Ultimo giorno di scuola. Il VicePreside ha organizzato la festa della scuola al Palazzetto dello Sport di St. Mary Mead, essenzialmente un grosso campo da pallavolo coperto e circondato da gradinate in cemento con un acustica che dire pessima non rende nemmeno lontanamente l'idea. E con cosa comincia la festa? Sissignori, con un bel concerto.
I professori assistono in gradinata, senza potersi sbilanciare troppo con i commenti perché i Genitori incombono un po' dovunque.
Le classi sfilano, si alternano e si mescolano. Scopriamo finalmente chi stonava Adeste Fideles (e che ha continuato a stonarla), chi arrancava su White Christmas (ma che alla fine l'ha cantata bene), abbiamo ascoltato una versione completa dei 12 giorni di Natale, qualcuno ci rifila financo "Caro Gesù Bambino" (sì, proprio quella del, bambino povero che non ha giocattoli e vorrebbe giocare con Gesù. Allo Zecchino d'Oro è passato un po' di tutto, si sa).
La mia classe canta Marry Christmas, ma per motivi a me ignoti Musica ha deciso di non metterci il ritornello "war is over" - cosa che, come ascoltatrice, mi ha frustrato moltissimo.
Abbiamo anche avuto l'esibizione delle Tre Supercocche, che ci hanno cantato L'amore dei Sonohra (meglio di quanto han fatto i legittimi interpreti a Sanremo) e poi Niente Paura di Ligabue (con salda intonazione ma in modo non entusiasmante; del resto se ti impunti per far cantare a tre soprani leggeri una canzone da basso profondo non è detto che il risultato faccia gridare al miracolo).
A seguito sono arrivati i giochi a squadre, di quelli molto più divertenti da fare che da guardare... La staffetta però mi ha offerto dei buoni spunti di riflessione: è sempre interessante osservare i tuoi allievi in un contesto completamente diverso da quello in cui sei abituato a vederli, e ci sono cose che ti restano impresse, ad esempio vedere uno dei due Teppisti (quello più a rischio, a opinione generale) che fa un percorso impeccabile rispettando fin nei minimi particolari le complesse regole assegnate mentre una delle Stelle della Scuola ne scavalca platealmente una buona metà; o quando vedi l'alunno celebre per la sua lentezza - l'ultimo a finire la cartella, l'ultimo a tirare fuori il libro, l'ultimo a consegnarti i tagliandi firmati, l'ultimo a scrivere la lezione - guizzare come un'anguilla cosparsa d'olio cui hanno appena dato fuoco e sfoggiare tempi da velocista per il tratto di corsa.
"Sono stato il suo insegnante, pensavo di conoscerlo" si lamenta il prof. Lumacorno dopo che Piton ha buttato Silente giù dalla torre dell'Astronomia.
Certo, ci piace molto pontificare sui nostri allievi. Ma di qui a conoscerli...
4 commenti:
Il fatto che mi fa struggere è che i peggiori in classe... sono i migliori in altri contesti. Poi, però, me lo scordo. Soprattutto in classe.
Buone vacanze!
C'è una bella vignetta di un pittore del Novecento (un Forattini ante litteram, direi, se non fosse che era molto meglio e molto più arguto), divisa in due parti.
Il titolo non me lo ricrodo più bene, ma nella prima si vedeva un anziano signore che veniva salutato, per strada, da un idraulico con un water sulle spalle; nella seconda lo stesso anziano signore incontrava sul marciapiede un distintissimo e genitle giovanotto che scendeva da un macchinone nero e gli faceva la riverenza col cappello.
Sotto alla prima vignetta: l'alunno a cui il maestro aveva previsto un luminoso avvenire;
sotto la seconda: l'alunno a cui il maestro disse: tu finirai male.
@ Mel
Non credo sia questione di migliori o peggiori, semplicemente la scuola è solo una parte della loro vita. Noi però li vediamo lì, e li proiettiamo nello stesso modo in tutte le altre circostanze. Abbiamo una visione scuolacentrica dell'esistenza...
@ la prof
Cerchiamo di vedere la cosa nel suo lato buono: entrambi gli ex-scolari salutano il maestro, invece di cambiare strada se lo vedono. Evidentemente ne hanno un buon ricordo, o almeno lo hanno perdonato...
(volendo, c'è anche il precedente di John Lennon: alla fine delle medie nel giudizio gli scrissero "Del tutto inadatto a farsi strada nella vita". E sono convintissima che avere John Lennon per allievo fosse una bella penitenza, ma di lì a essere così sicuri del futuro di un ragazzino....)
Bella storia e bel blog. Ne approfitto per un augurio: che il natale ti porti uno scampolo di lentezza, qualche goccia di barolo e uno spruzzo di poesia. Buona vita.
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