Per rispolverare la simpatia che ho sempre avuto per il nobile popolo russo e che la presente guerra ha molto appannato, durante l'estate ho deciso di dedicarmi alla lettura di questo romanzo dove quasi tutti i protagonisti sono russi e l'implacabile apparato poliziesco dell'URSS è perculato con un certo garbo.
Si tratta di un classico romanzo-con-cornice, di quel tipo che andava tanto di moda nell'Ottocento ma che funzionano molto bene anche adesso, se ben costruiti.
All'interno del quadro, i due protagonisti sono Viktor e Nadia, due gemelli che all'inizio della storia hanno tredici anni e che tengono un diario nel periodo che va tra il Giugno del 1941 e il Novembre del 1942. I due ragazzi sono legati, oltre che dal normale affetto fraterno, anche da quella sorta di blanda telepatia che caratterizza i gemelli, ma che volendo togliere credito a qualsiasi idea sulla telepatia, si può definire con la frase "nessuno li conosce meglio di quanto si conoscano tra loro". L'autore espone entrambe le possibilità ma si guarda bene dal prendere posizione, e del resto il fenomeno è ben conosciuto anche se molto difficile da studiare.
I due ragazzi sono nati e cresciuti in regime comunista e ben imbevuti di propaganda comunista - che in effetti, com'è giusto, ai loro occhi non è tanto propaganda quanto una parte integrante della vita di tutti i giorni. Né loro né i genitori mostrano particolari cenni di dissenso, al di là di un qualche fondino di diffidenza verso le notizie emanate dal governo, al livello sotterraneo che coglie qualsiasi persona di medio buon senso in tempo di guerra.
I genitori sono persone di buona cultura e piuttosto benestanti, e lavorano al museo dell'Ermitage*.
La storia comincia il 22 Giugno 1941 quando due importantissimi avvenimenti scuotono il pacifico e vivace tran tran della vita dei due gemelli: durante una visita all'Ermitage mettono le mani su alcuni quaderni finiti fin lì per errore e decidono di usarli per tenerci un diario; e, sempre nel corso della visita, sentono in diretta alla radio che il paese è entrato in guerra, causa invasione nazista.
La guerra influirà parecchio sulla vita quotidiana della famiglia: il padre è chiamato sotto le armi e i due gemelli vengono sfollati insieme a tutti gli altri bambini della città.
Qui però, per una serie di motivi che vengono chiariti nel corso del romanzo, l'implacabile organizzazione comunista perde parecchi colpi: prima di tutto i due vengono messi su due treni diversi, anche se diretti nello stesso luogo (mentre naturalmente le istruzioni dall'alto erano di non dividere i fratelli, ovunque andassero) e il viaggio di entrambi si rivela assai travagliato. I due cercano di riunirsi fin da subito ma la questione si rivela davvero complessa e in sostanza il romanzo contiene la storia dei loro due viaggi, che comprendono, tra le moltissime vicissitudini, una breve ma salata permanenza in un gulag, la difesa di una fortezza e nientemeno che un viaggio verso Leningrado percorrendo su un camion (!) le ghiacciatissime acque del lago Ladoga, a continuo rischio che la rottura del ghiaccio ingoi camion e passeggeri in quella che è la scena più emozionante del romanzo; il fatto che l'autore sia italiano e che il romanzo sia nato appunto per un pubblico italiano che in gran parte considera molto avventuroso anche solo guidare sul ghiaccio che si forma su una comoda strada asfaltata aggiunge un notevole carico di emozione, perché per noi è molto più facile immaginarci uno sbarco sulla Luna o una passeggiata nello spazio che una roba del genere, e a questo proposito aggiungo che ghiaccio, neve e freddo sono sì molto presenti nel romanzo, ma vissuti come elementi assai comuni della vita di tutti i giorni, com'è giusto che sia vista l'ambientazione.
In guerra (e i giornali di questi giorni ce lo ricordano in continuazione) succedono cose, diciamo così, piuttosto estreme e può capitare di ritrovarsi a dormire in situazioni disagevoli e a mangiare (o, più spesso, non mangiare affatto) anche alimenti che non compongono la nostra dieta abituale. Tutto ciò viene descritto attraverso gli occhi e la penna dei due narratori che, grazie all'incoscienza e allo spirito di adattamento tipiche di quell'età, digeriscono i vari contrattempi con notevole coraggio e determinazione. Le situazioni più difficili da affrontare per loro naturalmente sono le morti, e anche il lettore, che pure grazie alla cornice sa che i due protagonisti arrivano vivi alla fine della storia, non può rilassarsi più di tanto perché protagonisti anche di un certo livello spariscono così, di punto in bianco, senza avvisare, proprio come succede in guerra: prima c'erano, e all'improvviso non ci sono più, e non ci si può fare proprio niente.
Passiamo alla cornice: dopo la guerra, alla fine del 1946, il gruppo dei diari viene preso in consegna da un alto ufficiale Commissario del Popolo che (per motivi che in effetti non vengono molto chiariti) li passa al vaglio per decidere se i due protagonisti si sono o meno macchiati di reati perseguibili. Di reati ce ne sarebbero in verità davvero parecchi, ma l'abile burocrate trova un modo eccellente per non entrare nel merito della questione e per assolvere i due ragazzi con formula piena - non senza aver costellato i diari di acidissime annotazioni destinate probabilmente a un eventuale supervisore che entrasse in scena in momenti successivi.
Tuttavia non c'è soltanto la cornice: a parte le annotazioni del burocrate e le occasionali postille dei due fratelli (tutte riportate in corsivo) abbiamo anche una serie di carte geografiche, schemi, disegni, ritagli di giornale, volantini e fotografie più o meno collegate alla vicenda e una serie di istantanee dell'ordinatissima scrivania del prudente e accorto funzionario militare.
Il romanzo si presenta con una bella veste grafica e una serie di accattivanti illustrazioni. Inoltre è scritto a due colori (Nadia in nero, Viktor in rosso) che anche se alza un po' il prezzo è sempre molto apprezzata da una certa categoria di lettori**. E' anche scritto molto bene e mantiene quel tipo di tensione che innesca il processo del dài, non è tardi, un altro capitolo posso leggerlo... ops, ma com'è che sono le due? E cinque minuti fa non ero a pagina 173? Beh, ormai che ci siamo tanto vale attaccare un altro capitolo.
E' stato pensato e costruito per Giovani Lettori, ma non dovrebbe costituire un dispiacere nemmeno per le categorie più stagionate. Io, di sicuro, l'ho gradito parecchio.
Consigliato soprattutto per gli amanti dei romanzi storici e dei libri ben infiocchettati. Segnalo anche la copertina, perché è davvero raro vederne una decente e questa si adatta perfino al contenuto del libro, che è quasi un prodigio. Anche la composizione grafica è interessante e richiama molto bene il periodo della vicenda.
* ovvero il palazzo reale della città di Pietroburgo, che dal 1924 al 1991 si è chiamata Leningrado e che fino al 1918 è stata la capitale della Russia. Si trova sulla foce della Neva sul mar Baltico e in prossimità del grande lago Ladoga.
** Io, tanto per fare un esempio.
5 commenti:
Sembra bellissimo! Deve essere mio. Intanto ho mandato a prendere le favole periodiche su libraccio, usato, spero ci sia davvero. Sono Lurkerella, per qualche motivo non esce più il nome
Mai sentito nominare…ma decisamente Interessante!
Grazie per la segnalazione! Lo metto in lista. E sì, la copertina è proprio bella, sembra un poster (e in genere non mi pare che quella casa editrice brilli per copertine fantastiche o "insolite")
Lo metto nel listone delle letture per i miei alunni. Grazie mille!
@ Lurkerella:
Commentare sui blog sta diventando una vera impresa. Continuo a sperare che blogger rinsavisca ma...
E spero che le Favole ti piacciano.
@ Kuku:
Vero, la Mondadori fa delle copertine davvero mence, e non si spreca certo per le collane per ragazzi. Probabilmente l'autore le progetta in proprio, perché anche quelle degli altri libri sono molto ben fatte.
@ Tenar:
Ottima idea. In realtà anch'io quest'anno l'ho dato a un primino, per lettura dell'estate.
@ Dolcezze:
Decisamente. Tra l'altro, non so tu ma io dell'assedio di Leningrado non sapevo quasi niente.
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