Quest'anno abbiamo avuto un tentativo di esame normale.
C'erano due scritti, tanto per cominciare: il buon vecchio tema e il consueto compito di Matematica. Forse per non stressare troppo i giovinetti, dal Ministero è stato deciso di non fare gli scritti delle due lingue straniere. In compenso c'era il classico Colloquio Interdisciplinare, ma molto meno formalizzato degli scorsi due anni: non più con la solenne investitura della Tematica, l'alunno, sì come suoleva farsi prima della pandemia, portava un argomento a sua scelta cui collegava varie materie.
E che doveva esporci in venti minuti.
Intendiamoci, il Ministero non aveva alcuna colpa per i tempi: è la nostra scuola che aveva deciso così, perché in questo modo avremmo potuto esaminare sedici alunni sedici al giorno.
Venti minuti di colloquio, più cinque per discutere tra noi del colloquio in questione. Al confronto la catena di montaggio di Henry Ford era una roba con tempi amichevoli e distesi.
A qualcuno era sembrato un delirio, ma ci hanno spiegato che non era possibile fare diversamente, a meno di fare i colloqui anche di Sabato.
All'idea di occupare anche il Sabato mattina gran parte degli insegnanti è insorta, anche perché, per motivi del tutto incomprensibili alla mia debole mente, se a St. Mary Mead facevamo il Sabato, anche a Crifosso dovevano farlo, e a Crifosso insorgevano altrettanto.
L'inevitabile risultato è stato che i colloqui erano in gran parte piuttosto scialbi, anche perché a quel punto tutti ci siamo raccomandati che preparassero dei percorsi brevi, per carità. E alla fine i ragazzi si sono adattati e han preparato dei percorsi brevi.
Ora, se preparare un percorso lungo, articolato e approfondito può essere complicato ma con la buona volontà alla fine ci si riesce, preparare un percorso brillante ed esaustivo che metta in risalto tutte le belle cose che sai fare ma in modo molto sintetico è molto più complicato, specie se sei un giovinetto alle prime armi anche se pieno di buone intenzioni.
La Terza Asserpentata racchiudeva in sé qualche scartina ma era per lo più composta da ragazzi bravi e ben preparati, alcuni dei quali coltivavano anche legittime aspirazioni.
Venivamo tutti da un anno complicato - per certi versi ancor più complicato dell'anno scorso; inoltre le Terze erano quelle che, dopo un primo quadrimestre molto normale, si erano trovati sbattuti davanti a un monitor ad ascoltare l'insegnante che parlava da remoto e avevano passato tre anni in trincea sparando tamponi a raffica.
In quella classe ho fatto Geografia, due scarne orette a settimana ma molto interessanti. Geografia, ho scoperto, regge bene a qualsiasi trattamento e permette la realizzazione di splendidi lavori laboratoriali frutto di pazienti ricerche individuali o di gruppo. La rete è molto generosa, per i lavori di Geografia. Hanno fatto ricerche sulle grandi opere, su edifici particolari, sui vari tipi di paesaggi, su temi ambientalistici, sull'economia e sulle dittature e sulla condizione femminile e lo sfruttamento della manodopera. Tutti lavori molto lunghi.
In pratica, due terzi abbondanti del programma lo hanno fatto loro, e hanno esposto e confezionato slide e presentazioni con musichette, animazioni e planimetrie.
Ogni tanto, qua e là, ho fatto anche qualche lezione di quelle normali, ma poca roba, giusto per ricordargli che avevano anche una insegnante.
Altre materie sono state molto più penalizzate, ma io avevo solo Geografia e quella ho fatto.
Li ho ammessi tutti con voti lussuosi, dopo attenta consultazione con i colleghi: con la legge attuale l'ammissione contribuisce al cinquanta per cento per il voto finale, e dunque era bene non tarpare i potenziali nove e dieci (parecchi). Visto che potevo largheggiare, ho largheggiato senza ritegno, lieta di poter dare onorevolmente il mio contributo per un buon raccolto finale: si trattava, in effetti, di una classe molto buona*.
Il Consiglio di Classe è arrivato a fine anno del tutto stremato. I ragazzi un po' meno, vuoi perché a quell'età si è indistruttibili, vuoi perché timidi segnali di normalità si stavano affacciando.
Gli esami sono stati fatti senza mascherine - una sensazione stranissima, cui abbiamo impiegato almeno cinque minuti per abituarci.
Sono in un'aula, a viso scoperto. Accanto a me c'è una collega parimenti a viso scoperto, e davanti a noi venti alunni a viso scoperto compongono il loro tema. A tratti sembrava quasi un esame normale.
Con tutto ciò, non è stato un esame di quelli memorabili.
Le tracce erano piuttosto belle: ce n'era una sul contrasto tra le pressioni sociali e l'identità individuale - e Rama, citato più volte nel blog per la sua curiosa tendenza a rifornirmi di collane di caramelle a forma di ciuccio da distribuire in classe, ne ha tirato fuori un testo bellissimo che tutti gli insegnanti hanno letto con grande ammirazione e si sono passati l'un l'altro, e che alla fine gli è valso la lode; ma anche una traccia che era il testo della Guerra di Piero di De Andrè, che ha portato frutti meno entusiasmanti e addirittura una parafrasi, con grande disperazione della prof. Casini (ma come gli è venuto in mente? E soprattutto, cosa c'è da parafrasare nel testo della guerra di Piero, uno dei testi più piani e più chiari che mai si siano visti?) che gli è valso un meritatissimo cinque.
A Matematica le cose sono andate peggio, e il compito amorevolmente allestito dalla commissione ha prodotto due quattro e un paio di cinque, non diversamente da quanto successo nelle altre classi e financo a Crifosso. Posso garantire che solo un grosso impegno da parte del candidato riesce a produrre un quattro nel compito di matematica degli esami di Terza, perché gli insegnanti che lo preparano han sempre cura di allestirlo in modo da garantire la sufficienza praticamente a tutti, e quella classe non si era mai segnalata per particolari disastri in quella materia.
L'esame di Terza è di solito un momento speciale in cui buona parte degli alunni produce più di quel che ha dato nel corso del triennio e ben raramente funzionano al di sotto del loro consueto livello. Stavolta però è successo.
I percorsi, come ho già accennato, han prodotto ben poco di memorabile. In qualche modo, nel corso dell'esame, il processo alchemico non è scattato e chi era piombo, o argento, tale è rimasto e chi era oro ha lasciato trapelare improvvise bruniture, con l'unica eccezione di Rama.
Così, al momento degli scrutini, il Consiglio si è incartato in una serie di veti incrociati** e di votazioni a tratti piuttosto strampalate, molti si sono visti abbassare il voto rispetto all'ammissione e il gruppo dei cinque 10 ha prodotto solo una lode per Rama, con una certa disapprovazione silenziosa da parte mia. Da molto tempo però ho imparato che non è mai una buona idea cercare di forzare un voto d'esame che il Consiglio non produce spontaneamente con argomenti e insistenze, anche perché di solito non si cava un ragno dal buco ma i rancori possono serpeggiare a lungo, in seguito.
Resta il fatto che, rispetto alle premesse, l'esame non è andato bene.
Non saprei proprio a chi dare la colpa: i presupposti per un buon esame c'erano tutti, nel complesso il triennio era stato molto buono, ma l'esame non ha quagliato bene. Il processo alchemico non si è sviluppato, eppure la buona volontà c'era, sia da parte dei ragazzi che da parte degli insegnanti.
Succede, a volte. E sospetto che la pandemia in qualche modo ci abbia messo del suo.
* anche se, ai miei occhi, nemmeno paragonabile alla Terza Brillante dell'anno scorso, che ai miei occhi rappresenta la summa di tutte le perfezioni possibili - ma tutto ciò l'ho pensato nel mio cuore, senza farne nemmeno un remoto cenno.
**Funziona proprio come in politica: io non voto per il 10 a X perché tu non hai votato per l'8 di Y. Cose di questo genere.
4 commenti:
Interessantissimo. Soprattutto l'ultima nota. Come genitore di ex figli alle medie ho capito improvvisamente molte cose!
Marianna
Non trovo per niente giusta questa cosa dei veti incrociati, a rimetterci sono gli studenti per colpa di queste scaramucce tra adulti (?).
C'entra poco ma mi hai fatto ricordare che noi il limite dei 15 minuti l'abbiamo avuta per l'esposizione della tesi di laurea...un anno di lavoro in un quarto d'ora 😖
@ Marianna:
Diciamo che in un voto d'esame giocano molti fattori. Io sono della scuola di pensiero che l'esame fa scuola a sé, altri pensano che debba collegarsi al risultato complessivo del triennio. Al momento, e con la legge attuale, il Ministero mostra di pensarla come loro e non come me.
@ Elena:
Una tesi in 15 minuti sembra più una prova di carattere che altro! La mia discussione prese quasi un'ora, con il relatore e il co-relatore che descrissero il tutto, illustrarono le difficoltà che avevo incontrato e come le avevo risolte e infine mi lasciarono spazio per raccontare il percorso dal mio punto di vista. I miei genitori e il paio di amici che avevo portato ne rimasero molto edificati e io uscii facendo una ruota quale mai nessun pavone aveva fatto.
Per contro, so di un caso in cui relatore e co-relatore... si misero a litigare tra loro! Che per il povero candidato non fu esattamente un piacere.
Venendo al punto dei veti incrociati: la cosa ha più senso di quel che sembra. Personalmente, all'esame come regola voto e sostengo sempre il voto più alto fra quelli proposti perché mi sembra che, arrivati al termine del percorso, i candidati hanno diritto anche a un piccolo, eventuale bonus ma altri la pensano diversamente. Sono punti di vista. Di fatto, quando c'è una controversia su un voto, è perché non tutti sono rimasti ugualmente colpiti dall'esame, e dunque è giusto che ognuno si regoli come gli sembra meglio. Dunque non è esatto dire che gli studenti "ci rimettono": pagano, magari, il fatto che la loro performance non ha sortito la stessa impressione in tutti. Insomma, succede quando la trasmigrazione alchemica non si è completata.
Detto questo, spesso non sono d'accordo col risultato. Ma, appunto, il mio è un parere tra tanti. Io, naturalmente, sono convinta che è quello giusto, ma può capitare che altri, senza dubbio per limiti loro, non la pensino esattamente nello stresso modo e ritengano più giusto il LORO giudizio ^__^
Ulteriore commento: ho parlato di "veti incrociati", ma quando c'è unanimità naturalmente il discorso non si pone. Sembra una considerazione molto ovvia, ma di fatto il problema non si pone quando il candidato ha convinto tutti.
Spero di essere stata chiara (ma ne dubito).
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