Una premessa è indispensabile, prima di affrontare sì delicato argomento: non stiamo qui questionando sull'insegnante che, dalla cattedra, parla del più e del meno con la sua classe a fini più o meno strettamente didattici nell'orario di servizio - ad esempio allo scopo di instaurare un clima amichevole con gli alunni, o di introdurre una tematica di attualità: costui o costei stanno solo facendo il loro lavoro.
Né si intende per "insegnante che chiacchiera" colui o colei che, nelle ore buche, ciarla liberamente con colleghi, custodi o chiunque altro sia a tiro, vuoi dei fatti suoi, vuoi di politica, moda, scienze o qualsivoglia altro soggetto - perché ognuno ha pieno dritto di occupare come più gli piace il suo tempo libero.
Stiamo qui parlando invece di quegli insegnanti che, durante gli organi collegiali o l'esame di stato, indulgono con i colleghi a loquacissime considerazioni sulle più varie tematiche, quasi sempre senza curarsi di moderare il tono della voce e creando con ciò un cospicuo rumore di sottofondo (nonché un altrettanto cospicua irritazione all'alunno sotto esame, alla cui mente torneranno in modo del tutto spontaneo le infinite volte in cui è stato richiamato con la speciosa motivazione che lui, l'alunno, chiacchierava - mentre invece stava solo scambiando a bassa voce col compagno di banco alcune imprescindibili constatazioni che non gli impedivano in alcun modo di seguire il filo della lezione).
Spesso, invero, una consistente parte del tempo didattico è speso dal docente nel riprendere Tizio e Caio e Sempronio che parlano disinvoltamente dei fatti loro da un capo all'altro della classe ignorando bellamente l'argomento trattato dal docente, con grave nocumento della loro futura preparazione nella materia e grave incomodo della classe tutta, che deve sforzarsi di filtrare la voce dell'insegnante attraverso il chiacchiericcio di fondo; ed è noto come tale deplorevole comportamento, oltre che dannoso sul piano dell'apprendimento didattico, venga sovente interpretato da parte del docente come grave mancanza di rispetto nei suoi confronti e nei confronti del Ruolo Istituzionale da lui ricorperto. Cotale interpretazione dei fatti è però, nella maggior parte dei casi, destituita di ogni fondamento, in quanto l'allievo in quelle circostanze è solitamente ignaro di creare disturbo - talvolta, in verità, sembra ignaro anche della presenza del docente in cattedra, ed è dunque vieppiù improbabile che ponga tra i suoi scopi primari quello di mancare di riguardo a qualcuno della cui esistenza in vita si è semplicemente scordato.
Per gli adulti, naturalmente, è diverso.
Costoro, gli adulti, sono sempre consapevoli di quel che fanno e delle persone che hanno intorno, e con gli anni e l'esperienza hanno imparato a dominare e gestire i loro istinti e soprattutto il loro comportamento. Non saranno certo degli adulti, quelli che chiacchierano a vento in vela del tutto ignari di quanto avviene intorno a loro. Giusto?
E dunque:quali mai docenti potrebbero, trovandosi in gruppo o in assemblea o addirittura in sede d'esame, mancare sì gravemente di riguardo verso i colleghi, il Dirigente Scolastico o addirittura i propri alunni e sprofondare nel vizio della Chiacchiera Incurante?
Risposta: tutti.
(Con l'unica eccezione di te che stai leggendo, naturalmente).
Qualsiasi insegnante lo confermerà: i Consigli di Classe somigliano spesso ad un meeting di oche intente a squaqquaraqquare variamente, i Collegi Docenti paiono assai simili ad un adunata pre-migratoria di anatre, in quella rumorosissima fase ante decollo in cui viene deciso l'ordine della formazione di volo; e quanto agli esami... ahimé, gli esami, che dire degli esami?
Ma no, nessuno ci obbliga a parlare degli esami. E dunque non ne parleremo. Si sa che qualsiasi docente, quando si stanno svolgendo gli esami, siede sempre composto e in dignitoso silenzio, e ancor più naturalmente lo farà il Presidente della Commissione d'Esame. Potranno forse talvolta esserci deplorevoli eccezioni, ma nessuno ci obbliga a parlarne e dunque non ne parleremo.
Tuttavia qualsiasi insegnante ammetterà apertamente che esiste un problema con i meeting di oche e i raduni di anatre, e in occasione dei suddetti meeting e raduni di volatili spesso gran parte dei docenti di cui sopra si duole di cotal comportamento da parte dei suoi colleghi, non cessando né di ammonirli a fare silenzio né di deplorare ad alta voce il fatto che dei rispettabili insegnanti siano del tutto incapaci di sedere a congresso in silenzio - davvero peggio che i bambini piccini.
Le teorie tese a spiegare sì curioso fenomeno abbondano: v'è chi sostiene che nel fondo del cuore di ogni docente dorma tuttora un fanciullino di pascoliana memoria, ovvero un ragazzino sempre pronto a chiacchierare con il compagno di banco, in particolar modo quando il numero e la disposizione dei presenti gli garantisce un certo anonimato; altri reputano invece che il docente sia talmente uso a non essere ascoltato dagli alunni da essersi col tempo convinto di non avere in alcun modo un timbro di voce tale da creare disturbo; secondo alcuni, infine, la gran parte dei docenti perde sin dai primi anni di insegnamento l'abitudine all'ascolto e dunque non fa gran caso al fatto che altri stanno parlando in modo pertinente all'argomento della riunione. A tal proposito è stato anzi spesso notato come i docenti più giovani e dotati di minor pratica di insegnamento sono anche quelli che più facilmente tendono a tacere quando gli altri parlano in queste riunioni, e talvolta sembrano addirittura ascoltare coloro che stanno parlando dal banco centrale (che facciano bene o male operando in tal senso, resta da vedere).
Fondate o meno che siano queste teorie, resta indubbio che ogni insegnante, in cattedra o fuori, mostri una fortissima tendenza a zittire anche in malo modo chi intorno a lui sta chiacchierando - da qui i ripetuti inviti rivolti ai colleghi perché facciano infine silenzio, inviti che sortiscono usualmente l'unico scopo di indispettire chi stava parlando e trova assai deplorevole essere ammonito in siffatto modo, quasi fosse un ragazzetto importuno e non un adulto in grado di discernere quando parlare e quando tacere, e di stressare quella ridotta fetta di persone rimasta in silenzio non già perché non avesse nulla di pertinente da dire sull'argomento della riunione, ma solo perché i residui di un educazione di stampo antiquato lo portano a non parlare se non quando arriva il suo turno, in base alle regole che vincolano l'assemblea.
Ma qual è infine la tecnica in grado di tenere zitta un assemblea o gruppo di
La stessa, in verità, che regola tutte le assemblee o gruppi di discussione del mondo, di qualsivoglia categoria od ordine professionale, ovvero quella basata sulla pratica individuale in cui ogni partecipante all'assemblea si preoccupa di mantenere zitta una e soltanto una persona, ovvero sé stesso, e segue con pazienza gli interventi degli altri presenti, che senza dubbio non racchiudono in sé nemmeno un quarto dell'intelligenza e della logica che promana da ciascuno dei suoi interventi, ma che infine sono pronunciati da persone che hanno pur diritto a parlare all'interno dell'assemblea visto che ne fanno parte a tutti gli effetti. Qualora i componenti del gruppo o dell'assemblea non decidano di attenersi a questa regola, tale regola non è applicabile dall'esterno se non con l'utilizzo di armi da fuoco di grosso calidro, o almeno di un randello nocchieruto ben maneggiato da mani esperte.
(Per quel che riguarda l'indecoroso comportamento degli alunni, sempre tesi ad una perenne e invasiva chiacchiera, ebbene, è risaputo che i giovani d'oggi sono indisciplinati e non più abituati, per colpa di genitori troppo amichevoli, a mostrare il dovuto rispetto verso chi sta sopra di loro nella scala gerarchica. E' giusto quindi, da parte dei docenti rimproverarli aspramente e sanzionarli anche ripetutamente per tale loro sconsiderato e irrispettoso atteggiamento).
11 commenti:
Ma avete fatto un seminario, un convegno, un corso di formazione su questo argomento?
Come hai ragione...
Poi, ci sono anche gli insegnanti che giocano con lo smartphone o con il tablet mentre svolgono il loro ruolo di esaminatori. O quelli che lasciano il telefono acceso e magari se ne vanno altrove, così da non poter prontamente intervenire quando l'affare comincia a squillare, e poi magari riprende con insistenza cinque minuti dopo e poi altri cinque. Un insegnante così tornerà ad occupare il proprio posto davanti allo studente interrogato chiedendo magari se tutti quegli squilli insistenti non l'hanno disturbato, e il virgulto, con gentilezza ma decisione, risponderà di no, ovviamente.
OT: e poiché, come dicevo anche a Noise, non sono mai contenta, ti ho affibbiato, nominalmente, un altro crostino: http://nemoinslumberland.wordpress.com/2014/07/02/a-modo-suo/
@Elenamaria:
no, siamo tutti autodidatti (ma abbiamo imparato proprio bene, devo riconoscerlo) ^__^
@la povna:
Quanto alla nomina, ho già provveduto ^__^
@LGO:
ecco, sono quei casi in cui anch'io sarei tutto sommato favorevole ad una riflessione su eventuale ripristino della pena di morte... (GROAR!)
...E poi ci sono quegli insegnanti che agli esami parlano tra loro per non essere costretti ad ascoltare le panzane partorite dal candidato. Non si fa, lo sanno, ma devono sopravvivere e resistere alla tentazione di randellare l'equino ragliante che si trovano davanti
@ Dolcezze:
Ogni lavoro ha il suo osso, disse una fornaia richiesta da un cliente di come facesse a stare vicino al forno d'estate. L'insegnante è pagato per ascoltare gli esami. I quali esami potranno forse non essere sempre brillantissimi, ma l'insegnante è pagato per ascoltarli.
Li ascolta, infatti. Il mio commento non giustificava, ma esprimeva benevola comprensione (cmq non sull'uso del cellulare)
@ Dolcezze
Nn preoccuparti, si capiva :)
Ti leggo sempre quando commenti dalla Povna ma ancora non avevo avuto occasione di passare di qui... Beh, complimentissimi, non so se scrivi sempre così bene ma questo post è davvero grandioso sotto tutti i punti di vista!
@wild horse
Grazie, e felice di incrociarti ^__^
(e devo dire che la serie del "Manuale del Perfetto Insegnante" viene piuttosto bene, di solito. Sarà che la scrivo solo quando mi sento ben ispirata...)
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