La prima volta che sentii citare il povero gabbiano che aveva perduto la compagna non ci feci gran caso, anche perché in classe in quel momento stavamo parlando di fauna aviaria fluviale: stavamo studiando i fiumi, a Geografia, e mi era venuta l'idea di fare una delle mie flipped classroom dove assegno a ognuno una ricerchina su un piccolo tema, da presentare corredata da immagini; i gabbiani erano dunque del tutto pertinenti. Per quel che mi sembra di ricordare vennero appunto citato il gabbiano, qualcuno dal pubblico aggiunse "che ha perduto la compagna" ma subito dopo chi presentava la ricerca passò a parlare di aironi e anatre.
Ad ogni modo da allora il povero gabbiano che aveva perduto la compagna era stato citato più volte, soprattutto nelle conversazioni informali che si svolgono mentre l'insegnante cerca di collegarsi in rete o simili.
Poi ci fu la passeggiata in riva al fiume che scorre a St. Mary Mead, nell'ambito di un laboratorio di scrittura creativa, e il gabbiano scompagnato venne citato svariate volte; mi ritrovai a pensare che si trattasse di una di quelle frasi che fanno parte del folklore interno di una classe. Sapevo che, a semplice richiesta, chiunque mi avrebbe spiegato come e perché era nata quella frase, ma in quel momento i ragazzi stavano facendo la loro prima uscita all'aperto dopo sei mesi tappati in classe come talpe e non volevo distrarli dal mirabile evento, anche perché gli era stato assegnato il compito di concentrarsi sulle loro sensazioni e le chiacchiere dell'insegnante non erano granché previste - tra l'altro era una giornata fredda ma molto bella e anch'io ero assai occupata a godermi la bella sensazione di girare come un'anatra con i pulcini al seguito, tipica dell'insegnante che esce con una prima media, che non provavo ormai da diversi anni perché, prima della pandemia, per me c'erano stati gli anni dell'ospedale.
Fu soltanto mentre correggevo i testi scomodamente composti sul greto per poi renderli ai ragazzi, che li dovevano trascrivere al computer e in seguito appendere ad un grande albero in balsa - una coda del progetto che era venuta in mente ad Arte - che rimasi colpita dalla quantità di poveri gabbiani che avevano perso la partner e mi resi conto che forse più che un tormentone di classe era qualcosa di collegato a una trasmissione televisiva; o forse a un cartone animato?
Così provai con una stringa di ricerca su Google e nel giro di un quarto d'ora ero informatissima su tutta la questione.
La storia è abbastanza insolita: nel 1988 lo stimato cantante neomelodico Gianni Celeste scrisse e cantò la canzone Tu comm'a mme in cui lamentava la triste circostanza di essere stato lasciato dalla sua amatissima ragazza e si paragonava a un povero gabbiano che, avendo perso la compagna, era così sconfortato da non avere più nemmeno voglia di volare.
La musica neomelodica era anche allora molto popolare, ma solo in certe aree geografiche e insomma, a Firenze l'unico gabbiano musicale giù di corda che era arrivato era stato Il gabbiano infelice del Guardiano del Faro, nel lontano 1972.
Ad ogni modo Tu comm'a mme deve essere stato piuttosto famoso perché, a distanza di ben 34 anni due TikToker palermitani che in rete sono Duracell e il Signor Franco han fatto un video che citava appunto la canzone.
Com'è noto, i video su TikTok raramente si segnalano per la loro estrema seriosità e anzi vengono spesso additati nell'ambiente educativo e genitoriale come i responsabili di tutti i mali dell'universo. "Ho scoperto che mia figlia fa i video su TikTok" è la frase inorridita con cui molte madri aprono ai docenti il loro cuore affranto, e del resto la piattaforma è frequentata soprattutto da adolescenti. A titolo del tutto personale aggiungo che secondo me la questione è a volte drammatizzata e che la piattaforma pullula anche di deliziosi video di gattini filmati nei loro momenti più assurdi.
Comunque sia, il video sul povero gabbiano ha avuto un grande successo e conta adesso anche numerosissimi tentativi di imitazione in cui il lamento sul povero gabbiano viene soprattutto associato ai molti momenti della vita infelicitati da contrarietà non eccessivamente drammatiche (a questo proposito si citano soprattutto i calzini spaiati ma il campo è molto più vasto).
Il caso del povero gabbiano però ha attirato l'attenzione non soltanto perché adesso il mondo pullula di poveri gabbiani che han perduto la compagna, ma anche perché è un curioso passaggio generazionale: una canzone che nel corso degli anni era caduta in parte nell'oblio e che non era mai riuscita a raggiungere il cosiddetto mainstream è adesso improvvisamente tornata alla ribalta ed è stata riportata al successo con una sorta di revival fatto dalle nuovissime generazioni, tanto da arrivare fino a me che su TikTok non ho ancora messo piede.
Io invece mi sono ritrovata a riflettere sul potere della rete di collegare il mondo: tutte le classi hanno avuto i loro tormentoni, nati dalle più varie circostanze - ricordo per esempio i numerosi rifacimenti del Ballo in fa diesis di Branduardi che imperversavano nella mia classe del liceo, adattati alle più varie circostanze dove la più strana gente portava corona. Adesso però questi tormentoni viaggiano da un capo all'altro del paese (se sono in inglese, anche del mondo): sul povero gabbiano circola ormai non solo una vastissima videografia su tutti i social, ma abbondano anche i meme, dove non di rado non c'è nemmeno l'ombra di un gabbiano.
E tutto questo mi sembra davvero carino.
6 commenti:
Tormentone universale, ahimè! Prima l’ho sentito dal Nonpiucucciolo, poi dagli alunni…senza pietà . Non sapevo, però,che fosse una canzone dei tempi nostri🤣
Ignoro assolutamente questo tormentone, forse perché pure TikTok è per me un'entità sconosciuta.
Adesso però devo concentrarmi a pensare quale tormentone andava all'epoca mia nelle mie classi che ho frequentato.
Sono andata a cercarmelo anch'io, dopo un'epidemia di meme su instagram. Misteriose invero le vie del web sono
@ Dolcezze:
Infatti, la vera stranezza è questa: dal nulla è riemersa, senza un vero perché, una canzone che quarant'anni era stata magari apprezzata, ma non era mai stata un tormentone.
Misteri della rete ^__^
@ Kuku:
In realtà si tende a dimenticarli; quando riaffiorano però hanno un effetto madaleinette irresistibile; peccato che non ci sia assolutamente modo di condividerli se non con quella manciata di persone che era con te perché hanno sempre un enorme sostrato di vita in comune :(
@ Lurkerella:
Misteriose esse lo sono!
Per me il gabbiano unico e solo resta Johnathan Livingstone. Altri non ne conosco, né intendo conoscerne!
Eddài, il gabbiano infelice del Guardiano del Faro l'hai sentito per forza! Aveva il vantaggio di essere strumentale, per cui di gabbiani non si parlava, però ha imperversato parecchio ^_^ (anche se il gabbiano Jonathan batte entrambi di molte lunghezze, questo è indubbio)
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