Ed eccoci quasi riallineati col giusto asse temporale, anzi addirittura un po' in anticipo.
Buona fine del mondo a tutti!
Nel 2014 due piccoli e insignificanti episodi mi lasciarono assai scossa e pensierosa sul senso critico di taluni miei connazionali.
All'epoca avevo già una certa dimestichezza con la spinosa questione delle Bufale in Rete (non andava ancora troppo di moda chiamarle fake news): avevo messo il Disinformatico tra i blog che usavo per l'aggiornamento, seguivo sporadicamente qualche pagina sulle bufale su Facebook e avevo compreso alcune regola essenziale:
- se non c'è data, luogo e fonte è una bufala
- se ci sono scritte del tipo SVEGLIAAAAA!!!!! (rigorosamente con almeno quattro a) o Se sei indignato condividi è una bufala
- se parla di musulmani e di scuola insieme è una bufala
- se parla della Teoria Gender è una bufala
- se i parlamentari si sono appena aumentati lo stipendio in gran segreto non vale nemmeno la pena di finire di leggere la scritta indignata
- poi ci sono quelle che non importa controllare se davvero sono bufale, perché è del tutto evidente anche al più idiota degli idioti che sono chiaramente frutto di malafede, pregiudizio o mente assai turbata (tipo la scuola che organizza corsi di masturbazione per i bambini dell'asilo, per intendersi).
Queste poche, basilari regole che a me sembravano del tutto evidenti non erano però patrimonio comune di ogni persona che fosse riuscita a conseguire almeno la licenza media, in particolar modo per l'ultimo punto, quello dove si fa appello al più elementare buonsenso - e questo lo scoprii appunto grazie agli episodi di cui sopra e che vado adesso a raccontare.
Il primo episodio data all'estate del 2014. In Giugno l'allora presidente del consiglio Renzi fece un viaggio in Vietnam, in Cina e forse anche altrove - insomma, nella zona detta "estremo oriente". Ufficialmente il motivo era, come sempre in questi casi, "rafforzare i legami tra i due paesi" e roba del genere. Non sono una esperta di politica internazionale ma, visto che i legami che abbiamo con Vietnam e Cina sono soprattutto di tipo commerciale, immaginavo che ci fosse di mezzo qualche questione legata al commercio: petrolio, tessuti, cellulari, roba così. Roba in grande stile, comunque, se si muoveva addirittura il presidente del consiglio.
Al comparto alimentare non avevo proprio pensato, anche se visito regolarmente i ristoranti orientali di Firenze e faccio anche modesti ma regolari acquisti di salsa di soia, curry, spaghettini di riso, ramen, wasabi e simili nei negozi specializzati.
"Hai visto perché Renzi è andato in Vietnam?" mi chiese un giorno una collega e cara amica, laureata con una delle più complesse e raffinate lauree che l'Università di Lettere di Firenze possa sfornare e felicemente addottorata in ricerca sempre nella raffinatissima materia di cui sopra.
"Boh? Qualche trattato internazionale, immagino".
"Sì, e non del miglior tipo: importazione di carne di cane!".
Risulta così che il nostro presidente del consiglio si è mosso per andare in Vietnam a trattare la vendita di ben 20.000 tonnellate di carne di cane.
Non ho osato contraddire la mia amica senza prove perché l'informazione le veniva da una persona di cui fa gran conto (e che ritenevo all'epoca completamente inaffidabile per tutto quel che riguarda la politica. Dopo questo episodio invece la ritengo completamente inaffidabile su tutto, senza esclusione alcuna).
Appena arrivata a casa però ho cercato su Google e ho trovato questa foto:
Si tratta dunque di una bufala; comprensibilmente non ha nemmeno avuto una gran diffusione ed è durata pochi giorni.
Ad inquietarmi davvero che venisse ritenuta credibile da una persona laureata e dottorata e che ai miei occhi è sempre parsa assai provvista di discernimento. Insisto sul suo ricco curriculum accademico perché spesso si attribuisce all'ignoranza il seguito che hanno certe bufale francamente al di là del credibile - ma il livello di istruzione della mia amica è molto alto e il tipo di studi che ha fatto l'ha costretta a lavorare con gran pazienza esclusivamente su fonti di prima mano.
Dunque: il presidente del consiglio d'Italia (un paese che non è una grande potenza, ma ha comunque un certo peso economico nell'economia mondiale) va in Vietnam, che non è proprio dietro l'angolo. E tutto questo per curare l'importazione di 20.000 tonnellate di carne di cane.
Domanda n. 1: forse che non abbiamo carne in Italia? Ci mancano gli allevamenti di pecore, mucche, bufali, maiali, cavalli, struzzi, conigli, pollame vario?
Domanda n. 2: abbiamo nel mercato questa furibonda richiesta di carne di cane?
Domanda n. 3: il mercato della carne è in così grande espansione da dovere importare la carne a botte di 20.000 tonnellate? Non si direbbe, a giudicare dall'espansione dei reparti che i supermercati riservano a polpette vegetali e derivati dalla soia.
Domanda n. 4: forse che in Italia mancano i cani? Non possiamo allevarne anche qui?
Domanda n. 5: Quanti cani hanno, in Vietnam, da potercene sacrificare a centinaia di migliaia per mandarceli (perché per arrivare a 20.000 tonnellate devi macellare un numero di cani decisamente ragguardevole).
Il consumo di carne di cane in Italia ha una modestissima tradizione, legata ad alcune particolari aree geografiche e a poche ricette. Da parecchi decenni è scomparso, o almeno limitato a casi davvero sporadici, ed era già vietato per legge durante la seconda guerra mondiale. Per quanto ne so, nell'Unione Europea non è fra gli alimenti consentiti.
Insomma, il presidente del consiglio se ne va all'altro capo del pianeta a comprare 20.000 tonnellate di un alimento il cui uso da noi non è legale né diffusamente richiesto dal pubblico, senza nemmeno aspettare che siano state fatte le procedure per inserire la carne di cane tra gli alimenti consentiti?
Ma soprattutto: da quando in qua il presidente del consiglio si muove per trattare l'importazione di una partita di cibo, quasi che il telefono e la posta aspettino ancora di essere inventati?
Da qualsiasi parte si rigiri, la notizia è talmente balorda che non si capisce nemmeno come sia potuta venire in mente a qualcuno, fosse pure dopo la terza bottiglia.
Quando, con molta cautela, azzardai la possibilità che la storia della carne di cane non fosse molto attendibile (avendo cura di farlo in presenza di un veterinario che aveva lavorato per qualche anno come ispettore al mercato alimentare e che espresse il suo parere in merito senza mezzi termini) la mia amica scosse le spalle borbottando qualcosa di molto vago sul fatto che forse aveva capito male - che è una classica reazione da persona sbufalata e non convinta, ma troppo cortese per piantare una grana in una cena tra amici.
E veniamo al secondo episodio.
In una tranquilla (per me) sera di Ottobre me ne stavo tranquilla a cazzeggiare su Facebook, tra gattini pucciosi, draghi fiammeggianti e tolkiename vario, mentre a Genova imperversava l'alluvione; ed ecco che mi scorre davanti il post di una amica-di-gatti che rilanciava un avviso indignato che notificava come, a Genova, tra tutte le foto dove si vedeva gente che spalava acqua e fango, naturalmente non c'era nemmeno un immigrato. Seguivano una serie di commenti assai indignati sugli immigrati che non facevano mai nulla di utile.
Rimasi perplessa: prima di tutto perché non ero affatto sicura di riconoscere a prima vista un immigrato da un indigeno, salvo che il primo avesse la gentilezza di portarsi dietro un cartello con su scritto "Ebbene sì, sono un immigrato": albanesi, rumeni, polacchi, serbi - ma anche, diciamocelo, parecchi mediorientali, levantini, sudamericani e perfino cinesi e indiani, se sono vestiti come noi, si possono molto facilmente scambiare per italiani, senza contare che oggi ci sono in giro un sacco di ragazzi magari fisicamente piuttosto diversi dall'italiano medio (qualsiasi cosa si intenda per "italiano medio") che sono arrivati con le adozioni internazionali o con la buona vecchia pratica di prendersi un partner straniero e farci dei figli, e che dunque immigrati non sono. D'altronde l'immigrato più famoso dei nostri anni, che attualmente di mestiere fa il vescovo di Roma, non è poi così facilmente distinguibile da un qualsiasi vecchietto nostrano se gli togli l'abito bianco e la papalina.
Ma la mia vera perplessità nasceva dal ragionamento di base: nelle foto non ci sono persone presumibilmente immigrate (=negri) a spalare il fango, ergo nessun immigrato spala il fango. D'accordo che ci vuole il politically correct, ma un fotografo è tenuto a osservare le quote nere quando infila un paio di foto sull'alluvione di Genova? Se per un qualche caso nella ventina di foto che i giornali avevano pubblicato sui genovesi che spalavano il fango e i servizi dei vari TG non c'era un senegalese più nero del carbone, si poteva ragionevolmente dedurre che solo i genovesi purosangue avevano spalato il fango?
Posso dedurre che in Kenya non ci sono gnu se vedo quindici foto di fila del Kenya senza che ci sia uno gnu?
Non mi pare proprio.
Espressi dunque questa mia banale constatazione nei commenti. Seguì una sorta di crocifissione della sottoscritta che non cessò nemmeno quando un paio di genovesi intervennero per dire che da loro gli immigrati spalavano eccome - anche perché, quando ti entra l'acqua in casa, nessuna persona sana di mente sta a discutere sulla sua origine e provenienza, pulisce e basta. Ma niente, furono crocifissi anche i genovesi, perché era ora di finirla con questo schifo di buonismo, punto e basta. E l'amica-di-gatti mi tolse la sua amicizia (che peraltro era stata lei a chiedermi). Non ne feci un dramma, ma nel mio gran candore mi chiesi com'era possibile che i pregiudizi potessero indurre a sì distorti ragionamenti. Andai però a cercarmi qualcosa sugli immigrati di Genova e l'alluvione e scoprii che la realtà era stata piuttosto diversa da quel che raccontavano su quel post.
Trovai anche la sbufalatura ufficiale della questione. In realtà sembra che né le foto né i servizi dei vari TG si fossero mostrati così selettivi nella scelta delle loro immagini, ma ammetto che non ho approfondito la questione.
Da allora sono diventata più vecchia e più saggia e ho compreso che la bufala era stata artisticamente montata per sfruttare in qualche modo contro gli immigrati un evento come l'alluvione di Genova, di cui non si poteva (ancora) dare direttamente la colpa agli immigrati - ma continuando su questa strada, non dubito che tra qualche anno bombe d'acqua, maremoti e scarse precipitazioni verranno imputate direttamente agli immigrati: non a tutti, si capisce, solo a quelli con la pelle piuttosto scura.
Entrambi questi episodi, nella loro insignificanza, mi hanno reso molto più sensibile alla questione delle fake news, come usa chiamarle oggi (bufale pare ormai troppo domestico e giocoso).
Questo può forse contribuire a spiegare la reazione piuttosto rigida che ho avuto verso un commentatore del blog che provò qualche mese fa a rifilarmi la notizia che J.K. Rowling è una adepta di Satana - e che qualche tempo prima, su un blog dedicato ai film dello Hobbit, una volta che Harry Potter era stato tirato in ballo senza un perché spiegò con grande nonchalance che una persona affidabilissima gli aveva spiegato che J.K. Rowling era non satanista (che è pur sempre tecnicamente possibile, anche se piuttosto improbabile) ma... una strega, e delle più potenti. E rimase ben inchiodato su questa idea per quanto gli venisse fatto osservare che in quel modo ammetteva implicitamente l'esistenza delle streghe, cosa che da parecchio tempo anche la Chiesa si guardava bene dal fare.
In conclusione: chi inventa le fake news lo fa talvolta per mestiere e talvolta per propaganda, ma non vanno sottovalutati quelli che ancora lo fanno per passione... e soprattutto i molti che sono disponibili a credere possibili certe notizie al di là di ogni logica se solo da qualche parte una corda segreta del loro cuore li induce a ritenerle possibili. Un po' di diffidenza verso la classe politica è comprensibile, la paura dell'Uomo Nero dorme un sonno inquieto nel profondo di molti di noi per risvegliarsi al minimo pretesto, sappiamo che la scienza ha compiuto più di un esperimento azzardato, vediamo bene che la nostra vita è piena di insidie, qualche volta è anche rilassante pensare che il male che vediamo intorno a noi nasca esclusivamente dalla crudeltà di alcuni poteri forti che perseguono un ben preciso disegno e non dal casuale scontro di molti idioti, del cieco Caso e di un destino crudele.
Tuttavia, prima di pensare male di qualcuno, occorre pur cercare di avere in mano delle prove precise e circostanziate - altrimenti è tutta discesa per arrivare dal processo alle intenzioni alla caccia alle streghe.
12 commenti:
Diciamo che non le prendo in considerazione e spesso più per istinto che per ragionamento. Agli studenti, invece, qualcosa va insegnato, un metodo soprattutto per usmare la bufala. Qualche anno fa, il giorno prima della prima prova degli esami di stato, uno studente, che seguivo di tanto in tanto, si presentò a casa mia, esibendomi un ventaglio di temi che "sarebbero usciti" allo scritto. Glieli aveva mandati via mail un compagno di classe in vena di scherzo e in combutta con gli altri. Pensa che per l'analisi si proponeva il testo di Massimo Ranieri "Erba di casa mia" con evidente allusione alla sostanza stupefacente. La cosa peggiore è che lui ci cascò e dovetti penare assai per dissuaderlo.
La gente crede a quello che vuole credere. Te la ricordi la bufala dei "gattibonsai" i gattini fatti crescere in bottiglia? Ho trovato un vecchio post del Disinformatico a proposito. Da leggere, anche per le considerazioni di tipo etico che Attivissimo faceva già allora. (Tra parentesi, uno dei tanti meriti del TUO blog è quello di avermi/ci fatto conoscere Il Disinformatico).
Talvolta, leggendo una notizia sul giornale online mi lascio tentare e leggo i commenti dei lettori. Rimango senza parole. Che la notizia riguardi la politica, VIP innamorati, immigrazione, economia o cambiamenti climatici, tutto è l'occasione per sfogare il proprio malcontento. Se la notizia riguarda qualcuno che ti è antipatico, cioè più fortunato di te, più ricco, più intelligente, più colto (maledetto intellettuale) crederai a qualsiasi cosa e ti sentirai autorizzato a dirne peste e corna. Senza attivare il cervello, senza vergogna.
Internet è come un paese dove una buona notizia può essere dimenticata, ma una succosa bufala mai. E più sono grosse.......
Da qualche anno a settembre mi riprometto di dedicare qualche lezione alle bufale (scusa sono affezionato al termine casereccio :-)), soprattutto quelle che arrivano sui giornali o siti attendibili. Il problema è che non sono neanche del tutto sicuro di esserne immune, con la valanga di informazioni a cui siamo esposti capita a tutti di caderci. Comunque ci rifletterò, magari partendo da questo tuo bel post.
La viralità della comunicazione social ha purtroppo contribuito alla propalazione delle bufale secondo un principio che non si discosta troppo da una mescolanza di telefono senza fili e ipse dixit (dove chi sia ipse si è però perso e Aristotele di sicuro non è). A me colpisce molto su FB, quando si tratta di quelle pappardelle sui dati personali e FB che li ruba, e/o simili. E poi a scuola, da parte dei colleghi, e sono tanti. Perché mi dà la misura di quanto purtroppo ancora oggi a sparare a caso contro la categoria si fa (anche) peccato ma si becca anche tanto bersaglio vero.
@Mel:
La storia del tuo alunno e dell'erba di casa sua sembra quasi una bufala in sé! Spero che il ragazzo si sia un po' sciolto nel frattempo e che la storia gli sia servita da lezione.
L'idea di lavorare un po' sulle bufale con gli studenti mi è venuta in mente diverse volte negli ultimi anni e ho praticamente abbracciato il rappresentante della Treccani che è passato a propormi un lavoro di questo tipo. Si tratta di vedere però come sarà fatto... a quanto ho capito sarà il primo anno che provano questo esperimento.
@Acquaforte:
sono molto, molto fiera di sapere che qualcuno ha scoperto il Disinformatico grazie alla mia modesta persona :)
Certo che mi ricordo dei gattini bonsai, ma per un caso fortunato li ho conosciuti direttamente come bufala - e con ciò mi sono perfino risparmiata di andare a vedere le foto.
Ci credo che quando leggi certi commenti resti senza parole: d'accordo, gli haters, l'aggressività... ma quel che colpisce davvero è quella meschinità spicciola senza alcun freno inibitore. C'era anche prima di internet e dei social, ma veniva praticata alla buona, da singoli individui o da gruppetti, senza lasciare traccia scritta. O meglio, per i personaggi famosi la traccia restava eccome, e da bambina mi domandavo davanti alle edicole come facesse a campare certa gente, assediata notte e giorno dai giornalisti (adesso so la risposta: in molti casi parecchio male).
@Senzapre7ese:
Ah, nessuno può dirsi immune dalle Perfide Bufale. Siamo tutti tranquilli, di solito, quando vediamo i cinque punti esclamativi e il grido "Vergogna!!!" e simili, ma alcune sono davvero insidiose. Tra l'altro, se passi il tempo a controllare tutto non ti rimane il tempo di fare altro, o almeno l'impressione è questa.
Sembra che il MIUR stia lavorando in questo senso... comunque qualcosa potremmo fare anche noi, senza dubbio.
@la povna:
non è questione di sparare sulla (nostra) categoria: è che gli insegnanti vengono dal mondo, e nel mondo la gente crede a quel che vuole credere, come dice Acquaforte. In teoria un insegnante dovrebbe saper cercare e trovare notizie attendibili... addirittura, secondo le indicazioni ministeriali, dovremmo saper valutare la capacità dei nostri alunni in tal senso (dopo avergli insegnato come muoversi nel mondo delle informazioni, si suppone) ma... Chi custodirà i custodi?
Imtendi che il MIUR sta lavorando per fabbricare bufale? Mi sa che lo fa già da un pezzo... :-)
Ebbene no: il MIUR, nell'ambito del progetto "Basta Bufale!" in accordo con la Presidenza della Camera dei Deputati - quello della Boldrini, insomma - ha già avviato un ampio progetto non già per costruire bufale (attività magari sviluppata a parte in un ufficio apposito) bensì per insegnare ai ragazzi a riconoscere e scansare le bufale suddette. Il progetto, per quel che ho capito, coinvolge elementari e medie ma è in via di espansione. Alla nostra scuola per quanto ne so non ne è giunta traccia; va detto però che quest'anno mi sono sfuggite un bel po' di cose, a scuola.
Meno male che non ho Facebook... litigherei con troppa gente.
Spero che il progetto basta bufale vada in porto... lo vedo come lo scopo più alto della scuola: impara ad imparare. E quindi impara le basi del fact check: è vero che con la quantità di informazioni che si ricevono è impossibile controllare tutto, ma a volte per bloccare certe catene e capire che sono bufale ci vogliono veramente 30 secondi
Infatti sono molto molto curiosa di vedere all'opera il progetto Basta Bufale e anzi spero di parteciparci al più presto: le indicazioni ministeriali insistono molto sull'importanza di sapersi orientare tra le notizie valutandole... ma per insegnare ai nostri alunni come farlo prima dobbiamo impararlo noi ^_^
Ciao
Ti prego mi dici se è una bufala ? O almeno una notizia raccontata mooooooolto male?
http://www.repubblica.it/scuola/2017/08/30/news/vietato_bocciare_per_legge_tutti_promossi_ad_elementari_e_medie-174201675/
(Non mi ricordo la tua policy sui link, ma è la repubblica - però ogni tanto sembra che durante il mese di agosto molti giornalisti siano in ferie)
Grazie!!
Vanessa
@Vanessa:
Non ho nessuna policy sui link (se proprio non mi pubblicano un link per l'ennesima crema per aumentare le dimensioni del mio pene), al più decide blogspot e sì, è una bufala nata da una singolare cialtroneria.
Eccoti, giusto il tema, un bel linkino trovato or ora su Facebook:
https://medium.com/nuovi-media-nuovamente/bocciature-ma-di-chi-226d5dcfebc2
che mi ha finalmente chiarito le idee dopo molte inutili ricerche che mi riportavano all'articolo di Repubblica.
Felice di esserti stata utile, anche se per puro caso 😊
Grazie mille!
V
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