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venerdì 20 luglio 2018

Precious Ramotswe, detective - Alexander McCall Smith

Quel che vado oggi a presentare non è certo una novità per il Venerdì del Libro; o meglio, in un certo senso probabilmente lo è perché in diversi, tra cui la padrona di casa, ma anche Cara Lilli... e Hovogliadichiacchiere (che se non sbaglio è stata la prima a parlarne) hanno presentato Le lacrime della giraffa, che è il secondo volume della serie, mentre questo è il primo e forse, ma solo forse, non l'ha ancora presentato nessuno. In tutti i casi, lo presento io oggi.
Le premesse sono note: Alexander McCall Smith è un bianco di origini scozzesi nato e cresciuto nello Zimbabwe che ha studiato in Scozia e lavorato in Botswana per poi tornare in Scozia. Nel 1998 gli venne anche l'idea di scrivere, e il presente libro è il risultato di questo suo tentativo, che ottenne il suo bravo successo. Da allora ha scritto una caterva di romanzi articolati in diverse serie, ambientati in Botswana ma anche in Scozia - e da quel che ho visto quelli dedicati a Precious Ramotswe sono decisamente migliori degli altri. O almeno, l'unico romanzo a sfondo scozzese che ho letto mi sembrò che lasciasse decisamente il tempo che trovava e non mi spinse affatto a cercare altro di lui (comunque di una di queste serie si è occupata anche MammaAvvocato, in tempi ormai lontani, per chi cerca un parere alternativo).
Quando mi prese il trip africano però decisi di tentare la sorte anche con la serie di Precious, di cui avevo sentito dire un gran bene anche qui sul Venerdì del libro.
Come risultato del primo, diffidente tentativo, adesso mi sto spolpando l'intera serie con grande soddisfazione, con l'unico inconveniente che purtroppo ormai li ho letti quasi tutti - che è un problema perché mi hanno istillato una dipendenza micidiale ed essendo piuttosto brevi ed estremamente scorrevoli vanno via davvero in fretta.
Questo, che è il primo, va via un po' meno in fretta degli altri, anche perché è più denso. Infatti non racconta solo "il primo caso della detective n°1 del Botswana", come recita la copertina, ma, oltre a presentare una vasta selezione dei primi casi della Ladies' Detective Agency n. 1 (un nome che gioca sul fatto che di agenzie investigative in  città c'è solo quella e che è gestita solo da donne, anche se non lavora solo per clienti donne) fondata da Precious, racconta la storia della sua vita fino appunto alla fondazione dell'agenzia, e prima ancora quella del suo amato padre e il passaggio all'indipendenza del Botswana avvenuto nel 1966 (prima era stato la colonia inglese del Bechuanaland).
Il Botswana è uno stato molto particolare dell'Africa: grazie alle miniere di diamanti e a una classe dirigente più sennata di quelle degli stati circostanti è uno stato tranquillo, non eccessivamente povero, in via di costante arricchimento e che non è stato funestato da drammatiche guerre civili o carestie; anche la convivenza tra bianchi e neri risulta piuttosto pacifica e il processo di modernizzazione del paese sta avvenendo senza troppi traumi e senza fratture laceranti con le vecchie tradizioni. Viene insomma presentato un mondo in via di trasformazione ma anche piuttosto tranquillo, dove i casi su cui Precious Ramotswe è chiamata a indagare richiedono spesso molto buon senso e tecniche di indagine piuttosto particolari nonché una notevole capacità di osservazione e di ascolto (senza la quale del resto nessun investigatore ha speranza di concludere un granché) ma dove la violenza scarseggia, le sparatorie e i drammatici inseguimenti mancano del tutto - in compenso abbondano serpenti, scorpioni e strade piuttosto azzardose da percorrere - e solo occasionalmente le indagini riguardano casi di omicidio. Abbondano invece le tazze di tè ma soprattutto le chiacchiere e le indiscrezioni, indispensabili ad ogni buon investigatore da che il mondo è mondo, mentre i moventi e le dinamiche di certi reati possono talvolta lasciare perplesso il lettore europeo - perplesso, ma non incredulo, perché si rende conto di essere in un mondo profondamente diverso da quello cui è abituato.
Con l'andare dei romanzi Precious si fidanza e si sposa, come la sua assistente e poi socia, e il mondo intorno a lei si popola di apprendisti, figli adottivi, amici e parenti e amici di parenti e parenti di amici (perché nel Botswana tutti si conoscono e sono imparentati tra loro, perfino peggio che a Firenze) di cui vengono seguite le vicende nel corso del tempo. Ogni libro presenta quindi una struttura piuttosto composita che comprende almeno due-tre casi di diverso genere per l'agenzia investigativa e almeno un paio di vicende personali dei protagonisti fissi del gruppo. Il tutto è affrontato con un certo fatalismo, molta comprensione umana e una certa fiducia nell'ordinamento cosmico del mondo che conforta il lettore occidentale ed evita di sottoporlo a gravi stress. 
Una lettura rilassante, dunque, che rende molto bene il senso dello scorrere della vita ma dove i drammi non mancano, anche se sono affrontati senza isterismi; una lettura, aggiungo, che funziona per tutte le stagioni e per tutti gli stati d'animo purché non si cerchi uno svolgimento frenetico e una azione senza respiro. 
Consigliabile accompagnarlo con tazze di tè (anche rosso, che è quello preferito da Precious) o, in estate, con spremute di frutta ben ghiacciate.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma, felice di aver abbandonato i pregiudizi verso un autore che avevo all'inizio ingiustamente scartato nonostante i molti buoni consigli ricevuti in proposito.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Perché hai abbandonato Miss Marple? Che cosa ti aveva fatto? :-(
pens

acquaforte ha detto...

Sono approdata alla Precious e alla sua Ladies Detective Agency N. 1 dopo anni di gialli nordici. Belli, scritti benissimo con trame avvincenti. All'inizio questo mondo nordico di perfezione (tutti che pagano le tasse, servizi sociali ineccepibili, niente cartacce per terra, niente macchine in doppia fila) mi aveva entusiasmato: quello era il mondo in cui volevo vivere. Però stranamente tutti quei romanzi mi lasciavano una tristezza che non sapevo spiegare. Come se questa gente non fosse felice. Mi chiedevo se per tutta questa perfezione non ci fosse un prezzo da pagare. Forse il clima, i mesi di buio che ti porta pensieri di paura, una religione nella quale ti rapporti col tuo dio senza intermediari (non deve essere facile - mi viene in mente Mosè faccia a faccia col suo Javè)...Per farla breve, ho comperato l'ultimo Mankell anni fa e non l'ho ancora letto.
Sono approdata alla Precious perché avevo bisogno di meridione, di confusione, di imperfezioni, di chiacchiere e di parentele. Mi piace questa parte di Africa che si sta costruendo il futuro a sua dimensione; certo si uccide anche lì per amore, odio, denaro e potere. Ma alla fine dei suoi romanzi io ho una deliziosa sensazione di appartenenza.
Il 13 agosto uscirà nelle edicole "Salone di bellezza e piccoli ritocchi" che io non ho letto, nella solita serie estiva di Noir distribuita da Repubblica e altri quotidiani.
Ho comperato oggi "Morte di un maestro del tè", ma oggi mi rileggerò "Le lacrime della giraffa". Così, per stare bene.

maris ha detto...

Davvero una detective fuori da canoni "occidentali", diciamo, a cui siamo forse troppo abituati, questa cara Precious.
In effetti io ho iniziato da Le lacrime della giraffa ma so che c'era un prima e che c'è stato un dopo, quindi di certo leggerò man mano anche gli altri romanzi della serie perchè davvero è una lettura distensiva, quel pò di mistero immerso in un mondo dai ritmi diversi dai nostri, dove la natura sembra parlare e c'è quella sensazione di distensione e di ascolto, senza fretta.

Un caro saluto, Murasaki, buona continuazione di letture e... grazie per avermi citato :-)

Murasaki ha detto...

@Pensierini:
Perché guardi con sdegno la pregiata Precious Ramotswe? Che cosa ti ha fatto? :-(

@ Acquaforte:
Condivido assolutamente la tua opinione sulla deprimenza dei gialli scandinavi. A suo tempo lessi con grandissimo piacere quelli di Martin Beck (che deprimenti non sono) e mi piacque anche la trilogia di Millenium. Ma gli unici due tentativi che ho fatto dopo Millenium mi hanno convinto che proprio non era roba per me. Non so se dipenda dal fatto che non siano felici, in cuor mio sospetto che si tratti semplicemente di una moda letteraria: il buon poliziesco scandinavo ha da esser deprimente, perché sì.
Di sicuro, lo spirito che anima la signora Ramotswe deprimente non è, e i suoi libri ti lasciano una piacevole sensazione di vitalità e... sì, di speranza. E, come dice Maris, c'è questa presenza della natura e delle forze extraumane viste come parte integrante del quadro che è molto africana e insieme anche molto moderna.

@Maris:
Ma figurati. Grazie a te per avercelo segnalato, piuttosto ^_^

Anonimo ha detto...

Non guardo con sdegno nessuno, solo che amo Miss Marple e Poirot ��

aliceland ha detto...

Beh, cara Murasaki, come si suol dire "sfondi una porta aperta". Io ho sempre adorato McCall Smith, sia nella versione scozzese che in quella africana. Ho una preferenza per le storie scozzesi, la serie 44 Scotland Street è forse la mia preferita, ma anche i romanzi di Isabel Dalhousie...insomma, non faccio testo, adoro tutto di questo scrittore e del suo particolarissimo modo di scrivere che purtroppo per alcuni è irritante :-D
mentre per me è geniale

dolcezzedimamma ha detto...

Ma quante cose non so!Grazie x la segnalazione

Bridigala ha detto...

Quanto mi piace la signora Ramotswe, con la sua corporatura tradizionale e i saldi valori di suo padre! È davvero una boccata d'aria fresca!

Anonimo ha detto...

Grazie per la segnalazione, non conoscevo questo autore, e grazie anche ad Acquaforte: condivido in pieno le tue opinioni sui gialli nordici, e mi hai dato un motivo in più per ampliare le mie letture. Così sono riuscita a procurarmi proprio "salone di bellezza per piccoli ritocchi" e l'ho molto gradito. Anche perché per chi ha una corporatura tradizionale è difficile trovare modelli di riferimento!😜 Buone vacanze, o almeno quel che resta, dalla tua affezionata Lurkerella.

Anonimo ha detto...

E' ancora più difficile trovarli, questi 'modelli', quando si è obesi e un po' ci si odia :-)

Anonimo ha detto...

La precedente auto-odiatrice :-) ero io, pensierini. E' curioso di quanto bene si puo' volere ad altri e quanto poco a se stessi. Qualcuno dovrebbe farci una ricerca psicologica, anzi, forse psichiatrica. :-)

Murasaki ha detto...

@ Pensierini:
Ci hanno fatto e ci stanno facendo TONNELLATE dinstudi scientifici e comportamentali. Personalmente riassumo il tutto in "ciò non è affatto sano né utile". L'ho sempre pensata così, ma dopo essere passata da una certa obesità alla secchezza più disperante nel giro di 18 mesi, ti assicuro che ricordo le mie assai rotonde forme come fossero l'età dell'oro, quando ero forte e resistente e imponente e... sì, in un certo senso anche autorevole. E blaterino quanto vogliono dei rischi della salute che dà l'essere grassi, la forza per un Vaffanculo la troverò SEMPRE!
Ramotswe è senz'altro un GRANDE personaggio, e fa molto bene ad amarsi molto!

Anonimo ha detto...

Non sono molto capace di difendermi, ma sto studiando e un po' miglioro ;-)
pens