L'Insegnante Esperto: un mostro singolare. |
Dalle viscere della bozza del Decreto Aiuti Bis, approvato nel Consiglio dei Ministri il 4 Agosto 2022 ma non ancora definitivo, è emerso un mostro singolare: il Docente Esperto.
Il decreto in questione, a quanto si sa, contiene una serie di facilitazioni, aiuti e soccorsi di carattere economico per noi poveri cittadini italiani tormentati da inflazione, aumento dei prezzi e altre varie traversie e traversine, cui di recente si è aggiunta anche la siccità. Niente di strano dunque che ci sia anche un aiuto per noi poveri docenti, da tempo ormai oppressi e vessati per ogni dove.
Cioè, però: tutti noi docenti siamo anche cittadini italiani o in Italia residenti, lavoratori provvisti di un reddito, dipendenti statali - quindi ci spettano già una parte degli aiuti promessi; naturalmente un aiutino supplementare sarebbe assai gradito, visto che abbiamo tra l'altro un contratto scaduto nel lontano 31 Dicembre 2018 di cui non si intravede un rinnovo a tempi brevi.
Si tratta di un secondo bonus docenti, da aggiungere a quello approvato anni fa per l'aggiornamento e l'acculturazione?
No, non è un bonus.
Allora sono dei soldi in più per la scuola, magari da aggiungere per la contrattazione interna?
Nemmeno.
All'articolo 39 del decreto però promettono soldi agli insegnanti. Non a tutti, ma ad alcuni sì.
Al termine di un percorso formativo triennale (in caso di esito positivo, vabbé).
Che inizierà nell'anno scolastico 2023-24.
Ovvero i soldi arriveranno tra quattro anni.
Si tratta di una vaga gratifica una tantum che dovrebbe essere tra il 10 e il 20 per cento dello stipendio e che verrà decisa al momento del rinnovo del contratto (il che non sembra molto rassicurante ma magari si pecca per eccesso di diffidenza. Forse).
Per carità si piglia tutto, ma una roba che arriva fra quattro anni e dopo un corso triennale non sembrerebbe poi un aiuto così tempestivo. Che senso ha infilarlo tra il rinnovo del taglio delle accise (che scatta a giorni), il bonus per lo psicologo (che è già in assegnazione) e i soccorsi per gli agricoltori (che, si spera, arriveranno ben prima di quattro anni)?
Perché questa brava gente non si prende un attimo di pausa e non ci fa su un decreto apposito a Settembre, magari dopo essersi schiariti un po' le idee sul corso triennale in questione, di cui non si dice alcunché?
Certo, a Settembre far partire un decreto autonomo potrebbe risultare un problema per il governo in uscita; e potrebbe purtroppo darsi che il governo in uscita di cui soipra nel frattempo si debba occupare di qualche ulteriore emergenza, che da qualche tempo ne arriva una nuova ogni settimana. Così, per sicurezza, infilano questa roba che non è esattamente un aiuto immediato nel mucchio e si tolgono il pensiero.
Pazienza.
In questo periodo ci vuole tanta tanta pazienza, e magari ne servisse soltanto agli insegnanti.
Ad ogni modo in quell'articolo 39 ci sono cose ben più strane della promessa di un generico regalino una tantum alla fine di un percorso formativo triennale non meglio definito.
Subito dopo infatti appare la misteriosissima figura del Docente Esperto, creata per l'occasione.
Proverò adesso a descriverlo sulla scorta del quasi niente che risulta da quell'articolo di decreto.
Tanto per cominciare, l'Aspirante Docente Esperto deve essere di ruolo per cominciare il suo lungo percorso - e quando dico lungo, intendo veramente lungo.
Nove anni, a partire dall'anno scolastico 2023-2024.
In sintesi ci saranno tre corsi di tre anni, non sovrapponibili - nel senso che se ne può fare solo uno per volta. Ogni corso avrà un esame finale, e se verranno superati tutti e tre allora il tenace insegnante diventerà Docente Esperto, e avrà diritto a una gratifica di 5650 euro lordi all'anno, sembra di capire per sempre - cioè, fin quando resta in servizio, e anche la pensione verrà calcolata tenendo conto di quella giunta.
I Docenti Esperti saranno 8.000 al massimo (ovvero i primi 8.000 della graduatoria, quindi superare gli esami non è garanzia sufficiente di riuscire a intascare il malloppo) ogni anno per quattro anni, per un totale di 32.000 Docenti Esperti.
E dopo? Ci sarà possibilità per chi è arrivato dopo di esperienziarsi?
Non si sa. C'è da dire però che tredici anni sono un arco di tempo più che sufficiente per ponderare con cura se se sia il caso di proseguire con questo curioso esperimento.
Che cosa fa un Docente Esperto, a parte incassare uno stipendio un po' più alto (che è pur sempre una bella cosa)?
La sua solita vita. Non ci sono incarichi aggiuntivi. Esiste, semplicemente, ed è Esperto.
Molte domande si impongono, e molte osservazioni si affollano alla mente di chiunque.
La prima è: cosa gli insegnano, in questi nove anni, al docente, per farne un Docente Esperto?
Lingue? Didattica? Scienze? Gingillometria Applicata?
Non si sa. Sul decreto non c'è scritta una parola a riguardo. Si tratta di "percorsi formativi" - un concetto uno zinzino vago, se vogliamo.
Di che tipo di corsi si tratta? Università, scavi archeologici, alternanza scuola/lavoro, costruzione di un acceleratore di particelle?
Di nuovo, nel decreto non c'è scritta una parola al riguardo. Chi ha un po' di pratica del mondo della scuola sospetta che debba ancora essere tutto deciso, e che qualcosa comincerà vagamente a prendere forma solo nell'estate del 2023.
Terza domanda, piuttosto importante: cosa ci guadagna lo stato?
Avrà 8.000, poi 16.000, 24.000 e infine 32.000 Docenti Esperti ma non potrà fargli fare nulla di diverso da quel che fanno già, ovvero lezioni, qualche progetto, scartoffie varie eccetera.
Sì, ma saranno Esperti e daranno un Valore Aggiunto alla scuola.
In che modo? Non si sa.
Quarta domanda: cosa ci guadagna l'insegnante, a parte l'indubbia soddisfazione di tirarsela perché adesso è un Docente Esperto?
Qualche soldo, già programmato. 5650 euro l'anno divisi su 12 mensilità sono 470 all'anno. Lordi, naturalmente. Dunque 300 al mese se va bene, probabilmente un po' meno. Non sembra un granché visto che nessuno di noi ha la più pallida idea del costo della vita tra dieci, undici, dodici e tredici anni. Certo, può essere che l'inflazione si spenga già a Settembre (in teoria può essere), così come può essere che tra due mesi passi il glorioso picco del 10% per continuare a salire (anche questo può essere).
Quinta domanda: cosa succede se l'Aspirante Docente Esperto resta incinta? O se si ammala?
Qualcuno magari potrebbe osservare che gli insegnanti maschi non restano incinta (anche se possono ammalarsi). Errore: i permessi per paternità li possono prendere anche gli uomini, la tendenza è ad aumentarli - e lo stato non può far storie a riguardo: li deve concedere, tutti, a qualsiasi padre li richieda.
Il tasso di fertilità in Italia è disastrosamente basso, ma non per colpa degli insegnanti; essi infatti si riproducono come conigli, anche perché l'insegnamento è uno dei pochi mestieri dove la gravidanza non ti rovina la carriera: quando ritorni, di solito dopo un anno, trovi un sacco di classi che aspettano solo te e ricominci da dove avevi smesso. Il nostro è un lavoro molto vario, ma sotto certi aspetti è anche un lavoro che è sempre lo stesso. Altri alunni, altro giro e altra corsa, si riparte.
Veniamo alle considerazioni.
La prima è che, da qualsiasi parte la si guardi, questa storia sembra un delirio.
Nove anni.
Quale cazzo di lavoro prevede un percorso formativo di nove anni per passare (forse) di livello?
In nove anni uno studente di medicina prende una laurea e due specializzazioni.
Uno studente di Lettere prende tre diplomi di laurea, oppure una laurea 3+2 e un dottorato di ricerca, oppure due lauree e un corso di specializzazione di un qualche tipo.
Programmare qualcosa che dura nove anni è un bell'azzardo per chiunque, qualsiasi lavoro faccia.
Nove anni, e se per un qualche motivo toppi l'ultimo dei tre esami, sarà come non avere fatto niente. E se hai sfortuna con le graduatorie, magari perché non hai la seconda laurea o quattro master o più semplicemente perché davanti a te c'è gente con più servizio, anche se hai fatto bene l'ultimo esame ti ritrovi lo stesso senza giunta allo stipendio e senza titolo. Molto triste.
Altra nota temporale: una volta diventato Docente Esperto devi restare almeno altri tre anni a lavorare nella scuola (che è l'unica parte dell'insieme che mi risulta abbastanza sensata). In questo modo però l'Aspirante Docente Esperto si ritrova limitato dalla data di nascita, perché deve avere la possibilità di insegnare per altri 13 anni da oggi; con le leggi attuali sul pensionamento quindi è un percorso che possono intraprendere solo gli insegnanti di ruolo che al momento hanno meno di 54 anni - ovvero l'età in cui quasi per tutti l'arrivo di eventuali figli non dovrebbe più interferire. In cuor mio disapprovo, perché in fondo al mio cuoricino sarei quasi tentata di giocare questa strana lotteria. Forse, chissà, magari*.
Negli ultimi tre anni tutti noi ci siamo visti cambiare il mondo intorno da un mese all'altro.
Davvero, non mi sembra un momento che predisponga psicologicamente verso l'idea di impegnarsi per nove anni in alcunché, con la vaga prospettiva di avere (forse, se tutto va bene) un aumento di stipendio che tra dieci anni potrebbe valere quanto il tradizionale rotolo di carta igienica.
La seconda considerazione è che 32.000 Insegnanti Esperti... non so, mi sembra come quelle teorie che l'Africa sta invadendo l'Italia a botte di 60.000 migranti all'anno. Gli insegnanti in Italia sono circa 850.000, le scuole 8.290 ognuna con svariati ordini di studio e indirizzi.
Quanto possono influire 32.000 Insegnanti Esperti su questi numeri? Dovrebbero diventare il lievito della scuola? E in che modo, se continueranno a fare quel che facevano prima?
(E avranno ancora voglia di far lievitare la scuola, dopo nove anni di percorso formativo? Non tutti i percorsi riescono col buco, particolarmente quelli organizzati dal MIUR, e spesso la loro principale utilità consiste negli abbondanti pretesti che aiutano e incoraggiano i docenti a dedicarsi a una delle loro attività preferita, ovvero lamentarsi. Io per prima, si capisce**).
Terza considerazione: per servire a qualcosa, il triplice percorso formativo triennale andrebbe quantomeno ritagliato su misura del singolo Aspirante Docente Esperto, attingendo a una scelta di possibilità molto, molto vasta. Ciò sarebbe probabilmente costoso, ma una buona organizzazione e un abbondante impiego di quelle entità (abbastanza ignote a chi cura roba a gestione statale in Italia) che sono conosciute con i generici nomi di "buonsenso" e "flessibilità" renderebbe probabilmente il tutto meno costoso di quel che sarà comunque, anche se forse fallerebbe nel suo principale intento, che un animo sospettoso potrebbe magari individuare nell'eterno desiderio del MIUR di foraggiare le facoltà universitarie a sfondo didattico, in quanto richiederebbe probabilmente un abbondante utilizzo di risorse umane esterne al mondo universitario in questione.
Arriva così la sesta domanda: ma sul serio faranno davvero questa roba, in questi precisi termini?
Certo, tutto può essere; ma in cuor mio, alla luce della mia lunga esperienza con la scuola*** sospetto che il tutto si fermerà dopo il primo percorso triennale, detto e non concesso che parta almeno quello.
Infine, c'è la settima e più essenziale domanda: cosa aveva fumato, bevuto o comunque assimilato chi ha avuto questa bella pensata?
Mi sembra importante saperlo, per meglio scansarla; perché, davvero, sembra roba che conviene evitare con cura.
* Balle. Riesco a trovare le scuse più assurde perfino per non fare un corso di inglese, figurarsi se mi impegolo in un percorso di nove anni nove senza esserci costretta dalle truppe di occupazione sotto la minaccia di non meno di due mitra spianati.
** A proposito di lamentele: molti insegnanti hanno deprecato assai e avviato una raccolta di firme in rete contro il Docente Esperto. Non la linko perché non approvo molto le petizioni alla cieca contro entità ancora così indefinite, ma si trova in rete con estrema facilità.
***Sono figlia di insegnante. Mia madre ha iniziato nel 1950, e anche nella breve forbice di anni in cui lei non insegnava più e io non insegnavo ancora, buona parte dei miei amici insegnava. Da quando sono nata, la scuola ha sempre fatto parte della mia vita.
3 commenti:
Non avevo ancora letto nulla a proposito del docente esperto, credo che le considerazioni che scrivi siano tutte molto molto sensate, il valore aggiunto dovrebbe essere per gli studenti: avere un insegnante che ha studiato tanti anni di più rispetto alla media dovrebbe voler dire avere un insegnante con conoscenze molto più vaste appunto rispetto alla media...se non fossero 32.000 su 850.000 (se non ho capito male).
Oltre al fatto che credo che se non sbaglio gli insegnanti ricadano nelle categorie di lavoratori con formazione permanente obbligatoria...o sbaglio? Se non sbaglio tutti in realtà fanno corsi regolarmente.
L'altro discorso è appunto quanto pesa il costo di questi corsi triennali rispetto all'aumento di stipendio...
Non è possibile! Ho appena pubblicato un post sullo stesso argomento! Non ho copiato, giuro!
@ Dolcezze:
Non è questione di copiare, è che certe cose ti strappano il post dalla tastiera!
@ Elena
Ebbene sì, gli insegnanti adesso hanno l'obbligo della formazione, e ogni anno devono fare un numero di ore "congruo" o qualcosa del genere, ma non sono mai riuscita a capire quale sia questo numero. Devo pur dire però che non ho mai fatto indagini specifiche in proposito. Ad ogni modo tutti gli anni la scuola ci scodella qualche corso da seguire, più o meno sensato, e poi naturalmente possiamo fare aggiornamento per conto nostro e personalmente sotto questo aspetto sono piuttosto industriosa. Di fatto, volenti o nolenti, l'aggiornamento fa parte del pacco e farlo viene abbastanza spontaneo, corsi o non corsi.
Ma in questa storia del Docente Esperto ci sono un bel po' di incognite, e la prima incognita è appunto che cosa dovremmo studiare per diventare Docenti Esperti, mentre la seconda è che tipo di ricaduta dovrebbe avere questa non meglio definita "formazione".
Tanto per dirne una, corre voce che una scuola vicino a noi abbia fatto DUE ANNI DUE di formazione prima di partire con la leggendaria didattica Dada, mentre a noi han rifilato un corso di una decina di ore sull'Ascolto, dove in pratica ci spigavano che era importante ascoltare gli alunni. Ora, io non so come funziona nelle altre scuole, ma alla media di St. Mary Mead l'Ascolto è praticato molto attivamente, e quel corso ci è sembrato una gran vasca di acqua calda. Magari abbiamo avuto sfortuna noi.
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