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domenica 31 maggio 2009

Il Crepuscolo degli Dei (troppe meringhe fanno male ai denti)



Dopo due anni, alla faccia di Bondi e di Brunetta e di Bossi e di tutti quei ministri, con in testa il Presidente del Consiglio, convinti che l'italico orecchio vada deprivato di ogni scelta musicale al di fuori di Apicella e di Sanremo, tra tagli e riduzioni e risparmi e pubbliche collette, il Comunale di Firenze è finalmente riuscito a completare la sua Tetralogia con regia de La Fura dels Baus - unica opera di tutto il Maggio Musicale (se sembro arrabbiata è perché lo sono).
In un teatro ben pieno noi wagneriani (sottosetta della setta dei musicofili e minoranza assai incompresa tra i melomani) siamo andati a goderci il sacro rito della distruzione dell'Anello - con grandissima soddisfazione generale e qualche perplessità da parte mia. La rappresentazione che ho visto era quella del 6 Maggio 2009.

Sigfrido non era lo stesso che pur avevo apprezzato nell'opera omonima a Novembre. Al suo posto tale Lance Ryan ha dato assai rispettabile prova di sé, anche se va riconosciuto che nel Crepuscolo il ruolo permette altre sfumature oltre al classico "sono tanto, tanto, tantissimo ganzo e coraggioso ed eroico". Del tutto a sorpresa, la regia lo ha fatto cantare a testa in giù, mentre spergiurava ignaro di farlo, in una perfetta imitazione del tarocco dell'Appeso (il cui originale, ci dicono, sarebbe niente meno che Wotan); scena di grande effetto e molto simbolica, anche se un po' perversa da parte del regista.
Altra scena di enorme impatto (per gli altri, ho sentito che il pubblico era letteralmente incantato) è stato il corteo funebre che si è snodato lungo la platea. E' piaciuto davvero a tutti, e non so spiegare perché sono rimasta piuttosto indifferente. Comunque era molto bello.
Invece ho apprezzato molto l'idea di Gutrune chiusa nella sua palla incantata a fare la ruota come un criceto in gabbia. Completamente avulsa dai giochi di potere, abbastanza stronza da accettare un marito ottenuto grazie a una serie di raggiri, sta lì solo di passaggio e ci capisce il giusto, anche perché, oggettivamente, l'intelligenza non è il suo punto di forza (in effetti né lei né il fratello hanno punti di forza...).
Brunilde... ecco, a sorpresa Jennifer Wilson si è rivelata un punto debole. Non solo per colpa sua, aggiungo.
D'accordo, la parte è perfida, è sterminata, è infinita e per giunta richiede un impegno interpretativo altissimo: nel giro di poche ore la poverina deve cantare le delizie dell'amore, gli affanni del più nero tradimento e delle più orrende offese che una semidea possa trovarsi a subire... e infine riabilitare lo sposo fedelmente infedele e avviare niente meno che la fine del mondo - un compito, quest'ultimo, che nessun altro protagonista nella lirica si ritrova a sostenere.
E lei non aveva molta voce, almeno quella sera. D'altra parte la voce è come il coraggio, se non ce l'hai non puoi dartela per cinque ore di fila a quei livelli e non c'è tecnica che tenga. Capisco e umanamente comprendo, sono cose che capitano.
Però, voi registi, un aiutino a questa donna ex dea che si trova davanti un sì gravoso compito, volete darglielo? Non fosse che per il fatto che l'ultima scena la vede in primo piano?
Nel secondo atto Brunilde si sposa, con un abito bianco a meringa, circondata da una serie di galette corte, e in quella discutibile tenuta rimarrà fino alla fine. Un abito del genere lo può sostenere con qualche speranza di non apparire del tutto ridicola solo una top model, forte di una grande professionalità, un'altezza smisurata e una snellezza assai simile all'anoressia.
La Wilson non ha mostrato, nemmeno nelle due opere precedenti, un'eleganza scenica incomparabile. Per giunta non è altissima e l'anoressia sembra l'ultimo dei suoi problemi. Niente di male, per carità, una cantante deve prima di tutto saper cantare e il resto è relativo, ma perché vestirla in modo ridicolo? E lasciare stampata negli spettatori l'immagine di una meringa che dà fuoco al Walhalla cantando con voce sfuocata?

Signori della Fura, questo si poteva evitare. Dirò di più: si doveva evitare.

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