La Madre dell'Assenteista è un classico nel suo genere - la Madre un po' trascurata e molto melodrammatica che tanto spesso popola i blog di noi insegnanti. Bionda, piuttosto bella, abbigliamento alla moda non supportato da adeguato stile*, piuttosto annoiata, ci guarda dall'alto in basso e ci domanda se la situazione è davvero così grave - ma quando abbiamo smesso di chiamarla, stufi di perdere il tempo nostro e della Preside, ha cominciato a venire spontaneamente, per chiederci se davvero la situazione era così grave. Nella seconda metà dell'anno si è fatta regolarmente scortare dalla figlioletta in età da elementari, una sorta di incarnazione della Pinky dei Muppets ma meno simpatica, che interviene per spiegarci che lei a scuola è tanto brava ma che se, come sembra, negli ultimi tre mesi dell'anno ha passato tutto il tempo con la madre invece che a scuola, forse tanto brava ormai non è più.
La mattina abbiamo appeso i tabelloni, nel pomeriggio dovevamo consegnare le schede. Mentre stavo infiocchettando e siglando i registri prima di consegnarli in segreteria è arrivata la custode a cercarmi. Se potevo andare, la madre dell'Assenteista aveva chiesto di parlarmi...
In effetti non ero obbligata a farlo, il tempo del ricevimento è finito da settimane; ma ho pescato una collega dal mucchio - Matematica, guarda caso - e mi sono accomodata con lei, la madre e Pinky in un'aula vuota.
E la madre ci apre il suo cuore e ci rende partecipi del suo dolore: che lei proprio non riesce ad accettarla questa cosa troppo brutta, di un ragazzo bocciato perché stava antipatico ai professori. Perché gli altri compagni l'hanno detto: l'Assenteista non doveva essere bocciato, perché altri che lo meritavano non sono stati bocciati "perché gli era morta la madre, perché qui, perché là"...
Non so cosa prescriva il Galateo dell'Insegnante per un caso come questo; d'altra parte ognuno reagisce come sa. Io ho urlato, facendo una sfuriata alla madre - una sfuriata in piena regola, dove ho rimproverato aspramente l'Assenteista di averci costretti a fermarlo e ricamando a sopraggitto e punto croce sul fatto che la classe, quella classe, proprio quella, era una classe perfetta per lui, dove tutti avevano legato con lui e dove la differenza di età non si sentiva. Ho poi aggiunto che, lui, aveva fatto benissimo a non venire e a mandare la madre perché se lo avessi avuto davanti l'avrei come minimo strozzato sul momento, visto che se l'era cercata col lanternino - e nessuno osasse tirare in ballo gli altri compagni, perché là dentro tutti, assolutamente tutti, avevano lavorato infinitamente più di lui e nessuno aveva un camposanto di scheda nemmeno lontanamente simile alla sua.
Quando mi sono fermata per riprendere fiato è intervenuta, molto più pacatamente, la collega di matematica. Che ha ribadito che il ragazzo la matematica non l'aveva studiata mai, ma proprio mai-mai-mai, prova ne era che soltanto a Gennaio era saltato fuori che lui non aveva il libro (che quell'anno aveva cambiato edizione e quindi non era più lo stesso dell'anno prima). E lei per questo lei gli aveva dato il suo (il suo di lei insegnante di Matematica) e da Gennaio era senza libro, che per un'insegnante non era proprio comodissimo, perché il suo libro lo aveva l'Assenteista; il quale Assenteista, però, il suo libro certo non l'aveva usato per studiarci matematica anzi, per quel che le risultava, non l'aveva usato proprio. E allora, se la signora fosse stata così gentile da riportarglielo, quando nel pomeriggio fosse venuta a prendere la scheda, perché a lei il libro di matematica faceva comodo, sa, perché a lei serviva per lavorare...
La Madre non ha trovato argomenti per rispondere e si è limitata ad andarsene borbottando un vago "Vado dalla Preside" (e sappiamo che c'è andata, ma la Preside ci ha gentilmente risparmiato il resoconto del colloquio).
Non è venuta a ritirare la scheda, nel pomeriggio. E naturalmente Matematica non ha riavuto il suo libro.
Non credo che ci sperasse, comunque.
Resta da capire il senso di questa storia (anche se questa storia un senso non ce l'ha); l'Assenteista si è comportato da stordito - in effetti molto da stordito - e nei primi sei mesi di scuola ha fatto capire in tutti i modi possibili e immaginabili che della scuola non ne voleva sapere (negli ultimi due mesi ha invece stabilito che musica, scienze e italiano non gli facevano del tutto schifo, ed era diventato molto più gestibile in classe); sapeva benissimo che non era vero che a scuola si passa sempre e comunque, perché lui l'anno prima era bocciato. Magari contava sull'invulnerabilità dell'essere stato fermato una volta, ma il suo non era l'atteggiamento di chi cerca di studiare il meno possibile, era un rifiuto sistematico verso la scuola che solo verso la fine dell'anno si è attenuato, e solo per poche materie. Certo, avremmo potuto dargli fiducia (come era stato fatto in prima, senza grandi risultati) ed è perfino possibile che la fiducia sarebbe stata ricompensata. Ma chi si azzardava a correre il rischio, con quella classe e con buona parte delle materie intonse e intatte (tanto per parlare di matematica, non aveva chiaro nemmeno il meccanismo del massimo comun denominatore e del minimo comune multiplo)?
Comunque l'Assenteista ha quattordici anni e non si era fatto da solo; che un ragazzo a quell'età si comporti da stordito ci può anche stare e in fondo la scuola dell'obbligo è per tutti.
Ma la famiglia? Dopo nove anni di scuola e non so quante chiamate dalla segreteria e dalla presidenza, la famiglia non si preoccupava nemmeno di fargli le giustificazioni e fino all'ultima settimana abbiamo dovuto telefonare per chiederle. Fino all'ultima settimana.
Che senso aveva l'ultimo pellegrinaggio della Mater Dolorosa a lamentarsi, come se fosse chissà quale sorpresa il fatto che il figlio fosse stato fermato?
La famiglia non era composta di quattordicenni, in teoria. La famiglia aveva visto la scheda del primo quadrimestre. Conosceva la situazione. Non gliel'avevano detta solo i professori, era stata spiegata con grande chiarezza anche dalla Preside - e non una volta soltanto.
Evitare la dispersione scolastica, dicono.
Più che volentieri, se ci spiegano come.
*vuol dire che, esattamente come il figlio, gira abitualmente con mezzo culo di fuori
8 commenti:
Che poi non credo che si sia mai vista revocare una bocciatura a seguito delle proteste di un genitore...
Sarebbe impossibile, anche se il Consiglio al gran completo si pentisse profondamente. Per cui capisco le sceneggiate dell'ultima ora, i ricatti (sempre dell'ultima ora) i ricorsi... ma il Reclamo Dopo La Non Ammissione Alla Classe Successiva non ha proprio senso.
Eppure lo fanno in tanti.
a proposito di assenteisti/e: io quest'anno ne avevo una femmina, anche lei già ripetente dall'anno scorso (anche lì per le assenze). situazione incredibilmente complessa, anche dal punto di vista personal-socio-familiare (al di là delle scuse). per motivi chiari e non equivocabili (e a loro modo giusti) non può venire a scuola due giovedì al mese. comincia benino. dice che l'anno scorso si è lasciata andare perché si trovava male in classe; quest'anno, coi cani, si trova "a casa". comincia a fare più assenze. parole con lei. colloqui reiterati con la mamma, alle ore più assurde causa turni di lavoro. telefonate regolari. lettere, protocollate e scritte. riprende, si scusa, ci riprova. quando viene, segue e capisce. il problema è che, progressivamente, a scuola ci viene sempre meno.pagelle, colloqui, pagellini, telefonate, lettere. dopo l'ultimo pagellino, l'ultimatum (scritto, a voce e di persona): "se l'assenteista non viene sempre a scuola, riboccia. senza questioni". "capisco professoressa, grazie. d'ora in poi anche con la febbre la mando lì". non viene praticamente più. ritelefonate e (per fortuna che la 'povna è grafomane) un'altra lettera. il nulla.
l'assenteista viene bocciata.
la 'povna chiama la mamma per la telefonata di rito.
"prendo atto, 'povna, ma francamente non capisco"
"come signora, eppure le avevo detto che se l'Assenteista non cambiava rotta in modo radicale sarebbe andata così"
"lei dunque mi dice che è bocciata per le assenze? ma io pensavo che, dopo i nostri colloqui e lettere, quel problema fosse risolto e che, visto che me le avevate comunicate, fossero state in qualche modo annullate"
"..."
Cioè, mi dici, c'è proprio un problema di comunicazione -nel senso che ci sono alcuni che rifiutano di accettare la possibilità che il figlio bocci, per quanta chiarezza la scuola adoperi per comunicarlo.
Fenomeno interessante che meriterebbe forse qualche studio, IMHO
(BTW l'Assenteista,nonostante il nome, pur avendo fatto un sacco di assenze era comunque rimasto quasi sempre sopra il tetto della bocciatura)
per ovvi motivi di privacy non posso riportare le ragioni, però sì. la genitrice in questione, di fronte a lettere scritte (e protocollate - la 'povna è pur sempre figlia di Mr. Mifflin, e queste cose le fa con precisione), che dicevano, testualmente: "[...] un atteggiamento che, là dove perdurassero le molteplici e reiterate assenze, rischia di compremettere seriamente l'esito finale dell'alunna, esponendola a una non ammissione alla classe successiva", ha risposto nei termini che la 'povna ricordava...
è stato un caso unico. con molti ma e se. ma è restato, ahimé, proprio così...
Io credo che dovremmo deciderci a parlare chiaro. Basta diplomazia. Basta giri di parole. Basta: forse, può darsi, rischia, guardi, attento che se.
Alla prima che fanno, una letetra con scritto: signori genitori, se domani fosse la fine della scuola, lo bocciamo. Se da domani comincia a prendere tutti 8 e 9, forse potremmo promuoverlo.
E comunque, Pinotto, dopo tre anni di madre che diceva: ma come mai l'avete promosso?, ma non era meglio bocciarlo?, ah, ma io non ne posso più di questo figlio... Ecco, dopo tre anni così e la (finalmente) bocciatura, è andata dal preside a dire che non se lo aspettava, e ha mandato il figlio in un'altra scuola...
prof, ma la frase che tu dici, "se oggi fosse la fine della scuola", almeno da noi c'è già!! è in calce, scritta, alla lettera in allegato al pagellino...!
Nemmeno il mio peggior nemico mi può accusare di non parlare chiaro in questi frangenti, anzi d'abitudine e quando è possibile la metto più pesa di quel che è (con l'Assenteista non era possibile farla più grave, perché già a metà Ottobre era seriamente in corsa per la bocciatura) - ed evito con cura di usare un linguaggio contorto, attorto e burocratese. La frase più complessa e ambigua che adopero è "X non studia e saremo costretti a fermarlo".
Ma se anche il Consiglio di Classe al completo, attorniato da boscaioli e falegnami dediti al loro lavoro con in mano le più grandi seghe di questo mondo, cantassimo in coro a piena canna "Giuriamo innanzi a Dio / di bocciar la vostra prole" e poi consegnassimo il solenne impegno firmato e vidimato da un notaio e due magistrati di alto grado, lo stesso davanti ai quadri il Genitore, con fare sorpreso, mormorerebbe "Ma davvero, non capisco perché".
Non scordiamo che sono i genitori di QUEI ragazzi che sono altrettanto sicuri di passare (e, con mia grande sorpresa, l'Assenteista lo era)
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