Ed ecco la Casa di Cura: un luogo colmo di inquietanti spettri carichi di oscure maledizioni - tutte indirizzate a me, si capisce.
Non così è stato alla Casa di Cura dove avrei dovuto completare la mia degenza in Settembre prima di tornare a scuola dopo la seconda operazione (molto più soft della prima) fatta nel Centro di Eccellenza specializzato in malanni del mio tipo: giusto una decina di giorni per fare un po' di fisioterapia assistita (c'era anche una palestra, di cui non sono riuscita a vedere nemmeno la porta), poi qualche giorno a casa per terminare il rodaggio.
Tutto andò male sin dall'inizio, e nonostante fossi stata contenta di finire lì perché ero vicinissima a casa (e alle mie amatissime gatte, che ormai non mi vedevano da quasi un mese) fin dall'inizio oscuri presentimenti turbarono il mio cuore.
Per primo arrivò il Batterio, un batterio molto cattivo unito a un Cocco - e d'altra parte in questo momento le mie difese immunitarie sono ridotte talmente al lumicino che qualsiasi cosa vagamente viral-infettiva può serenamente accamparsi su di me senza incontrare resistenza alcuna.
Per colpa del batterio mi misero in isolamento e mi tennero inchiodata a letto per settimane, altro che fisioterapia - somministrandomi una quantità invereconda di antibiotici che sono riusciti a giungere dove nessuno era mai giunto sinora, ovvero a scassarmi lo stomaco che ha finito per dare vistosi sintomi di ulcera. In compenso hanno ignorato una serie di indicazioni che venivano dal Polo di Eccellenza fiorentino, mi hanno dato certe medicine a giorni alterni senza spiegarmi che dovevo continuare a prenderle anche dopo, altre si sono dimenticati di darmele... per poi sbattermi fuori da un giorno all'altro perché era finito il tempo assegnato senza nemmeno controllare che il perfido Batterio fosse stato effettivamente eliminato (cosa che potrò scoprire solo tra qualche settimana, mediante apposito esame richiesto dalla dottoressa della mutua, visto che nessun altro aveva pensato a richiederlo).
Il pezzo forte però è stata l'assistenza domiciliare, ovvero il servizio che mi doveva venire a montare le flebo ogni mattina. "E' tutto pronto, stasera le telefonerà l'infermiera" mi hanno assicurato alla Casa di Cura; da notare che di questa assistenza domiciliare si parlava da più di un mese come una cosa già stabilita.
In effetti l'infermiera mi ha telefonato, ma è risultato che era l'unica al corrente di questa storia: tutto il resto dell'organizzazione, a partire dall'autorizzazione del responsabile del distretto fino alla preparazione del materiale, latitava completamente ed ha dovuto essere organizzato sul momento in quattro e quattr'otto, tra una infinità di gente che cascava dalle nuvole.
Conclusione: la prima flebo nutriente è arrivata solo dopo tre giorni nonostante tutti si siano dati un discreto daffare.
Insomma, come ho sintetizzato un giorno ad appositi chirurghi che non potevano togliermi uno degli aghi impiantati sottopelle perché la trombosi era ancora in atto (cosa comprensibile, visto che era stata curata a giorni alterni nel senso di circa un giorno su tre) "alla Casa di Cura hanno fatto il cazzo che gli pareva" - e nessuno mi ha contraddetto.
Adesso sono a casa, con le mie amate gatte e, a parte una splendida rospata che ho battuto una mattina cadendo e ammaccandomi non poco tutto il fianco destro, al momento le cose procedono abbastanza bene: sto riprendendo un po' di muscolatura, assimilo più calorie del necessario da apposite flebo ipernutrienti e si spera che la trombosi, una volta curata con una certa continuità, si decida a guarire e mi permetta di tenere un solo ago sottopelle di tre che ho, togliendomi così quel simpatico aspetto da albero di Natale che, nonostante il mio fortissimo amore per le feste natalizie, al momento non mi entusiasma più di tanto.
Nel frattempo continuo a leggere e, qualche volta, quando il tempo è particolarmente bello, esco nei giardinetti del condominio con l'albero della flebo al seguito a prendere qualche raggio di sole e guardare un po' di prato e di alberi (non in questi giorni, naturalmente, perché diluvia - ma insomma è il pensiero che conta).
Quanto alla Casa di Cura di Lungacque (sulla quale ho una opinione assai precisa) conto di non rimetterci mai più nemmeno la punta di un piede.
6 commenti:
Dopo aver letto i tuoi trascorsi alla Casa di "Cura di Lungacque ", quello che ti hanno fatto (e non fatto), considerando anche che "i sanitari sono molto occupati, la paziente non rispondeva alle cure, ecchè ne sapevamo noi che era sensibile al cocco, e per le cure a domicilio il responsabile è la burocrazia (non il burocrate)" e poi "è meglio farla uscire perché si sta incazzando di brutto" ...... sto rivedendo velocemente le mie idee sul perdono, di cui ho signorilmente parlato nel tuo post di Ochikubo. 😈
Bentornata a casa (anche se con connessione a singhiozzo). Una grattatina alle gatte da parte mia.
@acquaforte: perdono? what?
@ te: resisti impavida, verranno tempi migliori.
Ciao Ho letto spesso i tuoi commenti su esserino & balena e ci incrociamo credo da una decina d'anni nei giardini del virtuale. Ho aperto per scriverti di Google ma il tuo braccio di ferro con problemi di salute e problemi di malasanità mi ha portato a llegere finoin fondo le tue traversie. Ti sono vicina e ti auguro una costante ripresa.
Quanto a Google e ai suoi monopoli mascherati da efficientismo sta rompendo le palle a tutti ma proprio frantumando. Cmq non avrebbe grosso senso che la loro non richiesta tutela riconoscessa il pc dal quale si opera. Il pc a differenza del cell. non ha imei.
Quindi cio che vede di diverso è l' IP. Mi spiego meglio. Io sono sempre in giro per lavoro e uso il cell. per leggere e scrivere tranne quando sono a casa. Finché mi collego con la wifi del mio cell. che io sia a Roma o a Milano non rompe mai ma...
se sono a Parigi o anche in altro posto italiano e la wifi del cell non prende mi collego agli hotspot presenti negli aeroporti. L' IP cambia e non mi riconosce più.
Ancora di più se mi sono collegata tutto il giorno col mio cell e torno a casa vado al pc che ha l' adsl di casa e siccome cambia ancora IP mi richiede la trafila.
Insomma un calvario. La cosa almeno per dove arrivo io che sono si smanettona ma non informatica non è risolvibile a meno di non usare una wifi router, quei piccoli trasmettitori con la schedina dentro che ormai sono velocissimi e si portano dietro con sé. Un guaio ulteriore è che a sta menata mi pare si stia uniformando anche il sito della mia banca che dal cell. non mi permette di accedere al conto corrente mentre da casa sì.
Un giorno spacco tutto e vado a raccogliere banane.
Un abbraccio
Patrizia Meniconi in arte prencentrence (o meglio moglie del prencentrence)
ora ad esempio non posso loggarmi e uso l' url
@Acquaforte:
ah, io sono di quelli che magari dimenticano, ma perdonano moooolto, molto lentamente. Non mi vendico, ma porto rancore a tempi biblici!
@ Pensierini:
Verranno, verranno. Nel frattempo porto pazienza... e almeno scrivo, che è già un conforto.
@P_A_T_T_Y_
Ti ringrazio della spiegazione, e anche del suggerimento del possibile rimedio. Il punto è che non mi ero mai preoccupata di queste cose perché sono un tipo assai sedentario e casalingo e d'abitudine scrivo da casa, né mai avrei pensato di ritrovarmi a postare da ospedali e simili. Più avanti proverò a provvedere come suggerisci, perché perdere dieci anni di blog per strada, come a un certo punto ho temuto seriamente potesse succedere, sarebbe davvero una tragedia per me!
Sullo spaccare tutto e andare a raccogliere banane, non posso che concordare, anche se al momento sono troppo debole anche per raccogliere bacche di rosa canina, ma vedremo di migliorare anche sotto questo aspetto.
Dio mio, questi sono accadimenti da paura, veramente. Uno già si sente male perché sta male, per via dell'incertezza, per via che non può fare tante cose, ma poi quando si aggiungono queste faccende di malasanità è da incubo.
Effettivamente il contrasto con i due ospedali pubblici che ho frequentato a lungo è davvero stridente: alla Casa di Cura c'era meno personale del necessario, sempre sovraccarico di lavoro, dottori per lo più abbastanza incompetenti... e una mensa veramente improponibile. Diciamo che entrare in una casa di cura convenzionata è stata una esperienza formativa, ma davvero ne avrei fatto volentieri a meno!
(E grazie per la solidarietà)
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