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lunedì 27 marzo 2017

I lettori e Severus Piton, detto Mocciosus (Severus Snape AKA Snivellus)

Parlando di Severus Piton, occorre innanzitutto ammettere che l'interpretazione che ne ha dato il compianto Alan Rickman ha molto contribuito alla  sua popolarità, insieme alla decisione unanime di tutti i registi di fargli lavare regolarmente i capelli.
Questo personaggio oscuro ed enigmatico, che nei libri è di un antipatia mortale, sullo schermo riesce a tirarsela con sufficiente classe da mostrare qualcosa di assai simile al fascino. Sia il lettore che lo spettatore sono comunque costretti a cambiare idea su di lui una gran quantità di volte, soprattutto in merito alla questione principale, ovvero "Sta o non sta dalla parte di Voldemort?" ma anche riguardo alla relativamente secondaria domanda "È o non è una carogna perfetta, completa, totale e assoluta?".
Per molti entrambe le domande si sono risolte in un fiume di lacrime davanti al celebrissimo dialogo tra lui e Silente "Dopo tutto questo tempo?" "Sempre". 
Quanto a me, che pure sono rimasta spiazzata come tutti da buona parte dei ricordi di Piton, sull'argomento avevo preso una posizione definitiva sul finire dell'Ordine della Fenice, e niente nel sesto volume me  l'aveva fatta cambiare.
Ma analizziamo il percorso di noi poveri lettori, ignobilmente beffeggiati e turlupinati infinite volte dalla bifidissima Rowling.
Nel primo volume, La pietra filosofale, Piton viene presentato come il tipico professore odioso: arrogante, irritante, parzialissimo, scorretto, arbitrario... prende in antipatia Harry a prima vista e questo è quanto, ma è decisamente offensivo anche con Hermione e con Neville Longbottom (di cui pure conosce le tristi vicende familiari) ponendo gran cura ad ogni lezione nel gettarlo nel panico più totale. Tutto miele e zucchero candito con i suoi Serpeverdini, maltratta senza alcun ritegno i Grifondoro: questo perché somiglia a suo  padre, quello perché è emotivo, quella perché vuol sempre rispondere, quell'altro perché è impertinente o respira al momento sbagliato... insomma, due palle micidiali. Qualsiasi lettore, passata pagina 150, è dispostissimo a dargli la colpa financo  dell'effetto serra o dello scoppio della guerra nei Balcani, e figurarsi quando tutte le circostanze sembrano indicarlo colpevole di tentato furto di pietra filosofale.
Ma no, erano tutte apparenze mendaci: Piton aveva da tempo individuato il vero colpevole, e addirittura aveva profuso le sue energie per salvare Harry e non ci era riuscito per colpa di un improvvido intervento di Hermione. Quanto al fatto che detesti Harry, Silente non lo nega, ma ne offre una spiegazione abbastanza contorta da finire per risultare credibile: colpa del padre di Harry, nientemeno, che a suo tempo gli salvò la vita...
Alla fine del primo libro insomma Piton risulta magari antipatico, ma passibile di diventare Buono, come succede talvolta a certi cattivi in certi libri per ragazzi.
Il lettore se ne fa una ragione.
Nel secondo volume, La Camera dei Segreti, Piton continua a mostrarsi assai antipatico con Harry (e con tutti i Grifondoro) ma non sembra mostrare segni di soverchia malvagità - è solo la solita carogna. Il lettore non se ne occupa più di tanto.
E veniamo così al terzo libro, Il Prigioniero di Azkaban, dove per buona parte dell'anno Piton è la solita carogna anche se a tratti il lettore molto osservante potrebbe notare qualcosa di strano, fra lui e Lupin - ma sono questioni tra adulti, chissenefrega?
Le cose cambiano bruscamente nel finale, quando l'abominevole Piton, in nome di vecchi screzi di gioventù, sembra trovare normalissimo rimandare in prigione un innocente e in libertà un pluriomicida. Per quanto alla  fine tutto si risolva abbastanza bene (ma senza l'intervento di quell'inqualificabile Serpeverde si sarebbe risolto assai meglio) alla fine del romanzo il lettore ha risolutamente infilato Piton nella colonna degli Stronzi Al di Là di Ogni Possibile Redenzione.
Arriviamo così al quarto libro, Il Calice di Fuoco, dove Piton è poco più di una comparsa: molti dispettucci (e qualche minaccia) a Harry, ma anche diverse cattiverie sparse ad altri Grifondoro, più uno scontro con Moody perso senza appello, tra le ole e il plauso esultante dei lettori. Forza Moody, tu sì che sei un ganzo! Manda quella serpaccia unta a mordere la polvere come gli spetta!
Senonché nel Gran Finale, quando dall'Avversaspecchio si vedono arrivare i tre professori che porteranno in salvo Harry, ecco che costoro sono Silente (potevamo mai dubitarne?), McGonagall (si capisce!)... e Piton. Il quale Piton più avanti viene convinto da Silente a stringere la mano a Sirius Black, dopo essere stato perfino sospettato ad un certo punto di essere stato un Mangiamorte.
Silente si fida di Piton, e Silente ha sempre ragione, giusto?
E tuttavia il romanzo ci ha appena dimostrato che Silente è capacissimo di prendere delle grandiose cantonate.
Ed eccoci all'Ordine della Fenice, dove Piton compare relativamente poco ma si mostra talmente odioso è insopportabile con Sirius Black (e con Harry) che al lettore dispiace infinitamente non potergli dare fuoco dalla parte dove prende meglio.
E tuttavia. Proprio nell'Ordine della Fenice. Sul finale. 
Quando la perfida Umbridge pretende da Piton del Veritaserum per inquisire Harry. E Harry si accorge improvvisamente che a Hogwarts è rimasto qualcuno dell'Ordine della Fenice che poteva aiutarlo a salvare Sirius, da lui creduto in quel momento torturato da Voldemort.
Ma come fare a fargli capire di che si tratta, senza spiegarlo anche alla Umbridge?
Harry tenta con una specie di messaggio cifrato: "Ha preso Felpato!" urlò "Ha portato Felpato dov'è nascosta!". Non osò parlare più chiaro davanti alla Umbridge.
La Umbridge naturalmente gli fa un sacco di domande, mentre Piton lo prende in giro perché dice cose senza senso. E tuttavia.
Appena uscito dalla stanza Piton si affretta a contattare l'Ordine, spiega cos'è successo, Silente fa due chiacchiere con Kreacher e fra tutti organizzano la spedizione di salvataggio al Ministero - che non comprende Piton.
Se Piton stesse lavorando davvero per Voldemort non avrebbe avuto motivo di contattare l'Ordine: Harry è chiaramente intenzionato ad andare al Ministero, dove la trappola aspetta solo lui per scattare. Piton però non ne facilita la fuga: lo lascia relativamente al sicuro nelle mani della Umbridge - che è l'unica ad aver ascoltato il messaggio cifrato di Harry, ma non ci ha capito nulla. Non ci sono testimoni. Se per un caso disgraziato saltassero fuori Piton potrebbe perfino sostenere di non aver capito cosa cercava di dirgli Harry. Oppure potrebbe aiutare Harry a scappare verso la trappola che Voldie gli ha preparato (ma senza mai parlargliene, vuoi per un fondo di diffidenza, vuoi per il gran piacere che prova a condurre in gran segreto i suoi segreti piani).
Invece interviene, contatta l'Ordine e solo grazie a questo il piano di Voldemort fallisce.
E allora: Piton potrà essere antipatico quanto un mal di denti nel giorno delle nozze e anche di più, ma non è più un Mangiamorte e la fiducia che Silente ha in lui è ben riposta.
Forte di questa serena consapevolezza, affrontai il sesto libro - dove ogni parola e azione di Piton è passibile di non meno di tre o quattro diverse interpretazioni, fin quando il Nostro non provvede a sopprimere Silente ignorando la sua ultima supplica, il leggendario "Please, Severus...". Lo uccide davanti a numerosi testimoni, e naturalmente poi deve scappare.

Nel newsgroup all'epoca eravamo tutti ampiamente adulti, soprattutto al momento della lettura del libro in inglese - e i motivi per cui eravamo quasi tutti convinti della sua non colpevolezza erano motivi da adulti: perché non aveva senso disvelare un colpevole alla fine del sesto libro e non del settimo; perché non era possibile che l'abile Rowling dopo averci tenuto sulla corda per tanti volumi chiudesse dicendo "Ebbene sì, come vedete è proprio uno stronzo"; perché analizzando la scena della morte di Silente si poteva intuire che Silente avrebbe potuto salvarsi (tanto per cominciare, non paralizzando Harry); perché forse Silente era ormai molto malato, e allora anche quella strana storia del Voto Infrangibile... E io tirai fuori il motivo più strampalato di tutti: perché nessuno aveva dubbi sul fatto che Piton fosse colpevole. Ancor più curiosa comunque fu la teoria dell'unico colpevolista, che sosteneva che la Rowling lo avesse fatto sembrare colpevole perché tutti pensassimo che era innocente, e invece alla fine sarebbe risultato colpevole davvero (e tutti dovemmo convenire che era una teoria non priva di un certo fascino).
Com'è noto, nel settimo volume nessuno dei personaggi dubita che Piton sia dalla parte di Voldemort, finché nelle ultime pagine non ci viene svelata la sua complessa storia; tuttavia sappiamo che Hogwarts lo accetta come preside, aprendogli l'accesso alla Presidenza, e che dopo la sua morte, come Sirius, anche lui sarà riabilitato.
Resta il fatto che, salutando suo figlio nell'ultima pagina dell'ultimo libro, Harry gli dice che Piton era stato probabilmente l'uomo più coraggioso che lui avesse conosciuto - ma non che gli era simpatico.
(Coincidenze? Io non credo proprio).

52 commenti:

la povna ha detto...

Eccomi qua. Allora, all'epoca scrissi anche un paio di articoli sulla fine di Harry Potter e la non colpevolezza di Snape, che secondo me, appunto, si determina da due analisi del testo congiunte.
La prima riguarda il Calice di fuoco ed è (quasi) un errore della Rowling: al momento dello svelamento della vera identità di quel Moody, Snape si tira su il braccio e fa vedere il marchio che sta diventando molto attivo, e in quel momento in trama è del tutto fuorviante che lui lo faccia per doppio doppio-giocare Voldemort, visto che Voldemort in quel momento ha ogni interesse a che nessuno creda alla sua resurrezione.
La seconda è appunto nel Principe, ed è in quel secondo capitolo ed è dovuta alla questione della focalizzazione, che non è più dal punto di vista di Harry. Essendo i capitoli a focalizzazione non interna dal punto di vista di Harry molto pochi, e tutti concentrati in momenti topici (per di più se si conta che il primo dà il setting alla storia, e ci sono quelli al Ministero babbano che hanno altra funzione), ne risulta che si tratta di momenti in cui la Rowling ha interesse a far notare al lettore che sta dando a noi delle informazioni in più rispetto a quelle del protagonista, dunque che le analisi del protagonista possono basarsi su dati non certi, se non sbagliati. In quel caso, insomma, invita il lettore a prendere distanze dal punto di vista di Harry (e questa è la motivazione più forte di tutte, Snape non è colpevole perché in quel capitolo ci viene presentato un insight sulla sua vita che a Harry è precluso, dunque il lettore è invitato a stare in guardia e a astenersi dal condividere il punto di vista di Harry su Snape). Questo diventa ancora più forte perché tutto il romanzo è incentrato proprio sulla necessità da un lato di fare buone analisi del testo (il Pensieve) dall'altro a stare attenti perché i racconti dal punto di vista interno sono distorti e/o sbagliati e vanno saputi interpretare comprendendo le ragioni della potenziale, voluta o meno, inattendiiblità, parziale o totale, di chi detiene l'istanza narrativa. Dunque ancora una volta viene raccomandato al lettore di non credere a Harry.
Oltre tutto, dopo il fattaccio dell'uccisione di Dumbledore (nel quale c'è anche il "Non chiamarmi codardo" quando si affrontano sul prato mentre Snape porta in salvo Draco, nei Doni a Harry sarà sempre negato un confronto diretto con Snape (mentre invece di nuovo il lettore ha il privilegio di vederlo in diretta), ciò che lui sa di lui è sempre e solo discorso riportato (dunque soggetto a distorsione): l'unico che ha visto direttamente Snape resta il lettore, e ancora una volta appare evidente che la dritta che viene data sembra essere: Harry ha un pregiudizio su Snape e gli viene negata dalla trama la possibilità di un confronto. Quando si reincontrano, la prima volta Snape scappa (a Hogwarts) e non si può parlare di confronto diretto, e poi c'è la seconda nella Shrieking Shank, dove tutto si svela (quando finalmente Snape ha modo di padroneggiare la sua istanza narrativa e il suo punto di vista (e così si completa anche la sequenza delle lezioni di analisi del testo impartite da Dumbledore, perché ancora una volta abbiamo il Pensieve (ma adesso Harry ha imparato, finalmente, a leggere, non a caso prima c'è stato tutto l'episodio della morte di Dobby e della decisione, corretta, condotta sulla base dell'analisi dei dati, di seguire gli Horcrux e non gli Hallows. Infine, sempre nei Doni, la storia di Beedle the Bard regalata a Hermione (poi Dumbledore glielo dirà pure) è fatta proprio perché Harry come lettore non è ancora 'affidabile' e dunque non sarebbe forse in grado di capire e ben scegliere prima del completamento della sua 'formazione'.

Bridigala ha detto...

@povna: quanto sono felice di rileggerti! Troppo impedita, e troppo discreta, per cercare di entrare nel tuo blog ora privato, ho finito per perdere una lettura che mi dava sempre molto materiale di riflessione. Non avevo mai pensato ad HP come ad un gioco delle scatole cinesi, Temo di essere la lettrice ideale, il meraviglioso pesce boccalone che si beve la qualunque, per cui mi sono identificata pari pari von Harry come tutti i lettori bambini. Anche se mi sento più Ron. La gregaria utile e brontolona, più che la protagonista spavalda e temeraria. È inevitabile che Piton sia detestato, dai lettori della mia fatta, anche se non sono così oca da non rendermi conto che il personaggio è multi stratificato. Antipatico, questo sì. Del resto Harry non fa nemmeno niente per cercare di non scatenarlo, al contrario in più occasioni lo provoca, ed è solo il fatto che in una scuola non si può eccedere con gli strumenti di correzione (neppure ad Hogwarts) che alle volte salva Harry dal malanimo di Piton, che lui non fa nulla per placare. D'altro canto trovo che Silente sfrutti il senso di colpa del professore nei confronti della sua amata in modo a volte eccessivo, chiedendogli alla fine di diventare davvero un assassino per salvare l'anima di Malfoy.
Lo stesso Harry comprende, poco dopo di me, il valore reale di Piton, certo non riesce ad amarlo, nemmeno sapendo che è morto cosciente che questo avrebbe salvato la sua vita, ma ne apprezza i sacrifici e l'umanità. Quello che amo molto nei personaggi di JK Rowling è la quantità di chiaroscuro che utilizza con tutti, io escludo Voldemort, ma spero di leggere presto delle analisi su di lui che smentiscano la mia idea.

acquaforte ha detto...

Chiunque avesse letto, da adulto, i libri precedenti e si era fatto un'idea di Silente, non poteva credere che le sue parole "Severus ... ti prego..." dette con dolcezza, fossero la richiesta di aver salva la vita. Non dopo il drammatico colloquio con Drago "È la mia pietà, non la tua, che conta adesso". Harry è nascosto sotto il mantello, è immobilizzato, per la sua protezione. Già alla fine del precedente libro, "Ha preso Felpato...." con Harry lasciato in custodia della Umbriedge potevamo capire a chi andava la fedeltà di Piton. Ma Harry è troppo preso dall'odio, dai 6 anni di ingiustizie e tormenti, per ragionare.
Noi non capiamo ancora cosa vuole veramente dire Silente con la sua preghiera a Piton, ma le sue parole al Ministero della Magia l'anno precedente "Ci sono cose peggiori della morte" e la compassione sempre mostrata, persino per la storia di Tom Riddle, dovevano farci accettare che molto era ancora nascosto.
Capiremo tutto alla fine e sì, "Dopo tutto questo tempo" "Sempre" anche noi abbiamo gli occhi pieni di lacrime, come Silente.

Pellegrina ha detto...

Mi diverte molto leggere questi resoconti perché come tutti ho fantasticato sulla trama, ma su colui credo proprio mai.
Era talmente odioso e scorretto che volevo solo si levasse dai piedi. Un'oppressione.
Perciò il vellicamento colpevole/non colpevole mi si accantonava in un angolo della testa appena il tizio usciva dalla trama, e scopro solo adesso fino a che punto potesse fare arrovellare gli altri. Forse anche la scrittrice, che non è detto avesse chiaro fin da subito dove volesse portare il personaggio, guidato peraltro, come sempre, con molta maestria.

Spero bene che Harry non lo trovi simpatico dopo morto, sarebbe troppo. Non è un personaggio positivo, quel che fa lo fa solo per il ricordo di un antico amore mai vissuto né superato, non per amore degli altri; Piton non è emotivamente mai cresciuto, il che, per chi deve lavorare con dei ragazzi, è inoltre estremamente grave. Questo aspetto è così forte da stemperare quello che poteva essere più interessante, la sua origine sociale molto bassa, diversamente dai suoi allievi compresi i SV.

E' un personaggio se vogliamo molto egocentrico, fino alla fine; professionalmente è e rimane convintamente e totalmente e inaccettabilmente scorretto e incapace. La sua fine però ricompatta la scuola, nel senso che tutta Hogwarts diventa, o ridiventa, sostanzialmente positiva, perché estranea al male più grande o comunque capace di rassorbire gli aspetti negativi più ingiustificabili grazie al riscatto di un sacrificio superiore che pochi sarebbero capaci di compiere. I suoi veri nemici stanno comunque "fuori" dalle rassicuranti mura. Ci possono essere degli incapaci ma dei cattivi non ce ne sono. Insomma la fine di Piton, passando attraverso un gesto "eroico" è in realtà la sua normalizzazione complessiva nel bene. Il che secondo me, se deve condurre a una rivalutazione positiva dell'agire del personaggio nel suo complesso, può suonare consolatorio per certe debolezze umane, ma rimane estremamente e irrimediabilmente sbagliato.

Pellegrina ha detto...

P.S.: credo di avere saltato anche dei passi quando colui infieriva, tanto mi dava fastidio! :-P

Pellegrina ha detto...

@Brigidala: ma Harry non è mai spavaldo e temerario. Così lo vede appunto Piton che proietta su di lui l'immagine del padre bulletto, il quale per altro doveva fronteggiare cose un po' più facili, di solito.
E comunque NON è un tredicenne a dover placare un adulto in torto marcio, specie se l'adulto per professione s'è scelto l'insegnamento, anche se l'adulto non sarà, nella maggior parte dei casi, mai abbastanza forte e saldo per essere capace di ammetterlo.

Su Voldemort, devo dire che l'ultimo libro l'ho letto molto confusamente, ma secondo me è il doppio di Harry, il suo specchio nero cresciuto con lui nella ridente villetta del suo tormento, che viene neutralizzato attraverso la scuola, i compagni e proiettandolo nelle fantasie: attraverso la maturazione, insomma. So che la cosa fa inorridire chiunque e francamente dovrei rileggere l'ultimo libro che è quello che mi ha preso di meno per il suo aspetto di fantastico prevalente che amo poco, per quanto il libro sia ben scritto e ancor meglio congegnato, comunque io una lettura un po' diversa e molto molto eretica la tenterei.

Bridigala ha detto...

@Pellegrina: un adulto, quando ha a che fare con un ragazzino, è, per definizione, l'asulto, e dovrebbe quindi tenere il pallino del gioco, mantenere il controllo, insomma, fare l'adulto. Tutti noi però sappiamo che la realtà è differente, non tutti gli adulti sono abbastanza maturi per non scendere a livello di un ragazzino, quindi la Rowling ha, ahimè, dipinto un insegnante che abbiamo avuto tutti noi (o un genitore, che sarebbe peggio). E a volte,i ragazzi intelligenti, imparano le scorciatoie attraverso cui non farsi tormentare da gente come Piton. O imparano a portare pazienza. Quanto al fatto che Harry e' l'eroe involontario, quello che non cerca guai ma questi gli vengono incontro a gran velocità, beh, è verissimo. Tuttavia, quando il guaio sopraggiunge, Harry è pronto, lo accetta, e lo affronta con coraggio, usando le proprie risorse personali.

Bridigala ha detto...

@ Pellegrina di nuovo: per quel che riguarda Voldemort la tua teoria mi affascina, e tenderei a sposarla. Forse Harry è l'unico personaggio tutto bianco, il suo doppio dev'essere il personaggio tutto nero, per forza, no? ;-)

Pellegrina ha detto...

@Brigidala: non è loro dovere farlo e non è giustificabile né accettabile in alcun modo che vengano costretti a farlo. Non è realismo da parte loro, è oppressione e inaccettabile negligenza da parte di chi, spettatore o cosciente di simili comportamenti, specie in ambiente controllato come la scuola dovrebbe essere, trova scorciatoie e giustificazioni sull'andazzo che va per la maggiore per riversare sui più deboli problemi che rifiuta di affrontare, perché rognosi per il proprio quieto vivere.
E poi, qual sarebbe il livello in Harry cui Piton non dovrebbe scendere? Piton proietta su Harry la frustrazione causatagli da suo padre, punto. Harry potrebbe sbarleccarlo dalla mattina alla sera, epr quel che importa.

In breve, lungi dall'essere un'abile mossa difensiva, costringere un ragazzino a comportarsi in quel modo perché per chi gli sta intorno è più comodo girarsi dall'altra parte e invocare "la realtà" come se essa fosse data e immutabile, è la più disgustosa e incivile abdicazione alla pretesa civiltà dei rapporti umani, professionali e sociali da parte di chi coi ragazzini ci vive per libera scelta professionale o personale, civiltà che la scuola e magari "la famiglia" dovrebbero trasmettere. Altrimenti detto, "il mondo è dei furbi".

Voldermort con la sua estrema capacità manipolatoria innestata su una grande acutezza, nasce esattamente così. E' quel che Harry, angariato da un fratello prepotente di cui i genitori fingono di non accorgersi, potrebbe diventare se non riuscisse a sfuggire a quell'ambiente con la fantasia prima, con la scuola e le amicizie esterne poi.
Viva la faccia che non "plachi" nessuno.

Pellegrina ha detto...

@Brigidala
infatti Harry sa difendersi, appunto senza spavalderia, dalla magia oscura; non è lui a cercare lo scontro, ma in una situazione di calma e di conflitto non dichiarato con un avversario non riconosciuto come tale non può farcela. Non può difendersi quando l'istituzione, e non il mago malintenzionato di turno, permette di opprimerlo, tramite il comportamento scorretto di Piton reso possibile dalla forzatura passata sotto silenzio delle regole scolastiche. Nessuno può, in effetti. Perché sia possibile fare una cosa del genere è necessario che Umbridge faccia regnare l'inferno nella scuola e che i ragazzi si organizzino collettivamente contro di lei, e ancora con la mezza complicità degli insegnanti, per la verità abbastanza passiva e accorta.

Bridigala ha detto...

@Pellegrina: hai ragione, e molta, per fortuna la maggior parte degli insegnanti la pensa come te. E' giusto che i ragazzi siano ragazzi e gli adulti siano adulti. Intendevo dire che un adulto non può dimostrare antipatie e simpatie immotivate come fa Piton, e come fanno a volte i ragazzi, in questo Piton si mette allo stesso livello degli alunni, non in altro. per come li conosco io, per altro, gli adolescenti hanno un senso e un bisogno di assoluto, di giustizia , di cose belle e importanti, che meritano degli insegnanti capaci di restituirglieli, e per fortuna spesso trovano sulla loro strada ottimi professori ed educatori. In ogni caso viva la Rowling che ci fa discutere e ragionare così tanto con persone sconosciute che ci danno punti di vista e suggerimenti ai quali da soli non avremmo mai pensato! Grazie del bel dialogo, Pellegrina!
Chiara, bibliotecaria

acquaforte ha detto...

Appartengo ad una generazione in cui le punizioni corporali e psicologiche erano più che permesse. Ad esempio, ho il ricordo vivissimo di quando tutto doveva avere un orario prestabilito: i bambini potevano andare in bagno a fine lezione, se non resistevi, la pipi la facevi in aula davanti a tutti. Piccole umiliazioni, grandi disastri.
Gli insegnanti distratti non proteggono Harry da Piton? Harry non parla, si confida solo con Hermione e Ron, coltiva il suo odio, lo rafforza ricordando solo le ingiustizie che subisce.
Il personaggio di Piton che la R. descrive è funzionale al romanzo, senza di lui, così com'è, tutta l'impalcatura cadrebbe, sarebbe un'altra cosa. Piton è di una antipatia mortale, ingiustificabile. Ma non avrebbe senso un Piton diverso. Per amici e protettori ciò sono già Sirius, Lupin, Malocchio, i Weasley, ecc.
La Rowling descrive benissimo un uomo profondamente infelice, una persona come tante fra noi, uno che non è riuscito a lasciar andare il suo passato. Per 10 anni è vissuto bene a Hogwarts, ma l'arrivo di Harry butta alle ortiche la sua pace. Tutto ritorna vivo, per lui Harry è il responsabile della morte di Lily, lui conosce la profezia. Silente lo capisce bene. Passa dal disprezzo iniziale (nel pensatoio Harry capirà il perché ) alla fiducia totale (Severus.....ti prego). Silente ricorda i propri errori verso Aberforth e Ariana, ha capito, ha espiato ed è andato oltre. Ma questo non è concesso a Piton. Il difficile compito che Silente gli ha affidato non permette l'oblio.
Alla fine Harry chiamerà un figlio Albus Severus. Con questo la Rowling ci dice che Harry è cresciuto, ha compreso, ha anche perdonato ?

Ornella ha detto...

Possibile che non riesca a commentare....

Ornella ha detto...

Finalmente ci sono riuscita.
Sono sincera: mi meraviglia che siano possibili analisi critiche tanto dettagliate e approfondite di un'opera, per quanto avvincente, che rimane una narrazione per ragazzi/adolescenti. Ma forse adolescenti si rimane tutta la vita.
Detto ciò, spezzo volentieri una lancia per il personaggio di Snape. Nessuno ha preso in considerazione che la persecuzione cui era soggetto da parte del gruppo dei "malandrini" abbia molto influenzato il suo futuro... Da quando, non ricordo in quale libro, si è scoperto questi particolari avvenimenti, subito mi è diventato simpatico. Oppure qualcuno ritiene che avere i capelli unti, indossare vestiti di foggia antiquata ed essere un po'scontrosi siano elementi che giustificano i bulli a prenderti di mira ?

Ornella ha detto...

Scusate: si sono scoperti...

Ciao Murasaki!!! Finalmente ho imparato come fare !!!

dolcezzedimamma ha detto...

Indubbiamente Piton non è un personaggio gradevole, ma che non fosse cattivo come sembrava io l'ho pensato dal primo libro (perché salvare Harry da Raptor, altrimenti?). Il resto della storia aggiunge via via tasselli, fino alla chiarificazione finale, ma dal quinto libro mi pare che veramente non ci fossero dubbi sulla sua reale natura. E' decisamente un personaggio non risolto (le piccole vendette contro Harry e i Grifondoro, le informazioni indirette che dà su Lupin durante la sua lezione da supplente, quasi per vendicarsi delle tante angherie subite dai malandrini...), ma è fondamentalmente un uomo triste e solo, che vive nel ricordo di un amore impossibile e nel dolore di non essere riuscito a salvarle la vita. Di fatto una vittima di Voldemort pure lui, molto prima di venire ucciso.
@ povna: benritrovata! Vale per me quanto detto da Bridigala...troppo impedita anch'io e troppo discreta per venirti a cercare.

Pellegrina ha detto...

@Ornella: be' molto ingenuo considerare che la letteratura per ragazzi peraltro divorata anche da un sacco di adulti, non abbia una complessità formale, contenutistica e ideologica - sì anche in HP - tale da giustificare ampiamente una disamina critica anhe molto più approfondita di questa, come peraltro qualche decennio di critica letteraria specialistica mostra in vari paesi del globo...

Comunque: quali frasi e quali parole qui potrebbero dare l'idea che: "qualcuno ritiene che avere i capelli unti, indossare vestiti di foggia antiquata ed essere un po'scontrosi siano elementi che giustificano i bulli a prenderti di mira"?
E quale giustificazione si può avanzare verso un insegnante - quale Piton è - che prende di mira per sei anni un ragazzino colpevole di essere orfano di un bulletto che peraltro - e Piton non lo ignora certo - non ha nemmeno potuto conoscere e coinvolgere nella sua ingiustificabile ripicca persino i suoi amici e tutto Grifondoro?

Piton è stato colpevolmente lasciato solo tra le mani di 4 bulletti che dovevano essere frenati da una istituzione scolastica che per quieto vivere, o addirittura per simpatia, ha preferito fare finta di niente (So' ragazzi... bisogna che imparino cavarsela da soli... - in 4 contro 1-); a sua volta sempre Piton viene lasciato colpevolmente solo nel suo tentativo perverso e inutile di superare una esperienza infantile infelice bullizzando in modo ancora più grave, perché da insegnante deontologicamente scorretto, dei ragazzini di cui dovrebbe sia pure in modo indiretto prendersi cura.

Piton rappresenta un enorme fallimento di Hogwarts e di un contesto sociale che non gli ha permesso fuori di lì di superare quei momenti, forse perché di origine sociale inferiore agli altri. Poi si è costruito una madonna di una ragazzina mai davvero conosciuta e grazie alla venerazione per questo fantasma compie una scelta funzionale al lieto fine del libro e al recupero della scuola stessa al lato del bene.
Ma non è un personaggio positivo né scusabile nel suo comportamento.

Pellegrina ha detto...

@dolcezze: cattivo forse ma profondamente meschino, purtroppo dotato di quel piccolo potere che verso i più deboli permette di fare un'enormità di danni mentre altri lo giudicano innocuo sottovalutandolo perché non sono in posizione inferiore, lo è. Quello è il problema.

Pellegrina ha detto...

@Brigidala: "frotter sa cervelle contre celle d'autrui" scriveva Montaigne.
Comunque quello che rimane interessante in Rowling di personaggi come Piton o Luna è il legame che permettono di istituire tra "eroismo" e solitudine sociale al limite dell'emarginazione, (basata peraltro sempre su un primario divario economico, aspetto spesso suggerito dalla scrittrice ma che nessuno rileva, rispetto all'attenzione portata ad esempio al più eclatante problema dell'oppressione "razziale"). Intendendo con eroismo la capacità di agire in maniera che molti "realisti" giudicherebbero imprudente per qualcosa che parte dalla gratificazione personale, nel suo legame anche con gli aspetti più infelici e non superati della propria storia, ma porta a compiere gesti che finiscono per condurre a un positivo esito vicende più grandi di loro, salvando tutta la società. Solo che gli "eroi" finiscono per soccombere, non per sciogliere le loro problematiche in un migliore rapporto col mondo, capace magari di divinizzarli, non di accoglierli.

Bridigala ha detto...

concordo con te Pellegrina.

Ornella ha detto...

@Pellegrina. Credevo che l'ironia fosse ammessa e anche facilmente riconoscibile in questo contesto.
In ogni caso conservo la mia opinione personalissima sul personaggio di Severus ( in nomen homen, mi verrebbe da dire). E da profana di critica lettetaria qual sono, mi permetto di osservare che il capolavoro dell'autrice è quello di farci comprendere che non esiste un mondo perfetto e discriminazioni e ingiustizie sono presenti in ogni dove. E luci e ombre sono in agguato in ciascuno: vedi lo stesso Silente, che forse si sarà riconciliato col suo passato, ma non ha certamente perduto l'abitudine di manovrare cinicamente le persone, sia pure a fin di bene. Se dovessimo cercare personaggi positivi dovremmo ripiegare sulle figure secondarie. Quanto poi considerare immaturità essere rimasto fedele a un unico amore per una madonnina mai perfettamente conosciuta.. mah. Ho i miei dubbi.

Pellegrina ha detto...

@Ornella: so what? tutto ciò ciò cosa c'entra con il considerare lecito il bullismo scolastico da parte dei 4 o ritenere che esso lo giustifichi qualche decennio dopo da parte del prof. Snape?

Pellegrina ha detto...

@Brigidala: se sei così gentile da interessarti a quel che scrivo, ti tocca pure il sunto della mia personale fantasticheria eretica sulla saga :-P (in realtà l'avevo scritta già qualche post fa). Si tratta di un conflitto familiare che vede un figlio non amato e bullizzato dal fratello costruirsi un mondo fantastico per sopravvivere al dolore e ai fantasmi di morte che esso genera in lui (Voldemort) che vengono sovrapposti sistematicamente alle figure, alle istituzioni e financo agli spazi fisici reali che un pre-e adolescente incontra e sperimenta.

Così compaiono i "veri" genitori, ovviamente morti nella lotta contro il male, che gli hanno trasmesso il dono dell'amore che si estrinseca nella protezione fino al sacrificio, cose mai conosciute nella vita reale e divenute quindi bisogni pressanti per compensarne la mancanza, la scuola e la conoscenza come mondo fiabesco (in questo senso direi che è uno dei romanzi più scuolofili che ci siano), i compagni maghi con cui agire e in cui rispecchiarsi, figure adulte di riferimento positive esterne alla famiglia, e via via fino alle istituzioni più generali che organizzano una società: il ministero, il governo, i media ecc. Durante questo processo di apprendimento e di evoluzione dall'universo chiuso della sua stanza all'ampiezza del mondo esterno Harry arriva a sconfiggere il rischio peggiore, quello che anni di solitudine e tormento hanno annidato nella sua stessa mente e che cerca di proiettare all'esterno costruendosi l'immagine dell'indicibile e innominabile Voldemort sempre in agguato per la sua rovina e ovviamente quella dell'universo. Il quale però è dentro di lui, a contatto con la sua mente e fisicamente con il suo cervello. Va riconosciuto (infatti nei primi volumi non si è certi di chi si tratti), conosciuto, raccontato e quindi domato.

Grazie alle esperienze positive vissute e fantasticate Harry riesce alla fine ad emanciparsi dal passato, sconfiggendo il "mostro" annidato nella sua mente, anziché trasformarsi nella efficacissima e splendente macchina manipolatrice bisognosa di dominio assoluto e di controllo perverso che Voldemort è (e che non a caso attrae i Serpeverde rendendoli Mangiamorte), fabbrica di distruzione e di infelicità. Trasformando così la lotta spossante contro il male che sempre rinasce, che ha in effetti permeato la sua vita per tutta la sua formazione, nell'integrazione in una normale e produttiva infelicità... alla sua scrivania del ministero e nella sua villetta familiare dei sobborghi!

Insomma un romanzo come ce ne sono stati tantissimi di integrazione e ricomposizione dell'ordine sociale e delle sue strutture fondanti (la famiglia) a partire da una situazione familiare, reale, foriera invece di scompenso e di disordine. La magia e la scaltrezza narrativa (su questo vedi il primo commento al post) ne fanno un libro appassionante e leggibilissimo, ma pure più leggero e meno immediatamente afferrabile, con quello sfogo alla fantasia e all'esotismo che in altri tempi veniva dato dai viaggi o dai pirati ad esempio.

Ora chiudo, tranquilla... non senza confessare che non mi ricordo nulla del passato di Voldemort e invece sarebbe interessante capirne di più: si sa qualcosa della sua prima infanzia, o viene catapultato nella soffitta e poi a Hogwarts senz'altre informazioni?

Murasaki ha detto...

@Ornella:
Sono molto contenta che tu sia riuscita a commentare ^_^
Vorrei che per tutti fosse facile farlo, ma il captcha (messo contro la mia volontà) e strane complicazioni specifiche di blogspot lo rendono a volte complicato, non so perché :(

Murasaki ha detto...

Signore, questa discussione è splendida e penso proprio che m è la registrerò su un file a parte - perchè in un blog i commenti non sempre restano, e blogspot in particolare se li mangia senza preavviso. A quanto vedo comunque Piton è un personaggio che non lascia indifferente ^_^

Murasaki ha detto...

@povna:
L'idea che il secondo capitolo stesse lì come segnale di non fidarsi del punto di vista di Harry poteva venire in mente, credo, solo a un critico letterario - e infatti non ricordo che abbia nemmeno sfiorato il cervello di nessuno del newsgroup; certo è che funziona.
La questione del marchio nel quarto libro invece sospetto che sia passata inosservata: all'epoca tutti davamo per certo che Voldie avrebbe annunciato il suo ritorno con trombe e tamburi, o che comunque sarebbe stato ignoto per poche ore al massimo - e così sarebbe stato, senza l'accorta collaborazione del ministro Caramell, e quando arrivò il quinto libro avevamo ben altro per la testa. D'altra parte Silente SA che Piton ha il marchio, e SA come funziona il marchio... e a quel punto sa anche che Voldemort è tornato, quindi Piton potrebbe semplicemente aver scoperto le carte un attimo prima di ricevere una domanda.
D'altra parte è vero che nel sesto libro Piton non è.... ehm... molto amato da Harry, spèecialmente dopo che Harry (proprio prima della spedizione nell'antro verde, mi sembra) ha scoperto che fu proprio Piton a rivelare la profezia a Voldemort. I pacati accenni di Silente al terribile rimorso di Piton non sortiscono grandi effetti, e direi che possiamo anche capire il punto di vista di Harry: Piton sarà stato anche tanto rimorduto, ma lui è rimasto orfano a un anno!

@Ornella:
Non è strano che la letteratura per ragazzi offra ampia occasione per critiche anche complesse: non solo ci hanno lavorato artisti di gran calibro, ma spesso i più amati hanno maneggiato fonti, simboli e strutture assai forti e cariche di significati (basta pensare a storie come quella di Peter Pan o Pinocchio, ma il discorso è molto più ampio). Nel caso di Harry Potter poi il fenomeno mediatico è stato così vasto da giustificare anch'esso un lavoro di analisi approfondita.
Tuttavia la saga di Harry Potter non è mai stata intesa dall'autrice come "solo per bambini o adolescenti" e non ha un target di età definito: dai sei anni in poi ognuno ci può trovare il suo cibo, e rileggerla dopo diversi anni che la tenevo buona nello scaffale mi ha aperto a una serie di considerazioni diverse da quelle che ho fatto ai tempi della prima, seconda e terza lettura.
Sin dalla sua prima pubblicazione il pubblico era distribuito su tre generazioni, e le persone che venivano con me in libreria a ritiirare la prima edizione a mezzanotte erano decisamente adulte, la maggior parte tra i 30 e i 40 anni e ancora oggi è molto consueto di genitori e insegnanti che lo leggono e apprezzano su istigazione dei figli. Addirittura, per i lettori pudichi che non volevano farsi vedere in giro con un libro con illustrazioni troppo da bambini in copertina l'editore inglese preparò dal quinto volume in poi un edizione "per adulti" con una copertina molto più seriosa e scura.

Senzapre7ese ha detto...

Sto seguendo con grande interesse questa tua serie di letture potteriane, intervengo qui perché come si fa a non commentare una figura come quella di Piton? La mia è sicuramente influenzata da quella dell'insegnante (aspirante insegnante all'epoca della lettura) e dall'aver trovato sempre un po' antipatico il personaggio eponimo. Insomma, per me Piton aveva ragione perché era l'insegnante, e HP uno dei tanti studenti svogliati e saputelli che danno all'insegnate la colpa quando si sentono incompresi. :-D
Insomma, Piton è sempre stato dalla parte di Harry, ma non nel modo in cui i giovani anici sono stati abituati in quella scuola (in cui basta fare un rutto e sono 100 punti a Grifondoro) e tutta la sua storia lo rende secondo me il personaggio più riuscito della Rowling.

Murasaki ha detto...

@Pellegrina:
Ho più volte avuto come l'impressione impercettibile che tu non amassi molto il personaggio di Severus Piton...
Forse ti interesserà sapere che qualche giorno fa, su FB, in un gruppo dedicato (in queste settimane ne ho seguiti parecchi, anche se LI' ci sono soprattutto ragazzini) è scoppiata una furibonda discussione proprio su Piton: alcuni sostenevano che era comunque colpa di Harry aver risposto alle sue provocazioni del primo giorno, e che con un insegnante non ci si dovrebbe mai permettere e se ci si permette l'insegnante ha ragione di reagire. Qualcuno ha osservato che un insegnante che provoca un ragazzo si mette comunque dalla parte del torto - in base al concetto che il ragazzo magari è immaturo ma può crescere, mentre l'insegnante dovrebbe arrivare in cattedra abbastanza adulto - ma, niente, c'era chi continuava a sostenere che Harry era dalla parte del torto già da quel primo giorno.

A proposito: hai visto che è arrivato il tempo anche per la tua lettura eretica? ^_^

Ornella ha detto...

Cara Murasaki, sono contentissima di aver conseguito un risultato che inseguivo da tempo!
Per il personaggio di Snape, permettimi di aggiungere, di seguito alla tua giusta osservazione in merito al compianto Alan Rickma: ma ti pare che uno che è riuscito a rendere odiosamente simpatico lo Sceriffo di Nottingham e rubare la scena a Kevin Costner, potesse avere qualche problema a "salvare" Severus?

Murasaki ha detto...

Una volta chiesero all'autrice perché Silente, così bravo e buono e attento al benessere dei giovani maghi permettesse a Piton di stare in cattedra. All'epoca eravamo a metà saga, all'incirca, e lei non poteva dare uno dei motivi "Lo tiene lì perché è un suo uomo e, nel caso Voldemort ritorni, gli farà un gran comodo", e spiegò che secondo Silente la scuola era una preparazione alla vita, e nel mondo si trovava anche gente come Piton - il che è verissimo. In realtà buona parte del corpo docente è collegato alla storia di Voldemort (e di Harry) e Hogwarts è un centro di potere molto ben organizzato: la Trelawney / Cooman è li per proteggerla perché è stata lei a pronunciare la profezia, Piton è un Mangiamorte pentito e disponibile a fare il doppio gioco, Minerva McGonagall, Vitious, Sprite sono maghi di caratura eccezionale, Hagrid è devoto a Silente in ogni sua fibra ma è anche capace di gestire certe creature "interessanti" con un abilità molto particolare... e Piton è un pessimo insegnante, almeno con i Grifondoro, ma trovare qualcuno più competente di lui in certi campi è quasi impossibile. D'altra parte la maggior parte degli insegnanti di Hogwarts non nasce insegnante, ma è scelto per competenze e per opportunità: in Inghilterra, al contrario che in Italia o in Francia, non è previsto un corso di studi specifico per insegnare e molti insegnanti di Hogwarts stanno lì semplicemente perché Silente glielo ha chiesto come favore personale.

Piton ha di sicuro un rapporto piuttosto inquieto con il suo vissuto: Pellegrina ha fatto un paragone con Luna, ma Luna è una persona che si rispetta molto, tanto da non preoccuparsi molto se gli altri non la rispettano. Piton sembra detestarsi, oltre a detestare il mondo intero (tranne Lily e Silente). Per queste persone rinchiudersi dentro il sogno di un amore impossibile può essere una via d'uscita molto comoda - Lily gli dice chiaramente che non vuole avere più a che fare con lui perché sono diventati incompatibili, e che lui l'ha chiamata "filthy mudblood" perché è quello che effettivamente prova per i maghi figli di babbani. Il rapporto con Harry è senza dubbio devastante: lo vuole proteggere, vuole espiare, lo ama perché è figlio di Lily e lo odia perché è figlio di James e ha deciso in anticipo che è insolente come il padre (ma a undici anni forse il padre non era così insolente. Non sappiamo se Piton veniva bullato regolarmente o se abbiamo assistito a un episodio singolo, ma certo Snivellus era anche capace di difendersi, visto che era in grado di INVENTARE gli incantesimi). Harry si ritrova a scontare una serie di rapporti irrisolti con il passato di cui non ha la minima colpa (e Piton lo sa benissimo) senza contare che, qualsiasi cosa abbia fatto o non fatto James è colpa (anche) di Piton se Harry è rimasto orfano a un anno (e anche questo Piton lo sa benissimo).
Durante la prima lezione di Occlumanzia Piton proclama fieramente "Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente... gente debole, in altre parole... non hanno alcuna possibilità" contro il potere di Voldemort. Sembra convinto di fare il ritratto di Harry, ma in realtà è il suo. Piton è rimasto emotivamente inchiodato al suo odio per James, al suo amore per Lily, alla sua rabbia da adolescente... solo che in teoria dovrebbe essere un po' cresciuto, ormai. In realtà non porta alcun cuore sul bavero con Voldemort o con quasi nessuno, ma con Harry ritorna ragazzino, e non nel senso migliore della parola. Forse non ha mai davvero CERCATO di superare quegli anni, forse non ha potuto - di sicuro, non c'è riuscito, e questo complica parecchio la vita di Harry, ma anche la sua.

Murasaki ha detto...

@Ornela:
sulla bravura e sul fascino del compianto Rickman davvero non ci sono dubbi e in fondo Piton, anche se l'ha interpretato in ben sette film, è stato uno dei suoi ruoli, diciamo, di routine in un curriculum davvero vasto ^_^

Murasaki ha detto...

@Pellegrina:
Per la biografia di Voldemort, devi rileggere il sesto - dove le parti su Voldemort sono forse le più interessanti: abbiamo qualcosa sul suo concepimento, sulla sua nascita e qualche squarcio indiretto sulla prima infanzia e sul tempo prima di Hogwarts.
In sintesi, la madre l'ha concepito nell'amore ma lo ha partorito nella disperazione, rinunciando poi a vivere nonostante avesse il figlio. Il figlio ne ha dedotto (non del tutto a torto) che non lo amava abbastanza da vivere.
Per come la mette l'autrice, la differenza tra Harry e Voldie è che Harry è stato molto amato dai genitori - tanto che la madre ebbe la geniale idea di usare questo amore come incantesimo di protezione, e qui direi che dobbiamo tutti ammirare il sangue freddo e la capacità di farsi venire un idea del genere in un momento di emergenza - e anche da Sirius, Lupin, Silente e i suoi amici e tutta la famiglia Weasley, mentre Voldemort non è stato mai amato DA NESSUNO. Questo fa sì che Harry conosca l'amore e l'affetto già quando arriva ad Hogwarts e che sia emotivamente cresciuto in linea con la sua età, mentre Voldemort è molto intelligente ma il mondo dei sentimenti non lo riesce a proprio a CAPIRE, non solo a sentire.
I due fanno quindi scelte completamente diverse, ma viene da chiedersi: Voldemort ha avuto DAVVERO una scelta?Con quel patrimonio genetico di stronzi patentati e una madre che, come supremo gesto d'amore, è riuscita a evitare di morire prima di farlo nascere?
Certo, una scelta ce l'hai sempre e puoi almeno non divertirti a spaventare i compagni orfanelli dell'Istituto e non rubargli con la magia qualsiasi oggetto cui siano legati, però senza dubbio Voldie partiva da una base peggiore di Harry e non aveva nemmeno la possibilità di rendersene conto.

Murasaki ha detto...

@Senzapre7ese:
Ecco, in quella discussione su FB quelli che sostenevano che Piton aveva ragione e Harry non avrebbe dovuto permettersi insistevano anche su questo aspetto "svogliato e saputello" di Harry, che io non ho mai visto. Harry studia parecchio e si impegna; ha materie che gli riescono meglio e altre che gli riescono peggio, ma è nella fascia medioalta e agli esami va bene (tranne quando Voldemort gli manda improbabili visioni di Sirius prigioniero).
E mi sembra evidente che Piton è il personaggio più riuscito: al suo semplice apparire è in grado di scatenare commenti fluviali ^_^

Senzapre7ese ha detto...

Penso che la tua spiegazione formale (doveva essere innocente perché tutti lo credevano colpevole) sia invece la più sensata di tutte. Lo dico perché è il genere di motivazioni extradiegetiche che uso anche io in moltissimi casi... :-)
Tornando a HP e la sua spocchia: in realtà io ce la vedo, almeno dal Calice di fuoco in poi, e in fondo trovo che sia anche un po' bravura della Rowling nel far crescere un personaggio che da bambino prodigio diventa adolescente con i tipici difetti dell'adolescente, per poi maturare alla fine del sesto romanzo ed essere sostanzialmente adulto nel settimo.
In ogni caso, come tanti, ho tifato fin dall'inzio per Ron. :-)

Pellegrina ha detto...

@Murasaki: ah aspetta, perché qui non ho i romanzi, mi pare vagamente fosse figlio di una madre single e di un padre socialmente superiore che la lascia, o qualcosa del genere?

Anche io non parlerei di "scelta" da parte di Voldemort, perché come ereticamente scrivevo lo considero una sorta di doppio di Harry, quindi incarna semplicemente una possibilità di evolvere rispetto a un'altra, non una diabolica decisione cosciente. Quella parte lì deve essere cattiva per esigenze narrative, in toto: il giochetto ambiguo possibile su Piton (giustificato secondo me assai mediocremente dall'autrice) con lui non funziona. Mi sbaglierò, ma forse all'inizio Piton non doveva diventare quel che è poi diventato: poi nel prosieguo della storia è arrivato da solo a incarnare anche il ruolo del doppiogiochista, o è stato deciso che fosse il migliore per farlo. A questo punto le sue precedenti caratteristiche hanno magnificamente cooperato alla costruzione del personaggio finale.

Piton e Umbridge sono ovviamente modelli di condotta individuale professionale e sociale di specchiata correttezza che porto nel cuore: chi altri? Si sa che la provocazione personale da parte di un frustrato che detiene il piccolo potere di perseguitare il più debole è il primo e migliore metodo di insegnamento equilibrato e proficuo per tutti, lui compreso. Come stupirsi poi se dopo simili esperienze Harry non si fida manco del rimorduto descrittogli nientepopodimeno che da Silente? Effetto secondario di cotanto specchiato esempio deontologico. Ma soprattutto effetto del fatto che Piton mettendo tutto ciò che ha di irrisolto nella sua attività professionale getterebbe qualsiasi adolescente nel marasma, per le intrinseche contraddizioni che si porta dentro e per l'incapacità di sopirle nella sua interazione con i più giovani che lo guardano fatalmente come modello. Questo tra l'altro è un discorso che si può applicare a tutti gli insegnanti di Hogwarts che NON sono dei campioni, tranne forse Sirius e McGoonall (altro personaggio che dispiace non vedere di più in azione. Rowlings crea bellissime figure femminili e poi le lascia lì spesso e volentieri, peccato. Forse varrebbe la pena di farci un post.) Solo che Piton riversa le sue mancanze sugli allievi nel modo più dannoso, perché direttamente volto a danneggiarli anziché a proteggere sé stesso come la Trewlany se ricordo bene. Anzi molti insegnanti sono decisamente mediocri, o troppo settoriali per essere vere guide, come Hagrid con cui infatti hanno subito un rapporto di mutuo aiuto. Il ritratto che fai del Piton mi pare sostanzialmente completo: forse forse nell'insulto a Lily vedrei un filo di gelosia per via di James...

Mi preoccupa parecchio invece la visione dell'insegnante che traspare da quel gruppo FB: per quanto gli adepti della professione trasudino un po' troppo spesso autoritarismo da tutti i pori, oso sperare che chi si è espresso in quel modo NON abbia mai sostenuto un esame né letto un libro di didattica. Santo cielo, sembra di essere tornati all'era fascista: l'autorità ha sempre ragione, chinate la schiena, sigillate i vagoni piombati e tornate a casa a dare figli alla patria. Poi ci credo che i nostri ceti dominanti ci menano per il naso dove meglio credono: diamine, con una disposizione mentale simile...
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Pellegrina ha detto...

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Concordo interamente con te sulla visione di Harry serio ma non saccente, mai, anzi: tutta invidia verso il protagonista che riesce a trovare ogni volta il modo dei farcela, mi sa.... lui cerca solo di sopravvivere, senza eroismo voluto, senza iattanza, senza servilismo meschino e accidenti! ci riesce pure senza smentire sé stesso, senza frignare e senza sputtanarsi; diventa di successo, le ragazze lo adorano: insopportabile per chi non sa crescere, per tanti piccoli miseri Piton che hanno dovuto subire introiettando l'ordine di beccata come unico riscatto anziché la ribellione al sopruso ... convinti che chiunque non s'inchini come loro vada schiacciato perché mostra che si può fare diversamente, uscire da un ordine fondato sulla paura e la soggezione e sopravvivere bene, anzi, meglio di chi ne resta schiavo a vita per pavidità, per supposta incapacità di imporsi altrimenti che con l'ordine e l'autoritarismo del ruolo... molto poco promettente, ahimé.

Tra l'altro: per una volta la traduzione in Piton è efficace per assonanza con il temibile serpente che fa parte di Voldemort, anche più del nome originale Snape. Mi sembra che Nagini sia un cobra (ovviamente), quindi la differenza passa a livello del genere di serpente e non anche a livello fonetico.
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Luna: da Rowling a qui abbiamo tutti sempre molta attenzione e stima per i personaggi femminili saldi e autonomi e fatti a a modo loro, per carità. Concordo: piacerebbe vederla sfruttata più a fondo nei volumi successivi all'Ordine, perché è un personaggio estremamente insolito, molto più di Silente, e molto efficace. Luna non è Piton, non è dannosa deliberatamente verso gli altri e viene a patti in modo totalmente differente con il proprio vissuto. Una crepa in Luna viene però alla luce, quando è tra coloro che rispondono all'appello nel libro successivo. Rowling commenta che unicamente coloro che sono soli e avevano trovato nell'armata di Silente una possibilità evidentemente desiderata di interagire con altri coetanei risponderanno all'appello nel libro successivo (cosa che ad esempio Cho non fa). Anche qui la cosa è mi pare narrata dall'esterno, minimo riscontro di tecnica narrativa che mi sento di fare non avendo i testi sotto mano. Quindi qualche increspatura nella sua apparentemente imperturbabile autosufficienza, nel suo essere con apparente naturalezza agli antipodi di una qualsiasi ragazzina di Hogwarts c'è. Eppure proprio grazie all'estraneità rispetto a un'evoluzione femminile tradizionale esce un altro personaggio solitario ma splendido, con la cui reale essenza è difficile interagire, non particolarmente integrato, capace di grande coraggio.

Pellegrina ha detto...

@Murasaki: Voldemort deve certamente chiudersi al mondo dei sentimenti per poter sopravvivere ai propri: bisogno di manipolazione, bisogno di controllo, bisogno di potere assoluto, per i verosimili motivi che tu hai detto e che completano la sua personalità da doppio di Harry (cosa che invece sostengo io). :-).

Comnque se mi vuoi davvero fluviale devi mettermi davanti alla cara nazifascista :-P.

la povna ha detto...

Sì, probabilmente hai ragione, anche se confesso che quando uscì il Principe (io viceversa avevo notato con parecchia perplessità la mossa del marchio nel quarto, ma perché secondo me il quarto ha un più ampio problema di struttura, legato al personaggio di Moody) e lessi il secondo capitolo io feci proprio i saltoni perché mi parve subito parlante rispetto allo stabilire sine dubio la lealtà di Snape (tieni conto che ci avevo messo la faccia già da prima, e dunque, per quanto convinta, fui abbastanza felice di leggere quella che per me era la prova che non la avrei persa). Aggiungo anche che lo stesso giochino coinvolge, a suo modo, anche una questione minore ma interessante, come è quella della lealtà di Stan Picchetto, sulla quale Harry scommette decidendo di non fidarsi di Scrimgeour, quando invece la questione è quanto meno assai più sfumata).
Io comunque uso spesso l'esempio di quel capitolo II per far capire agli alunni perché possa essere utile ragionare sul punto di vista, e di solito risulta molto utile per passare dall'astratto al concreto, e funziona!
Infine, approfitto per ringraziare Bridigala e Dolcezze e dire loro di stare tranquille: nel mio blog non si potrebbe entrare nemmeno se lo chiedessero, non è privato, è semplicemente chiuso (se temporaneamente o per sempre dipende da una serie di fattori).

Senzapre7ese ha detto...

Leggo ora il commento di Pellegrina: ci tengo a distinguermi dai fascistucoli da social network :-) precisando che la mia lettura è un po' diversa dalle opinioni di quel gruppo FB.
Credo che il personaggio di Piton emerga soprattutto dal punto di vista dei tre amici (su cui prevalentemente è focalizzato il narratore) e nella loro ottica di preadolescenti intimoriti dal professore severo, prevenuti per le voci sul suo conto e convinti di essere dal lui perseguitati, Piton appare sempre losco e colpevole.
I primi episodi hanno un taglio più da libro per l'infanzia, con ruoli più netti, mancanza di sfumature, che poi vengono aggiunte (corrette?) dal quarto in poi.
Del resto la Rowilng è sempre un po' schematica nel tratteggiare gli altri insegnanti, come dicevo a proposito dei "100 punti a Grifondoro". Diciamo che nessuno a Hogwarts sembra essersi formato su un libro di didattica... :-)

Pellegrina ha detto...

@Senza: oh, be' dato che il 99% del libro è visto attraverso gli occhi dei protagonisti, e che come si sa i bambini hanno infinitamente più senso di giustizia degli adulti, ciò non può che confermare le loro impressioni sui fatti che possono accertare per esperienza diretta. E infatti loro si guardano bene dal fare di tutta l' erba un fascio dei loro insegnanti (come gli insegnanti hanno un atteggiamento non particolarmente pitonesco verso il protagonista). Il giudizio su McGranitt è totalmente diverso per dire, e non è certo una figura indulgente. Semplicemente è giusta e cerca di trarre il meglio da tutti, ciò che è il suo mestiere.
Ma appunto, chi si soddisfa a leggere i piccoli soprusi di un meschino controllore contro una figura di carta non può che voler giustificare la propria disposizione a fare altrettanto attraverso di lui. L'atteggiamento di Piton, compiaciuto e puerile, basato su meschine ripicche e punzecchiature, finché l'autrice non decide di farne un santo guerriero, è assolutamente ingiustificabile qualsiasi sia il comportamento dell'allievo che ha di fronte e tanto più perché non è causato dall'allievo in questione. E se pure fosse l'allievo a percepire qualcosa che non sta nella testa di chi ha di fronte sarebbe ancora una volta compito dell'insegnante smontare questo meccanismo anziché vellicarlo. Con compiacimento, evidentemente.

Anonimo ha detto...

Ciao Murasaki, ti seguo da un po' ma è la prima volta che commento, quindi innanzitutto complimenti per il blog. Ho appena terminato una rilettura integrale della saga ispirata da questa interessantissima serie di post, e non potevo non commentare visto che Snape è uno dei miei personaggi preferiti. La profonda antipatia emersa verso di lui nei commenti mi ha un po' stupito. Pr quanto mi riguarda, è sempre stato protetto dall'"effetto Dr House": quei personaggi carogna che prenderesti volentieri a testate se avessi la disgrazia di incontrarli nella vita reale, ma che non puoi fare a meno di adorare su carta. L'unico aspetto che mi sembra non sia ancora stato sviscerato nei commenti è il peculiare rapporto che si instaura tra Snape e Silente. L'iniziale - e meritatissimo - disprezzo di Silente si trasforma lentamente in ammirazione, rispetto e fiducia reciproca. Snape si rivela essere, tanto quanto Harry, "l'uomo di Silente sempre e comunque". Il loro non è un rapporto tra pari, ma un legame solidissimo tra due persone tormentate dai fantasmi del loro passato. (Su Silente non aggiungo altro, subodorando la possibilità di un post a lui dedicato).La prima volta che ho letto il settimo volume ero adolescente e mi ero naturalmente focalizzata sul famoso dialogo "dopo tutto questo tempo? Sempre" Rileggendolo ora, la frase che mi ha colpito di più è un'altra, che ci mostra un'insolita inversione di ruolo con un Silente cinico e uno Snape con scrupoli di coscienza. "Quante persone hai visto morire, Severus?" "Recentemente, solo quelle che non sono riuscito a salvare". L'amore eterno/ossessione per Lily sarà anche stata la forza motrice del suo abbandono delle schiere dei Mangiamorte, ma sembra proprio che strada facendo Snape abbia iniziato a credere nella causa per cui combatteva insieme all'Ordine.
Laura

Pellegrina ha detto...

@Laura: infatti il rischio è proprio quello di confondere i piani. Piton è riuscitissimo da un punto di vista letterario, ma cominciare a trarne conclusioni del tipo "quindi è positivo, buono, castiga a fin di bene, quindi - magari - l'insegnante che si comporta così lo fa certo perché ha sgamato l'alunno stronzo, quindi magari l'insegnante/l'adulto è sempre il più figo perché 'ste cose le inquadra al volo e giustamente reagisce ecc." è esattamente l'errore di trarre una morale per la vita (e la scuola, e la società) reale, rendendo leciti certi comportamenti, da quello che è uno stratagemma narrativo volto a costruire nella maniera più efficace la trama e il dubbio che l'avvolge. Mentre il comportamento di Piton è inaccettabile e inescusabile da un punto di vista professionale e sociale comunque la si voglia girare; ed è A CAUSA DI CIO' splendidamente funzionale a quella caccia agli indizi sull'evoluzione della trama illustrata dal primo commento.
Inoltre i personaggi hanno per forza un ruolo nella costruzione ideologica del testo, e Piton rappresenta, come scrive anche Murasaki, esattamente un bambino che non riesce a crescere in un romanzo in cui lo scopo principale è mostrare come si possano superare eredità e retaggi ben più difficili.
Comunque Silente è superiore per intelligenza e strategia, ma non fesso né santo, sa bene cosa c'è nel passato di un mangiamorte e non lo occulta, tutto qui. Vivere a Hogwarts da tormentatore sotto controllo può avere permesso a Piton un confronto con la parte più eclatantemente perversa del suo passato, da cui riesce a prendere le distanze rispetto alle pratiche peggiori, anche se non gli ha permesso di superarlo del tutto.

Murasaki ha detto...

@Senzapre7ese:
Sì, sono le motivazioni più valide. Senza questi semplici espedienti, come sopravviveremmo noi povere creature in mezzo a tutti i vari cicli di storie in cui ci immergiamo senza ritegno, e come riusciremmo a orientarci? ^_^
Sì, dopo il quarto libro Harry diventa meno modesto; perché diventa adolescente, perché gli adulti non capiscono... ma anche perché lui, il Ragazzo Che E' Sopravvissuto, nel frattempo ha maturato un esperienza unica sul campo. "Ho sconfitto Voldemort diverse volte" si dice all'inizio del quinto libro "Non sono poi una frana". E di fatto ha pure ragione , anche se questa è un altra cosa che gli toccherà scoprire sul campo, tra un errore e l'altro...

@Pellegrina:
Sì, devi rileggerti gli ultimi due libri per capire Voldemort, e mi rifiuto di raccontarti altro sulla sua storia.
Ma rileggendo i primi libri avendo presente la fine della storia, mi sono convinta che quel che ha sempre detto la Rowling è vero: quando ha cominciato a scrivere il primo volume, aveva già presente TUTTO l'intreccio, Piton compreso con tutta la sua storia. Sospetto invece che Luna sia nata nel quinto libro, senza averla prevista (anche se ha un cognome che è già apparso nel quarto libro) e per questo non ha avuto un ruolo troppo preciso o comunque è rimasta sottoutilizzata.
Non c'è dubbio che Voldie nasca come un doppione speculare di Harry, l'uno è nero dove l'altro è bianco, e in fondo era già implicito dal fatto che Voldemort non riesca a ucciderlo e soprattutto dalla bacchetta con lo stesso nucleo.
Non trovo giusto invece mettere sullo stesso piano Piton e la nostra adorata Umbridge, nemmeno come insegnanti, perché Piton la sua materia la conosce e Umbridge non è nemmeno una strega di gran livello, figurarsi se è capace di insegnare qualcosa a qualcuno. Inoltre nelle punizioni il gusto della crudeltà in lei è molto più spiccato: Piton è un grandissimo impiastro a ritrovarselo in cattedra, è scortese con alcuni alunni, cerca di metterne in difficoltà altri, ma a certi livelli non arriva.
Quel che riesco molto male a digerire invece è che in nome dei vecchi torti del passato sia pronto a rimandare Sirius ad Azkaban per un omicidio che non ha commesso, e a lasciare libero il topastro malefico.

Murasaki ha detto...

@Senzapre7ese 2:
Naturalmente Piton em erge soprattutto attraverso la visione che ne hanno i tre amici, i Serpeverde lo descriverebbero in modo ben diverso, e non sappiamo niente dell'opinione che ne hanno le altre due case (è un peccato che i Corvonero non abbiano mai lezioni in comune con i Grifondoro, in effetti).
Alcuni degli insegnanti di Hogwarts non sembrano nati per insegnare, è vero - e di altri non sappiamo proprio niente, mentre Piton, Trelawney e Hagrid sono lì in attesa di Voldemort. Gli insegnanti di Difesa contro le Arti Oscure sono raccattati ogni anno da Silente con acrobazie varie (Umbridge a parte, che è imposta dal Ministero) e quindi è già tanto che ci sia qualcuno in cattedra, e lo stesso vale per Fiorenzo. Il professor Ruf, quello di storia... c'è sempre in ogni sezione, un professor Ruf, è statisticamente provato.
Gli altri però mi sembrano molto bravi, anche sul piano didattico. Il mio preferito è il professor Vicious, che riesce sempre a preparare tutti. In effetti è il mio vero modello. Mi piace molto quando, in previsione del GUFO, dice alla classe che devono lavorare in modo che "ognuno possa rendersi giustizia", cioè lavorare all'altezza delle sue possibilità (che si dà per scontato siano buone). In effetti Incantesimi non è mai un problema per nessuno, non perché Vicious alzi i voti, ma perché tutti imparano. Certi insegnanti lo sanno fare, anche se nessuno capisce come ci riescano. Io sostengo che riescano ad aprire i canali energetici dei ragazzi.

Murasaki ha detto...

@Laura:
Prima di tutto bentrovata ^_^
Piton è un personaggio che divide molto. In tanti si commuovono per la sua triste storia d'amore, altri lo trovano comunque insopportabile, ma tutti hanno sempre un sacco di cose da dire su di lui, appunto perché è molto difficile decidere se metterlo tra i buoni, i cattivi o... e naturalmente il suo posto è nella categoria "o...", da qualche parte che non sia né tra i buoni né tra i cattivi, e serve appunto a ricordare al lettore che le divisioni tra buoni e cattivi vanno bene per i bambini delle elementari ma dopo ci vuole qualcosa di più sfumato perché tutti abbiamo le nostre zone d'ombra e i nostri raggi di luce.
Durante la rilettura quel dialogo con Silente "Quante persone hai visto morire, Severus?" ha colpito moltissimo anche me, perché apre uno spiraglio su una persona diversa - perché Piton continua a cambiare anche nei sette anni della storia, e ormai James e Sirius sono morti e lui non ha comunque più nessuno cui dare la colpa dell'effetto serra. Ma soprattutto, come osservi tu, l'influenza di Silente non si può sottovalutare. Negli ultimi tre anni Piton si sobbarca un lavoro di una difficoltà indicibile, che sa che ha buone possibilità di finire con la sua morte, ed è costretto a uccidere la persona che gli è più cara. Naturalmente non è un vero omicidio, fa un po' la parte dell'amico che passa la katana per il seppoku, ma certo non è una parte facile da affrontare - insomma, passa comunque dei momenti molto difficili, e sempre allo scopo di proteggere qualcuno - non più soltanto Harry, ma tutti gli alunni. Come dici tu, è in tutto e per tutto un uomo di Silente.
Mi sono domandata se durante l'ultimo anno Minerva non avesse intuito qualcosa - non fosse che in base al fatto che Piton l'aveva lasciata vicepreside...

Pellegrina ha detto...

@Murasaki: la storia di Sirius (altro personaggio tutto sommato positivo) dimostra insieme alle angherie fatte a Harry già quando, appena arrivato, ancora non è per nulla sicuro di sé, tutt'altro, come Piton, non essendosi affrancato dal suo passato infantile, ANCHE essendo coraggioso - non buono - e consapevole che dai Mangiamorte ci si deve difendere, possa fare ancora un sacco di danno proprio perché non è un personaggio "buono"...

Per quanto riguarda le competenze Piton/Umbridge certamente sono molto diverse. Su Umbridge il punto fondamentale è che lei non è in realtà un'insegnante ma un'ispettrice del ministero. Quindi NON deve essere e non può essere una brava insegnante. Prende anche il posto di prof di arti oscure perché è quello che le dà più potere e controllo sulla scuola come istituzione e sui ragazzi perché impedisce loro di acquistare il sapere, tecnico e del contesto diciamo "politico" che stanno vivendo a scuola e nel mondo di fuori e di cui iniziano a essere consapevoli e preoccupati. Cosa che il ministero non può accettare, mentre Silente sì perché ha la forza di assumere sia la realtà e le scelte che richiede, sia il processo di apprendimento e di crescita dei suoi allievi senza temerlo.

Al contrario U. fa esattamente come il potere che lei entusiasticamente serve le ha chiesto di fare: da ciò che viene deciso e detto in alto loco NON ci si deve sapere e potere difendere. Il posto le permette di sorvegliare i ragazzi più direttamente che dalla presidenza, o comunque da uno non a contatto con le classi, ma il suo desiderio non è mai saper insegnare, ma normalizzare Hogwarts salvando al tutt'al più la faccia quel tanto che basta per poter screditare i docenti precedenti (quelli veri). E' un tutore dell'ordine, non un docente: vuole insegnare che la cecità e la sottomissione CONVENGONO sempre, anche a scapito del sapere che va lasciato in secondo piano senza rimpianti ("studiare a che serve? meglio andare subito a lavorare...").

La somiglianza con Piton non è sul livello imparagonabile delle conoscenze di entrambi, ma sul fatto che entrambi giocano sporco il potere ISTITUZIONALE che in misura certo molto diversa hanno, tradendo così entrambi in modo diverso il ruolo di docente. E' questo che crea apparentemente in molti lettori (non tu in realtà) un corto circuito. Lui si limita a angariare in modo meschino ma potenzialmente dannoso un ragazzino incolpevole ma è frenato nel far di peggio da due promesse: una a Lily e una a Silente. A QUELLE promesse sarà fedele al punto di accettare di diventare il bravo insegnante che TECNICAMENTE e per dovere professionale è (esperienza docet) persino per Harry.
[segue]

Pellegrina ha detto...

[seguito]

Ma facendo ciò non adempie, come pure dovrebbe, al suo ruolo e statuto di didatta, solo rimane fedele a una scelta personalistica per quanto eticamente rilucente nei confronti di due esseri particolarmente importanti nella sua vita.
Inoltre è un personaggio più sfaccettato, dato che cambia più volte schieramento, pur restando dentro di sé il ragazzino povero, solo e bullizzato nella colpevole indifferenza della scuola hogwartiana, che solo alla fine veniamo a conoscere. Insomma attraverso di lui i lettori e in parte Harry vengono messi in guardia sull'importanza del contesto e del pregresso nell'evoluzione degli individui, ma mai invitati non dico a approvare ma a trascurare quanto Piton fa contro Harry. Al contrario il disgusto per i dispetti dei 4 dovrebbe far aumentare quello per le ripicche meschine contro un bambino. Però dobbiamo essere appunto abbastanza forti da essere capaci di accettare che tormentare gli altri è SBAGLIATO da qualsiasi punto di vista e ruolo lo si faccia. Qualcuno ricordava la differenza tra l'appellativo usato da quest'ultimo: "coraggioso" rispetto a "buono". Se vogliamo Piton sta a metà strada tra Harry e Voldemort: è brillante, ma questo non basta, è infelice, è povero, è solo...

Aspetti e complessità del personaggio sono superiori rispetto a quello di una Umbridge, quindi per forza di cose il giudizio su di lui si scontra con una maggiore ambiguità (che dipende anche dall'atteggiamento dei lettori nei confronti dell'autorità...).

Pellegrina ha detto...

@Murasaki: in fondo il problema di Voldemort è di nascere già su un retaggio di manipolazione, per quanto lui non lo sappia (ho letto un riassunto, i libri qui non li ho proprio, per cui non dico altro).

Pellegrina ha detto...

@Murasaki: per quanto riguarda Voldemort&Harry, è un doppio molto carnale. C'è una fusione indubbia per quanto perversa, o almeno una possibilità della stessa tra i due molto più che nella possessione di Ginny che passa attraverso un testo, ad esempio. Qui il corpo intero diventa un segnale da leggere, ma anche prima di far questo il contatto mentale e fisico tra i due pezzi è di una intensità impressionante. Voldemort sorge nella e dalla testa di Harry anche fisicamente. La ferita esterna sulla fronte è coinvolta dalla cicatrice bruciante ma "l'altra metà" di Harry prende corpo nella testa e sussurra, e si mostra nella sua fisicità. Se non bastasse il sangue stesso viene incorporato. C'è una identità fisica nei due aspetti del personaggio che vengono scissi solo al superamento dell'età adulta, per "fortuna" - perché non tutti ci riescono. Al termine di questa lunga crescita Harry non ha più bisogno di mostruose fantasticherie. Il tono realistico riprende e chiude la serie, non senza notare che anche le future generazioni dovranno trovare il proprio binario lontano da casa :-).

Senzapre7ese ha detto...

@Pellegrina, forse discutendo dei metodi didattici andiamo un po' oltre le reali intenzioni dell'autrice (come dicevo, secondo me nei primi libri gli insegnanti sono più dei tipi, come testimoniano anche i nomi). Ma forse anche la maturazione degli insegnanti è una conseguenza dello sguardo più maturo dei ragazzi, anche se dal quarto in poi parlare di scuola è un po' arduo, visto che gli eventi fanno saltare lo svolgimento delle lezioni.
Comunque sia, penso che lo sguardo dei bambini (e degli adolescenti) sull'insegnante sia tutt'altro che il più veritiero e ispirato alla giustizia, nella realtà gli studenti non sono quasi mai in grado di valutare la condotta dell'isegnante, spesso si sentono vittime di ingiustizie o perseguitati: questo si potrebbe dire di Piton (come dice Murasaki, sarebbe interessante sapere come lo vedono i Serpeverde). La McGrannit a me sembra piuttosto di parte, anche quando agisce con severità verso i Grifondoro finisce per premiarli e penalizzare Serpeverde, stravede per Harry... ma anche questo lo ascrivo alla scarsa caratterizzazione soprattutto nei primi libri.
Comunque sia, da insegnante non mi ispiro certo al modello che descrivi (punzecchio, è vero, ma in modo bonario :-) ) semplicemente immagino con facilità che alcuni miei studenti mi vedano come meschino e vendicativo, autovalutandosi con troppa indulgenza. :-)
Interessante la lettura che Murasaki dà di Vicious, un personaggio che ho trascurato, dovrei rileggere i libri per farmene un'idea.

Pellegrina ha detto...

@7: metodo è effettivamente una parola grossa, qui si tratta di un approccio a una persona assolutamente privo di qualsiasi valenza didattica, motivato da una malposta ripicca personale (come l'autrice ci spiega poi ma come le frasi di Piton che tira immediatamente in ballo il padre di un orfano lasciano immediatamente capire a chi non sia volutamente corporativo) che con la didattica non dovrebbe avere nulla a che fare e men che meno con l'atteggiamento di un insegnante. Queste cose i bambini le sentono perfettamente, perché prescindono dal ruolo più strettamente "tecnico", anche se questa condizione rende tutto più grave. Harry oltretutto non può capire le dinamiche che hanno spinto Piton a un simile comportamento perché non ne conosce l'origine né le motivazioni fin quasi alla fine, e quindi non può nemmeno contestualizzare quanto accade proprio finché è più piccolo e vulnerabile: semplicemente sente Piton ostile in modo incomprensibile e si paralizza.

Se Piton fosse il personaggio che tu descrivi, davanti a un allievo terrorizzato e paralizzato tutto dovrebbe fare tranne che insistere in quel che fa ma gli è impossibile perché gli è troppo difficile ammettere semplicemente di stare sbagliando. Invece insiste per n volumi perché appunto è quel che si è detto qui da più parti essere.

Inoltre l'autrice non ci pensa nemmeno a rivalutare quell'aspetto di Piton: dice semplicemente che si tratta di una persona coraggiosa che è molto diverso, non di un insegnante equilibrato, oltre che preparato nella sua disciplina (almeno quello).
E in effetti Piton fa quasi tutto quello che fa per via di rapporti personalistici segnati da promesse che costruisce via via con diversi personaggi.

Come nessuno penserebbe di giustificare il comportamento dei bulletti contro Piton (e nemmeno quello degli insegnanti che all'epoca l'hanno permesso perché tanto non riguardava loro, si punzecchiassero pure) così dovrebbe essere assolutamente simmetrico e scontato il non giustificare il comportamento altrettanto sbagliato di bullismo di Piton contro Harry (o chiunque altro, ipoteticamente). Quindi l'approccio non è dei più corretti punto. Anche se tutti poi alla fine vengono trasformati in eroi, pacificando una situazione che invece non li vedeva tali. Il senso di questi episodi è che appunto nessuno è perfetto; però noi "dobbiamo" cancellare una parte di Piton forse perché la sua evoluzione ci viene proposta più tardi nella trama o forse semplicemente per la sua qualità di insegnante. Che un insegnante per maturare debba aspettare lo sguardo degli allievi significa che non è in grado di fare il suo mestiere. Aripunto.
Puzecchiare i ragazzi indica appunto un bisogno di superiorità infinitamente meschino e insicuro, da piccolo cabotaggio di servo che si deve credere potente, in qualsiasi modo e per qualsiasi ragione si faccia, semplicemente perché le condizioni di partenza sono e rimangono troppo dispari. Anche se dovessere concludersi in una apparente camaraderie che sarebbe però sempre mirata, scorrettamente ancora una volta, a sottolineare anzitutto l'ordine di beccata.
E questo a prescidere da qualsiasi sguardo di fanciullo/a è profondamente e intrinsecamente sleale. Ma dà ai mediocri e ai deboli tanta ma tanta facile soddisfazione da discount.

Anonimo ha detto...

@Pellegrina Penso che sulla meschinità dell'atteggiamento di Piton verso Harry ci sia poco da discutere, e voglio anche sperare che nemmeno il suo ammiratore più fanatico lo inserirebbe nel Manuale del Perfetto Insegnante. Come giustamente dici anche tu, il fatto che poi riveli il suo eroismo non cancella con un colpo di spugna tutte le sue colpe. Un ulteriore messaggio positivo che secondo me l'autrice vuole lanciare è che gli insegnanti sono persone come le altre al di fuori della scuola, con una vita privata, un passato e dei problemi. Può sembrare banale agli occhi di un adulto, ma all'epoca mi colpì moltissimo l'idea che Silente non fosse nato con la barba bianca e che Piton agisse così per ritorsione e vendetta per quanto subito da giovane. Negli anni a venire, cercai sempre l'uomo dietro l'insegnante e, indagando indagando, scoprii diverse cose interessanti sui miei professori; per esempio, il fatto che nessuno di loro si fosse mai sognato di voler insegnare, ma che si erano trovati a farlo per un misto di necessità e fatalità. In un mondo ideale non dovrebbero essere gli alunni a psicanalizzare i loro insegnanti alla disperata ricerca del giusto atteggiamento per ricavare qualcosa di buono dalle lezioni, ma tant'è.
Laura