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venerdì 8 luglio 2016

Gli strani casi del giudice Li - Xihong


In occidente si discute assai se il romanzo giallo sia nato in Inghilterra, in Francia o negli Stati Uniti, citando svariati autori e investigatori, tutti rigorosamente della seconda metà del XIX secolo. Ma già da diversi secoli, in Cina, quel tipo di letteratura era diffusa.
L'antico investigatore cinese era solitamente un giudice, che dirigeva le indagini dal suo studio ma non sdegnava di muoversi di persona, quando il caso lo richiedeva, e che poi  concludeva l'indagine in tribunale, dove il colpevole era inchiodato alle sue responsabilità attraverso prove e testimonianze (e spesso anche frustato).
Questo tipo di letteratura proseguì attraverso i secoli e, nel 1902, venne pubblicato Gli strani casi del giudice LI. Tanto per restare in tema di misytery l'autore usa uno pseudonimo (di cui non si è mai venuti a capo) e parla di un vero e autentico giudice che era noto per la sua integrità e l'abilità con cui risolveva i suoi casi, ma che fece un pasticcio politico con la rivolta dei Boxer, tanto che le potenze occidentali pretesero che venisse disonorato post mortem e diventasse un reietto innominabile.
In teoria questo doveva essere il primo di una serie di quattro libri, ma gli altri tre non videro mai la luce; ed è un vero peccato.
La prima parte infatti è un po' legnosa, ma la seconda è davvero suggestiva. 
Si parte da un giovane Li, non ancora giudice, che durante un viaggio in barca si ritrova quasi testimone di un delitto - una decapitazione, niente meno. Il capitano resta giustamente sconvolto, e ne ha ben donde perché, una volta attraccata la barca al primo villaggio, il capo villaggio e in seguito anche il magistrato chiamato a indagare hanno come unica idea fissa quella di condannare proprio il capitano, attribuendogli la responsabilità del delitto. Il capitano viene imprigionato e frustato nonostante le sue proteste ma nessuno si preoccupa di attribuirgli uno straccio di movente, e anche se tutti concordano nel dire che l'accaduto è colpa della sua incapacità il lettore non riesce proprio a comprendere come avrebbe fatto potuto il pover'uomo a prevenire il delitto. 
A questo punto entra in scena il giudice Li che, organizza un complesso lavoro di investigazione e un ancor più complessa messa in scena - che include anche un medico che gira per le piazze promettendo guarigioni miracolose a tutti i mali - nonché svariate conversazioni nelle fumerie d'oppio (dove comunque il giudice non fuma mai) e riesce infine a catturare l'assassino che, fiduciosissimo di non aver lasciato tracce, si fa prendere come un tordo nella pania. 
Alla fine del caso, che getta le basi per la futura carriera di Li e gli procura il suo primo incarico, siamo informati anche del movente (scoprendo tra l'altro che l'assassino aveva pure sbagliato vittima), il povero capitano della barca può riprendere la sua vita e al lettore restano un bel po' di perplessità sui sistemi di indagine dell'epoca quando non c'era Li a gestire le investigazioni.
Nella seconda parte abbiamo, come usava in quei romanzi, diversi casi intrecciati, che si sovrappongono con grande naturalezza. Si parte da una povera vedova che viene a lamentare il rapimento della figlia, indicando pure il rapitore - che nel frattempo è scomparso. Ma mentre sta indagando, il giudice Li viene improvvisamente preso da grande stanchezza e si stende per dormire sul divano del suo ufficio. Lì viene svegliato da un signore, che chiede giustizia per il rapimento della sua nuora e indica vagamente da dove viene, ma mentre interroga l'uomo Li viene nuovamente svegliato e capisce che quella strana apparizione era un sogno, non solo, ma deduce che quel sogno gli indica che il caso è molto urgente e che deve intervenire subito. 
Come fare, senza indizi e senza nomi, senza sapere nemmeno di cosa davvero si tratta? Nel suo distretto nessuno ha sentito parlare di questo secondo rapimento.
Senza por tempo in mezzo il giudice parte verso la direzione vagamente indicata dall'uomo, in incognito, travestito da mercante. E' convinto di dover raggiungere un determinato villaggio ma una serie di contrattempi lo ferma molto prima, e il casualissimo incontro con un venditore di frittelle gli offre il primo filo da seguire. Un bel po' di coincidenze, e soprattutto la garbata ospitalità di una povera vedova che lo conquista con la sua gentilezza e finezza d'animo gli permetteranno di risolvere un caso piuttosto complesso nonché di riabilitare la memoria del marito defunto della vedova, nonché di riunire una coppia di giovani innamorati promessi sposi sin da bambini.
Il racconto è molto bello e si chiude con la soluzione completa di tutti i casi.

Il libro è interessante perché, oltre ai vari casi da risolvere (ma il lettore non ha possibilità di venirne a capo da solo, al contrario di quel che succedeva all'epoca in molti gialli occidentali che avevano cura di seminare indizi e di renderli fraintendibili al lettore per meglio depistarlo), offre uno squarcio della vita quotidiana in un paese  all'apparenza fermo nel tempo, ma che fa un uso decisamente attuale delle bustarelle.
Per un lettore appassionato di romanzi di investigazione naturalmente il fascino è doppio. Inoltre l'uso dei sogni nella narrazione non è privo di interesse.

Con  questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro buone letture sotto l'ombrellone o sui prati di collina e di montagna a tutti quelli che passsano di qua.

7 commenti:

Stefania ha detto...

Mi è del tutto nuovo. Il genere non mi dispiace, l'ambientazione mi incuriosisce. Lo cercherò.

dolcezzedimamma ha detto...

Mi manca proprio. Vedrò di trovarlo. Ho finito ora (ad un anno dal tuo consiglio 😉)Il richiamo del cuculo...x ora sono una lettrice part time.

Murasaki ha detto...

@Stefania:
In biblioteca dovrebbe trovarsi bene, e forse è persino ancora in vendita

@Dolcezze:
I consigli per le letture maturano a tempo debito e con giusta misura (e quando uno ha un po' di tempo libero, si capisce)

acquaforte ha detto...

I romanzi gialli cinesi che ho letto finora sono di autori contemporanei, Qiu Xiaolong e Diane Wei Lang, entrambi emigrati dopo i fatti di Tienanmen. Quindi parlano della Cina del dopo Mao, molto interessanti perché descrivono la realtà della vita di oggi. Poiché amo il romanzo storico, cercherò di procurarmi I casi del giudice Li.
Per analogia alla Cina antica, ho ripensato alle indagini del Mandarino Tan, personaggio creato dalle sorelle Tran-Nhut, vietnamite trasferitesi giovanissime in Francia. Siamo nel Vietnam del XVII secolo. Il Mandarino Tan è il giovane governatore della provincia di Halong nel golfo del Tonchino ed è aiutato nelle sue indagini da un amico letterato, uomo raffinato e coltissimo e da un medico legale ante litteram. La Cina è davvero vicina. C'è una ricostruzione storica di grande suggestione (e di grande crudeltà); giardini incantati, profumi e canti d'uccelli, giunche che scivolano sul fiume. Una pittura orientale antica su carta di riso. La pazienza e l'acume necessari a risolvere gli enigmi devono fare i conti con un mondo dove la realtà si mescola alla leggenda.
Potrebbe piacerti il Mandarino Tan.

acquaforte ha detto...

Scusami, ho dimenticato di segnalare i libri: Lo spirito della volpe ed. Ponte alle Grazie; L'ombra del principe, ed.TEA. Li ho acquistati anni fa; Ponte alle Grazie ne pubblicò altri 2, ma io non li trovai.

Murasaki ha detto...

Grazie, ho preso nota: il Ponte delle Grazie qua non è difficile da trovare, in biblioteca, e sospetto che il mandarino Tan sia addirittura nella biblioteca dei miei, almeno un volume.
Ma se ti piacciono i gialli cinesi storici NON PUOI esserti fatta sfuggire i casi del gkiudice Dee, tratti (anche) da autentici processi antichi negli anni 60 da un grande sinologo, Robert van Gulik. Un tempo li pubblicò il Giallo Mondadori (non so con quanta fedeltà), e oggi hanno una bella edizione rispettabile e attendibile grazie alle edizioni O/O (dette anche "edizioni o barra O").



acquaforte ha detto...

Grazie, ottimo bottino per l'estate!