Il mio blog preferito

venerdì 22 marzo 2019

Mansfield Park - Jane Austen

Può darsi che a suo tempo Mansfield Park sia stato pubblicato in Italia nella vecchia BUR grigia (sì, quella che dopo sessanta o settant'anni ormai si sfalda quando la riprendi in mano, e peccato perché erano sempre edizioni integrali e con ottime traduzioni). Sta di fatto che quando ero una giovinetta implume in libreria non si trovava e solo nel 1983 Garzanti la propose (o ri-propose, forse) nella collana dei classici. Naturalmente mi ci precipitai sopra come un falco affamato si precipita sulla preda e lo spolpai in pochi giorni rimanendone assolutamente soddisfatta. Ma sono una delle poche.
Tra i sei romanzi di Jane Austen infatti è il meno amato, e lo fu anche ai tempi della sua prima pubblicazione - con una certa delusione da parte di Jane, sospetto., che ci aveva dedicato parecchio lavoro visto che dei sei è il suo romanzo più lungo.
Aggiungo che la rilettura più recente l'ho fatta un paio di mesi fa durante la mia ultima degenza ospedaliera, scaricandolo aggratisse dalla rete, dove si trova molto facilmente. L'edizione che mi capitò fra le mani aveva la traduzione di Giuseppe Ierolli e conteneva anche una ricca appendice dove erano raccolti diversi interessanti documenti e soprattutto l traduzione integrale di Giuramenti di innamorati, la commedia che nel corso del romanzo i personaggi cercano di allestire e che l'autrice non riassume, dandola assolutamente per conosciuta da tutti i suoi lettori; al giorno d'oggi, ahimé, Giuramenti di innamorati è stata  completamente dimenticata, almeno in Italia (se pure è mai stata conosciuta due secoli fa) e potersela legge aiuta a capire un bel po' di allusioni e di commenti fatti appunto nel corso dell'allestimento dello spettacolo. Insomma, consiglio vivamente di cercare quell'edizione perché è un bell'aiuto per il lettore e mi scuso vivamente per non sapervi indicare da dove l'ho scaricata (in modo del tutto legale e alla luce del sole, garantisco): quelle sono state per me settimane un po' confuse e insomma mi sono completamente dimenticata di dove l'ho presa.

Come mai Mansfield Park è meno popolare degli altri romanzi?
Non sono la persona più adatta a rispondere, visto che a me è piaciuto moltissimo, tanto che è il mio preferito subito dopo Orgoglio e pregiudizio; posso solo azzardare delle ipotesi.
E' il romanzo meno divertente tra i sei, tanto per cominciare. Veramente non ci si fanno poi queste gran risate nemmeno con l'ultimo, Persuasione, che però vanta foltissime schiere di apprezzatori. Comunque in Mansfield Park quasi tutti i protagonisti passano il loro tempo soffrendo come cani, soprattutto per questioni di amore non corrisposto e per gelosia - e sempre con l'obbligo sociale di mantenere una facciata serena e brillante. 
La protagonista, Fanny, risulta abbastanza antipatica (non a me, sia chiaro): molti la trovano troppo perbenino e ha il grande inconveniente di non sbagliare un colpo, mai. Fanny ragiona senza orgoglio e senza pregiudizio, ha un suo codice morale molto rigoroso e una sensibilità quasi esasperata, non prende mai in giro nessuno e piange parecchio, anche se di solito senza farsi vedere. E' anche abituata a vedersi scavalcare da tutti, e quindi non pesta mai i piedi per difendere i suoi diritti anche quando avrebbe ottime ragioni per farlo.
Altrettanto ingrato risulta il suo prediletto, Edmund, anche lui un po' troppo perfettino e perbenino. E anche lui mi piace moltissimo, quindi fatico a simpatizzare con chi non lo apprezza. 
D'accordo, né lui né Fanny hanno uno spiccato senso dell'umorismo - ma in fin dei conti non lo aveva nemmeno Fitzwilliam Darcy, che vanta invece schiere numerosissime di fan.
Va detto poi che non c'è una scena d'amore che sia una - si svolgono tutte dietro le quinte - e questo può effettivamente dispiacere in un romanzo dove si parla quasi esclusivamente d'amore. C'è un certo fondo di moralismo e una grande abbondanza di buoni sentimenti, ma a ben guardare c'è in tutti i romanzi di Jane Austen, solo che negli altri le circostanze di solito sono più gentili per tutti, mentre Mansfield Park è sfiorato più di una volta dall'ala della tragedia e ha un lieto fine solo per alcuni dei personaggi. 
Ci sono poi i due fratelli Crawford, brillanti vivaci e spiritosi, che ho sempre trovato di una antipatia mortale (soprattutto Henry) ma che alla media dei lettori risultano molto più simpatici dei due perfettini perbenisti.  Entrambi comunque hanno una singolare capacità di di complicarsi la vita con le loro mani e l'autrice rifiuta costantemente di soccorrerli quando sono nelle ambasce - ma in effetti proprio non so perché dovrebbe: di fatto i Cawford non si mettono nei pasticci per ingenuità o imprudenza, ma perché se ne fregano di tutto e di tutti tranne che di sé stessi, e in effetti non sono il tipo di persone che sono più portata ad apprezzare.

E' un romanzo di gente ricca, ma è anche il romanzo, tra i sei, che mette più apertamente in rilievo i problemi che si possono avere quando si fa parte della gentry ma non si hanno adeguati soldi.
Ho scritto che leggendolo non ci si fanno poi queste gran risate. In realtà non è vero, e contiene alcune delle più acuminate frasi uscite dalla penna dell'autrice, a partire dall'inizio quando spiega che "di certo al mondo non ci sono abbastanza uomini ricchi per tutte le donne graziose che se li meriterebbero" - e il problema di partenza è proprio questo: Maria Ward, donna di notevole bellezza ma con un modesto patrimonio personale di 7000 sterline, ha avuto la fortuna di conquistare Sir Thomas Bertram di Mansfield Park, diventando così Lady Bertram; a suo tempo tutti convennero che per avere il diritto di aspettarsi una fortuna del genere le mancavano almeno 3000 sterline, ma anche sull'evidente fatto che un matrimonio così ricco era un colpo di fortuna anche per le due sorelle minori di Lady Bertram che quindi avrebbero facilmente stretto matrimoni altrettanto vantaggiosi. E invece non va così, appunto perché ci sono più ragazze graziose che gentiluomini ricchi pronti a sposarle, e così le due sorelle minori dovettero contentarsi: la maggiore delle due sposò un sacerdote che non aveva nulla di suo (ma Sir Thomas provvide a fornirlo di adeguato beneficio ecclesiastico) mentre la minore, Frances, sposò contro il volere della famiglia un luogotenente di marina senza soldi né conoscenze e senza nemmeno un buon carattere a raccomandarlo. In compenso il luogotenente di marina si mostrò assai fertile sin dai primi anni, col risultato che gli sposi più squattrinati si ritrovano con una bella nidiata. Sir Thomas decide di aiutarli e, tra le altre cose, prende in casa una delle bambine: Fanny, la Cenerentola di turno - che non viene maltrattata e messa a fare le pulizie di casa o roba del genere, ma che comunque si ritrova sempre in seconda linea rispetto ai quattro figli di Mansfield Park occupando un ruolo che è più quello di una dama di compagnia per Lady Bertram che quello di una figlia adottiva. Tenera, sensibile e molto, molto paziente, la piccola Cenerentola si innamora ben presto di Edmund, il fratello minore, ma ha molta cura di nascondere la cosa - per molto tempo perfino a sé stessa.
Quando Fanny raggiunge l'età giusta per essere presentata in società e Edmund, destinato agli ordini eccclesiastici, sta per essere ordinato sacerdote, a un passo da Mansfield Park piombano i due fratelli Crawford, pieni di fascino e di soldi; e siccome i quattro giovani Bertram sono molto belli e tutt'altro che poveri, inizia una lunga serie di corteggiamenti intrecciati complicati dal fatto che la maggiore delle sorelle Bertram, Maria, è già fidanzata con un ricchissimo e ottimo partito che non ha nulla per raccomandarlo quanto a fascino e simpatia ma di cui le piacciono molto la posizione sociale e i vasti possedimenti. Aggiungiamo che il giovane Crawford ama moltissimo farsi corteggiare e che la giovane Crawford è molto attratta da Edmund ma non sopporta l'idea di legarsi a un ecclesiastico e che Sir Thomas, padre nobile ai limiti dell'insopportabile, passa una buona metà del romanzo all'altro capo del pianeta a badare alle sue proprietà e otterremo una miscela esplosiva in cui all'improvviso si ritrova coinvolta perfino Fanny, quando Crowford il Farfallone decide che la piccola di casa è troppo indifferente al suo fascino e che quindi è indispensabile che anche lei ceda al suo fascino come già hanno fatto le due sorelle Bertram. Naturalmente il tutto finirà in un mezzo disastro - beh, per qualcuno a dire il vero finisce in un disastro completo e senza remissione, e il Qualcuno in questione alla fine può incolpare solo sé stesso... e la sciagurata scelta di farsi trascinare dai sentimenti che fino a quel momento aveva tenuto assai a bada per un sacco di motivi uno più opportunistico dell'altro.
Insomma, i buoni alla fine del romanzo ottengono adeguata ricompensa della loro bontà,  mentre i meno buoni finiscono in castigo - qualcuno anche a tempo indeterminato, ma il tutto è così ben motivato e ben condotto che per conto mio ogni volta resto assolutamente ammirata per l'abilità e il realismo con cui l'autrice ha gestito una trama tutt'altro che semplice, anche se un po' resto dispiaciuta per come chi si sia messo nei pasticci si ritrovi poi costretto a restarci.

Due postille prima di concludere.
La prima riguarda Mrs. Norris, la zia cattiva che opprime costantemente Fanny sotto il peso di una serie di angherie non troppo crudeli (ma solo perché Edmund e Sir Thomas non lo permetterebbero mai!) ma, garantisco, comunque davvero spiacevoli e offensive quanto inutili: di lei non sapremo mai il nome, è sempre e soltanto Mrs. Norris. Quasi due secoli dopo J.K. Rowling chiamò proprio Mrs. Norris la perfida gatta dell'irascibile custode Argus Gazza. I lettori italiani però se ne accorsero solo se e quando presero in mano il testo in inglese, perché i traduttori ignorarono completamente il riferimento letterario e chiamarono la spettrale gatta "Mrs. Purr".
La seconda postilla riguarda il bel saggio che Nabokov dedica a Mansfield Park nelle sue Lezioni di letteratura, dove tra l'altro si parla molto sia della tentata rappresentazione di Giuramenti di innamorati sia, soprattutto, del bellissimo gioco di anticipazioni e rappresentazioni più o meno simboliche degli sviluppi futuri della vicenda che sono una delle cifre più caratteristiche di Jane Austen - e di cui questo romanzo è particolarmente ricco (peraltro, prima di leggere Nabokov, non ci avevo mai fatto caso se non a livello inconscio).

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e mi riprometto solennemente di essere molto più regolare nella mia partecipazione, d'ora in poi. Possa la primavera regalarvi piacevolissime ore di lettura mentre guardate dalla finestra gli alberi in fiore - in attesa che si alzi un po' la temperatura e che sotto gli alberi in fiore possiate andare a leggere godendovi il profumo e il tepore della bella stagione.

5 commenti:

dolcezzedimamma ha detto...

Letto nella- ahimè- lontana giovinezza. Forse lo dovrei riprendere...

Anonimo ha detto...

Non ho neanche visto il film! Basta, adesso ci riprovo. Lurkerella

Murasaki ha detto...

@Dolcezze:
Ogni scusa è buona per leggere o rileggere un qualsiasi libro di Jane Austen ^_^

@Lurkerella:
Neanch'io ho mai visto il film, e devo aver sentito dire che non è imperdibile. In effetti l'unico che mi è piaciuto è quello di Ragione e sentimento, non a caso fatto da un regista cinese che non ha risentito della teoria che vuole necessario, per un film tratto da un libro di Jane Austen, è indispensabile avvolgere tutto nella formaldeide.

Anonimo ha detto...

I mulini di Lurkerella macinano lento ma alla fine macinano anche Mansfield Park. Sembra un auto da fé, con la povera miss Crawford che non ne fa una giusta e quel mignottone di suo fratello che si fa incastrare come un pivello.
Ecco cosa succede a lasciare delle fanciulle senza uno chaperon capace di unire garbo, fermezza e quei principi morali senza i quali è impossibile raggiungere la vera felicità.
Fanny Price mi piace, e meritava di meglio - è come se Jane Eire avesse sposato il cugino missionario. Che amarezza. Una delle cose che preferisco della Austen è che nentre i buoni, rispettosi delle regole, si sudano il lieto fine, gli altri ottengono facilmente il risultato, salvo accorgersi che non era proprio quello che si aspettavano. Qui i ribelli escono di scena malissimo e ai buoni va un premio di consolazione - giusto Fanny può farsi delle illusioni, povera creatura. È davvero claustrofobico, e si vede troppo il guinzaglio al collo della Austen. Peccato. E meno male che non c'è cosa più divina!

Murasaki ha detto...

Ecco la mia stalker preferita ❤️
So che molti lo interpretano come te, perché Edmund riesce antipatico praticamente a tutti. Tranne a me, che come Fanny l'ho sempre apprezzato molto, e quindi io lo trovo un romanzo a lieto fine come tutti gli altri,anche se solo per i protagonisti. Il punto è che, a partei protagonisti e un po' la moglie del canonico (la zia dei Crawford, insomma) lì dentro non mi sta simpatico nessuno, anche se mi dispiace per molti di loro, perché soffrono un po' tutti, pur inguaiandosi, tutti, con le loro stesse mani.
Quanto a miss Crawford, al contrario del fratello non fa quasi nulla, né giusto né sbagliato (il regalo della collana per interposta persona non mi sembra sbagliato di per sé), ma davvero per tutto il libro non ne DICE mai una giusta che sia una. Sotto questo aspetto il fratello è un po' più accorto, quando è in pubblico, e infatti Edmund sarebbe contento di darlo a Fanny e spera che lei se lo prenda.