Il mio blog preferito

mercoledì 13 luglio 2016

Murasaki davanti alle Grandi Domande della Vita

La Scuola è un mondo a parte, con regole tutte sue e rituali particolari. Tuttavia, essendo inserita nel Vasto Mondo, non può fare a meno di risentire le Malefiche Influenze dall'Esterno. Avviene così che argomenti tranquilli e paciosi, che mai si pensava potessero essere causa di turbamento per alcuno, si trasformano nel giro di pochi anni in acacie del tipo più spinoso.
Quando frequentavo la scuola dall'altra parte della barricata, l'Islam era un argomento tranquillissimo. Intanto,  salvo rarissime eccezioni tipo figli di ambasciatori o simili, gli islamici se ne stavano a casa loro e comparivano assai raramente su giornali e telegiornali, per lo più  nella veste di Sceicchi Petrolieri che talvolta alzavano il prezzo del petrolio (con grande disperazione della collettività). Oppure nei fumetti storici o turistici di Topolino apparivano improbabili predoni armati di taglientissime scimitarre, che cavalcavano cavalli o cammelli e minacciavano di sterminare il papero o il topo infedele di turno - ma si sapeva che poi sarebbe andato tutto a finire bene, anche per i predoni, grazie al ritrovamento di qualche ricchissimo tesoro.
L'Islam faceva una rapidissima comparsata sui libri di storia di prima media, quando gli arabi un bel mattino si mettevano a invadere paesi come se piovesse, e una comparsata un po' più lunga sul manuale del terzo anno delle superiori. 
Sui libri di geografia, poi, circolava la curiosa teoria che le religioni orientali incoraggiavano i fedeli alla passività, e questo era il motivo per cui l'Occidente era ricco e l'Oriente era povero: erano troppo passivi. Non per colpa loro, ma per le religioni troppo fataliste - il che sembrava un po' una cazzata, perché tutta quella gente fatalista che ora stava a morire di fame sul bordo delle strade locali un tempo si era fatta grandi imperi e civiltà, e le religioni erano sempre quelle - senza contare che erano tanto poveri pure nell'America del Sud, dove in teoria la religione non era tanto fatalista, o comunque era la stessa nostra.
Forse gli attivissimi occidentali con il loro attivissimo colonialismo c'entrava qualcosa con tutta quella passività?
Vai un po' a sapere.  Qualcuno sosteneva che non era colpa delle religioni ma del fatto che, laggiù, era troppo caldo. Insomma, era una questione climatica. Giuro che lo scrivevano davvero nei libri di geografia, ancora sull'orlo degli anni Ottanta,

Poi arrivò quel grandissimo impiastro di Khomeini e si cominciò a sentir parlare di integralisti islamici. C'erano anche quelli che integralisti non erano: orde di islamici dissidenti invasero le università italiane. Venivano guardati con blanda curiosità e accolti con vaga ospitalità. Nacquero amicizie, coppie, col tempo si arrivò anche a qualche matrimonio. Non mordevano e non erano morsi, nemmeno in una città diffidente come Firenze. 
Poi l'Iran e l'Iraq avviarono una guerra interminabile, mentre americani e russi si affrontavano in Afghanistan. E arrivarono i primi immigrati, quelli poveri che cercavano un lavoro.
Il seguito è lugubre e costellato di guerre, migrazioni, attentati e barconi che affondano nel Mediterraneo.
E adesso il povero insegnante di turno, quando sente parlare di Islam, sbianca in viso e si sente cascare i capelli - praticamente un incubo.

Ormai da anni i libri di storia hanno ampliato e accresciuto i capitoli sull'Islam: gli alunni imparano con grande pazienza (o non imparano affatto, se non studiano) i Cinque Pilastri dell'Islam e sentono le più strane spiegazioni sul significato di jihaddavvero la guerra santa? Non sono ancora riuscita a capirlo perché c'è una teoria che dice che la guerra santa l'abbiamo inventata noi e gliel'abbiamo trasmessa,  un altra che dice che l'abbiamo inventata noi frequentando gli islamici, e c'è anche chi sostiene che invece sono stati loro a insegnarcela e allora abbiamo fatto le crociate.
In questi libri più moderni comunque abbiamo ricchi approfondimenti che si soffermano sulla bellezza delle città islamiche, la ricchezza della cultura islamica, lo splendore degli edifici islamici, la meravigliosa letteratura islamica.
Nel frattempo le classi si sono popolate di alunni islamici, e i colloqui con i genitori abbondano di faticose conversazioni con i genitori islamici, che spesso parlano un italiano abbastanza approssimativo.
L'insegnante di storia diventa scivoloso e vagamente ruffiano quando parla dell'Islam nel medioevo (specie se ha una classe ricca di islamici) e proietta slide di lussuose moschee e legge favole dalle Mille e una notte. Gli scolari islamici si offrono di portare il Corano a scuola e leggono qualche passo che parla della grandezza e misericordia di dio. L'insegnante ascolta compunto e poi sfodera bellissime slide di miniature e pagine del Corano.
Poi il colto e gentile medioevo finisce e di Islam non si parla più. Ogni tanto ci sono gli Ottomani, sui libri, o qualche pirata saraceno. Dopo la prima guerra mondiale finisce anche l'impero ottomano. Inglesi e francesi pasticciano un po' con vari protettorati e colonie in Egitto, Algeria, Marocco, Iran, Iraq... non ci si capisce molto, se non che gli inglesi sono sempre tra i piedi, i francesi quasi sempre e poi a un certo punto gli stati diventano indipendenti e ricominciano a farsi guerra tra loro (come, in verità, facevano anche prima dell'entrata in scena di inglesi e francesi). 

Ogni anno,  almeno una volta, dopo l'orrenda strage o il barbaro attentato di turno, qualche scolaro prova a chiedere perché in quelle zone sono tutti così isterici (e quelle zone ogni anno si allargano un po').
"Prof, ma mio padre mi ha detto che per gli islamici, come per i cristiani, il suicidio è un peccato mortale. Allora perché si fanno saltare in aria in nome di dio?".
"Tuo padre ti ha detto una cosa vera. Certe frange terroristiche tuttavia se ne fregano di questi dettagli e si fanno saltare in aria lo stesso".
"Prof, ma in Italia faranno gli attentati?"
"Si spera di no, ma dipende da come lavorano i nostri servizi segreti. A St. Mary Mead probabilmente siamo al sicuro".
"Prof, ma a Roma?".
"Bella domanda. Speriamo che a Roma non succeda niente".
Le famiglie non sanno dare sicurezze, la scuola neppure. Il guaio è che nemmeno le forze dell'ordine e l'esercito sono in grado di garantire granché, pur impegnandosi con gran dedizione. 
"Prof, non potremmo andare noi a fare la guerra all'Isis?".
"Ci sono progetti in questo senso, ma non è una cosa che l'Italia può decidere da sola, anche perché da sola non ne avrebbe le forze".
"Prof, ma perché l'Europa..."
"Non lo so ma, sinceramente, la politica estera dell'Europa non è proprio il suo punto di forza, né sembra probabile che lo diventi in tempi brevi. Non c'è un grande accordo tra i v vari paesi, ammettiamolo".

A sorpresa e a tradimento, in qualsiasi momento, tra un predicato nominale e un affresco medievale o una lettura sulla riforma agricola del Seicento arrivano a tradimento domande di questo tipo. L'insegnante non sa rispondere. La cosa è forse scusabile considerando che al momento anche i grandi esperti di politica internazionale non hanno le idee molto chiare (in compenso siamo pieni di avvoltoi che le hanno chiarissime e non cessano di ripeterle per ogni dove).
L'insegnante medievista però, mentre riordina le sue slide sulle moschee spagnole e i palazzi di Baghdad e di Damasco, non può fare a meno di domandarsi come abbiamo fatto, nel giro di una quarantina d'anni scarsi, a combinare un disastro simile e se c'è qualche speranza, non dico di rimediare, ma almeno di smettere di peggiorare la situazione ogni anno che passa.
L'insegnante però è un insegnante, e lavora nelle classi. Che è una vera fortuna, perché le classi trovano in fretta un modo per distrarsi e per distrarti; e tra una zuffa in corridoio, una discussione sul registro elettronico che non funziona e una sfilata di disastrosi esercizi sul congiuntivo, l'ombra oscura del terrorismo si allontana una volta di più, se non altro dai banchi di scuola

20 commenti:

Linda_chi? ha detto...

A Roma si entra in Metro tremanti e se ne esce infinitamente grati, questo risponderei ai tuoi alunni. Ma questo non ci vieta di essere una bella città multietnica con tante donne con il velo e altrettante in minigonna, neri e gialli che parlano romanesco e coppie miste che si baciano, e a me piace un sacco.
D'altra patte quando si fa la storia dell'umanità siamo sempre impreparti, basta solo adeguarsi.
Bel post, l'ho letto in metro, appunto, e il tempo è volato via veloce☺

acquaforte ha detto...

La scuola è una gran bella finestra sul mondo, ma essere dalla parte sbagliata della barricata è decisamente scomodo. Tutti noi chiediamo risposte semplici a problemi di una complessità spaventosa; cerchiamo risposte che ridimensionino le nostre paure; una piccola luce in una realtà quasi incomprensibile. E le paure vanno dal terrorista che poteva far saltare il locale durante il concerto di Alice Cooper, all' hacker che con un clic si introduce nel mio conto bancario, alla strage di africani in fuga dalla fame e dalle guerre, al Trump possibile presidente USA, all'avvoltoio che ha le idee chiarissime e ci invita a " liberare la bestia che c'è in noi" e via via elencando miserie fino all'ultima superstizione antivaccinazioni.
Ti ringrazio per il bel post che mi ha fatto sentire meno sola in un mondo diventato quasi incomprensibile e ringrazio Linda per il suo commento: una piccola luce di bellezza e speranza, appunto.

la povna ha detto...

Hai descritto esattamente come ci sentiamo noi insegnanti; e il post diventa sinistramente premonitore proprio oggi. E noi, tutti noi, non sappiamo proprio che fare. Un'amica insegnante in Francia rifletteva sul fallimento del principio di laicità a scuola, che sulla carta noi tutti amiamo, e che a suo avviso si sta rivolgendo contro lo stesso modello di intercultura francese. Ma ovviamente è un discorso lungo e che, in questo momento, suona solo tanto vuoto...

BETH ha detto...

Quando si parla di integrazione e di società multietnica ai giorni nostri, non so perché mi viene spontaneo domandarmi come abbiano fatto i popoli che nel passato hanno affrontato le medesime questioni: mi riferisco all'impero romano, per fare un esempio, oppure ai regni romano-barbarici, come vengono definiti nei manuali scolastici quei regni che videro la convivenza di popolazioni di stirpe germanica e romani. Nemmeno a quel tempo i rapporti e le interazioni devono essere stati facili, eppure un qualche tipo di fusione ci deve essere stata, come resta testimonianza nelle nostre lingue.
Anch'io a scuola mi sono trovata a spiegare l'Islam, ma molto di più ho parlato della Chiesa e del cristianesimo con molta sopportazione dei miei alunni musulmani, che di cristianesimo capiscono poco, ma che pure delle loro religione non ne sanno molto. Mi chiedo, allora, quanti islamici siano come loro e il sospetto che dietro tutta questa guerra ci sia ANCHE una buona dose di ignoranza di fondo è fortissimo.

Murasaki ha detto...

Vi ringrazio dei vostri commenti, che mi hanno fatto sentire meno sola - anche se i giorni che sono seguiti alla pubblicazione del post sono stati... vabbé, lasciamo perdere. Le differenze sono fonte di ricchezza e aiutano a crescere e tutto questo genere di cose, ma anche avere delle persone che condividono i tuoi stati d'animo aiuta :)

@Linda:
Bellissimo commento, davvero, pieno di luce. Sì, a Roma siete proprio nella zona più critica, peggio che negli anni di piombo! E' il prezzo che si paga per essere al centro dell'incrocio... ma qua le strade seguono vie ogni giorno imprevedibili, e quindi non è detto! E vorrei mandarvi solidarietà e buone vibrazioni e tutto questo genere di cose, ma capisco che da St. Mary Mead e da Lungacque è mooolto facile farlo. Forza e coraggio, la nottata ha da passare.

@Acquaforte:
Sempre più incomprensibile e sempre più spinato. Da quando ho scritto questo piccolo post sconfortato abbiamo avuto un altra strage e un colpo di stato rientrato - ed entrambe le cose sono cariche che più non si può di domande. Già capirci qualcosa sarebbe un aiuto, ma mi sembra che da questo ci allontaniamo sempre più. Gli avvoltoi imperversano e Donal Trump... no, mi rifiuto di dire qualcosa di Donald Trump.

@la povna:
Sì, qualsiasi discorso sembra molto vuoto, inadatto e inadeguato. Le vecchie formule non funzionano, le nuove fanno paura solo a sentirne parlare e aprire la pagina dell'Ansa sta diventando ogni giorno di più una piccola avventura.

@BETH:
condivido anche le virgole: ci sono tanti islamici che, prima ancora che moderati, sarebbero abbastanza indifferenti e che in questo periodo probabilmente si sentono sconfortati quanto noi. Che in questa guerra ci sia anche molta ignoranza è fuor di dubbio, basta ricordare quanto a sproposito è tirato in ballo anche il cristianesimo, e quante cose strane gli attribuiscono anche tanti cristiani. E anche le convivenze più difficili prima o poi hanno dovuto risolversi in qualche modo, e fare finta che sia possibile fare diversamente è solo stupido.

Eva ha detto...

Mia carissima.....che sconforto questo tempi.....ma come è importante scrivere e soprattutto pensare come voi pensate e parlate alla gente...perché i vostri ragazzi saranno "la gente".....
La pianta di acacia è tanto "spinosa"quanto sono buoni ed incredibilmente profumati i suoi fiori......
Io non ho altro che la speranza cui appoggiarmi.....
Ciao.
BELLISSIMO POST.

Eva ha detto...

.....per me è sempre difficile scrivere qualcosa che abbia senso in momenti così tragici.....perciò scusa se son stata banale o approssimativa....
Continuate così tutte voi che avete scritto,perciò avete nel cuore,parole così importanti.
Ciao😊

acquaforte ha detto...

Ho passato la giornata di ieri a cercare notizie di un'amica che era in vacanza a Mentone, solo per caso non era andata a Nizza a vedere i fuochi d'artificio; ci dicono che forse non ci sono legami con il terrorismo organizzato e noi tiriamo un piccolo sospiro di sollievo (che non consola affatto chi piange le sue perdite).
Ho passato parte della notte davanti alla TV cercando di capire quale altra tragedia dovevamo aspettarci. È finita come doveva finire, con manifesto sollievo da parte della politica. Erdogan ne esce cosi rafforzato che viene da pensare che il golpe lo ha organizzato lui. In un romanzo di fantapolitica sarebbe così.
Ci stiamo adattando forse, un po alla volta.

Eva ha detto...

Sono senza parole.....tutto è inquietante.....

Murasaki ha detto...

@Eva:
è difficile per tutti scrivere qualcosa che abbia un senso in momenti così - anche perché di senso, qua, se ne vede davvero poco. Ma quello che dici è verissimo: un giorno i nostri ragazzi saranno "la gente", e soprattutto, in questo momento, sono innocenti - anche quelli che girano con le scarpe firmate fatte dai coetanei sfruttati e malnutriti, anche quelli con i genitori che simpatizzano con i terroristi o con i genitori che vorrebbero sparare sui profughi che arrivano sui barconi (quando almeno gli riesce di arrivare); un giorno si faranno delle domande e si daranno delle risposte, ma per ora le domande le fanno (gulp!) a noi e vogliono capire cosa sta succedendo. E finché siamo nel colto e civile medioevo sono in grado di rispondere facilmente a parecchie domande, ma il presente non è mai facile da interpretare, in particolare in questi giorni...

@Acquaforte e Eva:
E dopo stanotte ci sono un sacco di morti e un bel numero di punti interrogativi in più. Per esempio il colpo di stato usa-e-getta, che lo fai e lo disfi nel giro di dieci ore scarse, e l'esercito che insorge in nome della democrazia sparando ai civili... e anche la storia del volo notturno di Erdogan mi sembra piuttosto curiosa; e intanto noi italiani ci abbiamo ancora da fare i funerali alle vittime dell'incidente ferroviario...
(Il camionista non era affiliato a gruppi terroristi, SEMBRA, come non lo era l'autore della strage di Orlando. Ma che nel giro di un mese due diverse persone in due diverse parti del globo siano andate a fare una strage così, senza nemmeno un gruppo di terroristi organizzati alle spalle che decida il colpo, devo dire che non mi piace nemmeno un po')

Murasaki ha detto...

@Acquaforte:
Comunque, prima di archiviare la fantapolitica, aspetterei

Eva ha detto...

Vero....sacrosanto....concordo su tutto.
Tu sai, Murasaki, che una risposta data è sempre una domanda in meno....ed una risposta presentata come anche una riflessione obbiettiva su certi eventi porta sempre a qualcosa di "buono e positivo".....Il mio Professore di "LETTERE" faceva così....cercava di far nascere in noi la consapevolezza e la "coscienza critica".....
Perciò continua a dare risposte,fai del tuo meglio,perché sono importati le domande......

wolfghost ha detto...

Bé, in realtà le guerre in quelle aree, così come le frizioni con il mondo occidentale, si perdono nella notte dei tempi e non hanno mai smesso. Nella tua analisi del secolo scorso hai omesso molte tragedie, molte guerre mai terminate, come quelle del Libano, di Israele, i curdi... potremmo continuare molto a lungo. Inoltre ho scoperto recentemente che perfino la tattica terrorista si perde nella stessa notte dei tempi. Già ai tempi delle crociate veniva usata. E non è nemmeno a solo uso del terrorismo islamico. L'hanno usato anche in estremo oriente. L'abbiamo usato anche noi, in casa nostra, non dimentichiamolo. L'hanno usato gli americani in Vietnam per attirarsi le simpatie dell'allora Vietnam del Sud addossando la colpa degli attentati ai vietnamiti del Nord.
E non possiamo nemmeno dire che qui gli islamici non ci siano mai stati. In Liguria, dove risiedo, è pieno di paesi ricchi di costruzioni e segni dovuti, ad esempio, ai saraceni. Vedi Varigotti. E in Francia? Perché in Francia il problema è più sentito? Semplice, perché il numero di immigrati o discedenti islamici è enorme a causa delle ex colonie francesi.
Ciò che oggi è cambiato è che la percezione è diversa, intanto per il potere dei mass media, dei social network e, in generale, dell'informazione. E... purtroppo è molto maggiore il danno che le armi possono fare rispetto a quelle del passato. Armi anche improprie, come un camion ad esempio. E non dimentichiamo che oggi è molto più facile spostarsi. La globalizzazione ha pro e contro.
Aggiungo un'altra considerazione. L'Occidente per decenni, dopo il post-guerra mondiale, si è isolato dal resto del mondo. Si è illuso di essere immune dalle sue influenze. Non abbiamo dato risalto, dentro di noi, alle notizie che arrivavano da fuori Europa. Le sentivamo "distanti", come se qua non avessero alcun impatto e alcuna possibilità di accadere.
Nel corso degli ultimi sessanta-settant'anni non è cambiata tanto la storia... E' cambiata la nostra percezione.
www.wolfghost.com

Pellegrina ha detto...

Vivo tra Roma e Parigi, amo la Francia più del mio paese e non ho paura, non l'ho mai avuta; vado in metro e ovunque e non mi sento in guerra; eppure non sono particolarmente coraggiosa o incosciente, credo.
Ho paura di altre cose: ogni giorno di perdere il lavoro, di avere un salario ridotto fino all'insussistenza, di non avere più le ferie e la malattia, di lavorare fino a 90 anni come nel modello anglosassone rigurgitante di libertà, per poi morire di fatica; di perdere la possibilità di realizzare una vita dignitosa; di non poter curare i miei vecchi perché all'ospedale non ci sono più medici e infermieri né farmaci, ma solo liste d'attesa, ho paura di non poterli assistere quando saranno non autosufficienti perché non potremo permetterci di pagare qualcuno che si occupi di loro; ho paura di non poterci più permettere il riscaldamento, il cibo sano, una casa confortevole, una vita che non sia solo lavoro e fatica; ho paura di non poter più continuare a coltivare la cultura, la conoscenza, perché non ne avrò i mezzi; ho paura che si perda fino la memoria che questo era ed è un diritto, quello che rende possibile gli altri. La guerra che vedo e vivo è che si perda ciò che la nostra Costituzione ci assicura(va), insomma. Ecco, a questo punto, avrà vinto l'oppressione. Ma non quella del disperato alla guida di un camion, ma quella di chi ha creato le condizioni perché un tizio avesse voglia di fare una strage invece di guardarsi con tanti come lui che ha ammazzato, che venivano anche dal suo stesso paese d'origine, la meraviglia dei fuochi di un Quatorze sul mare.

Come diceva quella canzone: Je hais les dimanches...

Murasaki ha detto...

@Eva:
Sono tutte cose molto importanti. Peccato che siano anche maledettamente difficili!
Insomma, ci proviamo...

@Wolf:
Verissimo, dopo la guerra in Europa ci siamo ritirati nel nostro guscio, fuori c'era un gran casino ma noi stavamo sotto l'ombrello della NATO e l'unica guerra che ci preoccupava davvero era quella con i russi. Ci siamo risvegliati piano piano.
Nella mia ricostruzione non mancano "molti" eventi, manca tutto. Ho cercato appunto di descrivere questo risveglio, che somiglia più a un incubo. Andiamo avanti a frasi fatte, ma non ci capiamo molto.
Perché ora queste cose ci colpiscono di più? Ma perché avvengono anche a casa nostra, e improvvisamente ci sembrano importantissime. Ma tuttora nei nostri paesi affiora la punta della punta dell'iceberg.

@Pellegrina:
Tutte cose molto giuste. Resta però il fatto che in questo periodo è più facile sentirsi preoccupati per la possibilità di una morte violenta abitando a Roma piuttosto che in un paesello tra i monti - anche se, di fatto, chi abita a Roma o nel paesello tra i monti può avere anche un sacco di altre preoccupazioni, magari molto più reali di un ipotetico attentato di cui, razionalmente, preoccuparsi è tempo perso perché non possiamo prevederlo.

Eva ha detto...

@Murasaki:
.....l'importante è provarci...Ciao

wolfghost ha detto...

Esattamente cara, è proprio così. E' facile parlare dei problemi del mondo... finché il mondo non siamo noi ;-)

acquaforte ha detto...

La tentazione di non leggere il giornale, di non guardare certe foto è davvero grande. Qualche notte fa, per niente buia e tempestosa, ma afosa, rumorosa di televisori accesi e chiara come lo sono le notti in città, non riuscivo a dormire. Alla ricerca di qualcosa da leggere, se possibile lontana nel tempo, ho trovato il Parzifal di Wolfram Von Eschenbach. Non credo di averlo mai letto completamente e sono quasi sicura di averlo comprato per l'introduzione di Laura Mancinelli. Così ho ripreso in mano "I dodici abati di Challant " che sto rileggendo con piacere. Lontano nel tempo, proprio quello che ci vuole per non farsi prendere dalla disperazione.
Laura Mancinelli è mancata il 7 di questo mese. Mi piace come narrava il suo amato Medio Evo.

Pellegrina ha detto...

Be' i monti ça va sans dire. Oggi, per ora. Magari un tempo passavano i banditi o gli ufficiali del sovrano di turno e la violenza del terrore esisteva. O si mettevano le bombe come in Alto Adige neppure troppi anni fa.

Quello che pesa qui e oggi è il resto, ed è il resto a causare le follie religiose e altre simili piacevolezze.

Murasaki ha detto...

@Acquaforte:
Altra grande scomparsa dell'anno, Laura Mancinelli, ma la conoscevo solo come studiosa e non l'avevo mai collegata con i dodici abati - che invece mi ero ripromessa di leggere quest'estate.
Ma per farsi prendere dalla disperazione suggerisco di aspettare che ci caschino addosso le bombe dall'alto. Fino a quel momento opterei piuttosto per una cauta inquietudine.

@Pellegrina:
le follie religiose e simili sono (anche) l'effetto di quel che ti pesa - ma alle lunghe potrebbero esserne anche la cura. Perché nemmeno i saggi conoscono tutte le vie, e figurarsi gli economisti del menga dei dibattiti televisivi.