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venerdì 31 marzo 2017

Harry Potter e i Doni della Morte - J. K. Rowling

L'esasperante attesa dell'ultimo libro era accompagnata dalla Grande Domanda "Harry sopravviverà alla fine della storia?". 
Normalmente solo qualche bambino ancora assai inesperto del viver mediatico si sarebbe posto un interrogativo del genere: si sa che nel fantasy i buoni vincono, vanno a festeggiare e poi vivono felici e contenti ed è così dacché il mondo è mondo. J.K.Rowling aveva però già dimostrato più volte una deplorevole tendenza a fare come le pareva, e soprattutto aveva la mano assai pesante con i morti: nella serie del maghetto si moriva facilmente, senza troppi preamboli e senza alcun riguardo per la tua posizione araldica, sociale o narratologica - ed è noto che alla fine di una storia il protagonista non serve più. Harry Potter era protetto dal potentissimo Incantesimo del Titolo per tutti i sette libri, perché gli editori non potevano sperare di uscire vivi dando alle stampe "Harry Potter e il gran dolore causato dalla sua morte" ma, finita la saga, era sacrificabile né più né meno degli altri. E non valeva nemmeno dire "Sì, ma dài, nei libri per ragazzi non si fa" perché giusto nel 2005 (I Doni della Morte sarebbe uscito nel 2007) la trilogia di Bartimeus si era appunto chiusa con la morte di uno dei personaggi principali, ed era proprio letteratura per giovani adulti, oh sì tessoro.
A toglierci dal dubbio ci pensò con grande gentilezza il TG2 che, dopo aver annunciato all'ora di pranzo che "stasera uscirà l'ultimo volume della saga di Harry Potter" si premurò di avvisarci che il protagonista sarebbe sopravvissuto.
Non sono una nemica a tutti i costi degli spoiler, ma ricordo di aver trovato davvero un po' eccessivo spiattellarci il finale così, senza ritegno, prima ancora che chiunque al mondo avesse avuto la possibilità di acquistare il libro; e non parliamo di aspettava la traduzione in italiano, che avrebbe dovuto aspettare ancora mesi prima di leggerlo.
L'attesa in libreria sembrò interminabile. Il mio ricordo più vivo è l'immagine di uno dei primi che era andato a prendere la sua copia, in fondo al corridoio di Feltrinelli, e che tornando in su aveva gli occhi incollati sulle ultime righe dell'ultima pagina (per vedere appunto se Harry sopravviveva). Forse lui il TG2 dell'ora di pranzo non l'aveva visto.
Aspettai con dignità che il grosso della calca si smaltisse, ritirai e pagai la mia copia con grande nonchalance dando la preferenza all'edizione per adulti, che per l'occasione aveva in copertina un bellissimo medaglione con S in smeraldi 
ed era quindi ai miei occhi molto più affascinante di quella per ragazzi che quell'anno non era venuta granché; poi ripercorsi il corridoio con gli occhi incollati sulle ultime frasi dell'ultima pagina (e sì che avevo anche ascoltato il TG2 dell'ora di pranzo; ma non ho mai avuto molta fiducia nelle anticipazioni dei telegiornali) scoprendo così che in effetti Harry sopravviveva. Ufficialmente non avevo alcun dubbio, perché mi sembrava che la morte di Harry avrebbe vanificato il messaggio di fondo della saga, molto positivo e incentrato sull'importanza del libero arbitrio, della responsabilità delle scelte eccetera - e l'importanza positiva data al sacrificio di sé per amore degli altri non mi aveva mai impressionato più di tanto, anche se lo trovavo un messaggio validissimo sul piano etico. Insomma, secondo me una storia come quella di Harry ha un senso solo se il protagonista sopravvive, altrimenti il giovane lettore si scoraggia. Mi rendo conto comunque che è un parere come un altro.

Harry sopravvive, e sopravvivono anche Hermione e Ron - ma non starò a spiegare come faccia Harry a sopravvivere nonostante la profezia e nonostante il fatto di essere a tutti gli effetti un Horcrux perché J.K. Rowling lo spiega molto bene e con tutti i dettagli del caso e perché il lettore deve pur guadagnarsi la pagnotta.
Del settimo libro si può raccontare veramente poco perché ogni singola pagina è legata al finale, e il finale è talmente lungo e complesso da spiegare che tanto vale leggersi direttamente il libro, che è pure scritto bene.
Il romanzo ha una struttura piuttosto diversa dagli altri: anche se all'inizio troviamo Harry prima dai Dursley e poi dagli Weasley non c'è la consueta atmosfera paciosa e un po' claustrofobica. E' un libro ambientato in un paese in guerra (la guerra turberà anche il matrimonio che apre il volume) ed è soprattutto una storia di fuga. Niente Hogwarts fino alla fine, e gran parte dell'anno trascorrerà in un continuo inseguimento dei tre ragazzi, che a loro volta inseguono gli imprendibili Horcrux, a volte anche girando a vuoto senza capire cosa devono fare.
E' un romanzo immerso nella paura: i Mangiamorte e i servi dell'Oscuro Signore sono letteralmente dappertutto e tutti i maghi che non sono purosangue, ovvero di purissima discendenza magica, sono duramente perseguitati, così come i coniugi babbani di maghi e i Purosangue che si oppongono a Voldemort. Per la prima volta vediamo maghi che chiedono l'elemosina, maghi che supplicano in nome dei loro figli piccoli, maghi torturati, integerrimi maghi ricattati che accettano di compiere azioni infami nella speranza di salvare i loro cari - e si tratta di spettacoli tristissimi.
A sorpresa, è anche e soprattutto il romanzo di Silente. Alla fine del sesto libro avevo proclamato con convinzione nel newsgroup che "di una cosa almeno potevamo stare sicuri: il settimo volume non si sarebbe concluso col consueto siparietto di Silente che ci spiegava tutto". Tutti si erano detti d'accordo con me, nonostante qualcuno avesse riferito che circolavano teorie sul fatto che Silente in realtà non era morto (in seguito rivelatesi del tutto prive di fondamento). Contro ogni aspettativa i fatti mi diedero torto e Silente non si negherà l'ultima spiegazione, in uno dei capitoli più belli della saga perché coloro che ci amano non ci abbandonano mai del tutto e Silente ha amato Harry come il figlio che non ha mai avuto. 
Gli indizi seminati da Silente, come mollichine di pane o lenticchie segnano la strada da percorrere e compaiono ora qua ora là, a sorpresa, perché gli uccellini selvatici se ne sono mangiati un bel po' e comunque anche quando appaiono non è che ci si capisca tutto 'sto granché e perfino Hermione a volte si scoraggia davanti a certi enigmi senza risposta. 
Ma per la prima volta ci rendiamo conto che Silente ha avuto una storia e non è nato con un dolce carattere amabile e una lunga barba bianca: c'è stato un tempo in cui scalpitava e mordeva il freno e ha fatto qualche errore - non l'errore di non capire questo e quel piano di Voldemort, ma "errore" proprio nel senso di "cosa che non andava fatta". Al momento di individuare con precisione questi errori però le testimonianze si confondono, i racconti diventano vaghi, gli indizi si contraddicono - e comunque, chi si fiderebbe di una testimonianza raccolta da Rita Skeeter? Non certo Harry che sa bene come lavora la giornalista. Ma, a sorpresa, negli ultimi capitoli interverrà una voce autorevole ma abituata a tenersi nell'ombra, quella di cui tutti tendono a dimenticarsi. E attraverso di lui si ha la sensazione che Silente ritorni tra i vivi, in tempo per aprire una possibilità.
Il Gran Finale (più di 200 pagine) come sempre si svolge in prevalenza di notte: parte dalla banca Gringott e arriva ad Hogwarts in un rutilare di effetti speciali di tutti i tipi, inclusa una grande battaglia contro le forze di Voldemort e un doveroso applauso di tutti i presidi del passato rivolto ad Harry. Si placano antichi rancori, si rinsaldano i legami familiari, si rinnovano vecchie amicizie.
Finisce bene, per molti ma non per tutti: in tanti si sono disperati per alcuni degli illustri morti che costellano il libro, ma io voglio ricordare la prima, caduta durante la fuga verso casa Weasley: la bella Edwige, schiantata dopo sei anni di amicizia e di fedeltà. Per tutti sette libri è stata una brava civetta, simpatica ma anche fiera, un po' suscettibile, coraggiosa e molto affezionata. L'autrice (che è stata molto rimproverata per questo decesso) ha spiegato che la morte di Edwige simboleggia la perdita dell'innocenza di Harry, che a tratti nel romanzo sembra destinato ad assumere la funzione di agnello sacrificale - un aspetto evidenziato anche nel retro della copertina italiana:
ma mentre leggevo l'intervista in cuor mio ho pensato "Vaffanculo" perché Harry perderà pure l'innocenza, ma Edwige perde la vita.

Da questo libro sono stati tratti ben due film, o meglio un film diviso in due parti, che con una doppia lunghezza riesce se non altro a recuperare qualcuno dei temi principali abbandonati dai film precedenti. Ebbi cura di tenermene lontano.

Con questo post concludo l'epica impresa di presentare i sette libri canonici di Harry Potter per i Venerdì del libro di Homemademamma ma avviso chi passa di qui che, essendo l'argomento quasi inesauribile, sono in programma altri due post dedicati al tema delle scelte, che compariranno (spero) a breve. Nel frattempo, buone letture e buoni picnic sull'erba a tutti, e possano le formiche non essere con voi.

17 commenti:

Murasaki ha detto...

Solo la copertina, che aveva colori più scuri e un tono più serioso. Per l'Ordine della Fenice per esempio c'era una specie di aquilaccia della Confindustria che faceva male solo a guardarla, mentre quella per ragazzi aveva una bellissima fenice rossa e oro, molto scintillante. E io non avevo nessuna voglia di andarmene in treno leggendo un libro con l'aquila della Confindustria in copertina!
Il tizio che risaliva il corridoio era sulla trentina, mi sembra. Ma più di lui mi ricordo l'aria attenta con cui beveva quelle ultime righe...

Pellegrina ha detto...



Qui deve uscire un libro sugli animali selvaggi in HP, quindi materiale ce ne sarà ancora...

Parole più interessanti in questo post:
-struttura diversa dagli altri: vero e infatti c'era il bisogno di una variazione dopo la ripetizione rassicurante dei primi volumi, che va bene per i bambini più piccoli che voglion ascoltare sempre la stessa storia
- luoghi: in effetti a 17-18 anni gli orizzonti e le esperienze si ampliano anche fuori della scuola, spesso ritenuta insufficiente come palestra di allenamento al mondo
-morte sadica di un protagonista: mi viene sempre in mente la quasi omonima Rawlings con Il Cucciolo, straziante
-lieto fine: sì, i lettori non sono abbastanza adulti per sopravvivere alla morte di Harry, quindi muore una sua rappresentazione, la sua civetta; curioso sapere come in un libro per adulti potrebbe essere giocata una morte di Harry, cioè su quali motivazioni, perché ciò chiarirebbe meglio il senso complessivo del personaggio in tutta la saga e la sua evoluzione. E comunque sia chiaro, il lieto fine piace anche a me ;-P
-guerra: una bellissima rappresentazione della medesima in tempo di pace, in effetti. Qualcosa che cambia tutto e tutti comprese le relazioni senza essere davvero assunta a livello ufficiale.
- paura: paura di tanti tipi: dei mangiamorte, della propria condizione, di Voldemort in agguato dentro di sé, per i propri cari, per sé stessi, per quello che si viene a scoprire e ricostruire, però si va avanti lo stesso...
Paura e guerra insieme sono formidabilmente efficaci per creare l'atmosfera del romanzo. Lo ricordo poco e più come atmosfere che come trama, troppo fantastico-mostruoso per i miei gusti, a volte, ma di sicuro quel mix funzionava.

Comunque Rowlings è stata abbastanza brava da mettere una conclusione che non dà praticamente nessuna informazione a chi ci arriva saltando le pagine... ma quanti anni aveva il tizio che risaliva il corridoio leggendo la fine? e qual era la differenza tra edizione per adulti e per ragazzi? solo la copertina? :-)

P.S.: sai che non ho idea di come sia l'aquila della Confindustria? Da quanto scrivi non ci si perde molto, comunque.... la copertina verde dei Doni non è male.

Eva ha detto...

Cara sei stata fantastica ed i tuoi articoli me li sono letti con gusto.Grazie e scusa se sono così telegrafica ma sono in pieno campionario😭😩A presto,ai prossimi.post.Un abbraccio

Bridigala ha detto...

In effetti l'esordiente per permettere a Silente di spiegare e spiegarsi e' geniale. Adoro il fatto che si spieghi anche ai bambini che non esiste il bianco e nero, ma un'infinita gamma di grigi, e che persino Silente, essere perfettissimo e onnisciente, ha colpe, rimorsi e rimpianti. Come ho già detto ho la tendenza a identificarmi in Ron, e nella sua adolescenza piena di insicurezze. Io sono la più vecchia di due fratelli, e i miei mi hanno sempre stimata e trattata con giustizia, non ho nulla da rimproverare loro (neanche Ron, ma l'affollamento familiare lo fa sentire meno "importante" agli occhi dei suoi e in competizione) ma nella vita sociale mi sentivo sempre impedita, forse a causa della mia timidezza. Gli horcrux fanno emergere aspetti di Ron che poi, nella pièce teatrale, spariranno per lasciare il posto a un mezzo ebete, almeno così sembra.

acquaforte ha detto...

Condivido il tuo vaffa per la dipartita di Edwige. Il mio commento, allora, era stato "Cominciamo bbene. ...." (Questo detto dopo aver guardato le ultime pagine del libro, ovviamente). 😊
All'inizio ho avuto un momento di sbigottimento (come? fuori da Hogwarts ?!?!). Invece poi mi è piaciuto tutto, moltissimo. Del resto hai già detto tutto tu, con lo stile ironico che fa apparire tutto facile da capire, senza arroganza e compiacimento. Io ho partecipato a sentimenti fortissimi; il padre di Luna che è disposto a tutto per salvarla, la dissoluzione dei Malfoy, la disperazione di Hermione per la fuga di Ron, e il suo ritorno (non è facile ammettere i propri errori), il vagabondare di Harry, anche nelle sue scelte.....
E che dire dei particolari che la Rowling non dimentica mai: la spada sul tavolo accanto a Neville, vero Grifondoro, il primo a scagliarsi contro Voldemort quando tutto sembra perduto. ...
Condivido il commento di Laura nel post dedicato a Piton. Nel pensatoio noi conosciamo la storia attraverso i ricordi di Piton, e nei suoi ricordi c'è un fortissimo sentimento che lo lega a Silente. C'è un che di quasi intimo nella scena in cui Piton cura la mano bruciata di Silente, lo sgrida per la sua imprudenza, cerca di rifiutare l'ultima richiesta "E la mia anima, Silente? La mia?".
Le parole di Piton a Harry, prima della fine "Guardami....." io le ho interpretate all'inizio come la richiesta di raccogliere i suoi pensieri e cosi avere anche le ultime informazioni di Silente. Poi ho capito che voleva anche guardare i suoi occhi verdi, l'ultimo pensiero, quello che racchiude tutta la sua storia, i suoi errori, la sua redenzione, i suoi perché.
Bello, mi è piaciuto assai.

Bridigala ha detto...

Già, l'anima di Piton. Era a questo che mi riferivo quando ritenevo che l'unico a non avere pietà verso Piton (forse perché lo conosce meglio di tutti?) e' Silente. Ho pianto per Edwige e ho pianto di più per Dobby, personaggio che ho sempre amato tantissimo.

Pellegrina ha detto...

@Brigidala: il mezzo ebete è più facile da fare e purtroppo fa "sempre" ridere qualcuno, risparimiando tempo e fatica per scrivere battute e trovare idee intelligenti.
Stesso problema delle sceneggiature tolkeniane e non. Come quasi tutti Ron è un bel personaggio, per niente monotono. Certo piacerebbe che potesse crescere un po' da solo, anziché finire sotto tutela di Hermione che con tutto il bene che se ne può pensare rischia di trasformarsi in una vice madre... mentre anche lei avrebbe bisogno di una persona sua pari. Non è un caso che il campione sportivo si innamori di lei: Krum è davvero bravo e sa riconoscere l'eccellenza, che, anche in un campo a lui poco familiare, lo attira, come Hermione è attratta da lui, almeno in un primo tempo.

Pellegrina ha detto...

@Brigidala 2: mi aggiungo a Silente (con sconfinata modestia, evidentemente :-P). A me pare molto riuscito e molto indicativo che Silente non si metta a sfoggiare pietà per Piton dopo il suo rientro dai Mangiamorte. Gli offre molto, ma non intende dimenticare cosa sia e la loro complicità non diventa mai intimità. Un atteggiamento non indulgente, come si dovrebbe avere tra adulti, quali loro sono, non una sbrodolatura hoollywoodiana.

Silente è un combattente, a viso aperto da un certo momento in poi, ma in realtà da sempre: non cerca la morte né l'eroismo (per carità), ma sa dove bisogna arrivare per salvare la libertà di tutti e che non c'è altro da fare che accettare di dannarsi l'anima quando tutto il resto è impossibile.
Non ho mai pianto leggendo HP, ma l'unica morte che mi ha davvero toccato, proprio per il rigore immenso del personaggio errori inclusi (è 'na cosa normale che si facciano errori, quante storie! l'importante è assumerli, capire perché, e metterci rimedio) credo proprio che sia la sua, a prescindere dallo splatter compiaciuto con cui avviene.

Pellegrina ha detto...

Argh: McGonagall!

Murasaki ha detto...

@Pellegrina:
L'aquila della Confindustria e la copertina del quinto HP per adulti riproducono qualcosa di molto simile al retro delle monete di uno e due euro della Germania.

@Eva:
La stagione del campionario è sempre un momento MOOOLTO stressante. Solidarietà piena e totale, e cerca di uscirne viva!

@Bridigala:
Gli horcrux sono CATTIVI, e scavano più a fondo su chi è più insicuro, senza contare che parrebbero avere un certo influsso sugli Weasley - com'è giusto perché (quasi) tutti gli Weasley sono senza incertezze dalla parte della luce, e perché brilli la luce ci vuole molta ombra. E così il diario scava a fondo nella povera Ginny , l'unica femmina e la più piccola, tenuta sempre fuori dai giochi dei fratelli perché è femmina e più piccola, quella che tutti si sentono in diritto di tenere zitta e di ignorare ma poi vanno a contarle i fidanzati... e il medaglione lascia su Ron dei segni che non lascia sugli altri due, così come L'anello nero riesce a indurre in tentazione Silente perché anche Silente si porta dentro una ferita aperta. Eppure entrambi i fratelli escono grandemente rafforzati dalla loro distruzione, e si lasciano alle spalle i vecchi fantasmi (mentre Silente ricorda ancora la sua colpa mentre beve quella terribile pozione. Ma forse è perché averla bevuta gli ha risvegliato i ricordi che è così disponibile ad aiutare Draco).
Tutti abbiamo pianto per Dobby - o comunque io l'ho fatto. La sua è una morte crudele, ma così eroica... e lui è uno dei personaggi più belli, e ha fatto sin dall'inizio una scelta di campo molto precisa.

@Pellegrina:
Io ho fatto un gran tifo per Krum, che mi piaceva molto più di Ron... ma tutti abbiamo sempre saputo che coppia aveva in mente J.K. Rowling sin dal primo libro.

Pellegrina ha detto...

@Murasaki: ma sì, poteva essere previsto, ma nel frattempo Ron poteva evolvere diversamente da un eterno minorenne e lei pure dal trasformarsi in una sorta di madre cavafiato. Insomma una fine piuttosto triste - o forse conforme alla "normalità" generale della conclusione. Però, insomma, per Hermione dispiace un po', ecco.

Anonimo ha detto...

Due parole sulle morti in questo settimo volume. Ho assai apprezzato la casualità drammaticamente realistica con cui la morte si abbatte sui personaggi nel corso del libro, e in particolare nella Battaglia di Hogwarts. Non c'era una necessità narrariva per alcune morti, ma sono messe lì per ricordarci che la guerra è ciecamente crudele e nessuno è invincibile, nemmeno Moody, nemmeno Lupin e Tonks che avevano appena trovato la felicità. La morte di Fred per me è stata un pugno nello stomaco: è stata la morte della spensieratezza, della ribellione, dell'allegria. La guerra lascia George mutilato più di ogni altro personaggio, portandogli via ben più di un orecchio; portandogli via metà di sé stesso.
Laura

Pellegrina ha detto...

@Laura: è vero, la necessità è appunto quella di ricordare che in guerra ci sono sempre vittime. Gli anni'90 sono quelli in cui la guerra ritorna in Europa nel senso che ce ne andiamo convinti tutti insieme o quasi a sparacchiare in giro per l'universo mondo inclusa una parte di Europa e gli Inglesi pure con un certo entusiasmo. In realtà morirono più persone alle Falkland. Mi chiedo però se e come il discorso sulla guerra sia cambiato in Inghilterra in quel periodo e se ciò abbia potuto influenzare la scrittrice. Ovviamente qui è presentata come una guerra difensiva, la battaglia di Inghilterra insomma, con tanto di air force in azione.

@Murasaki: è tremenda. La Fenice rossa e oro è molto meglio. Sei una delle poche persone che parla delle copertine.

Pellegrina ha detto...

P.S.: devo dire che questo volume a me ha lasciato anche la sensazione di un po' di pastrocchiato. Da un lato evidentemente l'idea di sfruttare molto di più il lato mistico del genere, con tutti i toni angosciosi e cupi, che piacciono a un certo tipo di pubblico, dall'altro il volerci mettere forse troppe cose. La storia della famiglia di Silente la trovo un po' stiracchiata. Non per il fatto di voler mostrare che anche un personaggio "buono" possa commettere errori, ma perché la sua parte negativa è davvero molto vecchia e scontata (lo studioso che studia troppo mica fa bene, insomma). La vittima fa rabbia ma sa anche quella un po' di scelta furbescamente politically correct.

Stefania ha detto...

Io sono molto attirata da tutta la saga ma ancora non mi sono decisa ad iniziare. Prima o poi arriveranno anche tra le mie mani, puoi contarci!

Bridigala ha detto...

Sicuramente gli horcrux sono malvagi e tirano fuori il peggio da chi li avvicina, e forse sono particolarmente ostici per i fratelli Weasley perché rispetto ad altri, abituati a subire cattiverie anche in seno alla famiglia (come Harry), sono più indifesi, più puliti grazie ad una famiglia numerosa ma sana. Krum piace tutto sommato anche a me, ma identificandomi tutto sommato con Ron più che con Hermione (non sono mai stata così secchiona...) ho sempre fatto il tifo per lui. Trovo meno comprensibile il fatto che Hermione non abbiaMAI calcolato Harry, che quando si sta sempre insieme qualche ragione per farci un pensierino sopra si trova. Forse è stata una pecca solo mia, chissà.

Bridigala ha detto...

Espediente, non esordiente!