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venerdì 8 marzo 2019

8 Marzo - Festa della donna

Nell'età dell'oro della mia radiosa giovinezza, ovvero quei favolosi tardi anni 70 in cui una serie di leggi e riforme sembrava garantire alle fanciulle in fiore un avvenire aperto a ogni avventura e scevro di ogni discriminazione, l'8 Marzo era una festa rigorosamente al femminile dove la mimosa era un regalo da scambiarsi tra donne e, in  caso, da portare alle professoresse; soprattutto era un giorno speciale in cui si poteva ribadire l'importanza di essere donne (cosa di cui eravamo tutte molto fiere, anche se in effetti il merito di sì felice genere era da ascriversi esclusivamente ai nostri padri). O almeno, nel mio giro, nella mia classe e nel mio liceo la vivevamo così.
Con gli anni la mimosa è diventata qualcosa che ci regalavano gli uomini (presidi, capufficio e innamorati) e la cosa mi piaceva molto meno, ma ho sempre ringraziato con bel garbo. 
Poi nacque l'abitudine di uscire per cena in gruppi al femminile - e anche lì non ero molto convinta, perché mi sembrava che uscire fra donne fosse cosa che ci spettava di diritto 365 giorni all'anno (366 negli anni bisestili), ma non c'era motivo di rinunciare a una pizzata tra amiche per cui partecipavo sempre di buon grado, specie se la riunione era a casa di una di noi e non in qualche ristorante dove ci spennavano facendoci pagare il doppio del consueto in cambio di una fronda anemica di mimosa e di una cucina più trascurata del solito a causa del sovraffollamento del locale.
Arrivò poi l'uso di andare in gruppo nei locali dove c'era lo spogliarello maschile - un rituale cui non ho mai partecipato e che mi sembrava leggermente idiota, ma dal momento che nessuno ha mai chiesto il mio parere in merito, mi sono ben guardata dal darlo.
Tali cene-con-spogliarello venivano spesso servite con un menù garbatamente allusivo (di quelli, per intendersi, che avrebbero fatto senso ad uno scaricatore di porto della più vivace tradizione) di cui passo ora a dare un forbito esempio:

Corre voce che questo specifico menù sia durato lo spazio di un mattino in quanto, dopo alcune assai vibrate proteste, è stato precipitosamente ritirato con un contrito discorsetto di scuse da parte dei gestori - e del resto non è molto chiaro perché le clienti di cotal ristorante dovrebbero passare la serata a spasimare per un po' di sesso dopo essersi volontariamente allontanate da chi molto di buon grado glielo avrebbe elargito (o, se lesbiche, essendo vicine a chi volentieri gliene elargirebbe dietro cortese richiesta).
Venne poi il tempo di deprecare la violenza sulle donne - cosa assai giusta da deprecare, ma perché proprio il giorno della nostra festa?  - e di lamentarci per i molti soprusi ai quali in quanto donne siamo sottoposte, nonché di scannarci tra noi in nome delle più varie questioni: infatti non c'era più un femminismo soltanto, ma era arrivata la stagione de I femminismI - perché col tempo ogni donna aveva imparato ad essere femminista a modo suo, e tenendo conto di quante siamo, trovare un comun denominatore tra tante individue non è certo cosa facilissima.
Poi arrivò il Gran Lamento Maschile, perché molti uomini si lamentavano di essere discriminati e che per loro non c'era una festa specificamente dedicata (e ogni volta che sento 'sta storia faccio gran fatica a non ringhiare tra i denti "Ah sì, volete una festa? Mo' venite qua che ve la facciamo una volta per tutte, la festa, e più che volentieri").
Oggi la Festa delle Donne dell'8 Marzo è diventata un gran lamento, specie se in quel giorno ti affacci sui social, e i maschietti intervengono moltissimo, spesso e volentieri spiegandoci anche come dovremmo festeggiarlo e come vivere la nostra condizione femminile, ma soprattutto insistendo su come dovremmo essere in quanto donne.
Qualche uomo, ammettiamolo, riesce a cogliere il lato demenziale di tutto ciò:
Sì, la parte legata all'argomento del post è la seconda vignetta della seconda striscia.
No, non sono capace di postare solo quella, altrimenti l'avrei fatto
(la tavola viene dal fumetto che ZeroCalcare ha dedicato alle unioni civili, e che merita assai)
Ma la maggior parte... vabbé, paragonare l'ufficio propaganda della Lega di Crotone a ZeroCalcare è decisamente ingeneroso e quindi non insisterò sul confronto. 
Però trovo che il volantino che quest'anno la Lega di Crotone ha dedicato all'8 Marzo meriti una citazione perché a modo suo è altrettanto divertente, anche se in modo involontario:
Ad ogni modo è noto che provare a discutere con i leghisti è tempo completamente perso. 
Non si tratta comunque degli unici che sembrano convinti che le donne necessitino di spiegazioni sul modo giusto di stare al mondo:
Che una donna servano specifiche istruzioni per essere adeguatamente femminile mi sembra una contraddizione in termini: in teoria la femminilità dovrebbe essere quell'insieme di caratteristiche che fanno di una donna una donna, che insomma si possiedono spontaneamente, e dunque la femminilità è composta da quelle caratteristiche che le donne hanno, e non da quelle che alcuni (che donne non sono) han deciso di voler loro attribuire. Una donna potrà mancare di buon senso, di pudore, di istinto materno, di eleganza, di pazienza, di empatica comprensione, di senso dell'umorismo, di amore per l'arte e le belle lettere, di sentimentalismo, di sentimento, di coraggio e di tantissime altre caratteristiche, ma non di femminilità, così come un gatto non può mancare di felinità anche se è senza pelo o senza talento per la caccia e una persona con la pelle nera (o anche semplicemente un po' scura) non è obbligata ad avere il senso del ritmo per proclamare con fierezza "Black is beautiful" mentre sfila orgogliosamente in corteo.

La Festa della Donna (detta anche Giornata Internazionale della Donna) è dunque una strana entità formata da molti strati. Il fatto che si festeggi proprio l'8 Marzo fa pensare che all'origine fosse niente di più e niente di meno della solita festa di inizio di primavera* dove le donne venivano omaggiate in virtù della loro potenziale fertilità -  una festa di nascita o di rinascita, insomma. Molto rispettabile, senza dubbio, molto importante, e ognuna di noi ha diritto di festeggiarla nel modo che più ritiene opportuno, anche guardando uno spogliarello se così le gira (del resto queste feste di inizio primavera includono spesso anche un aspetto fallico, com'è logico che sia) e senza mostrare troppa pazienza e comprensione verso chi si impiccia di ciò che non lo riguarda. Le riflessioni, anche sconsolate, sulla condizione femminile sono opportune e benvenute, le tavolate di amiche a cena insieme anche, e qualche rametto di mimosa è sempre gradito, chiunque sia che ce lo porge e indipendentemente dal fatto che lo offra con sincero entusiasmo, per quieto vivere o per convenzione e contentino - ma sempre ricordandosi che è roba da donne e alle donne appartiene, anche a costo di ferire orribilmente la delicata sensibilità  interiore degli uomini (ai quale comunque nessuno impedisce di istituire una Giornata Internazionale dell'Uomo, se proprio ci tiene tanto).

Come mi pongo, nel mio ruolo di insegnante, davanti a questa festa?
Con molta discrezione: evito di fare apposite lezioni sull'argomento, a meno che a Storia non sia tempo di suffragette; e avviso sempre, con qualche giorno di anticipo, che l'8 Marzo non interrogo le ragazze, a meno che non vengano volontarie. I maschi osservano che è una ingiustizia (ma non lo dicono mai in tono troppo serio, devo dire) e io ribatto che non lo è affatto, perché gli chiedo semplicemente di prepararsi per le mie materie, né più né meno che gli altri giorni, salvo poi lasciar capire che comunque accetto volontari - e di solito qualche volontario si raccatta sempre.
La Giornata Internazionale della Donna è importante ma avranno tutti modo di pensarci più avanti quando saranno cresciuti, immagino.

*no, non c'è stato nessun rogo di operaie l'8 Marzo, né in USA né altrove. Ci sono stati molti roghi di operaie e di operai, in varie parti del mondo, dovuti a incuria e allo spregio delle condizioni di sicurezza, ma quelli attribuiti all'8 Marzo sono risultati leggende metropolitane. E magari si potesse dire lo stesso di tutti gli altri!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Murasaki-sama, sono felice di sapere che stai sempre meglio. Il menù mi risveglia un misto di tenerezza e orrore, come vedere un gatto che tenta di bere dal water e ci scivola dentro. E invece della mimosa alla fine cosa ti regalavano, la sifilide?
Ho notato anch'io una crescente lagnosità maschile sui social, molcita da donnine che li rassicurano sul fatto che nooo, loro non sono femministe e comunque anche gli uomini vanno sostenuti nella difesa dei loro diritti calpestati*; non so mai se queste crocerossine vivono nella bambagia o nel terrore, o se magari è un nuovo tipo di corteggimento.
L'attacco leghista allo stato di diritto va combattuto e basta, non credo servano tante parole, lo diceva anche Elvis, "little less conversation and more action". Che artista lungimirante.
Saluti femministi da Lurkerella 🌸🌸🌸
*che il patriarcato sia tossico anche per gli uomini è, se non sbaglio, una delle riflessioni più consolidate del femminismo. Salta all'occhio il controllo sui corpi delle donne, che arriva fino alla mutilazione; ma le mutilazioni emotive richieste ai maschi per assurgere all'empireo dei "veri uomini" sono altrettanto atroci. Stranamente questo è proprio quello che gli uomini non vogliono sentirsi dire, almeno non su instagram.

Pellegrina ha detto...

Felice di sapere che non c’è da preoccuparsi e che al contrario stai riprendendo contatto con il mondo, commento il post con qualche canzone:
Madame ou celles qui ne sont pas féminines: https://m.youtube.com/watch?v=SyikhMxPUyQ#
Patronne ou le diable est une femme: https://m.youtube.com/watch?v=r72WcCMsmLg
Rimes féminines: https://m.youtube.com/watch?v=oeR4YmZcSbQ
Di Juliette Nourredine.
Ti consiglio pero’ di leggere prima o insieme le parole perché il testo è essenziale.

Pellegrina ha detto...

P.s.: sono contrarerrima all’utero in affitto e trovo la definizione genitore alla « n » un incubo di burocratese. Per il resto quella roba è un crescendo di delirio! Terrificante. Il vecchio mal sopito patriarcato si salda con le moderne inquietudini. Quanto è mancata una società laica in Italia si vede proprio da queste cose.

Murasaki ha detto...

@Lurkerella
Il patriarcato è tossico anche per gli uomini, e questo più che una consolidata riflessione femminista mi sembra una affermazione ai limiti della banalità, del tipo che se piove forte è più comodo avere l'ombrello. D'altra parte è quel tipo di tossicità che ha in sé la sua difesa, perché un uomo che rifiuta di uniformarsi al modello "maschile" risulta declassato a "debole", e per un maschio che non ha una autostima d'acciaio rinforzata col diamante che gli permetta di fregarsene di quel che dicono intorno a lui (o, in alternativa, un forte senso del ridicolo come ha sempre avuto mio padre) è il peggio del peggio del peggio degli insulti e insomma capisco che per molti superare certe cose è difficile, ma a quel che vedo in questi anni il senso del ridicolo è una virtù assai prossima all'estinzione in buona parte dei maschi; eppure una specie che è riuscita a inventare l'acceleratore di particelle e gli antibiotici e la crema Chantilly e l'aereoplano dovrebbe pur riuscire a venire a capo anche del modello patriarcale, che è davvero scomodo e dannoso!

@Pellegrina:
Non sono mai riuscita a capire cosa c'entri l'utero in affitto col femminismo - in fondo è una questione he riguarda solo marginalmente le donne, non mi sembra si sia mai parlato in nessun paese di una legge che le *costringa* ad affittare l'utero - però mi succede spesso di sentire rimproverare appunto le femministe perché lo vorrebbero a tutti i costi. Che senso ha?
Grazie dei link (che devo ancora ascoltare. Qua le giornate volano e nemmeno mi accorgo di come fanno ad andarsene via così in fretta. Prima, fra una flebo e l'altra, duravano mooolto di più).
Sul generale delirio, naturalmente, non possiamo che essere d'accordo.