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giovedì 4 luglio 2019

Sul misconosciuto ruolo dei nonni nello svolgimento dei compiti assegnati - post a doppia faccia

Anche questa bellissima micia, giustamente chiamata Venus, è a doppia faccia - ma, al contrario di Dorian Gray, entrambe le sue facce sono bellissime
Giorni fa ho incontrato una maestra  in pensione che offriva dei libri per la biblioteca scolastica. Dopo che mi sono servita in abbondanza abbiamo attaccato a parlare del più e del meno e mi ha raccontato che a suo nipote (che è fra gli allievi della nostra scuola media, dove a Settembre inizierà la Terza) per l'estate è stato dato da leggere Il ritratto di Dorian Gray
"Una scelta interessante" osservo con un bel sorriso congratulandomi in cuor mio con la prof. Therral di cui avevo seguito le inquiete ricerche di "qualcosa di adatto da leggere per i ragazzi durante l'estate", categoria insidiosa quant'altro mai. In effetti Dorian Gray mi sembrava una buona idea: un libro ben scritto, molto famoso e dedicato a temi perfettamente comprensibili agli adolescenti: le scelte, le insidie delle scelte, le conseguenze delle scelte, il doppio... senza contare che Wilde è un ottimo scrittore, molto chiaro e ha sempre una marcia in più oltre che un tocco singolarmente raffinato.
La collega prosegue il suo racconto: il ragazzo aveva preso il libro e si era accasciato vedendone le dimensioni. Perché l'insegnante gli aveva dato la versione integrale, non quella ridotta.
Sì, certo, approvo io domandandomi che altro avrebbe potuto fare l'insegnante. Una versione ridotta del ritratto di Dorian Gray, figurarsi. Ma nemmeno ne esistono, si spera!

Errore. Ne esistono, e pare anzi che ne esistano di diversi tipi e taglie, come per i costumi da bagno. La premurosa nonna ne ha cercata e trovata una di suo gradimento, dimostrando così l'indiscutibile verità dell'ultima frase dell'introduzione del suddetto Ritratto che recita - cito a memoria - "Tutta l'arte è perfettamente inutile". Il buon Oscar di certe cose se ne intendeva, anche se probabilmente quando ha scritto quella frase non aveva in mente la continuazione che mi è venuta spontanea "soprattutto quando ne fanno carne da griglia".
Trovata l'edizione ridotta in biblioteca l'ha prontamente sbolognata al nipotino tenendo per sé l'edizione completa, che ha letto lei. Una volta che entrambi han finito il compito (per la verità pensato solo per il nipote, e che non prevedeva coinvolgimento alcuno di nonni, genitori o altri congiunti più o meno stretti) i due se li racconteranno a vicenda parlandone.
I miei occhi a quel punto erano grandi come tazze da tè "Ma non si deve mai dare cibo di scarsa qualità ai ragazzi in crescita" mormoro con un filo di voce.
La nonna mi spiega che ha agito così per il bene del nipote: tanti ragazzi si disgustano della lettura perché l'insegnante assegna loro letture non adatte alla loro età, per esempio con Manzoni che tanti danno da leggere prima del tempo.
"Ma non è la stessa cosa!" ribatto "Prima di tutto Manzoni scrive in un italiano che oggi è piuttosto complesso per i ragazzi, anche per dei ragazzi toscani, mentre Wilde viene letto in traduzione e quindi in italiano moderno. E poi Manzoni non è Oscar Wilde".
Ne discutiamo per un po'; in effetti discutiamo non è il termine più adatto perchè entrambe siamo assolutamente tetragone e inamovibili dai nostri punti di vista: lei insiste sull'esempio di Manzoni come scrittore inadatto ai ragazzi, io ribadisco più volte e in varie maniere alcuni dati ai miei occhi assolutamente incontestabili, e cioè che il ragazzo per quel che ci risulta lì a scuola non è cerebroleso e che non si dovrebbe mai intervenire dall'esterno su un compito assegnato da un docente alla classe perché il docente conosce la classe e si suppone che dovrebbe sapere quel che fa (particolarmente nel caso della docente in questione) e caso mai i fanciulletti dovessero avere dei problemi col Ritratto - cosa pur sempre possibile - bene, ne parleranno con l'insegnante, giusto? E' una questione tra loro e lei. L'intervento dei congiunti non è previsto.

Dopo un po'  mi cheto - vuoi perché parlare ai sordi non ha molto senso, vuoi perché alla fine non sono fatti miei. La collega poi mi spiega che non stava criticando la scelta dell'insegnante (e figuriamoci cosa avrebbe detto se avesse voluto criticarla, penso in cuor mio). Io mi scuso dicendo che mi sono fatta trascinare dalla foga perché la questione dei libri ridotti e rabberciati mi sta particolarmente a cuore, lei ribadisce che a lei sta particolarmente a cuore il fatto che il nipote non deve disgustarsi della lettura e della narrativa (e tira di nuovo in ballo il povero Manzoni che col Ritratto c'entra quanto i tradizionali cavoli a merenda) e la questione si chiude, in una atmosfera di presunta cordialità decisamente tenuta su con agli spilli.
Tre domande si agitano e tumultuano nel mio tenero e sensibile cuore, mentre ritorno a casa attraversando una campagna assai assolata ma di una bellezza incomparabile, che fonde l'oro di Giugno con il verde di Maggio;
1) la collega sarebbe intervenuta con altrettanto ansiosa premura se al posto del nipote ci fosse stata unA nipote? Perché a volte ho l'impressione che ci sia molta maggior preoccupazione di spianare gli ostacoli quando è un gioco un povero, tenero, tremebondo e un po' incapace maschietto, cui a tutti i costi devono essere evitati certi traumi che ne possano lederne l'autostima. Ma siamo davvero convinti che continuando a masticargli il cibo sopra ad una certa età la sua autostima non rischi di andarsene invece e a ramengo, e che più avanti il ragazzo non si ritrovi a dover fare più sforzi degli altri nell'affrontare gli ostacoli per col,pa della mancanza di esercizio? Ma soprattutto: siamo davvero così sicuri che davanti a una difficoltà non sia in grado di superarla egregiamente con le sue sole forze?
2) che io sappia, una persona amante della lettura non si disgusta facilmente della lettura solo perché gli è capitato di leggere un singolo libro che non gli è piaciuto, semplicemente da quel momento cercherà altri tipi di letture. Siamo sicuri che falsare a un giovinetto il primo incontro con uno degli scrittori più gradevoli del suo tempo  lo aiuterà più avanti ad amare meglio la letteratura? Soprattutto, non sarebbe il caso che ognuno si faccia le sue personali preferenze basandosi sulle esperienze che ha avuto, belle o brutte che siano state? E  abituarlo al cibo premasticato non finisce forse per peggiorare le cose, anziché migliorarle? 
3) ma soprattutto: la collega ha parlato per ingenuità o confida vivamente che io spiattelli tutta la conversazione alla prof. Therral? 
Ammetto che quest'ultima è una pura e semplice curiosità, e sapere la risposta non cambierà minimamente il fatto che la prof. Therral rimarrà del tutto all'oscuro di questa conversazione come minimo per molti e molti anni, a meno che non sia lei stessa a riferirgliela. Se il ragazzo ha voglia di raccontare nei dettagli il suo primo, assai condiviso e mediato, incontro con Oscar Wilde faccia pure, ma io mi rifiuto di impicciarmi, e ancor più di turbare sia pur in minima parte la serenità delle ben meritate vacanze della prof. Therral, visto che al suo posto, se qualcuno mi raccontasse di una simile intromissione nei compiti assegnati a un alunno, come minimo mi incazzerei come una biscia e assai probabilmente non ne farei mistero.
Infine una ultima considerazione si impone: Il ritratto di Dorian Gray è un romanzo particolarmente famoso e molto citato, e anche di recente ne hanno fatto un film di un certo successo. Basta avvicinarsi a Google pensando la stringa di ricerca "ritratto di Dorian Gray" per vedersi suggerire una vera infinità di link con riassunti, recensioni e considerazioni varie dedicate a questo libro. Onestamente, non si può dire che il ragazzo sia stato messo in una situazione impossibile da affrontare assegnandogli quella lettura. Non era meglio che cercasse di venirne a capo per conto suo, parlandone con i compagni o interrogando la rete ed eventualmente gli stretti congiunti dopo essersi misurato con le eventuali difficoltà di approccio al romanzo? Insomma, prima di buttargli la ciambella non sarebbe stato meglio aspettare una sua qualche richiesta di aiuto un po' più circostanziata di "ma quanto è lungo questo libro" detta a copertina non ancora aperta?

14 commenti:

la povna ha detto...

Concordo su tutto, ovviamente, come principio generale di costruzione di dinamiche di lettura scolastiche. Meno, onestamente, sul fatto che DG sia una scelta adatta, e dunque buona, per quell’età. DG è un romanzo lungo, complesso, raffinato, scritto con una prosa e una lingua molto diverse dai racconti o dal teatro. Affronta questioni estetiche trattate nella forma di lunghe digressioni para-filosofiche, che inceppano sovente lo scorrere della trama. Per di più, ci si illude di conoscerlo perché il filo principale è noto, dimenticando tutti i sotto-intrecci che lo rendono il romanzo complesso che è. In questo la versione tagliata (che io non approvo, né darei mai - ma non approvo né darei mai nemmeno Boccaccio riscritto, se è per questo) si presta a essere tagliata perché basta togliere tutte le divagazioni estetiche moderniste, che fanno il romanzo assai più della sua nuda trama, per dimezzarlo.
Io dubito che un ragazzino di 12-13 anni abbia i mezzi filosofici per leggerlo e comprenderlo. Per di più da solo e in estate. Io l’ho dato una volta sola al biennio, in seconda, a 16 anni, dentro un percorso dedicato e con lettura in classe e per ora non sono orientata a ripetere l’esperimento. E aggiungo che pure in quinta, con tutto il contorno costruito intorno e una progressiva educazione allo stile di Wilde fatta negli anni, è stato il romanzo ritenuto più difficile di tutto il percorso di lettura.

Pellegrina ha detto...

Be’ per una volta non concordo: il ritratto mi ha sonoramente appallato, al punto che è credo uno dei due o tre libri di cui non sono mai riuscita ad andare oltre p. 20. Malgrado fosse raccomandato dagli insegnanti del ginnasio come lettura estiva.
Per il resto sono cresciuta con una madre per cui i libri minimamente ridotti o censurati avevano più o meno il peso corruttore che altri genitori attribuirebbero alla cocaina: nessuno si sarebbe mai azzardato ad introdurre una sprovveduta creatura a cotanta perversione pena il trovarsi a tu per tu con una tigre infuriata. Per fortuna!
Quanto al discorso più prettamente didattico, magari i miei prof si fossero presi cura di parlarci delle letture che ci affidavano e che in buona sostanza servivano a “svolgere il programma” (la frase che sanciva la noia certa di tutto quel che ci avrebbero proposto) anziché a farci leggere. Ma come con l’80% dei compiti poi se ne lavavano le mani di dubbi curiosità domande, lasciandoti con la sgradevolissima sensazione di essere stata presa in giro.
Poi sì l’intromissione della nonna didatta dà fastidio anche a me. La mia mi ha fatto ripetere le terribili tabelline del sei e dell’otto per intere domeniche mattina, ma non mi suggeriva le risposte, però.

Pellegrina ha detto...

P.S.: la mia nonna faceva la maestra ma avrebbe voluto studiare matematica. Purtroppo non c’erano soldi e poi per una donna non stava bene. Sarebbe stata tra le pioniere in Italia. Così andò a lavorare senza mai amare troppo quel lavoro, poi si sposò, per amore, poi tutto il resto...

minty ha detto...

Sui libri ridotti la penso come te. A casa mia sono sempre stati guardati malissimo (anche se in realtà le nostre librerie di infanti ne traboccavano, dato che era ed è costume diffusissimo infilare nelle collane di romanzi per ragazzi versioni "adattate" dei soliti classici, e lo scopri solo se leggi attentamente il colophon dei tomi, e a volte neanche così...).

Sull'ingerenza di genitori, nonni e quanti altri a soccorso dell'alunno che, poverino, viene ritenuto incapace di misurarsi da solo con i compiti assegnatigli, bisogna purtroppo registrare che fa ormai parte del (mal) costume dei nostri tempi e che è ormai più usuale che lasciare i figli/nipoti a sbrigarsela da sé, come invece dovrebbe essere. Ovviamente i risultati di tale politica "protezionistica" si vedono eccome...

Sull'appioppare Dorian Gray da leggere alle medie, invece, la penso come la povna. Non mi sembra affatto testo adatto all'età. Io mi ci sono impantanata ancora alle superiori, ammazzata sulla via dalle lunghissime digressioni di cui si diceva, e non sono riuscita neppure a finirlo. Ho dovuto passare la boa dei 35 anni per decidermi a riprenderlo in mano - guarda caso per fare compagnia ai cuginetti liceali cui era stato appioppato come lettura estiva XD - e finirlo abbastanza agevolmente, temprata nel frattempo da altri vent'anni di letture, evoluzione del gusto e altri e tanti studi umanistici sulle spalle.
Oscar Wilde è indubbiamente scrittore divertente, ma dovendo dare qualcosa di suo da leggere a ragazzi di meno di 14 anni, mi orienterei sui racconti (per esempio, a noi alle medie fecero leggere in inglese una piece tratta dal Fantasma di Canterville. Una fatica abnorme tradurla in estate soli soletti, ma poi molto divertente quando ci rilavorammo su durante le lezioni dell'anno successivo) o, appunto, sulle opere teatrali. Ma il "Ritratto"... non prima dei 18 anni (e di un'adeguata preparazione alla lettura), e forse forse è ancora presto!
Con tutto il rispetto per la tua collega d'inglese, ovviamente.

Anonimo ha detto...

Sono una bibliotecaria alle prese con le liste di libri per l'estate e sbatterei la testa contro il muro diverse volte al giorno. Quella dell'ingerenza di genitori e nonni sui compiti assegnati agli alunni, sono convinta che sia una vera e propria piaga sociale. Genitori con l'aria stravolta che alla fine di una giornata di lavoro fanno il giro delle biblioteche per cercare testi universitari per i figli. Nonni dall'aria smarrita che ti mostrano con aria timida pizzini ciancicati con scarabocchiato sopra un titolo (più anziano è il nonno più il titolo è scritto in piccolo, sbagliato e rigorosamente privo di autore) per il nipote. Per non parlare di chi cerca nel bibliotecario un complice nel denigrare le scelte dell'insegnante. Una volta io e la mia collega ci siamo rifiutate di rispondere a una nonna latrice del solito pizzino, ma con su scritto "ricerca su Iqbal". "Signora, chi la deve fare la ricerca? Noi due? Lei? No. Se suo nipote deve fare una ricerca su Iqbal, viene qui e lo aiutiamo." Se ne è andata indispettita, dicendo che evidentemente non avevamo voglia di lavorare, e che suo nipote "se non è venuto si vede che aveva cose più importanti da fare". Di solito non entro nel merito delle scelte dell'insegnante, però un ragazzo deve imparare presto ad assumersi la responsabilità di quel che fa o non fa. Se deve leggere Il ritratto di Dorian Gray in edizione integrale, proverà a farlo. Se non riuscirà a terminarlo andrà a scuola col compito non finito, e ne spiegherà i motivi. I genitori e i nonni che leggano e si preoccupino d'altro. Ufff...

Murasaki ha detto...

Bellissimi commenti, e grazie davvero!
Cominciamo con un doveroso coming out: io il ritratto di Dorian Gray non l'ho letto né avevo mai avuto la minima intenzione di farlo prima di questo scambio di vedute, tanto meno ho idea di come potrebbe reagire un ragazzo delle medie trovandocisi davanti. Ho imparato però che il periodo che comprende seconda e terza media è molto, molto fertile e i ragazzi hanno una flessibilità e delle capacità che nel biennio delle superiori mi dicono che si attenuano, anche se temporaneamente (parlo di psicologi che ci hanno studiato su, non di osservazioni empiriche). Chiaramente non posso sapere se è proprio così, ma ho visto alle medie le famose cose che voi umani, e mi sono sorpresa pure io che alle medie ho accumulato un curriculum di letture decisamente particolare. La classe destinataria di cotanto libro è una classe particolare, di cui si parla in senso molto positivo, e si sa che ogni classe funziona a modo suo. Quel che so è che la collega, parlando con me, si è lamentata che "non conoscono i classici, nemmeno a livello di trama" e mio ha chiesto se le trovavo lo Shakespeare raccontato da Lamb (cosa che poi ho fatto). Non ho idea se abbia voluto fare un esperimento o se aveva intenzione di lavorare col Ritratto anche in seguito - e, per i motivi già detti, non solleverò minimamente la questione anche se e quando la incontrerò durante l'estate con finalità ricreative (=serata in pizzeria), ma probabilmente l'argomento verrà fuori in autunno e a questo punto so che avrò orecchie più lunghe di una lepre per ascoltare meglio. Ah, non so nemmeno se la lettura del Ritratto sia obbligatoria o faccia parte di una rosa di possibilità, come usa spesso fare in questi casi - e non è un dettaglio secondario.
In tutti i casi, CERCARE di leggere il ritratto di Dorian Gray se te lo assegnano per compito non credo abbia mai ammazzato nessuno e il compito era stato assegnato per metà Settembre e ammetto che tanta fretta di liquidare la questione mi è sembrata davvero eccessiva, tanto più che il ragazzo aveva, eventualmente, una intera classe di parti per confrontarsi e magari dire "che palle il ritratto di Dorian Gray, sono a pagina quindici e già son stuf* sin nelle barbe", che è un parere rispettabile quanto qualsiasi altro. Da lì poi possono fare uno sciopero collettivo, o arrangiarsi pescando su Internet o fare quant'altro gli parer, ma il compito è stato dato a LORO, e LORO se lo dovrebbero gestire, considerando anche che la prof. Therral non mangia carne umana ed è piuttosto attenta alle opinioni dei suoi alunni.

Murasaki ha detto...

Sulle edizioni ridotte la penso esattamente come la madre di Pellegrina e in famiglia la pensavano altrettanto (il che non ha impedito che mi ritrovassi a leggere Piccole Donne in versione ridotta comprata da loro in beata inconsapevolezza, scoprendolo solo a trent'anni suonati): se un libro va fatto leggere ai ragazzi in versione ridotta perché quella completa "è troppo per loro", allora semplicemente quel libro non va fatto leggere in quel momento al ragazzo, punto e basta. Siccome non tutti la pensano così, in biblioteca circolano anche versioni ridotte, ma solo se le ho trovate e sono in ottimo stato... oppure se le regalano gli insegnanti o me le chiedono molto esplicitamente. Tra quel che scelgo mio, non un solo centesimo bucato è stato devoluto all'acquisto di opere sforbiciate, tranne l'Orlando Furioso di Calvino che passa per un capolavoro (ma che personalmente ho toccato solo per inventariarlo e metterlo sullo scaffale) e, appunto, lo Shakespeare raccontato da Lamb che ha a sua volta una tradizione letteraria piuttosto illustre.
Ringrazio la Bibliotecaria Anonima per il suo intervento e le trasmetto tutta la mia solidarietà e comprensione umana e insegnantesca, oltre a dichiararmi d'accordo con lei fin nelle virgole. Sì, anch'io penso che sia una piaga sociale e depreco assai.
@Pellegrina:
peccato per tua nonna. Purtroppo è una storia comune a quell'epoca... e a volte mi viene il sospetto che lo sia ancora, ahimé.

Anonimo ha detto...

Sulle edizioni ridotte anche io ho molte perplessità. Certo, forse per far apprezzare i classici ai bambini delle elementari possono essere utili, ma altrimenti penso che sia meglio dare libri giusti per l'età del lettore. In sintesi, ad un ragazzetto di 12 anni, meglio fargli leggere le avventure di Tom Sawyer o i Pirati della Malesia, piuttosto che una sintesi dell'Uomo senza qualità! Però non sono un insegnante, quindi forse sto dicendo una cavolata. Un altro problema dei classici è quello che accennavi tu riguardo il tema traduzioni. Ricordo qualche anno fa quando provai a leggere a mia figlia proprio il mio amato Tom Sawyer. Riprendendo il libro che avevo letto da bambino mi trovai di fronte un polpettone illeggibile, con un italiano arcaico e a volte poco comprensibile. Un'altra difficoltà che certo non aiuta il far avvicinare i ragazzi a questi testi, ma forse questa è aggirabile con nuove traduzioni. E Salgari che invece scriveva direttamente in Italiano? Non l'ho più ripreso in mano da adulto, ma a questo punto ho anche qualche timore a farlo: mi cadesse anche quest'altro mito! Infine un'ultima considerazione: ma come facevo ad apprezzarli così tanto, nonostante tutte queste difficoltà? Forse ha ragione mio figlio che, banalmente, a quell'epoca non c'era la play station.....

Tenar ha detto...

... E poi i nonni vengono a lamentarsi che il libro era troppo difficile perché loro non sono riusciti a finirlo!
(care persone a volte, ma proprio di un'altra epoca, magari senza neppure la terza media...)

romolo ha detto...

Il commento anonimo ero io (non so perché non mi aveva preso il nome....poi questa cosa della verifica ogni volta per dimostrare di non essere un robot è veramente sfiancante! In questo forse wordpress con tutte le sue magagne è un po' più snello)

Melchisedec ha detto...

Di positivo c’è che nonna e nipote possano confrontarsi sulle tematiche del libro, al di là del fatto che questo sia adatto ad un ragazzino di terza media. Una nonna/maestra sa essere convincente, ma avrebbe dovuto provvedere un po’ prima a far coltivare nel virgulto i semini della lettura. Se si considera l’eta del giovanotto di “belle” speranze e il contesto culturale attuale, nutro qualche dubbio.

minty ha detto...

@Murasaki
Ah, lo Shakespeare dei Lamb! Me lo sono letto alle elementari (per conto mio, non era un compito, ma solo un libro compratomi dai miei genitori XD), ed è uttora la mia quasi-sola fonte di conoscenza del Bardo. Ché varie vicissitudini hanno fatto sì che MAI a scuola io abbia studiato alcunché del britannico Willy...
Qualcosina di non adattato me lo sono letto poi da adulta, in infami edizioni super-economiche da edicola, ma il mio pilastro shakespeariano restano i Lamb XD

@romolo
Su Tom Sawyer, io ero convinta di conoscere bene il romanzo, finché non ho scoperto che l'edizione di mio padre su cui mi ero dilettata per più di una rilettura, non solo era tagliuzzata, ma soprattutto adattata in un italiano super-corretto lontanissimo dall'inglese pieno di scorrettezze dell'originale. Nel frattempo me ne sono procurata un'edizione integrale più moderna (del 1979 XD) e me lo rileggerò curiosa!

Sull'ammodernare le traduzioni dei classici ho un'opinione ambivalente. Da un lato mi pare cosa buona e giusta, dall'altro però mi dico che i classici italiani "tocca" leggerli nell'italiano della loro epoca (e vorrei vedere il contrario!), per cui mi sfugge il motivo per il quale la lettura di un classico nostrano debba passare anche per una certa prova di pazienza e conoscenza di un linguaggio desueto, e quella di un classico straniero no. E' un dilemma, in effetti.
(Io ne so qualcosa: mia madre è l'orgogliosa proprietaria dell'intera collezione della Biblioteca Romantica Mondadori. Classici su classici su cui in casa ci siamo tutti cimentati, ma in traduzioni arcaiche risalenti agli anni '30. Avete idea di cosa siano - a parte un monumento in sé stesse -? :D)

Per il resto, che Salgari scrivesse in maniera non sempre spedita e agevole è certo vero. Eppure, quanti sogni abbiamo fatto sulle sue pagine! (Io sono sempre stata più per le storie del Corsaro Nero che per Sandokan, ma credo ci capiamo lo stesso ;)
Come dici tu, magari una volta la mancanza di alternative ludiche ci costringeva/spingeva ad affrontare la difficoltà di una prosa indigesta per sentirci comunque raccontare una bella storia. Forse i ragazzi di oggi sono in questo meno motivati, ma chissà...

Murasaki ha detto...

@Romolo:
da qualche tempo blogspot è impazzito e dispero di vederlo tornar savio: pensa che ogni tanto chiede perfino A ME di dimostrare che non sono un robot, e non ti dico quali parole mi si affollano sulle labbra e quali considerazioni turbinano nella mia mente, ma puoi benissimo immaginarlo da solo. Il problema è che non so che farci: per quel che mi riguarda chiunque puà commentare quando vuole, e anche se è un robot la cosa non mi infastidisce perché ho letto Asimov e guardato tutte le puntate di molti dei più importanti cartoni animati giapponesi a robot e insomma per i robot ho la massima considerazione. Insomma, se qualcuno conosce un rimedio mi faccia sapere e lo ringrazierò con tutto il cuore.
Anch'io, come te, penso che ai ragazzi vadano dati libri completi, magari badando all'età, ma molti insegnanti la pensano diversamente, devo dire - almeno alle elementari, alle medie non so perché mi guardo bene dal fare domande perché c'è sempre il rischio che rispondano, però tra noi viviamo e lasciamo vivere perché tanto chi sta in cattedra comanda e fa a modo suo e nessun collega sano di mente cerca di insegnargli il mestiere.
Sulle traduzioni in lingua moderna... mah, direi che sono favorevole perché la lingua cambia e si evolve, e in questi cinquant'anni è cambiata parecchio. Quando ero bambina, cinquant'anni fa ormai, qualche volta ci leggevano piccoli passi dei Promessi Sposi e nessuno aveva problemi con la lingua, per quel che mi ricordo. Certo, eravamo in Toscana, ma in Toscana sono rimasta, e pure in provincia di Firenze, però vedo che alle medie adesso fanno più fatica e anche Ariosto, che alle medie ci andava giù come acqua di fonte, adesso va spiegato con gran pazienza. Evidentemente qualcosa è cambiato e quindi anche Salgari, che ha un linguaggio un po' roboante ma niente di più, quando ero bambina scorreva bene e adesso richiede una certa attenzione. D'altra parte il mio romanzo, ovvero la storia di Genji, in Giappone oggi viene letto in traduzione moderna da tutti tranne che dagli specialisti. Insomma non credo sia colpa della play, perché ragazzi che leggono volentieri ce ne sono - ma la lingua è cambiata e per leggere i classici hanno più difficoltà.

Murasaki ha detto...

@Tenar:
nel caso specifico questa maestra almeno la licenza media dovrebbe averla, ma il problema dei compiti troppo difficili per i nonni effettivamente esiste! Specie nel contado, dove effettivamente la licenza media non ce l'hanno tutti ^_^

@Mel:
ci avevo pensato anch'io, che effettivamente nonna e nipote che si confrontano insieme su un libro è una bella cosa. D'altra parte, da insegnante, confesso di preferire che si confrontino tra pari: ci sopno tante bellissime cose che si possono fare con i nonni, che hanno sempre tanto da insegnare ai nipoti anche senza scomodare Osdcar Wilde, per giunta nella sua opera più pedante, a quelò che mi dicono...

@Minty:
ho risposto a Romolo tenendop conto anche della tua risposta.
Salgari non ho mai provato a vfarlo leggere in classe, ma forse sarebbe il caso di provare, giusto per vedere di nascosto l'effetto che fa. Io ero più dalla parte di Sandokan, devo dire, anche se la Figlia del Corsaro Nero è stata uno dei miei libri preferitissimi e uno dei pochissimi libri in formato "da ragazzi" (cioè enorme) che abbia conservato senza ricomprarlo più piccolo - era delle Mursia, e uno dei pochi casi in cui mi piacevano le illustrazioni.
Quanto alle edizioni ridotte, il mio caso limite resta Alice: a un certo punto ho scoperto con orrore che avevo letto una versione ridottissima, poi con ancor più orrore che era un testo difficilissimo da tradurre perché è strapieno di riferimenti inglesissimi... insoma, alla fine mi sono comprata una bella edizione con testo a fronte che sta ancora lì, a distanza di cinque anni, ad aspettare che me la legga a dovere.E davvero sarebbe il momento di farlo!