Ho scelto la copertina della prima edizione perché, caso davvero raro, è fedele alla storia: il Calice è una semplice coppa di scorza di legno con fiamme blu, che a un certo punto rivela di contenere il nome di Harry Potter, e lo stesso Harry è avvolto per buona parte della storia da una gran tristezza.
C'è poi il risvolto di copertina, che di solito dovrebbe contenere un po' di trama ma che stavolta lo contiene davvero - caso pressoché unico nell'editoria italiana:
"Harry Potter vuole davvero essere un normale mago di quattordici anni.
Ma, sfortunatamente, Harry non è normale - nemmeno come mago. E stavolta la differenza può essergli fatale".
Su queste frasi rimasi a lungo a meditare, in libreria, incubando la decisione di procedere infine all'acquisto. Pochi giorni dopo feci la mia primissima supplenza, che si concluse con un alunno che mi esortò caldamente a leggere Harry Potter perché mi sarebbe piaciuto molto. In effetti non aveva avuto torto, scoprii alla supplenza successiva quando mi feci prestare i primi volumi dai nuovi allievi.
Arrivata alla fine del terzo successe un intoppo: l'alunno che doveva prestarmi il Calice era a casa con l'influenza e dunque non poteva prestarmi alcunché.
Saputa la triste notizia mi fiondai in libreria appena uscita di scuola e procedetti infine all'acquisto. Quando l'influenzato tornò, tre giorni dopo, avevo già finito il Calice in questione, ma con estrema pudicizia non dissi niente in proposito, limitandomi a prendere il libro che mi porgeva (e che gli riportai una settimana dopo senza quasi averlo toccato) e a ringraziarlo.
Entrai così nel tunnel di chi aspettava ululando alla luna l'Ordine della Fenice, che nei due anni che seguirono andò facendosi sempre più affollato - anche perché nel frattempo erano arrivati i primi due film che rilanciarono i libri che rilanciarono i film - e insomma furono due anni in cui l'unico modo per non sentir parlare di Harry Potter era rifugiarsi in una stanza insonorizzata, senza televisione, radio, Internet né giornali di qualsiasi tipo, e rigorosamente da soli.
Chiusa la parte autobiografica potrei magari dire qualcosina sul libro, che è molto bello ma soprattutto dotato di una scioglievolezza particolarissima che te lo fa andare giù come acqua di fonte. Ancora un capitolo, sì, ancora un capitolino... comincio quello successivo ma poi chiudo... posso smettere quando voglio - eccetera eccetera.
E' l'ultimo anno in cui Harry accetta le cose come vengono, affidandosi con totale fiducia agli adulti di sua scelta - e tanta fiduciosa fiducia culminerà in un vero disastro. Stavolta Silente è il capo indiscusso e assoluto di Hogwarts dall'inizio alla fine dell'anno, senza Dissennatori tra i piedi o genitori del Comitato che vogliono la chiusura della scuola; ma commette un errore enorme di cui si rende conto solo a poche pagine dalla fine e che segna una svolta decisiva nella vicenda.
Per la prima volta il volume non si apre con Harry che si annoia dai Dursley ma in un paesello di campagna dove c'è una villa un po' abbandonata ma anche qualche strana creatura che...
Più avanti abbiamo la solita tumultuosa partenza da casa Dursley, la finale della Coppa del Mondo, un paio di giorni in campeggio, un impeccabile viaggio sull'Hogwarts Express, la notizia del Torneo Tremaghi, l'arrivo delle delegazioni delle due scuole straniere, un nuovo e interessante insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, tanto colore locale... Tutto procede a meraviglia fino a pagina 233, quando dal Calice di Fuoco esce il nome del quarto concorrente del Torneo Tremaghi. Da quel momento la vita di Harry si trasforma in un letto di spine e una costante malinconia (spesso accompagnata da una notevole ansia che facilmente si trasforma in paura) lo accompagna lungo una serie di esperienze decisamente agre. La grossa crisi finale non schiarirà l'aria, e anche se il libro si chiude in un atmosfera di dolce rassegnazione il volume successivo ci mostrerà un ragazzo molto più spigoloso di quel che siamo abituati a vedere.
Di nuovo il Trio entra in crisi: per più di un mese Ron rompe con Harry, e la mediazione di Hermione non basterà - solo un drago riuscirà a schiarire le idee di Ron e riconciliarli.
In seguito anche Ron ed Hermione hanno svariate divergenze, principalmente per causa di uno degli stranieri, giovane promessa internazionale della magia ma anche del Quidditch. Il lettore segue con un certo divertimento le contorsioni mentali di Ron, ma ogni tanto si domanda perché Hermione non lo strozza, punto e basta. La risposta sembrerebbe che quei due sembrano destinati a finire insieme ma che Ron non lo ha ancora capito a livello conscio (della serie "va bene essere duri, ma ci dovrebbe essere un limite a tutto").
Scopriamo com'è stato il tempo delle purghe dopo la scomparsa di Voldemort: indagini decisamente spicce, processi sommari, esecuzioni capitali come se piovesse, lacerazioni profonde anche dentro le singole famiglie - insomma, scopriamo che, una volta sconfitti i cattivi, i buoni non semore si sono dimostrati molto buoni; veniamo poi a sapere che Piton è stato in passato un Mangiamorte, anche se cambiò idea all'ultimo momento, e che in tanti raccontarono ai vari tribunali che erano passati al Lato Oscuro perché costretti dalla maledizione Imperius e qualcuno di loro venne anche creduto - la famiglia Malfoy, per esempio - e soprattutto che, anche se sono passati tredici anni, molte ferite sono ancora aperte.
Hermione è la prima del Trio che si apre verso l'esterno e comincia a valutare la struttura e le regole del mondo magico. La prima e più grossa ingiustizia che le salta agli occhi è quella perpetrata ai danni degli elfi domestici, ignobilmente sfruttati e abilmente condizionati ad amare questa loro condizione di sfruttamento. Dobby sembra essere un caso a parte (e forse i Malfoy sono stati dei padroni particolarmente insopportabili?) ma vediamo come tra elfo domestico e padrone si sviluppa spesso un legame di dipendenza decisamente morboso.
Il tentativo di Hermione di sensibilizzare i maghi sullo sfruttamento degli elfi domestici cade nel vuoto, inizialmente - anche perché lei stessa, così ragionevole e razionale, fatica a capire i legami morbosi cui la schiavitù può indurre sia gli schiavi che gli stessi padroni. Tuttavia, ascoltando le micidiali lamentele di Winky mi è sempre tornato in mente una coppia di versi di Omero sulla schiavitù: Zeus / che vede ogni cosa, leva a un uomo metà del suo valore /se il giorno della schiavitù lo coglie*.
Aggiungo che ho sempre visto delle notevoli somiglianze tra la sindrome di Stoccolma di cui sembrano soffrire gli elfi domestici e alcuni aspetti della condizione femminile nel mondo occidentale.
(Comunque, all'unico elfo domestico che gli ha chiesto di essere pagato ed avere dei giorni liberi Silente ha offerto condizioni di lavoro assai dignitose. Troppo dignitose, anzi, e l'elfo le ha assai ridimensionate prima di accettare).
Anche stavolta la lista delle new entry è lunga e corposa:
- Alastor Moody, detto Malocchio che impariamo a conoscere sotto vari aspetti: è il nuovo, abilissimo e un po' impressionante professore di Difesa Contro le Arti Oscure, non ha paura di scendere nel concreto quando fa lezione... e odia i Mangiamorti in libertà. Ha le sue ragioni, va detto.
- Wilhelmina Caporal (Grubbly-Plank nell'originale): insegnante supplente di Cura delle Creature Magiche, si rivelerà più avanti anche un ottima veterinaria.
- la rappresentanza della scuola di magia Durmstrang del Grande Nord, con il suo preside Igor Karkaroff, un mago antipatico, stizzoso, rompiscatole e, in definitiva, molto pauroso. Con i suoi bravi motivi per esserlo, questo sì.
- la rappresentanza della scuola di magia Beauxbatons dall'assolata Franscia, guidata dalla preside Madame Olympe - una signora dalle ossa grandi, un po' come Hagrid.
- Viktor Krump, campione scelto dal Calice per Durmstrang: un ragazzo perennemente accigliato e dall'apparenza non molto amichevole, molto bravo a Quidditch. Purtroppo, nei libri successivi sarà sottoutilizzato, con mio grande rimpianto.
- Fleur Delacour, campionessa scelta dal Calice per Beauxbatons. All'inizio guarda tutta Hogwarts dall'alto in basso ma col tempo impara ad apprezzarne molti aspetti, inclusi i visitatori, e decide di restare un po' in Inghilterra per ameliorare il suo inglese.
- Rita Skeeter, giornalista. Personaggio molto interessante ma non dei più amabili, e se mai le fosse capitato di guardare un basilisco negli occhi il poverino sarebbe senz'altro rimasto pietrificato senza speranza di riaversi mai più.
- Narcissa Black, sposata Malfoy: la madre di Draco, nonché cugina di Sirius; una bella signora, ancora giovane, un po' sdegnosetta.
- Bellatrix Black, sposata Lestrange, sorella di Narcissa Malfoy. Mangiamorte della porima ora, assolutamente non pentita. Ha anche un marito, Rodolphus Lestrange, ma costui non è esattamente una figura di primo piano.
- Winky, elfa domestica. Un essere lamentoso e perennemente con le lacrime in tasca, che si lascia andare alla deriva invece di brindare con il migliore champagne perché il suo antipaticissimo padrone l'ha vestita, ovvero allontanata dal servizio. Più avanti scopriremo che la sua situazione è più complessa di quanto può sembrare a prima vista, ma resta comunque (e resterà nei volumi successivi) una grandissima e lamentosissima palla.
- Tutti gli elfi di Hogwarts, ovvero quelli che mandano avanti la baracca e lavorano per tutti, e mai un cane che si ricordi di dirgli grazie.
- Il popolo del lago: sirene, tritoni e un sacco di altra gente non troppo rassicurante, ma che va d'accordissimo con Silente. Purtroppo anche loro avranno un ruolo abbastanza marginale nei libri successivi.
- Nagini, grosso serpente da latte (?!?) molto importante per Voldemort.
- il Veritaserum, ovvero una pozione che ti costringe a dire la verità. Difficilissima da fabbricare, ma Piton ne tiene con sé una buona scorta.
- il Pensatoio: un bacile di pietra con sopra incise molte rune, pieno di una sorta di gas liquido, dove si possono travasare ricordi e riguardarli. Per quanto se ne sa, esiste solo quello di Silente.
- le Passaporte, ovvero un altro dei molti modi di viaggiare usati nel mondo magico. Ci vuole molta abilità per confezionare una Passaporta, ma in compenso puoi farla con qualunque oggetto, anche vecchio e logoro, e chi toccherà quell'oggetto potrà andare solo e soltanto in un determinato posto.
- Il negozio Tiri Vispi di Fred e George Weasley. Al momento è solo un idea, un progetto, quasi un sogno. Nel corso del romanzo andrà prendendo forma finché Harry gli darà una concreta possibilità di esistere.
- Il Marchio dei Mangiamorte, che vediamo per la prima volta stagliarsi in cielo composto da tante stelline verdi, ma che compare anche su diverse braccia: un teschio con un serpente che gli esce dalla bocca. E' il marchio che caratterizza i Mangiamorte, e quando fa la sua prima comparsa nel romanzo non si vedeva più da tredici anni (con grande rimpianto di alcuni e grande sollievo di altri).
Da questo romanzo è stato tratto un film dagli effetti speciali assai scintillanti ma slegato nella trama, con pochissimo Viktor Krum e senza l'ombra di un elfo domestico né di Tartufo. Particolarmente infelice anche la scelta di Fleur (alla faccia del fascino magnetico!).
La scena dei gemelli Weasley che cercano di passare la linea dell'età e vengono ornati di una lunga barba in perfetto stile ZZ Top era molto carina, come pure l'entrata del Ballo del Ceppo, con Cedric e Cho e Hermione con Krum:
In effetti sono le uniche che ricordo, a parte un lunghissimo e noiosissimo duello col drago dove vengono distrutti i tetti di mezza Hogwarts senza alcuna necessità. Purché si fosse letto il libro con cura, o ci fosse con noi qualcuno che lo aveva letto per riempire i buchi della trama, era comunque un film che si lasciava vedere abbastanza volentieri.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti una bella giornata e un caldo e luminoso fine settimana di primavera.
*Odissea, XVIII, 324-26