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venerdì 23 gennaio 2015

Maus - Art Spiegelman


Il romanzo (a fumetti) che presento per questo Venerdì del Libro è un grande classico, praticamente un totem, carico di tutti i premi e le onoreficenze che un libro può raccogliere. Giustamente, perché è molto bello, oltre che molto angosciante.

E' una storia di topi, gatti, cani e altri animali. I gatti, ahimé, sono i nazisti - e non sono certo i gatti più simpatici della storia del fumetto; e immagino sia inutile spiegare chi sono i topi, visto che la parte centrale della storia si svolge negli anni 30 e 40.
Si tratta di un romanzo che è autobiografico, storico, di formazione, di contrasto generazionale e pure esistenziale, il tutto in meno di 300 tavole - un vero affare per chi lo compra, perché si porta a casa un libro dove c'è sempre qualcosa di nuovo da trovare per quante volte sia stato letto e riletto, e che può accompagnarti in tante diverse stagioni della vita. Ora che ci penso la parte autobiografica è addirittura doppia, perché riguarda la vita sia del padre che del figlio: il padre narra la sua vita fino alla fine della guerra, il figlio racconta il suo rapporto col padre - che segna con molta forza la sua vita.

Ed eccolo qui, il figlio, genialmente ritratto nella quarta di copertina:
tutto carino e azzimato, la lunga coda che schiocca elegantemente nell'aria, mentre ascolta con gli occhi sgranati e le orecchie bel dritte i racconti del padre. Un padre, Vladek, che sanguina storia, come ci ricorda il titolo della prima parte.

Si comincia in Polonia, quando il padre era il giovane e fascinoso rampollo di una ricca famiglia, rincorso e conteso da tutte le topoline del suo ricco ambiente, che facevano follie per lui. Arriva poi l'amore vero, quello di una vita: sarà Anja, topolina di famiglia ancor più ricca della sua ma con una certa tendenza alla depressione che certo non le sarà di aiuto negli anni a venire. Il loro matrimonio è felice, le casse di casa ben piene - grazie anche alle vaste proprietà della fortunata coppia, il loro amore profondo e sincero...
E arriva la guerra, che per la Polonia non andò affatto bene; e arrivano le persecuzioni dei nazisti occupanti, insieme a una paura onnipresente, a difficoltà di tutti i tipi, alle fughe continue e non sempre riuscite. Il ricco patrimonio se ne va giorno per giorno per sopravvivere, ma alla fine arriva anche la deportazione: il viaggio sui treni della morte, il freddo, la fame e la fatica ad Auschwitz, le umiliazioni, la perdita dell'identità, l'infinita angoscia:
Nonostante tutto i due ce la faranno e, dopo la fine della guerra, abbandoneranno l'ingrata Europa per emigrare negli Stati Uniti - dove il colto e raffinato Vladek non imparerà mai la lingua a perfezione, e infatti il suo racconto al figlio sarà in un inglese corretto ma "da straniero".

Ma non è una storia a lieto fine: non può esserci un vero lieto fine per chi ha passato un esperienza di quel tipo: i fantasmi degli anni neri della guerra e soprattutto dei campi di sterminio continuano a perseguitare non solo i pochi sopravvissuti, ma anche i loro figli: restano la diffidenza, gli incubi, la paura - ricordi e paura con cui si continua a fare i conti per tutta la vita, e che spesso dalla vita ti allontanano. Alla fine della narrazione Art-topo rimane con molti interrogativi e una maggior consapevolezza del carico che si è portato addosso tutta la vita e che i genitori gli hanno involontariamente trasmesso - qualcosa che nemmeno la sua compagna, la simpatica e comprensiva topolina Françoise, riesce a capire davvero, nonostante la forza del suo legame con Art.

Visto che è un fumetto, dovrei parlare dei disegni; peccato però che di disegno io non capisca nulla. Perciò mi limiterò a dire che trovo sbalorditiva la quantità di cose che Spiegelman riesca a raccontare attraverso l'uso del bianco, del nero e dell'infinità di sfumature di grigio che adopera; e che la sceneggiatura è superlativa:


Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma, con la speranza di un mondo migliore per i nostri figli.

10 commenti:

lanoisette ha detto...

Meraviglioso, nonostante la tavola in cui i topi-ebrei sono arsi dal fuoco abbia tormentato almeno le due notti successive alla letture.

la povna ha detto...

E' uno dei graphic novel che più mi sia piaciuto nella vita - a prescindere dal tema, che è valore aggiunto, in questo caso. L'ho fatto leggere a infinite generazioni di studenti (e di solito io ripeto raramente le letture) e gli ho persino dimenticato di avere messo i sorci come vittime (odio i rattidi) e i nostri amici mici come aguzzini...

dolcezzedimamma ha detto...

Bellissima proposta, da leggere e far leggere

Claudia Protti ha detto...

Quest'anno per mio figlio ho scelto un libro più soft sull'argomento. Un albo illustrato che ho recensito proprio ieri. Il libro che proponi, ne avevo già sentito parlare ma non avevo mai visto nessuna illustrazione dell'interno, sembra davvero interessante, me lo segno!

acquaforte ha detto...

Durante la guerra dello Yom Kippur partecipavo alla raccolta del sangue da mandare in Israele. Ci sentivamo colpevoli e in debito. Sono trascorsi 40 anni e stiamo dimenticando.
Grazie, questo è un modo giusto per ricordare.

Murasaki ha detto...

@LaNoisette:
ahimé, certe tavole ti perseguitano per giorni e settimane - o comunque, di sicuro, hanno perseguitato me!

@la povna:
Diciamo che è una felix culpa, visto il risultato...

@dolcezze:
sì, ne vale davvero la pena (ed è una pena davvero).

@Claudia:
considerando l'età di tuo figlio hai fatto benissimo! Prima dei 13 anni tenderei a sconsigliarlo perché ha un realismo tutto suo, e che colpisce molto.

@Acquaforte:
sì, ci sentiamo tutti un po' in colpa. Noi italiani ci abbiamo anche i nkstri bravi motivi, va detto. Purtroppo.

ammennicolidipensiero ha detto...

mica l'avevo letto il tuo post quando ho risposto l'altro giorno a iome...
maus è, semplicemente, immenso. punto.
(se ti capita, cerca la graphic novel di spiegelman sull'11 settembre 2001. era uscita in allegata ad internazionale.)

maris ha detto...

Quante volte l'ho sentito nominare e quante volte mi sono detta che lo avrei cercato e letto, ma ancora non l'ho fatto. Sono purtroppo restia in fondo all'anima ad affrontare letture (anche se in forma di fumetto in questo caso) che trattino il tema dell'Olocausto, mi sembra di averne già accennato qui da te in una precedente occasione, mi fanno male, mi schiacciano.
Ma penso che arriverà il momento in cui affronterò questo libro.

Buona settimana, ciao.

ziajaca ha detto...

Suggerisco: stessa forza visiva, stessa intensità, chiarezza ai limiti dell'estremo... Zerocalcare, e il suo reportage da Kobane. Questo ragazzo ha tutti i numeri per diventare lo Spiegelman dei nostri giorni.

Murasaki ha detto...

@Ammennicoli:
si capisce che la cercherò ^__^

@Maris:
Non ho parole per dirti quanto ti capisco. Da quando ho cominciato a insegnare mi sono un po' informata sull'argomento, ma sempre molto molto a malincuore. Anche questa non credo che l'avrei mai aperta senza il senso del dovere che mi mordeva alle spalle. Tra l'altro non è un fumetto con un tratto cruento, ma il fatto che sia un fumetto non lo rende molto più leggero. Anzi.

@ziajaca:
Zerocalcare è davvero molto bravo, e hai fatto benissimo a suggerirlo ^__^