Neil Gaiman è stato citato diverse volte ne I Venerdì del Libro, ma mi sembra che Coraline (scritto nel 2002, tradotto in italiano nel 2004) non sia mai stato recensito.
Romanzo breve (o racconto lungo, a scelta), assai premiato e riverito, destinato in apparenza alla categoria "giovani adulti", funziona per tutte le età per quella specifica categoria di lettori che ama i temi trattati da Gaiman, ovvero essenzialmente la Vita, la Morte, l'Apparenza, la Realtà e soprattutto quanto siano sottili le porte che separano questi mondi.
La protagonista, Coraline, è una ragazzina di undici anni che da poco si è trasferita con i suoi genitori in una casa nuova, un po' isolata dalla città, con un grande giardino incolto e assai misterioso dove tra l'altro abita un bel gatto nero un po' scontroso.
E' estate, i genitori hanno parecchio da fare, non c'è scuola, la ragazza è curiosa e intraprendente. C'è una porta da non aprire, naturalmente. E' una porta che non dà su niente di particolare, solo un muro di mattoni, e la chiave sta non proprio nascosta, ma in alto su un armadietto della cucina, perché non c'è motivo di usarla, per aprire una porta che non dà su niente di particolare tranne un vecchio muro di mattoni di nessuna importanza.
E poi capita che, casualmente (Casualmente? Seeee...) Coraline apra la porta, dopo aver casualmente recuperato la chiave, e, proprio quel giorno, casualmente, la porta non dia sul solito muro di mattoni bensì su un corridoio buio.
In fondo al corridoio* c'è la sua casa, identica a quella che si è lasciata alle spalle, con i suoi genitori - uguali in tutto e per tutto a quelli che abitano con lei nell'altra casa, salvo il piccolo particolare di avere i bottoni al posto degli occhi e di cucinare molto meglio dei suoi genitori. Coraline mangia molto volentieri una doppia porzione di pollo arrosto con patate, ma poi torna indietro, a casa sua, nonostante l'amorevole offerta dei genitori-con-i-bottoni di restare per sempre con loro.
Naturalmente non si può andare nell'Altro mondo, mangiarci e tornare a casa propria come se niente fosse. A casa infatti manca qualcosa: guarda caso proprio i suoi genitori, catturati dall'Altra Madre e imprigionati dentro uno specchio. Occorre andare a liberarli e l'impaurita Coraline, erede di una lunga serie di intrepide eroine che viaggiano con successo tra i vari mondi, andrà, portandosi dietro il migliore degli aiutanti: niente meno che il gatto nero (forse il gatto più splendidamente gattoso della storia della letteratura), che per sua natura è capace di coesistere in entrambi i mondi, e che rischierà davvero parecchio - come Coraline, del resto.
Liberare i genitori e tornare a casa non sarà né facile né impossibile, e anche l'ultima rappresaglia dell'Altra Madre, che varcherà a sua volta la porta, darà la sua parte di filo da torcere.
C'è una morale, al di là del fatto che un Gatto Nero è sempre un amico impagabile?
Ce ne sono diverse, ma per capirle occorre protendere l'Altra Anima - perché è una storia che parla dell'Altro Mondo, e dei suoi (frequenti, molto frequenti) rapporti col Nostro Mondo.
Se amate questo tipo di tematiche, potete leggerlo a qualsiasi età (se ancora non sapete leggere, o non vi diverte farlo, chiamate qualcuno che lo legga ad alta voce per voi) e vi piacerà moltissimo. Altrimenti la troverete una storia un po' esile e un po' fine a sé stessa, ma comunque non sgradevole.
Di tempo, comunque, ve ne ruberà poco: mezzo pomeriggio assolato, o un lungo dopocena. Non essendo narrativa dell'orrore, non presenta alcuna necessità di essere letto in case vuote e buie nel pieno della notte: la sottile inquietudine che vi lascerà dentro sarà identica se lo leggerete nel bel mezzo di un cimitero notoriamente inquieto in una notte senza luna o sotto l'ombrellone in una spiaggia affollata.
Dalla storia è stato tratto anche un film, molto apprezzato: Coraline e la porta magica.
Con questo post partecipo ai Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro buone letture e buone vacanze a chiunque passi di qua.
*in teoria una brava bambina obbediente si guarderebbe bene dal percorrere il corridoio buio. Ma - a parte che nessun bravo bambino obbediente ha mai fornito materia valida per una buona storia, se non come spalla di qualche bambino tutt'altro che bravo e obbediente - una brava bambina obbediente non sarebbe certo andata a cercare la chiave profittando del fatto di essere sola...
6 commenti:
Ecco appunto. Ricordi che ti avevo detto di averlo messo nel carrello di Amazon? È arrivato, ma non in inglese come mi aspettavo, bensì in tedesco. Peccato che di questa lingua sicuramente bellissima io non sappia una parola. Dovrò aspettare il prossimo ordine :-)
'spetta... eri tu che volevi far leggere un romanzo IN INGLESE alle tue classi, vero?
(ROTFL!)
Ehm! Non capisco questo sarcasmo...
;-)
Quello che mi ha sempre colpito di Coraline è la sua qualità di racconto per così dire 'di scuola', davvero un repertorio dei motivi cardine del modo fantastico così come è stato definito da Todorov (il doppio, lo specchio, l'insistenza sul tema degli occhi che rimanda all'origine del modo, L'orco Insabbia di Hoffmann così come viene analizzato da Freud). Da questo punto di vista direi che l'effetto perturbante (il non familiare che scaturisce dal familiare) è pienamente raggiunto. Del resto, Gaiman è uno che con gli stilemi letterari ci sa lavorare, anche quando costruisce, come in questo caso, un pezzo più laterale rispetto al suo repertorio tradizionale. Pensavo di farlo leggere quest'anno agli Anatri, per continuare il nostro percorso attraverso i generi e i codici, visto che anche il film che su questa sceneggiatura è stato fatto non è niente male.
Giusto, ho dimenticato di dire che han fatto il film (ed è stato anche molto apprezzato). Ora correggo.
Sì, è una storia che si presta molto bene all'analisi degli stilemi. Volendo, è forse possibile impostare il discorso anche con una seconda media (mumble mumble...)
E' entarto nella mia wish list, l'ho sempre guardato con sospetto, ma mi avete convinta. ciao
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