Il mio blog preferito

domenica 31 maggio 2009

Vita privata di George Clooney



Con grande originalità di vedute io e una collega stavamo convenendo che George Clooney non ci risultava particolarmente spiacevole all'occhio. Interviene un collega di sostegno, detto il Tuttologo, per spiegarci che sì, George Clooney, insomma...
"Insomma cosa?" chiediamo.
Eh, lui ha saputo...
"CHE COSA hai saputo?"
Eh, un suo amico, che lavora in un albergo, una mattina è entrato in camera sua per pulire e l'ha trovato che dormiva con un uomo...
La storia non ci convince, e non facciamo grandi sforzi per nasconderlo.
Con aria un po' offesa il Tuttologo assicura che il suo amico è una persona affidabile.
Lasciamo capire che, per trovarlo una persona più o meno affidabile, dovremmo prima di tutto essere convinte della sua esistenza.
Vieppiù offeso, il Tuttologo ci rimprovera per la nostra incredulità.
Osservo con fare casuale che, vai a capire perché, tutte le volte che una donna dichiara di trovare gradevole all'occhio un qualche attore, musicista o simili, c'è sempre qualche uomo presente che si ritiene in dovere di precisare che ah sì, ma in realtà lui è gay, e sempre col tono di chi mette una pietra tombale sulla questione.
"Che poi potrebbe essere stato un episodio occasionale" aggiunge la collega.
"Oppure potrebbe essere bisex"
"Soprattutto, per quanto ce ne viene a noi, George Clooney può essere assolutamente quello che gli pare. Potrebbero anche piacergli i coniglietti rosa, o gli ornitorinchi."
"Del resto sono affari suoi".
"E non lo troveremmo meno piacevole solo perché naviga sull'altra sponda".
Il Tuttologo finisce per chiudersi in un silenzio sdegnato mentre noi ricamiamo allegramente sull'inopportunità del suo intervento.

Fermo restando che nella sua vita privata George Clooney ha ben diritto di fare quel che vuole senza renderne conto a me o alla mia collega, resta aperta la Grande Domanda: perché mai dovrebbe cambiarci qualcosa il fatto che un uomo, che abbiamo visto solo in foto e su pellicola e che molto probabilmente non incroceremo mai in tutta la nostra vita, sia o non sia gay?
Quanto all'altra Grande Domanda, ovvero perché il Tuttologo non si fa ogni tanto una bella infornata di cavoli suoi... beh, se lo abbiamo soprannominato Tuttologo c'è ben il suo motivo.

Perché guardi il reality nell'occhio del tuo alunno e non vedi il reality che è nel tuo occhio?



Conversazione in Sala Professori, uno dei miei primi giorni a St. Mary Mead.
"Ah, io gliel'ho detto ai miei scolari che non devono assolutamente parlare nei temi di tutti quei reality che guardano sempre. Non voglio sentirne parlare" proclama fieramente una collega di Lettere.
Io, che mai e poi mai ho preso in considerazione la possibilità di vietare un argomento ai miei alunni, continuo a compilare il registro con le orecchie ben dritte, disapprovando altrettanto fieramente in cuor mio.
"Sì, sono insopportabili" approva una seconda collega di Lettere "Io gli ho detto che non devono nemmeno guardarli".
"Sono trasmissioni pessime" conviene la prima.
"C'è però il problema che a casa guardano quello che vogliono" osserva Inglese con una punta di sarcasmo.
"Purtroppo sì!" deplora la seconda "Fanno quello che gli pare, e i genitori li lasciano stare".
Che uno a casa sua si guardi l'accidente di programma che preferisce mi sembra cosa più che legittima, ma sono nuova lì dentro e non voglio farmi subito notare per le mie stravaganti idee in materia.
"I genitori gli permettono tutto, si sa..." interviene qualcuno.
"Li guardano tutti! " rincara la seconda collega "Del resto, ce ne sono un'infinità. E conoscono tutti i protagonisti, uno per uno..." (segue una lista di nomi a me del tutto sconosciuti ma che intuisco essere appunto protagonisti di reality).
"Però, sei ben informata" osservo.
"Sai, non c'è verso, li conosci per forza quando fai lo zapping in televisione".
"Non saprei..." mormoro "Quando vedo che è un reality di solito passo a un altro canale". Non aggiungo che di solito la televisione la lascio guardare agli altri e non mi impiccio. In fondo, sono affari miei.
"Eh, ma non è così semplice" sospira la prima collega "Quando hai dei figli che li guardano... Finisce che impari a conoscerli anche tu".
"Cioè: i tuoi figli li guardano perché non riesci a impedirglielo?" mi informo, sempre più incuriosita.
La collega sospira "Che vuoi, è difficile... quando insistono per vederli..."
"Ma se tu non riesci a impedire ai tuoi figli di vederli, perché critichi i genitori degli altri se nemmeno loro ci riescono?".
Mi spiegano che non capisco, perché non ho figli. Entrambe le cose sono verissime perciò mi cheto.
Ma in cuor mio sorge il sospetto che un po' di reality li guardino anche loro, anche solo per il piacere di disapprovarli. Perché ricordo che da ragazzina ho visto un'infinità di cartoni animati giapponesi del tipo "robottoni" che i miei genitori reputavano sommamente noiosi. Infatti loro non li guardavano. E col cavolo che hanno imparato un solo nome.
Nemmeno Hiroshi Shiba, che pure era ripetuto piuttosto spesso.

Il Crepuscolo degli Dei (troppe meringhe fanno male ai denti)



Dopo due anni, alla faccia di Bondi e di Brunetta e di Bossi e di tutti quei ministri, con in testa il Presidente del Consiglio, convinti che l'italico orecchio vada deprivato di ogni scelta musicale al di fuori di Apicella e di Sanremo, tra tagli e riduzioni e risparmi e pubbliche collette, il Comunale di Firenze è finalmente riuscito a completare la sua Tetralogia con regia de La Fura dels Baus - unica opera di tutto il Maggio Musicale (se sembro arrabbiata è perché lo sono).
In un teatro ben pieno noi wagneriani (sottosetta della setta dei musicofili e minoranza assai incompresa tra i melomani) siamo andati a goderci il sacro rito della distruzione dell'Anello - con grandissima soddisfazione generale e qualche perplessità da parte mia. La rappresentazione che ho visto era quella del 6 Maggio 2009.

Sigfrido non era lo stesso che pur avevo apprezzato nell'opera omonima a Novembre. Al suo posto tale Lance Ryan ha dato assai rispettabile prova di sé, anche se va riconosciuto che nel Crepuscolo il ruolo permette altre sfumature oltre al classico "sono tanto, tanto, tantissimo ganzo e coraggioso ed eroico". Del tutto a sorpresa, la regia lo ha fatto cantare a testa in giù, mentre spergiurava ignaro di farlo, in una perfetta imitazione del tarocco dell'Appeso (il cui originale, ci dicono, sarebbe niente meno che Wotan); scena di grande effetto e molto simbolica, anche se un po' perversa da parte del regista.
Altra scena di enorme impatto (per gli altri, ho sentito che il pubblico era letteralmente incantato) è stato il corteo funebre che si è snodato lungo la platea. E' piaciuto davvero a tutti, e non so spiegare perché sono rimasta piuttosto indifferente. Comunque era molto bello.
Invece ho apprezzato molto l'idea di Gutrune chiusa nella sua palla incantata a fare la ruota come un criceto in gabbia. Completamente avulsa dai giochi di potere, abbastanza stronza da accettare un marito ottenuto grazie a una serie di raggiri, sta lì solo di passaggio e ci capisce il giusto, anche perché, oggettivamente, l'intelligenza non è il suo punto di forza (in effetti né lei né il fratello hanno punti di forza...).
Brunilde... ecco, a sorpresa Jennifer Wilson si è rivelata un punto debole. Non solo per colpa sua, aggiungo.
D'accordo, la parte è perfida, è sterminata, è infinita e per giunta richiede un impegno interpretativo altissimo: nel giro di poche ore la poverina deve cantare le delizie dell'amore, gli affanni del più nero tradimento e delle più orrende offese che una semidea possa trovarsi a subire... e infine riabilitare lo sposo fedelmente infedele e avviare niente meno che la fine del mondo - un compito, quest'ultimo, che nessun altro protagonista nella lirica si ritrova a sostenere.
E lei non aveva molta voce, almeno quella sera. D'altra parte la voce è come il coraggio, se non ce l'hai non puoi dartela per cinque ore di fila a quei livelli e non c'è tecnica che tenga. Capisco e umanamente comprendo, sono cose che capitano.
Però, voi registi, un aiutino a questa donna ex dea che si trova davanti un sì gravoso compito, volete darglielo? Non fosse che per il fatto che l'ultima scena la vede in primo piano?
Nel secondo atto Brunilde si sposa, con un abito bianco a meringa, circondata da una serie di galette corte, e in quella discutibile tenuta rimarrà fino alla fine. Un abito del genere lo può sostenere con qualche speranza di non apparire del tutto ridicola solo una top model, forte di una grande professionalità, un'altezza smisurata e una snellezza assai simile all'anoressia.
La Wilson non ha mostrato, nemmeno nelle due opere precedenti, un'eleganza scenica incomparabile. Per giunta non è altissima e l'anoressia sembra l'ultimo dei suoi problemi. Niente di male, per carità, una cantante deve prima di tutto saper cantare e il resto è relativo, ma perché vestirla in modo ridicolo? E lasciare stampata negli spettatori l'immagine di una meringa che dà fuoco al Walhalla cantando con voce sfuocata?

Signori della Fura, questo si poteva evitare. Dirò di più: si doveva evitare.

E' il decreto sulla valutazione come l'araba fenice: "Arriverà" ciascun mi dice, ma quando arriva non si sa



Un paio di settimane fa, il ministro che noi insegnanti più spesso ricordiamo nelle nostre preghiere ha fatto approvare in Consiglio dei Ministri il decreto applicativo sulla valutazione.
Momento più cretino difficilmente poteva trovarlo perché i tempi tecnici perché il decreto diventi legge grazie alla sua pubblicazione sulla Gazzetta di Stato ci portano giusto nel bel mezzo degli esami di licenza media. Scopriamo dunque che per l'esame in questione dovremo applicare per buona parte le vecchie regole malamente raffazzonate con la legge del 1 Ottobre.
Tutto ciò ha portato noi insegnanti delle medie ad uno stato di decisa irritazione. 
Qualcuno, come la sottoscritta, era di gran lunga troppo imbufalito per riuscire ad esprimersi in modo intellegibile. Altri, più saggi o forse solo talmente esasperati da aver raggiunto la calma che si trova solo nell'occhio del ciclone, hanno usato i loro blog per esprimere quel che sentivano in seno. Tra questi LaVostraProf ha deciso di aprire il suo cuore direttamente alla ministra in questione, da donna a donna, scrivendo una



Mariassstella.
Cara.
Ascolta me.
Ascolta una che, alla fine, non ti vuole poi così male.
Mariassstella.
Senti me.
Che non eri un’aquila, un po’ s’era capito. E non solo per gli occhiali.
Che ti fai manovrare da Tremonti, pure.
Che non sai un tubazzo di niente di scuola, anche.
Che non te ne frega niente di fare delle figure del piffero e di suonare la musica degli altri, noi lo si era sospettato.
Ma, cara.
Lo sai che hai sfoderato cinquemila diversi regolamenti sulla valutazione nel giro di nove mesi?
Io spero che tu lo sappia.
E che tu sappia che in nove mesi si fa un bambino.
E sono sicura che tu sai che un regolamento sulla valutazione è più veloce di un bambino, ma, cara, tu ce lo stai rendendo più doloroso, lo sai?
E allora ti chiedo di pensare. E siccome secondo me tu fai un po’ fatica (a pensare, non a partorire regolamenti) ora usiamo la maieutica, che non fa male (te lo assicuro) ma forse ti chiarisce un po’.
Cominciamo.
Mariassstella.
Perché hai partorito lo Schema di regolamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni se sapevi che non andava bene e che poi sarebbe uscita una circolare a correggere e poi sarebbe uscito un regolamento de-fi-ni-ti-vo?
Mariassstella.
Non ti hanno insegnato a scuola che un compito si consegna finito?
Mariassstella. Ministra. Donna. Ascolta.
Lo sai quante ore abbiamo passato a capire i tuoi quasi-regolamenti, le tue bozze, le tue circolari di spiegazione, le tue controcircolari, e così via?
Lo sai che sulle pagelle ci sono i voti?
Sì, forse questo lo sai perché continui a dirlo, ma lo sai davvero? I voti? I numeri?
Carina, lo sai che è da settembre che mettiamo voti?
Lo sai che ci hai detto di usarli anche agli esami di terza media?
Lo sai che ci hai detto di contare al 35% i tre scritti degli esami, e al 15% la prova Invalsi e così via?
Lo sai che poi ci hai detto che, ops, ti eri sbagliata, e che dobbiamo fare la media di tutti i voti dell’esame, contati uguale, e aggiungere i giudizio di ammissione dove però il giudizio di ammissione  è espresso in numeri ? Mariassstella, cara, tonta, lo sai che un giudizio di valutazione espresso in numeri equivale al tuo moroso che invece di dirti “ti amo” ti dice “trentasette?” (che su 40 è un bell’amore, ma su 100 farebbe anche un po’ cagare, no?)?
Mariassstella, lo sai che ci siamo spaccati la testa per:
spiegare ai genitori che cosa volevano dire i voti?

spiegare agli 
utenti che dovevamo fare la media matematica arrotondata  all’unità superiore per frazione pari o superiore a 0,5?
dare voti a destra e a manca per preparare la fine dell’anno con tutte le tue belle disposizioni?
Mariassstella, cara, cretinetta, lo sai che se un alunno non porta il compito in tempo, prende 4?
Sì, lo sai, lo hai voluto tu.
Mariassstella, che somigli al citofono di casa mia, lo sai che siamo a metà maggio?
Ministra, lo sai che la settimana prossima cominciano i prescrutini?
Ministra, lo sai che cosa sono i prescrutini?
E gli scrutini?
Mariassstella, pensa. Pensa. PENSA.
Ci riesci?
Mariassstella, perché a metà maggio ci vieni a dire che non fai in tempo a fare quello che dovevi? Perché ci fai capire che dobbiamo fare come gli anni scorsi e per quest’anno facciamo finta che non hai detto niente, amici come prima? Perché ci vieni a dire che il regolamento dei voti, delle medie aritmetiche, della lode al 10, del giudizio di idoneità dato in decimi, eccetera eccetera, 
sarà pronto e approvato a fine giugno?
Mariassstella. Donna. Oca.
Lo sai che a fine giugno gli esami sono finiti?
Mariassstella, lo sai di che cosa ti occupi? Conosci la parola s-c-u-o-l-a?
Mariassstella, perché non torni a fare l’assessora all’agricoltura? Ti metti lì, spali un po’ di merda di vacca, e più danni di quelli che fai qui non potrai farne, no?

domenica 10 maggio 2009

Collegio dei Docenti - Anche questa è da contar


In questa versione dell'Italiana Lindoro è interpretato da Maxim Mironov

Fino all'anno scorso i Collegi dei Docenti della nostra scuola erano una cerimonia rituale, un po' imbalsamata ma rassicurante. Il preside ci faceva un po' di complimenti, riferiva su varie questioni, ci porgeva una serie di mozioni e regolamenti accuratamente confezionati in modo da risultarci assolutamente accettabili e noi votavamo quasi automaticamente. Poi le RSU si alzavano per reclamare su una serie di questioni che a noi di St. Mary Mead sembravano assolutamente di lana caprina, sempre le stesse, qualcuno faceva un po' di domande, raramente c'erano discussioni. Alle spalle c'era un discreto lavoro preparatorio, e l'immane quantità di rappresentanti di plesso detti comunemente vicepresidi (una dozzina a dir poco) faceva da filtro tra insegnanti e preside.
Col Nuovo Preside tutto è cambiato: di lavoro preparatorio nemmeno l'ombra,  le mozioni presentate spesso appaiono di un'idiozia sorprendente e l'unica forma di contraddittorio che costui sembra conoscere è la piazzata. Di conseguenza i collegi sono diventati molto più pittoreschi e per ognuno di loro vale il commento di Lindoro nell'Italiana in Algeri Se mai torno ai miei paesi, anche questa è da contar.
Vengo dunque a contare il Collegio dei Docenti di Aprile, ovvero quello dell'adozione dei libri.
E' una cerimonia che ho visto svolgere in vari modi: dal "Problemi con l'adozione dei libri? No? Li approviamo? Bene, approvati" del preside precedente, all'elenco dei singoli libri di ogni singola sezione con lettura delle relazioni per le nuove adozioni, con tante possibili vie di mezzo. 
Il Nuovo Preside ha adottato una formula particolarmente estesa.
Inizia con un cappelletto introduttivo sui criteri per le gite d'istruzione (utilissimo ad Aprile, quando ogni singola sortita è stata da tempo organizzata e molte già sono state portate a compimento): non devono essere troppo costose sennò per le famiglie è un problema, non se ne devono fare troppe perché se no i ragazzi non stanno mai in classe e poi non tutti possono fare tutto, per esempio chi fa gli scambi con l'estero. Nessuno ha aperto bocca, in base al principio che i pazzi non vanno mai contraddetti, ma sarebbe stato interessante farsi spiegare le modalità con cui NON portare qualche alunno a vedere gli Uffizi dal momento che si è già fatto lo scambio con la Spagna e soprattutto come arginare la reazione dei genitori - perché anche il più savio e accomodante di costoro, qualora il caso di presentasse, avrebbe probabilmente una reazione sopra le righe.
Poi è iniziata la cerimonia dell'adozione dei libri, plesso per plesso e classe per classe. I coordinatori delle tre prime del primo plesso si sono schierate sulla pedana ed è stata loro consegnata la lista stampata dalla segreteria.  Il primo coordinatore della prima classe (tutta la scuola ne comprende una quarantina) legge titolo e autori del primo libro, ovvero la grammatica.
Interviene il Nuovo Preside: come mai le grammatiche della prima A e della prima B hanno due codici differenti, pur essendo degli stessi autori?
Attimo di sconcerto collettivo. Sulla platea aleggia la domanda "Ecchissenefrega?".
Una delle coordinatrici spiega perplessa che si tratta di due diverse edizioni: una riunisce in un solo volume grammatica e analisi logica e del periodo, nell'altra sono separati.
Il Nuovo Preside si informa sulle motivazioni che hanno spinto a questa scelta diversificata.
"Preside, non sono nuove adozioni, sono conferme" prova a tamponare una delle coordinatrici.
Il Nuovo Preside insiste per conoscere "le motivazioni". Spiega che per un ragazzo ripetente che passa da una sezione all'altra questo comporta un aggravio di spesa, e che i libri dovrebbero essere uguali nelle varie sezioni.
Il pubblico, consapevole che siamo al primo libro della prima classe della prima sezione del primo plesso, comincia a rumoreggiare. Il Nuovo Preside spara la sua bordata preferita "Se è necessario, staremo qui fino a mezzanotte!". Il pubblico abbocca come un unico branco di carpe e ammutolisce spaventato. In realtà il Nuovo Preside è abituato a sparare tutte le sue cartucce all'inizio (per esempio allo scrutinio della prima classe) per poi tirare via tutto il resto, ma sembra che dopo sette mesi l'abbia capito solo io; a quanto pare, sono un genio e non me n'ero mai accorta.
Dal palco, una coordinatrice prova a spiegare che in un caso c'è il vantaggio di avere sempre la grammatica a portata di mano anche quando si fa analisi logica o del periodo, mentre nel secondo caso i ragazzi portano a scuola un solo libro per volta e quindi hanno lo zaino più leggero (più esattamente, considerando gli zaini attuali, un po' meno pesante).
Il Nuovo Preside non ha capito.
Il concetto viene rispiegato.
Il Nuovo Preside lo ripete ma così facendo dimostra di non averlo ancora capito.
Il VicePreside prova a rispiegarglielo con termini più semplici, soffermandosi su ogni passaggio.
Il Nuovo Preside ripete il tutto, e stavolta sembra che abbia capito.
Il pubblico sospira di sollievo. 
Illusi!
Il Nuovo Preside continua a starnazzare. A quanto pare è convinto che tra questi due criteri ne vada scelto uno onde arrivare ad un'adozione unificata.
A questo punto sono distratta dai commenti intorno a me (ai quali contribuisco con la frase di Lindoro che posso cantare tranquillamente perché si perde nell'alto brusio) e quando torno a seguire la scena sembra che gli sforzi congiunti dei tre coordinatori e del VicePreside abbiano sortito l'effetto di far accettare al Nuovo Preside il doppio standard dell'adozione.
Si passa ad Antologia; dove, si sarebbe portati a credere, non c'è materia per contendere dal momento che le tre prime del plesso hanno scelto la stessa edizione dello stesso libro.
E invece no: si alza un insegnante e domanda come mai è stata scelta quell'antologia e non un'altra delle stesse autrici che costa qualche euro in meno e che è migliore perché...
Il perché non riesco a sentirlo perché il "brusio" ha ormai raggiunto lo stadio del "casino". Sento però un gruppetto di colleghe inviperite che commentano che non si capisce con che coraggio Colui vada a rompere le scatole a chi lavora, proprio lui che non fa nulla di nulla - dal che intuisco che Colui non è molto popolare nel suo plesso (e ci credo, se fa spesso di queste sortite).
Dopo un'intensa discussione nelle prime file tra Colui, il Nuovo Preside, le tre sventurate coordinatrici e il VicePreside che cerca di mediare, alla fine passa anche l'Antologia.
Tocca a Narrativa. Due delle insegnanti non l'hanno scelta e il Nuovo Preside domanda perché. Un'incauta risponde che dall'anno prossimo le ore di Lettere passano a nove e non c 'è tempo per fare narrativa.
Il Nuovo Preside si lancia in una filippica dove sostiene che sono diminuite le ore ma non i programmi, e che lui accetta solo motivazioni didattiche. Ci spiega che in un collegio si deve parlare solo di motivazioni didattiche. Spiega anche altre cose ma non riesco a sentirlo. Ignoro come vada a finire perché sono troppo assorta dal mirabile prodigio che ho appena visto, ovvero avere visto mettere in discussione financo la scelta di un libro che non era stato scelto.
Dopo quest'ultima alzata, il resto della lista passa senza problemi, comprese le nuove adozioni.

Altro cappelletto del Nuovo Preside sul fatto che le nostre sono solo proposte, che non sappiamo se insegneremo nelle classi per cui abbiamo scelto i libri e che i nuovi insegnanti quando arriveranno potrebbero cambiare tutto. A questo proposito dobbiamo avvisare a Settembre i genitori che non comprino i libri, perché i nuovi insegnanti potrebbero cambiarli. 
Non mi è molto chiaro come faccio ad avvisare di alcunché dei genitori di una classe che non è ancora la mia e anzi al momento nemmeno esiste (detto e tutt'altro che concesso che l'anno prossimo sia ancora lì). Forse con un comunicato radio? O con dei manifesti agli angoli delle strade? Comunque mi guardo bene dal fare domande e rifletto sui gravi danni che l'alcoolismo può arrecare.

Arrivano le seconde che - sorpresa! - hanno sforato il tetto della spesa.
E' noto che le classi seconde sono destinate fatalmente a sforare il tetto della spesa, che è ridicolmente basso, senza poterci fare niente perché hanno solo libri da confermare; o meglio, è noto a chiunque lavori nella scuola tranne al nostro Nuovo Preside - che comincia a tuonare, ululare e berciare come raramente si vede fare financo nel derby Milan-Juventus. Lui non approva la lista, nossignori, lui NON-LA-AP-PRO-VA. Perché dal Provveditorato gli hanno mandato a dire che.
Dopo lunghe trattative, in cui gli viene spiegato che la lista non è fuori dal tetto perché gli insegnanti si sono divertiti a scegliere solo libri stampati in oro su pergamena color porpora, riprende la lista e la osserva.
"Per esempio: Religione. E' così indispensabile il libro di Religione?".
Mi aspetto una risposta di quelle che levano il pelo (di solito gli insegnanti di religione sono piuttosto capaci di difendersi);  e invece Religione sgrana gli occhioni come un coniglio ipnotizzato dal serpente e dice che sì, lei il libro lo vorrebbe, le serve, ma non sa... "Che devo fare?" chiede ai colleghi torcendosi le mani "Consigliatemi voi".
Un temporaneo attacco di voltastomaco mi impedisce di seguire quel che viene dopo. Per quanto mi riguarda non ho mai trovato proprio niente di indispensabile in Religione, tanto che da studente mi sono fatta esonerare; tuttavia immagino che se qualcuno adotta un libro, in teoria non lo fa col solo ed esclusivo scopo di far spendere un po' di soldi in più alle famiglie.
Mi informano comunque che il libro di religione è stato cassato.
Però non basta ancora.
Il Nuovo Preside continua a dire che lui la lista non la approva.
Nessuno gli risponde "Cazzi tuoi!".
Lunghi consulti. Viene messo il libro di scienze tra i "Consigliati", ottenendo in questo modo il massimo dell'ipocrisia - il tetto non viene rispettato perché il libro di scienze andrà pure acquistato, ma le pregiate terga del Nuovo Preside sono salve.
Bollo e fischio peggio di una pentola a pressione. Sono a un passo dal ruggito. Esprimo apertamente il mio parere sulla vicenda. Siccome sono in quattordicesima fila la cosa viene agevolmente coperta dal rumore di fondo. In seguito mi raccontano che la manfrina era stata tentata anche con Musica, ma che Musica non ha battuto ciglio e si è tenuta il suo libro, vivaddio.
In un frastuono crescente, dove tutti si raccontano ad alta voce i fatti propri, le terze del primo plesso passano lisce e senza obiezioni. Il Nuovo Preside continua ad invocare il silenzio ma nessuno se lo fila. Del resto, è noto che se la classe ha deciso che gli stai sull'anima non ti sta a sentire, punto e basta.

Secondo plesso. Noi future (tagli ministeriali permettendo) coordinatrici delle future prime ci sistemiamo sulla pedana. 
Sono assolutamente decisa a fare a brandelli il Nuovo Preside alla prima pur tenue obiezione. 
Il VicePreside lo sa benissimo e cerca a gesti di invitarmi alla calma. 
A gesti gli rispondo che neanche a pensarci. 
Grande invenzione, la mimica.
Ad ogni modo le batterie del Nuovo Preside sono ormai completamente scariche e non mi viene offerto il minimo appiglio. Scivolano via come acqua di fonte le mie tre nuove adozioni, le brevi relazioni di adozione scritte di mio pugno e financo la mia gelida affermazione "non ho adottato alcun libro di narrativa".
Siamo ormai in fase calante: i rimanenti plessi passano senza colpo ferire e forse è stata anche inutile la fatica dei coordinatori delle seconde che hanno piazzato vari libri tra i "consigliati" per non sforare il tetto.
Dopo sole quattro ore il Collegio è terminato.
Torniamo a casa un tantinello irritati e con un discreto mal di testa.