No, noi della Commissione non eravamo nel boschetto circostante, noi eravamo nella caldaia
(e, in parte, dentro la nuvola)
(e, in parte, dentro la nuvola)
Cristaccecami, da me annunciato alla Preside da Esami come un turbine devastatore che rischiava di mettere in pericolo la stessa esistenza fisica della scuola (sulla base del criterio "meglio prevenire che curare") mostra tratti di una bontà angelica. Raramente si sono visti gatti di marmo così tranquilli e concentrati sui loro compiti. Non solo non dice un solo "Cazzo!" durante i cinque scritti, ma non dice praticamente una parola se non a bassissima voce e agli insegnanti di sostegno. Gli scritti vengono regolarmente eseguiti, e non ridotti a coriandoli, e nel loro genere sono anche fatti molto bene. I Tre Sostegni, che hanno passato l'anno a rincorrerlo per i corridoi, digrignano i denti e si lamentano di essere stati presi in giro. Io non mi lamento di nulla, mi basta uscirne viva.
Il giorno dell'Invalsi, contrariamente al mio uso, sono a scuola. Non per mia volontà o per soverchia premura di insegnante affettuosa, bensì perché la Preside Da Esami si è messa in testa, rivoltando come un calzino la circolare del 31 Maggio, che i pacchi delle Prove Invalsi vadano portati dalla sede centrale a St. Mary Mead dai coordinatori, ovvero presidenti delle sottocommissioni, e da loro stessi medesimi aperti in in presenza dei ragazzi.
Intendiamoci, la circolare offre anche questa possibilità di interpretazione, ma può anche essere interpretata in altri modi, e anzi sarebbe opportuno che lo fosse, visto che - guarda caso - alle medie, nel 95% dei casi, il coordinatore è l'insegnante di Italiano o di Matematica, (ovvero delle due materie ritenute degne dell'onore di una Prova Invalsi) cioè proprio le due persone che che l'Istituto Invalsi e il Ministero ci hanno sempre esortato a tenere lontano dalle aule il giorno della prova. Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di constatare, il sogno proibito della Preside d'Esame è quello di farci percorrere il massimo numero di volte possibile la strada tra St. Mary Mead e la sede centrale, e dunque giustamente ha scelto di interpretare l'allegato della circolare nel modo più consono a questo nobile scopo.
Strano ma vero, in un pallido sprazzo di buonsenso, verso le una del giorno precedente alla Prova, quando sia la sede centrale che quella di St. Mary Mead stanno per chiudere, ci manda a dire che basta che venga a ritirare i pacchi uno solo dei coordinatori. Vivaddio.
Alle otto e mezzo del mattino seguente siamo tutti a St.Mary Mead in paziente attesa del coordinator-corriere. Arrivati i pacchi li apriamo, chiamando due ragazzi a testimoni, firmiamo il verbale dell'avvenuta consegna e a quel punto restiamo in Sala Docenti a cazzeggiare sul più e sul meno, finendo per fare una volta ancora l'una, pur assicurando gli altri ogni dieci minuti che "Via, adesso vado". Sai com'è, fai questo, sistema quell'altro, riordina quest'altro ancora, spettegola su questo, rivanga quest'altro...
All'uscita trovo Oyster con un paio di amici. "Com'erano le Prove Invalsi?" chiedo salottiera.
"Quella di Matematica era difficile" risponde.
Mi perplimo assai: Oyster non è tipo da smontarsi facilmente "Ehm... cioè, non era facile?" provo a mediare.
"Era difficile" ribadisce Oyster con fermezza "Italiano no, ma Matematica sì". Intorno a lui gli amici annuiscono convinti - e non son certo ragazzi che navigavano perigliosamente sul filo della sufficienza.
Torno a casa un po' inquieta.
Il giorno della torrida correzione degli scritti (nel frattempo è arrivato un caldo ignobile, come da copione) risulta che la Prova Invalsi di Matematica è stata un disastro di dimensioni epiche, dove pregiati alunni ammessi con nove han raccattato un cinque l'appunto. Per fortuna le griglie di correzione degli altri scritti sono tarate in modo tale che la sufficienza è garantita, purché l'alunno abbia compitato in modo corretto il suo nome e cognome e indicato correttamente il colore del cavallo bianco di Napoleone, quindi non dovrebbero esserci troppi problemi. Per ancora maggior fortuna nessuno di classe mia ha sbarellato particolarmente: il voto più basso all'Invalsi è cinque e il nostro Golden Trio, che comprende Oyster, la Rumena Rampante e la Prima della Classe ha comunque raccattato un onorevole otto.
Tutta la classe, come un sol scolaro, ha scelto il solito tema sul triennio - di cui, detto per inciso, dopo due anni a fila che ne correggo a decine comincio ad essere stufa. Kumagoro ha come sempre saltato buona parte degli accenti ma si è degnato per una volta di scodellarmi ben tre colonne di senso compiuto e con l'aiuto della griglia arriva al sette. Anche il DSA ha fatto una certa falcidia con gli accenti, ma per una volta ha tenuto abbastanza d'occhio la sintassi e anche per lui arriva il sette. In effetti il voto più basso è sette, ma non mi lamento perché ad alcuni era stato comunque preventivato di mettere sette perché si sospettava che in altri scritti ci sarebbe stato un mezzo disastro.
Invece il disastro non c'è, da nessuna parte: non abbiamo nessun quattro, ma in compenso c'è un prezioso gruppetto di sufficienze non preventivate, e non tutte sono merito della griglia; confortante, nel complesso. Inoltre, per mia grande gratificazione, tutti i temi sono scritti con una sintassi largamente accettabile: a quanto sembra tutte quelle ore passate a completare frasi con trapassato remoto e imperfetto congiuntivo hanno sortito benefici effetti e nessuno si è infilato in frasi da cui non riusciva poi a uscire - cosa che all'inizio dell'anno facevano con regolarità esasperante, a volte perfino Oyster.
Viene poi il primo giorno degli orali. La scuola di St. Mary Mead è un forno, e tuttavia in una specie di sottoscala dall'orribile acustica rimbombante c'è una piccola isola di fresco. Non ci sono porte da chiudere per parlare in privato, non ci sono sedie per far accomodare eventuali ospiti e se qualcuno vuole ascoltare tutto quel che dicono gli insegnanti non ha che da accorstarsi alla prima rampa di scale che fa angolo, dove nessuno di noi ha la benché minima possibilità di vederlo. D'altra parte i morti per soffocamento o autocombustione non fanno alcun esame, né in veste professorale né in quella studentesca, e dunque amen.
Il taglio del nastro avviene con Cristaccecami, che per l'occasione è andato completamente nel pallone e non sembra capace di ricordare più nemmeno il suo nome. L'esame viene dunque fatto dal Sostegno A, che si fa delle domande e provvede a darsi delle risposte, fin quando Matematica non prende in mano la situazione. Forse perché Matematica non è persona ansiogena, forse perché il cambiamento prende di sorpresa Cristaccecami, il ragazzo comincia a rispondere e financo a sviluppare frasi e concetti autonomi. Il colloquio si conclude con metaforici tarallucci e vino e gran sollievo di tutti noi.
Abbiamo poi un dignitosissimo esame del Certificato, emozionato ma presente a sé stesso. Infine arriva il DA, che ha preparato un percorso su slide.
"Le guardiamo qui sul portatile" suggerisce Fisica "Nell'aula della LIM fa troppo caldo".
"Pazienza, un po' di caldo non ha mai ucciso nessuno" sorrido perfidamente io, che di esami in slide su portatile ne ho visti più che a sufficienza l'anno scorso. Matematica, che possiede un mirabile stoicismo, mi appoggia senza esitazione. Gli altri colleghi mi odiano intensamente, ma così è la vita.
Ed eccoci tutti in vaporiera, come tanti nikuman. Il DA soffre particolarmente il caldo ma in certi casi l'emozione aiuta, e insomma tiene duro quanto basta per farci un colloquio articolato e ben organizzato. Per fortuna, oggi è l'unico che ci gratifica di un percorso interattivo, e così possiamo strisciare di nuovo in cantina verso un'illusoria parvenza di fresco.
Il resto del pomeriggio scorre tranquillo, con l'unica eccezione di Kumagoro che ci racconta di quando Hitler salse al potere (ma poi, non so bene come, prende sette e sette gli verrà come voto di uscita. Beh, si sa che in Commissione d'Esame ognuno vota secondo il suo criterio).
Qualche giorno dopo, di mattina, secondo e ultimo round. Stavolta i percorsi multimediali sono quattro. Le temperature si sarebbero abbassate, ma ahimé la nostra classe, quella con la LIM, è baciata dal sole sin dai primi tenui raggi (che in questi giorni non sono tenui un bel niente). Per giunta stamani abbiamo la sfilata delle stelle, ovvero gli aspiranti al nove e al dieci, e i percorsi non si caratterizzeranno per soverchia brevità.
La tragedia incombe sin dall'inizio, quando la Rumena Rampante scopre che i collegamenti multimediali non funzionano - e sarebbe interessante capire come mai, visto che la sera prima ha fatto una prova con Matematica su quella stessa LIM e con quello stesso file, e tutto funzionava. La ragazza - una cara ragazza, simpatica, concreta, posata, con un bel senso dell'umorismo - è soggetta una o due volte l'anno a travolgenti crisi di panico, e a quel che sembra la seconda volta di quest'anno sarà ORA. Avendo visto in diretta la prima, sono assai vicino al panico a mia volta.
Non ho alcun ricordo di cosa io e Matematica e poi Inglese e Fisica e Sostegno C abbiamo fatto e detto ma in qualche modo riusciamo a troncare la crisi sul nascere e, con voce punteggiata dai singhiozzi, l'esposizione parte. Un po' di pazienza per i primi due-tre minuti, poi va tutto bene, anche senza collegamenti multimediali, e il percorso viene esposto con tutti i fiocchi e i controfiocchi del caso.
Una pausa rinfrescante in cantina, dove tra l'altro assistiamo in diretta all'eruzione di un vulcano di cartapesta e a un sistema solare in piena rotazione grazie a un ingegnoso sistema di cavetti e circuiti, e due ore dopo eccoci di nuovo in vaporiera per assistere al fluviale e loquacissimo percorso della Prima della Classe incentrato sul Castello Errante di Howl. Per fortuna la candidata è dotata di una loquela inarrestabile e quindi non è necessario che interveniamo - anzi forse è meglio se non interveniamo, perché lei è fermamente decisa a esporci ogni singolo dettaglio del suo ricco percorso e trasformare il tutto in un'allegra chiacchierata su Miyazaki e dintorni probabilmente l'avrebbe un po' seccata.
Quando è il turno per il gran finale di Oyster il sole ha finalmente girato e la temperatura della caldaia comincia lentamente ad abbassarsi - non dico sia a livelli umani, ma con molta forza d'animo si può almeno provare a resistere.
Oyster non va soggetto a crisi di panico e in realtà nelle interrogazioni è sempre tranquillo e a suo agio - caratteristica decisamente insolita, ma del resto è un ragazzo insolito sotto molti punti di vista. Con garbo ci espone il suo percorso su Lenin, che con garbo sintetizza, quando è necessario, con garbo risponde alle nostre domande. Se non ci fossero 40 gradi all'ombra e un'umidità del 180% sembrerebbe quasi di fare una conversazione normale. Ci congratuliamo anche con lui e coliamo giù in cantina per le ultime scartoffie, con nemmeno due ore di ritardo sulla tabella di marcia.
2 commenti:
Il caldo anche da noi è stato asfissiante a partire dal primo scritto, ahimé.
E gli scritti sono stati fatti nell'atrio, dove le macchinette buttavano aria calda. Ti lascio immaginare...
Se qualcuno scriveva della prima rivoluzione industriale, quella a vapore, problemi a immedesimarsi non ne avrà avuti...
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