Così prevede Gandalf, quando Faramir parte su ordine del padre per l'impresa dichiaratamente impossibile di difendere il guado di Osgiliath. Facile profezia, invero: perché quelli come Denethor si ricorderanno sempre di amare ciò che gli appartiene, possibilmente nel momento e nel modo più sfavorevoli allo sventurato oggetto d'amore.
E così l'amore paterno reclama i suoi diritti quando Faramir ritorna, colpito dal Re dei Cavalieri Neri e sprofondato nel delirio. E come grandi segni di amore Denethor decide che:
1) morto lui e i suoi figli, è chiaro che non c'è più speranza e che Minas Tirith cadrà nelle mani del nemico, quindi tanto vale lasciar perdere tutto
2) il vero desiderio di Faramir è morire con lui.
Al secondo punto, in particolare, Faramir non può dire né sì né no, appunto perché è sprofondato nel delirio. Le cose finirebbero davvero male se Beregond non decidesse di buttare alle ortiche il suo giuramento di obbedienza e se Pipino non corresse nel bel mezzo della battaglia a tirare Gandalf per la manica perché Faramir aveva "più bisogno di dottori che di lacrime". E niente di meno dell'intervento di Gandalf in persona sarà necessario per strappare Faramir all'abbraccio del suo amorevole padre.
Quanto a salvare Denethor, si tratta di impresa probabilmente al di fuori della portata di Iluvatar in persona; a parte il fatto che Denethor non vorrebbe mai e poi mai essere salvato da altri che da sé stesso medesimo.
No, direi che nel complesso non è un personaggio che mi sia riuscito molto simpatico.
Comunque ha contribuito a generare Faramir, e non è un titolo di merito da poco.
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