Corre voce che, in condizioni di sovraffollamento, i topi in gabbia si stressinio e, addirittura, diventino irrequieti. Incredibile, vero?
Quello che vado a esporre nel presente post è di una banalità assoluta - e tuttavia, come qualsiasi insegnante sa bene, quando si affronta un argomento occorre esporre anche le premesse più ovvie - che regolarmente risultano non essere poi del tutto ovvie proprio per tutti.
E' cosa cognita a chiunque lavori in cattedra che le classi più numerose e sovraffollate sono parimenti quelle dove è più difficile mantenere la disciplina, anche laddove per "mantenere la disciplina" si intenda un banalissimo "realizzare condizioni minimali di convivenza".
Per il numero, si fa presto a spiegare: quando a respirare, prendere la penna, sfogliare un libro, cancellare eccetera son ventinove invece di diciotto, anche la semplice operazione di "Aprite il libro di storia a pagina 245" produce un gran rumore. Inoltre si ha l'impressione che la scolaresca passi letteralmente il suo tempo ad andare in bagno, chiedere il bianchetto al compagno dietro, stropicciare i piedi, spostare la seggiola e via dicendo - e non parliamo di quando qualcuno ha la tosse: un sesto della classe attossicato è più che sufficiente a rendere incomprensibile la più bella delle lezioni.
Tuttavia i veri problemi arrivano col sovraffollamento. Se uscire per andare in bagno (o per chiedere alla classe vicina se hanno una squadra da prestare) richiede una gimkana con annesso salto a ostacoli tra banchi, zaini e tastiere, un quinto della classe che esce per un qualche motivo dalla classe basta e avanza a provocare un notevole disturbo. Se poi ogni volta che tiri una riga con la squadra o prendi un pennarello di colore diverso rischi seriamente di ficcare un gomito nelle costole del compagno di banco o di interferire con la sua riga o la sua colorazione, la situazione diventa davvero ardua da sopportare e tutti sono più nervosi (e dunque discutono, questionano e si rimbrottano molto più che se stessero adeguatamente larghi). Postremo sed non ultimo, se in mezzo a tutto questo l'insegnante di turno strilla a tutta canna di non fare tutto quel rumore e voi siete assolutamente convinti (a torto o a ragione) di non farne affatto, ma siete altresì irritati dalla gran quantità di rumore che fanno gli altri, i nervi cominciano seriamente a logorarsi.
Si dirà che un tempo le classi erano molto numerose ma che non c'era tanta confusione. A parte che non sempre è vero, un tempo le aule erano più grandi, perché all'epoca si prevedevano classi tra i 25 e i 35 alunni che venivano infilati in aule calibrate appunto per 25-35 alunni laddove oggi abbiamo aule progettate per contenere al massimo 20 alunni ma dove le leggi sconsiderate di un ancor più sconsiderato governo hanno infilato di punto in bianco tra i 25 e i 30 ragazzi. Inoltre dntro queste aule un tempo c'era meno roba. Quando andavo alle medie avevo una cartella di modeste dimensioni che costituiva tutto il mio bagaglio, non un maxizaino farcito di quaderni in A4, senza contare che non dovevo gestire anche una tastiera e una valigetta dimensione A2 con l'attrezzatura da disegno. Le classi erano più numerose, ma l'insegnante si muoveva attraverso l'aula senza rischiare ogni volta di rompersi l'osso del collo.
Inoltre, in quegli anni a scuola si passava meno tempo. Le mattinate lunghe erano di cinque ore, ma in prima media cinque mattine su sei erano di quattro ore; sommessamente si può anche aggiungere che la scuola cominciava solo e soltanto il primo ottobre, e c'era anche qualche giorni di festa in più; insomma il sacrificio scolastico coinvolgeva una quota minore dell'anno solare.
Quattro o cinque ore in una settimana di sei giorni. E qui entra in gioco il fattore tempo, di cui anche LaNoisette si è occupata di recente, esaminando la questione dal versante delle superiori con una serie di savissime e molto opportune considerazioni.
In molte scuole medie è invalsa la bieca consuetudine della settimana corta: l'orario è articolato su sei giorni, da Lunedì e Venerdì, e di Sabato la scuola è chiusa. Di conseguenza per cinque giorni di fila i ragazzi entrano alle otto ed escono alle due dopo essersi sciroppati sei ore consecutive di scuola con, quando va bene, due intervalli di dieci minuti l'una - ma qualche scuola gestita da pazzi dissennati fa un solo intervallo (con il consistente rischio che alla sesta ora la scolaresca affamata decida di provare ad addentare qualche insegnante più giovane o un compagno dall'aspetto tenero e succulento).
Ordunque, per dirla in sintesi: uno scolaro affamato è uno scolaro ingestibile, uno scolaro stanco è uno scolaro insopportabile, e uno scolaro della prima media alla sesta ora è del tutto inutilizzabili a fini prettamente scolastici a meno che non abbia passato la quinta ora a pranzare e farsi una buona ricreazione.
Come ulteriore aggiunta possiamo osservare che, alla sesta ora, anche l'insegnante assai raramente è al suo meglio.
Corollario ulteriore: l'alunno che finisce alle due, specie se deve prendere il pulmino, si alza da tavola dopo le tre. A quel punto deve preparare i compiti per la successiva mattinata di sei ore - e se per gli scritti può avvantaggiarsi, le materie orali vanno quanto meno ripassate con cura la sera precedente. E forse, possiamo azzardare, la prospettiva di altre sei ore tappato in un'aula stretta e sovraffollata non lo attira soverchiamente.
Certo, c'è la mattina del Sabato libero... e anche un po' di nausea da smaltire, probabilmente.
Conclusione: le classi meno numerose che hanno aule grandi e l'orario articolato su sei giorni alla settimana sono anche quelle dove mantenere la disciplina è più facile.
Sono consapevole che è un discorso molto banale ma, ahimé, non sempre si può stupire il lettore con effetti speciali.
8 commenti:
E' vero.
Ricordo della mia prima e seconda elementare (era il '62/'63, se ben ricordo) solo il grande casino, il rumore continuo: ma eravamo in 44, l'aula era stata ricavata in una saletta di un centro sociale affittato, e spesso si facevano i doppi turni, ti so dire l'attenzione andando a scuola all' 1.30 e finendo alle 16...
Poi venne l'esame di seconda, la scrematura (!!!) e il triennio , in 33, ma la sede centrale aveva aule + capienti.
Mi chiedo solo una cosa, però: com'è che nelle altre nazioni è normale andare a scuola fino alle 16.30 del pomeriggio, su 5 gg alla settimana, e riescono a lavorare lo stesso ?
Non è che così si educano i ragazzi ad un orario di lavoro normale ?
E (cattiveria, ma non troppo) si educano anche gli insegnanti a lavorare in classe, e a non fare solo qualche correzione, test in classe (quelli con la sufficienza all' 80% del punteggio, perchè sono "facili") ed a ordinare alla fine le pagine da studiare per la prossima volta ?
Mio figlio, che ha cambiato scuola, l'altra sera è uscito a dire : "sai papà, l'insegnante di inglese di questa scuola ANCHE SPIEGA, prima di darci gli esercizi per casa". Va bene che quella lasciata era una scuola "di classe", e perciò molto selettiva e di gran nome, ma se la selezione la facciamo così, son bravi tutti, no ?
Anonimo SQ
PS mi scuso con tutte voi se faccio l'anima critica, lo so che voi insegnanti bloggare siete la parte migliore della nostra scuola, ma la realtà "media" del nostro sistema scolastico credo sia più la mia che la vostra.
Sono totalmente d'accordo con Murasaki: il post è veritiero e non banale, e aggiungo di mio che ho due classi terza liceo scientifico, una di trenta elementi e l'altra di trentuno, non so se mi spiego, provenienti da varie seconde "smembrate". Non so ancora i loro cognomi, per me è una tragedia. Mi sforzo di spiegare normalmente e di tenere un minimo di ordine, ma non conoscendoli uno a uno è davvero difficile.
@ Anonimo SQ: nella mia scuola, spiegare tutto è la norma, almeno che io sappia. Per quanto mi riguarda, i ragazzi studiano sui miei appunti più che sul libro. E la mia è una scuola rinomata per essere severa e selettiva. Tuo figlio è stato davvero sfortunato.
Posso votarti come Ministro dell'Istruzione, posso?
Post molto utile, invece, e per niente banale; tutto quello che dici lo ritrovo in quel che sta vivendo mia figlia, che ha cominciato la prima media quest'anno.
La mattina si alza prestissimo: prepara i suoi 10kg di zaino, a volte la sua cartellina (gigante) per il disegno, 1 merenda (1 ricreazione)e 1 bottiglia d'acqua (deve bere per un problema che ha), alle 8 è in classe; in classe sono in 27, comprese due disabilità (un'ipovedente e un ragazzino con vistosi problemi psichici). Esce alle 14,00; affamata, col mal di testa (in classe c'è molto rumore, dice), tutta sudata e con la pipì che le scappa (perché non la mandano molto in bagno). Alle 14,30 è a casa. I compiti iniziano alle 15,30, circa.
Sul diario: 8 pagine di epica (non saranno troppe?), 3 di scienze, 3 di geografia, 10 esercizi di matematica. Ok. Si studia e si finisce alle 23,00 con pausa cena. Senza panico, le dico, ma dentro di me spero che ce la faccia a tenere il ritmo.
Io quando facevo le medie riuscivo anche a giocare... o forse me lo sarò sognato? :)
@Anonimo SQ
La scuola è un mondo assai composito, e la realtà di ognuno è la realtà che conosce - ogni scuola e ogni classe fanno storia a sé, e sono fermamente convinta che i ragazzi plasmino gli insegnanti almeno il doppio di quanto gli insegnanti plasmino i ragazzi (io, poi, mi lascio plasmare che è una meraviglia). Nella mia personale realtà ho conosciuto soprattutto persone che si industriavano assai per fare il loro lavoro nel migliore dei modi, ognuno a modo suo.
Nelle altre nazioni, mi viene il sospetto, la realtà logistica è molto più confortevole. Non so se è vero, ma mi sembra che da noi il concetto che i ragazzi hanno da star comodi non è molto sentito, nonostante tutte le menate legislative sulla centralità dell'alunno eccetera. Comunque, con una buona mensa e un buon giardino per giocare durante l'intervallo lungo, i pomeriggi funzionano piuttosto bene, per quel che ho visto.
E il fatto che nella scuola selettiva e di gran classe a tuo figlio fosse capitato l'insegnante "che non spiega" mi conferma nella mia malvagia teoria che le scuole di gran classe non esistono; esistono invece scuole che, per una fortunata serie di combinazioni, per un certo periodo funzionano bene, sono dappertutto e puoi trovarne una anche scegliendo a casaccio un nome estratto da un bussolotto.
@ Pensierini
Solidarietà. Non so che altro dire, perché il problema è serio e purtroppo diffuso.
@LaNoisette
Ancor meglio: perché non ci organizziamo un ticket, tu ed io? ^__^
@Linda
Idem come per Pensierini: solidarietà. Fino a qualche anno fa i ragazzi sarebbero stati una ventina e i due disabili avrebbero avuto maggior copertura e qualche ora in più di educatore. Il passaggio dalle elementari alle medie è un momento delicato, si dovrebbe averne maggior cura perché potrebbe facilmente diventare un momento bello - per i ragazzi è la prima finestra che si apre sul mondo esterno.
Quanto ai compiti, vedi, tutti noi ne diamo "il giusto, non un capello di più". E' che sono sempre tanto pochi, visti dalla parte della cattedra... esta il fatto che preparare cinque materie o sei fa la sua brava differenza, e ci sono giorni orrendi (ma a questo temo non ci sia rimedio, perché l'orario è sempre un miracolo di aggiustamenti) dove le sei materie sono due ore di matematica, inglese, seconda lingua e due ore di Lettere. Comunque, se vedi che il ritmo le pesa, prepara qualche forca strategica o qualche giustificazione ogni tanto... insomma evita di mandarla in saturazione, sennò si ingrippa.
Mi unisco tardiva per colpa dei genetliaci festeggiamenti. Non è un post per nulla banale, e fa riflettere.
In particolare, io porto la mia esperienza di scuola media (e materna, e elementare) frequentata tutti i giorni fino alle 16.45, mercoledì escluso (si usciva alle 13 o alle 15 a seconda della scelta). Sabato, ovviamente, libero.
Funzionava. E molto bene anche. Ma perché, come tu ricordi, avevamo delle infrastrutture splendide: ottima mensa, ottimi spazi per fare ricreazione dopo pranzo al chiuso in caso piovesse, un capolavoro di giardino. Al pomeriggio avevamo in tutto 2 spazi orari reali (tranne il mercoledì, ovvio) e tre quarti d'ora di dopo-scuola (dalla 16 alle 16.45). Nel corso della settimana questi spazi reali potevano essere occupati da uno, da due o da nessuna altra lezione. Ma, capo primo, avendo comunque sempre i tre quarti d'ora di doposcuola, con un saggio usa anche degli spazi orari reali 'liberi' (dunque di nuovo di doposcuola) noi andavamo a casa avendo finito i compiti non solo per il giorno dopo, ma per la settimana tutta (ovviamente, portandoci avanti: chi nel doposcuola, nel quale eravamo seguiti, ma non aiutati a fare i compiti, in modo da imparare a lavorare da soli, cazzeggiava poi si trovava a dovere studiare sempre, a casa). E' stata una meraviglia. Ma proprio perché infrastrutture e attenzione alle esigenze di tutti rendevano quella scuola, pubblicissima, un'isola felice.
Sul resto, aggiungo solo che concordo sul farsi plasmare dagli alunni (tutti quanti, e alcuni di più di altri - se penso a me e all'Onda mi viene in mente la parata dei cani della Carica dei 101) e sul fatto che troppi (insegnanti inclusi) non si rendono conto di che cosa possa significare comodità per gli alunni. Personalmente, io ho per esempio Soldino nei Merry Men che tendenzialmente mi segue le lezioni su un piede solo, o appollaiato su uno sgabello. Fin tanto che segue, non me ne può fregare di meno.
Infine, concorso sulla casualità delle scuole: fondamentalmente, la qualità di una scuola può essere determinata con il sorteggio come metodo oggettivo. Quanto al lavorare in classe, chiaro che ci deve essere un giusto mezzo. Preciserei soltanto, per AnonimoSQ (il quale evidentemente, come si evince dai suoi racconti qui e altrove, ha concentrato su di sé, in quasi tutti i campi della socialità, un primato di sfortuna cosmica - e dunque aggiungerei la solidarietà anche a lui), che fare "qualche correzione" fa parte del lavorare in classe. Anzi, nella mia esperienza, le spiegazioni migliori partono quasi sempre dal lavoro di feedback attraverso la discussione e revisione delle correzioni dei lavori dati.
Infine, Noise e Murasaki: se fate il ticket e non mi ci fare rientrare in nessun modo mi arrabbio non poco! ;-)
massì, una sottocommissione non si nega a nessuno! Oppure potremmo fare un triaginerato, o qualcosa del genere(in realtà a me basterebbe potermi occupare delle medie, il resto lo lascio a chi vuole, essendo solo un trascurabile accessorio alle suddette medie).
Per quanto riguarda il resto, estendo la solidarietà e aggiungo solo che, dalla mia esperienza del tempo prolungato (che è prolungato soprattutto per Lettere e Matematica, almeno nella formula che ho conosciuto io) ho visto che più ore permettono di fare a scuola una parte del lavoro da dare a casa, con la possibilità, appunto, di intervenire sul vivo. La mia amata grammatica, per esempio, rende molto di più quando è fatta in collettivo con solo qualche blando esercizio di ripasso a casa. Questo però dovrebbe valere anche per le lingue straniere...
Posta un commento