Ogni insegnante in questi giorni vorrebbe essere così. E forse ogni essere umano, anche. |
Il rientro dopo le vacanze di Natale è sempre un momento delicato, ci dicono. Soprattutto quando avviene di Lunedì. Soprattutto quando mancano tre settimane alla fine del quadrimestre. Soprattutto quando la pandemia imperversa per ogni dove. Soprattutto quando si hanno un sacco di colleghi in quarantena perché hanno il padre, i figli, il marito, l'amante o tutto il giro di parenti e congiunti al completo positivi e loro stessi medesimi sono positivi.
Soprattutto quando tutte queste invidiabili circostanze si presentano insieme, maravigliosamente intrecciate in un dedalo inestricabile.
In mezzo a tutte le circostanze soprelencate, del tutto imprevedibili e ingestibili a livello individuale anche dai docenti più previdenti e coscienziosi (perché il virus arriva come e quando gli pare, e per strano che sia non presenta preavvisi né manda prenotazioni, e del resto che si trattasse di un virus assai screanzato s'era già avuta contezza da millemila piccoli e grandi indizi) ve n'è una che, unica fra tutte, era prevedibile e prevista. Nascosta come una peonia tra le rose, è tuttavia facile da isolare.
La fine del quadrimestre.
Sì, proprio lei.
Stavolta il Covid non c'entra: tutti gli anni in questo periodo* il quadrimestre finisce, e ci sono da fare le medie dei voti, i prescrutini e gli scrutini. E già anche in circostanze normali gran parte degli insegnanti ha ogni anno la precisa impressione che costoro, ovvero i prescrutini e gli scrutini, siano stati inventati due sere prima da qualche buontempone in vena di scherzi di pessimo gusto e se li sente piombare addosso come ladri nella notte.
Stavolta però davvero in tanti stiamo cascando dal pero con un fragoroso STUMP!.
E ci guardiamo indietro balbettando smarriti "Ma io non credevo... non sapevo... non pensavo... e accidenti a me, cosa ho fatto negli ultimi due mesi? Dove sono spariti i miei voti e le mie verifiche?".
Già, cosa abbiamo fatto negli ultimi due mesi?
Essenzialmente abbiamo cercato di sopravvivere, tutti.
E un giorno si arriva in classe e mancano metà alunni perché sono in quarantena con la febbre alta / a vaccinarsi / a fare il tampone / ammalati di qualcosa che non sia il Covid, e allora si rimanda la verifica. Il giorno dopo l'orario è ridotto perché mancano i colleghi, e guarda caso le nostre ore sono tra quelle eliminate. Due giorni dopo in quarantena, a sorpresa, siamo entrati noi e dunque di nuovo niente verifica.
Nel frattempo non è stato possibile interrogare né Asdrubale, né Cornelia né tantomeno Scipione o Drusilla perché sono andati a fare il tampone e/o il vaccino, la scuola non aveva linea oppure il microfono non gli funzionava - e sì, saranno tutte scuse, ma chissà perché quando piove i ragazzi in DaD si scusano molto più spesso che nei giorni di bel tempo, e comunque la linea continua a saltare anche a noi. Magari nel centro di Milano l'interrogazione in rete viene bene, e ne siamo tutti contentissimi per chi insegna o studia lì, ma da noi in provincia interrogare in rete non è proprio il massimo anche se a volte non si può fare diversamente.
Col tempo e l'esperienza ogni insegnante impara ad affrontare con nonchalance i singoli inconvenienti - classe decimata per malattia, cambi di orario, laboratorio che quel giorno non si può usare, stampanti che han finito la cartuccia, colleghi malati all'improvviso da sostituire. Di solito però imprevisti e intralci, che pure sono pane quotidiano per ogni docente di qualsivoglia ordine, grado e materia, non si presentano a blocchi di dieci al giorno ogni giorno della settimana per settimane di fila.
Al termine della complicata mattina si arriva a casa con l'impressione di essere un panno appena centrifugato col programma normale anche se sul nostro cartellino c'è scritto che siamo indumenti delicati. Ci accasciamo in poltrona e mettiamo a scaldare il pranzo pensando "Adesso un piccolo riposino, poi si prepara tutto per domani e dopo si lavora su quei due pacchi di compiti che languiscono sul tavolo da quattro giorni. Una rapida cenetta e poi si comincia a lavorare sui giudizi, ché così arriviamo al prescrutinio ben preparati".
Nel migliore dei casi, il riposino qualche volta si riesce a farlo (purché non si abbiano figli in età scolare, e non perché i poverini vengano a disturbare con importune richieste di aiuto per i compiti o simili, quanto perché nelle loro chat è tutto un fiorire di allarmi e controallarmi su insegnanti in quarantena, compagni in quarantena, genitori parenti amici e amanti dei ragazzi in quarantena, laddove nei bei tempi andati si mandavano le foto porno e i vocali con la parodia dei loro insegnanti).
Qualche volta si riesce anche a preparare il materiale per il giorno dopo, e talvolta perfino ad addentare qualche compito. Ma prima o poi entra in scena la chat di WhatsApp con tutto il suo carico di quarantene, vaccini, tamponi e malanni vari. Non avere WhatsApp in quei casi non è di nessun aiuto perché comunque tutto ciò si riverbera inevitabilmente sulla casella postale della piattaforma.
"Buonasera, siamo i genitori di Agilulfo. Purtroppo sua sorella è risultata positiva e siamo tutti in quarantena, inoltre Agilulfo ha la febbre e il mal di testa e da tutto il pomeriggio sta tossendo". "Buonasera, vi scrivo per avvisarvi che la prof. NorthSouth è risultata positiva al tampone in casa. Domani farà quello in farmacia, ma starà a casa e va sostituita. Murasaki, sei disponibile a fare due ore in più per sostituirla?" "Buongiorno prof, sono Amalasunta. Ho fatto il tampone e sono ancora positiva, quindi per altri dieci giorni devo stare a casa".
Eccetera eccetera.
La Preparazione dei Giudizi va a Ramengo, ridente città di mare, dove si spera prenderà il sole e si divertirà giocando a palla sulla spiaggia con le Preparazioni dei Giudizi delle altre classi, la correzione dei compiti è sospesa mentre l'insegnante, tra una mail e l'altra o tra una telefonata e l'altra si domanda "E che cavolo gli faccio, per altre due ore, a quei poveri ragazzi?" e ripesca la lezione sugli oceani prevista per la settimana seguente e non ancora pronta perché "tantoc'ètempo".
E insomma, sono giorni complicati. E tutti siamo indietro per la chiusura del quadrimestre.
Che, guarda caso, è domani.
Ci dicono che l'ondata sta passando. Un po' per volta.
Ma intanto ci sentiamo tutti sotto assedio e meditiamo dolorosamente su quei due colpi di tosse che ci sono improvvisamente usciti dalla gola.
* di norma il 31 Gennaio. E tuttavia un anno, misteriosamente, finì il 28 Gennaio, e ce lo dissero quando già avevamo fatto medie e scrutini. Ma non ci spiegarono mai il perché, o almeno non ce lo spiegò il Preside che avevamo all'epoca.
2 commenti:
Ah, come ti capisco, carissima. Qui da noi abbiamo fatto gli scrutini martedì e quindi sì, sono già una donna libera, col parrucchiere prenotato e addirittura una mezza idea di prendermi un'ora per me. Perché la follia è proprio quella che descrivi e sì, sono anche mamma, e a ogni trillo di messaggino temo la quarantena imminente. Devo dire, però, che la pandemia (e delle classi irrealmente mansuete) mi ha regalato una sorta di zen lavorativo. I voti di Educazione Civica sono tutti da rifare? Rifacciamoli. Quelli del laboratorio non si caricano? Riproviamo. Le valutazioni sono poche? Le faremo bastare. Credo di non avere la forza mentale anche per preoccuparmi delle cose di scuola. Neppure la sperimentazione sulle nuove Unità di Apprendimento che sta portando i colleghi all'esaurimento riesce a toccarmi davvero.
Unità di Apprendimento? Non saranno mica quella roba balordissima che abbiamo fatto alla SSIS?
Cioè, non è possibile che siano loro, perché la SSIS l'ho fatta quindici anni fa, però si chiamavano proprio Unità di Apprendimento.
Quando hai tempo potresti aggiornarci, mi sembra divertente (come sai, no un certo gusto per l'orrido...).
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