevano vedere sempre i maschi che ci giocavano (non vorrei sbagliare).
SUlla faccenda del rosa, ci sarà di sicuro qualche bambina che proprio lo adora di suo, magari sono quelle bambine che poi da grandi sono molto attente al look, molto modaiole, è una caratteristica della persona; cmq certo, ci marciano alla grande e tante bambine rimangono condizionate.
Per il calo nelle facoltà scientifiche è una brutta notizia. Forse è una fase? Magari va un po' a periodi ma credo che nel lungo termine la presenza femminile in quei posti sia in aumento. Speriamo dai.

@Daniele Ciao! :D

Bridigala ha detto...

Una categoria di libri che sta a metà tra il fumetto e il libro può essere quella dei "senza parole " , ti consiglio di dare un'occhiata a "'45" di Maurizio Quarello, edizioni Orecchio acerbo. Splendido volume sulla resistenza, la cui restituzione può essere un compito piacevole per alcuni, assai rognoso per altri, una scusa per farsi raccontare storie di famiglia per altri ancora. Bello, comunque.

acquaforte ha detto...

A casa mia il fumetto (inteso come Disney) è entrato con mia figlia bambina, assieme a tanti libri illustrati come "Il corpo umano" con cassetta allegata (una specie di anime, io neanche sapevo esistessero gli anime). Cresciuta lei, calma piatta. Non ho mai amato il western, quindi niente Tex, ma anche niente Dylan Dog, Corto Maltese, Diabolik, etc. E mi sono persa assai.
Solo da qualche anno, con la "mia" scoperta del Giappone, ho iniziato a leggere i manga e anche i fumetti. Ho scoperto Hugo Pratt, le cui storie ed acquarelli sono straordinari; ho collezionato i manga della Scienza e le monografie dedicate a filosofi e scienziati (grazie Minty per le indicazioni dei manga-biografia di personaggi storici. Non li conoscevo). Non solo Miyazaki e Takahashi, ma anche ad esempio, i 3 manga di Sherlock che riproducono la serie televisiva BBC con Freeman e Cumberbatch. E nuove serie molto intriganti.
Da bambina a casa mia i libri erano gli Urania Mondadori. Non altro e i leggevo solo quelli. Sono diventata lettrice, di gialli, di romanzi, di scienza, di storia. Non per stimolo familiare, certamente. Mia figlia ha trovato in casa migliaia di libri, ma legge pochissimo. Mio marito legge libri di fisica e di politica.
Quindi, come rispondere alla tua domanda? Non ne ho la minima idea.

Murasaki ha detto...

@Palombaro di Immersività:
(Bellissimo nick, davvero!) La Grande Domanda al momento è senza risposta appunto perché sembra impossibile separare i fattori innati da quelli legati al condizionamento. Certo, oggi gli editori mostrano una tendenza davvero maniacale e degna di miglior causa a separare la saggistica "per femmine" da quella "per maschi"con agghiaccianti volumetti sulla chimica per ragazze (come preparare rossetti), fisica per ragazze, matematica per ragazze e amenità del genere, ma le statistiche dell'editoria riguardano donne cresciute in un mondo più normale, dove i libri "per ragazze" non erano necessarianente segnalati da tre strati di glitter sulla copertina e dunque i condizionamenti erano meno pesanti. Grazie del tuo contributo, doppiamente eretico e dunque prezioso perché non soltanto sei un uomo, ma addirittura un Uomo Che Legge, praticamente una specie protetta (anche se un po' meno rara di quel che pretendono gli stereotipi) 😁.

@Minty:
A dire il vero non sono io che ho abbandonato i manga, ma i manga che hanno abbandonato me perché a un certo punto ho notato che il tratto degli autori più moderni non mi attirava - insomma, resto legata soprattutto agli anni 80-inizi 90; e poi, come tanti, sono una vedova di Nana, manga tragucamente destinato a restare incompiuto ma quanto era incredibilmente brava l'autrice a costruire storie e personaggi? Davvero spezza il cuore a pensarci. Comunque questa primavera ho sbarcato una parte di questa interminabile convalescenza con Emma, un manga consigliato proprio via rete e che mi è piaciuto parecchio. Certo, quando stavo a Firenze era tutto più comodo, ma non è un settore che ho abbandonato.
Non sapevo del passaggio della Disney, ma ho notato questa fioritura di vecchi (e grandissimi) classici. Visti i buoni risultati dell'Inferno di Topolino penso che proverò qualche altro colpo!

Murasaki ha detto...

@Daniele:
Ben trovato, Pennablu. E sì, sei piuttosto originale e il. Tuo blog presenta una piacevole varietà di spunti, anche se non ho ancora capito se posso commentare o no - visto che l'anonimato per me è irrinunciabile e le persone che frequento nella cosiddetta Vita Reale che sanno dell'esistenza di questo blog sono tre e non mi leggono quasi mai ☺️
Alla fine né io né te né i numerosi commentatori ben intenzionati hanno saputo dare una risposta alla Grande Domanda, ma in fondo con le Grandi Domande credo sia più importante porsele che trovare una risposta - o comunque possiamo dire così per consolarci e sentirci più saggi & carichi di pensieri profondi. Dopotutto, se a una persona piace leggere, che sia maschio o femmina, giovane o vecchio, letterato/a o scienziato/a o ignorante cronico, che importanza ha? L'importante è che legga e si diverta.

@Betty:
E qui introduci un altro fattore, anzi due: la scelta del Momento la sensibilità individuale (quanta gente conosciamo che crolla addormentata alla terza pagina del Signore degli Anelli o di Cime Tempestose, e quanta che al contrario si risveglia dal più profondo dei sonni? Quanta che ha tenuto "I love shopping" a settimane sul comodino fino a riportarlo in biblioteca sbadigliando dopo essersi invece divorata la storia delle scimmie bonobo? E quante volte un libro che ci era sembrato del tutto insulso oppure orribilmente noioso in un dato momento ci ha poi appassionato?
Certo, possiamo aggiungere che spesso per le donne la lettura è vista come un momento di svago, mentre per gli uomini di solito è una attività seria che si fa per "acculturarsi": qualcuno, nei commenti di PennaBlu, citava il fatto che spesso le letture femminili sono "leggere" (la serie delle 50 sfumature, per esempio). Ma se si considera tutto il ciarpame politico ed economico che ingombra comodini in gran parte maschili, per tacere di tutti i libri complottisti scritti senza fonti, senza riferimenti, senza logica e senza criterio, davvero non si capisce perché guardare dall'alto in basso una trilogia con 150 sfumature, per giunta letta senza la pretesa di capire il funzionamento dell'intero mondo.

Murasaki ha detto...

@Kukuviza:
Sì, , credo si vada a fasi. Dopo gli anni spartani a cavallo tra 70 e 80 è arrivata l'era delle principessine, e molte madri che erano state deprivate in gioventù di ogni traccia di glitter e trine hanno potuto imbrillantinare di tutto punto le loro figliolette - e sono sicura che al loro posto avrei fatto lo stesso, perché la mancanza di strass e brullantini e pizzi dorati ha un po' oscurato la mia infanzia pur priva di miseria materiale e intellettuale (a tutt'oggi mi imbrillantino più che volentieri). Immagino comunque che ci sarà una specie di rimbalzo, prima o poi. Per quanto riguarda le facoltà scientifiche comunque il problema è bisex, in base all'atteggiamento criticato dalla 'povna; anche perché non solo le donne leggono di più, ma sono anche quelle che studiano più volentieri e con maggior profitto. La loro mancanza alle fa oltà scientifiche dunque si fa sentire dolorosamente!

@Bridigala:
Mi sono appuntata il tuo consiglio. I libri senza parole sono interessanti per vari motivi e senza dubbio le indicazioni minusteriali li approverebbero! Uno sulla resistenza mi sembra imperdibile, e mi piacerebbe anche recuperare quello che tre anni fa ci portarono alla mostra sull'immigrazione (hai idea di quale potrebbe essere? Ricordo che c'era un bambino e tutti intorno a lui parlavano una lingua incomprensibile, scritta con stranissimi caratteri). All'epoca mi piacque ma ci mancavano troppe cose davvero basilari. Adesso però lo recupererei volentieri, ché tanto essere sbattuti in un mondo estraneo dove tutti parlano una lingua incomprensibile non è certo un problema che riguarda solo gli immigrati appena scesi dal barcone...

Murasaki ha detto...

@Acquaforte:
Nessuno di noi ha risposto, comunque, e forse una risposta nemmeno c'è: Rumiko Takahashi ci ricorda che siamo esseri umani, prima ancora che maschi e femmine ; e ogni essere umano ha la sua storia. Il tuo percorso verso la lettura è stato piuttosto anomalo, ma quale percorso non lo è? In fondo lonstesso atto di "leggere" è del tutto innaturale, e anche i popoli che leggono da più tempo di tutti... mah, non si arriva a 6000 anni. Tempi piccolissimi, senza dubbio.