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venerdì 11 maggio 2018

La parola alla difesa - Agatha Christie

(può contenere spoiler o no, a seconda di come mi gira; di fatto, credo anzi che ne contenga parecchi)
Il vero protagonista di questo affascinante giallo è un piatto di tartine alla pasta di pesce, e ha avuto una parte di un certo rilievo nella mia esistenza alimentare e soprattutto conviviale.
Tartine alla pasta di pesce... all'epoca non c'era molto da noi (sto parlando del 1980) a parte la pasta di acciughe. Un piatto di tartine con uno strato di burro e sopra la pasta di acciughe... per carità, non erano male, ma il mio concetto di tartina era ben più lussuoso. Ci pensai su ed elaborai tre impasti: la base era burro e tonno, con capperi tritati oppure con olive verdi tritate - tonno in scatola, di quello sott'olio, niente impasti preconfezionati. Oppure burro e salmone in scatola, con aggiunta di uova di lompo nere (il buon vecchio succedaneo del caviale): Ne derivano tre impasti di un rosa-marroncino un po' brunito, o un po' verdeggiante, che spalmati su pane di tipo Novecento (un pane che non si trova con grande facilità, e non è rimpiazzabile dal consueto sfilatino o dalla frusta perché ha una consistenza diversa. Pane da tartine, insomma, anche se poi l'insieme è più che mangiabile su qualsiasi pane) producono delle tartine deliziose e anche piuttosto sostanziose: non un vero antipasto, ma perfette per uno spuntino. Per anni organizzai a scadenze regolari dei tartina-party assai graditi agli invitati e ancora oggi su richiesta le preparo volentieri quando me le chiedono per una merenda o una cena, anche se col tempo ho preferito una versione light dove il burro può essere rimpiazzato da formaggio similcaprino.

La protagonista Eleanor prepara queste tartine in una bella giornata di sole. Ha il cuore spezzato perché il suo amatissimo fidanzato si è innamorato all'improvviso, e per giunta lei sta smantellando la casa dell'amata zia defunta - proprio quella casa dove lei e il fidanzato sono cresciuti, giocando insieme sin da bambini. Gestisce questo cuore spezzato con molta dignità e nessuno intorno a lei si rende conto che il mondo le è crollato addosso; ma ha un cuore ardente, e i suoi sentimenti ribollono.
Lo sfondo è in parte autobiografico, anche se sembra che nessuno se ne sia accorto: per un certo periodo Agatha Christie si dedicò a smantellare la casa della defunta madre, compito molto doloroso e che la esaurì assai sul piano psicologico, come racconta nella sua autobiografia. Nel frattempo suo marito, che aveva una certa allergia a tutto quello che riguardava morte e malattia si sentì abbandonato e cercò conforto altrove, con quella finezza d'animo che lo caratterizzava da sempre. Impossibile che Agatha non se ne fosse accorta, almeno a livello subliminale, e una parte di quell'esaurimento di cui parla le derivò senza dubbio dall'annoiata indifferenza che il consorte le dedicò in quell'occasione: "Ma io avevo perso una delle tre persone che amavo di più al mondo, e mi sentivo ferita" spiega sobriamente nella sua autobiografia. Ben presto perse anche la seconda di queste tre persone, perché Archibald Christie decise che il loro matrimonio era finito e divorziò. Lo stato d'animo di Eleanor mentre ordina e distribuisce gli effetti personali della sua cara zia è quindi probabilmente molto simile a quello da lei vissuto in quelle dure settimane, anche se ben presto la vicenda della protagonista prende tutt'altra piega, soprattutto dopo che, preparato un intero vassoio di tartine, le viene in mente che può dividerlo con altre due persone che sono lì a fare un lavoro molto simile nella casa del portiere. Lo spuntino amichevole a tre ha però un esito del tutto imprevisto ed Elinor si ritrova accusata di omicidio e sotto processo, un processo che affronta in un modo ambiguo che compromette molto la sua posizione.

Qualcuno però, qualcuno che ha seguito da lontano tutta la vicenda ma che  comprende molto bene il carattere e il temperamento di Elinor, è fermamente convinto della sua innocenza e decide di aiutarla chiamando in soccorso Hercule Poirot sottoponendogli il caso che all'apparenza sembra disperato. Si tratta di un medico, di nome Peter Lord che si è innamorato di lei a prima vista. La cosa ha dei precedenti letterari: non tanto l'amore a prima vista, che soprattutto nei romanzi è comune come il pane, quanto all'insieme di circostanze che comprende una bella signora seduta al banco degli accusati pur essendo innocente; perché è proprio in queste circostanze che Lord Peter Wimsey conosce e scagiona la sua futura moglie Harriet Vane dall'accusa di omicidio (dopo essersene innamorato a prima vista) in un romanzo di Dorothy Sayers del 1930 pubblicato poi in Italia col titolo di Veleno mortale.

La parola alla difesa è stato pubblicato nel 1940 ed è sempre stato tra i miei preferiti. Fa parte del filone "il diavolo si nasconde nei dettagli" e insegna al lettore che le lettere maiuscole sono importanti e che non è vero che non c'è rosa senza spine. Infatti Poirot, che svolge qualche indagine un po' distratta, aiutato dal non sempre efficientissimo Peter Lord (sotto questo aspetto Lord Peter si dimostra invero ben più capace, per buona sorte di Harriet) dispiega un mirabile pezzo di bravura evocando pochi ma ben scelti testimoni che in pochi minuti smantellano tutte le prove, indiziarie o meno, a carico di Eleanor e lascia che la soluzione del caso si mostri da sola, in tutta la sua luminosa evidenza, strappando la ragazza al suo dedalo di sensi di colpa e riportandola nella luce. Ho sempre trovato bellissima la frase con cui Poirot chiude il romanzo dicendo a Peter Lord "Non siete capace di accettare i fatti così come sono? Ha amato Roderick Welman. E con questo? Con voi, potrà essere felice." Credo fermamente che questa frase racchiuda la storia del secondo matrimonio di Agatha Christie con l'archeologo Max Mallowan, da lei sposato nel 1930: oh sì, certo, l'amore struggente e doloroso; ma in amore, a volte, si può semplicemente essere felici.
Il titolo originale è Sad Cypress, e pare che venga da un verso del Sogno di una notte di mezza estate. Non sono riuscita comunque a trovarlo né mai, in verità, ho capito cosa diavolo c'entrino i cipressi con tutta la storia. Forse la 'povna o qualche altra persona più esperta di me in letteratura inglese potrà spiegarlo - nel qual caso mi farà un gran favore.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti felici letture e una vivace salute che permetta di godersele appieno.

16 commenti:

minty ha detto...

Le tartine a base di burro e pasta d'acciughe sono state (credo) la mia primissima prova come cuoca, in pre-adolescenza. Ricetta presa di peso da uno dei manuali di Candy Candy, tra l'altro. Per cui vedi, era roba gettonata negli anni '80 :D

Pare che gli inglesi, all'ora del tè, abbiano questa abitudine di fare dei piccoli sandwich salati (provinciali, noi, che nel te immergiamo i biscottini! :P) a base di burro e fettine di cetrioli. Tra l'altro li ho visti citare spesso proprio associati al nome della Christie.
Io, nonostante il mio amore per le abitudini inglesi, per zia Agatha e per tartine e finger food in genere, su questo terreno non riesco a seguirli. A causa di un inveterato e atavico odio per i cetrioli. :P
(Comunque la ricetta si trova ovunque, online, nel caso tu volessi cimentarti ^^)

Quel romanzo della Sayers celo. Dovrò pure leggerlo, prima o poi... :D

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Ciao Carissima
scusami per non aver dato seguito prima alla richiesta dei libri. Li ho tutti qui adesso. Meno male che il disastroso zio ha ritrovato l'hardisk in barca, altrimenti ci saremmo trovati nella insostenibile situazione di avere l'elenco dei nostri possedimenti tristemente svaniti nel nulla. Non ho la tua mail per farti un invio. Puoi comunicarmela a esserineebalena@email.it o in commento, come vuoi. Te li invierò presto presto. Sono tutti in formato epub hai come leggerli? si legge con tutti i lettori in commercio tipo kindle oppure con Calibre sul pc, con icecream reader ecc.
Se però non hai di queste diavolerie te li converto io in pdf.
Un abbraccio
Dani

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Ciao, ho trovato la tua risposta sul nostro blog ma non ancora la mail (nemmeno nella posta)
resto in attesa
Buona Domenica

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Sono veramente una cretina. Entra Bobby gli dico che ti dovevo mandare i libri. Apre il tuo diario e mi fa: Ma se la mail l'ha messa in prima pagina!
Che mi sia innamorata? Forse sono rimbambita dalla nascita! Scusa invio in 2 minuti
Dani

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Inviati!
Dani

Anonimo ha detto...

Ciao Murasaki, leggo spesso, ma questo e' il mio primo commento!
Volevo solo dire che sono felicissima che tu abbia recensito questo libro, e' uno dei miei preferiti. Confermo che nell'edizione inglese Elinor prepara dei sandwich che e' un po' difficie tradurre, perche' decisamente non sono panini e tartina non rende.
Fra l'altro mi e' sempre sfuggito il legame con Lord Peter!
Lucina

Anonimo ha detto...

Ripasso dopo a commentare il romanzo, che è uno di quelli per me 'pilastro', tra i miei preferiti e per diverse ragioni assai importante in alcune tappe della mia vita.
Per ora assolvo invece alla richiesta di aiuto. "Sad Cypress" non è citazione dal Sogno, ma dalla Dodicesima notte. E' la canzone cantata dal giullare a un certo punto del Secondo Atto.
Questa:
Come away, come away, death,
And in sad cypress let me be laid;
Fly away, fly away breath;
I am slain by a fair cruel maid.
My shroud of white, stuck all with yew,
O, prepare it!
My part of death, no one so true
Did share it.

Traduzione: Or vieni, morte, or vieni, e fa che sotto un triste cipresso io sia disteso. Una fanciulla crudele e bella mi ha ucciso. Il mio sudario bianco di tasso guarnito, oh, preparate! Alla morte nessun amante di me più fedele si è accostato.

Il Sad Cypress è Elinor, e la sua morte è causata dall'arrivo della fanciulla bella e crudele, cioè Mary.

C'è anche un (lieve) gioco di specchi e di rimandi alla trama della Dodicesima notte, e allo scambio di coppie e di innamoramenti che avviene tra Orsino, Viola/Cesario, Olivia e Sebastian.

Spero di essere stata utile! :-)

Ps.
In realtà l'immarcescibile Julian Symons aveva scritto nella sua introduzione la somiglianza autobiografica che tu sottolinei tra Elinor e Agatha, nell'introduzione alla prima edizione (per me in Omnibus) in cui io lessi il libro. Si tratta secondo me delle migliori introduzioni divulgative rese ai libri di Agatha e consiglio sempre di leggerle, là dove siano a disposizione.

Murasaki ha detto...

@ Dani (che tanto non lo leggerà mai):
Se sei innamorata va benissimo così, comunque i libri sono arrivati e si leggono nel migliore dei modi 😊

@Minty:
Ignoravo che Candy Candy avesse sfornato anche manuali da cucina. In tutti i casi trovo molto saggio partire dai basilari e accompagnare per gradi l'aspirante cuoca dalle tartine burro-e-acciuga (che in effetti molto difficili non sono, e tra l'altro vanno bene con qualsiasi tipo di pane) fino al timballo di maccheroni e alla pastiera alla napoletana!
Ho sempre trovato molto savia l'abitudine inglese di usare anche il salato per quel che chiamano "tè" ed è alla fine una rispettabile merenda. La descrizione dei loro sandwich però mi lascia a volte un po' perplessa: alle uova, e d'accordo. Al paté, e non ci sono problemi, basta spalmare. Al pomodoro e... mah, posso immaginarmi almeno venti modi diversi di fare tartine e sandwich con il pomodoro, solo mi domando cosa intendano LORO per "pomodoro": ciliegini crudi e ben maturi o, magari, pomodori grandi, molto anemici e... COTTI? E che succede con le sardine (che in un sandwich al pomodoro tra l'altro starebbero benissimo?).
I sandwich al cetriolo invece li conosco bene, perché li ho provati: al contrario di te amo moltissimo i cetrioli, anche se tagliarli a fettine sottilissime non è il massimo del divertimento per me e la tentazione di tagliarli a fette normali e aggiungerli all'insalata si fa sempre molto forte. Comunque non li mangio malvolentieri, specie quando sono immersa in una atmosfera particolarmente british, solo che davvero non mi spiego il grande e sviscerato amore che gli inglesi nutrono per questo snack. A ognuno i suoi gusti, immagino.

@Lucina:
Bentrovata!
Ti ringrazio della precisazione: in effetti quando ho letto il romanzo erano gli anni '70 e la parola "sandwich" era perfettamente sdoganata col suo vero significato, ma all'epoca della traduzione, negli anni '40, le parole straniere erano malviste ed evitate anche per non complicare la vita ai lettori.
Insomma, nemmeno per un momento ho mai dubitato che le "tartine" fossero proprio "tartine", ovvero fette di pane spalmate con qualcosa, mentre invece adesso scopro che quelle tartine su cui tanto ho fantasticato erano normalissimi tramezzini! E in effetti, non so perché, la scena mi sembra molto piú ordinaria e domestica.

@Anonimo:
Grazie (e aspetto con fiducia il resto del commento)!
Chiaro che se mi incaponivo a cercarla nell'opera sbagliata non l'avrei trovata MAI.

minty ha detto...

@Murasaki
Ignoravo che Candy Candy avesse sfornato anche manuali da cucina.

Non manuali di cucina, ma manuali su un po' tutto quello che potesse interessare una ragazzina degli anni '80. Li pubblicò la Fabbri (che ai tempi faceva uscire la rivista di Candy con i fumetti dell'omonima serie e altri manga). Ovviamente compilati da autori italianissimi, credo sull'onda del successo dei vari manuali Disney che negli stessi anni uscivano per Mondadori.
Secondo l'OPAC a marchio Candy Candy ne uscirono ben quattro, e io sono l'orgogliosa proprietaria di una serie completa :D

Anonimo ha detto...

L'anonimo ero io, alla quale inspiegabilmente da due giorni blogger fa i dispetti...

la 'povna ha detto...

Scusami, io nel senso della 'povna (giuro che l'ho scritto e me l'ha cancellato di nuovo.
Mi firmo, appunto la 'povna

Kukuviza ha detto...

Cioè, io adesso scopro che le tartine erano invece tramezzini??

Murasaki ha detto...

@Minty:
ebbene, mi erano proprio sfuggiti, anche se attraverso due amiche seguivo fedelmente la rivista (per tante di noi Candy è stato il primo manga, quando ancora non si sapeva nemmeno che ESISTEVANO i manga)!

@la 'povna:
Ci sono giorni in cui a blogger gli piglia così, con la luna storta.
Personalmente non me ne faccio un problema, quando tocca ad altri. Ma mi irrito moltissimo quando succede a me!

@Kuku:
Ebbene sì, e questo mi ha aperto un nuovo orizzonte sul tè inglese. In realtà sono facili da replicare e se ne possono inventare anche di nuovi. Quelli al pomodoro (e quelli al crescione) funzionano con lo stesso criterio di quelli al cetriolo, mentre quelli all'uovo prevedono uova sode tritate con salsa al curry. Quelli al pollo, tacchino, roastbeef e salmone in pratica li troviamo anche nei bar, ma resta il mistero di quelli con le sardine. Si fanno col burro salato, oppure con un formaggio fresco spalmabile.
La cosa incredibile sono i tutorial di YouTube, che per insegnarti a fare un normallissimo sandwiche di cetrioli ci mettono snche OTTO MINUTI, rifilandoti poi una incredibile ciofeca che contraddice tutti i criteri che deve avere un rispettabile sandwich.

minty ha detto...

@Murasaki
Fetta di pane, strato di burro e strato di sardine (alici) sottolio è un piacere perverso. Panino burro e alici, una cosa sopraffina. Mai provato? :)

Murasaki ha detto...

@la 'povna:
Dimenticavo: di quel libro ho avuto varie copie, andate disperse per vari motivi, tra cui quella con la prefazione di Julian Symons. Probabilmente quindi ho inavvertitamente rubato delle penne a quel pavone!

@Minty:
Pane burro e acciughe è un classico senza tempo e non si discute (personalmente amo,aggiungerci anche fettine di pomodoro). Ma le sardine sono completamente diverse dalle acciughe come sapore e comsistenza e anche dimesioni. Come fai ad affettarle? Vengono bene a mescolarle col burro? Sardine sott'olio o sardine arrosto? Soccorrimi, ti prego, e illuminami sulla strada giusta per i prossimi spuntini!

la povna ha detto...

Oggi che è sabato finalmente riesco a tornare a leggerti e a aggiungere forse fuori tempo il mio commento sul romanzo in sé che, come dicevo, è uno dei miei preferiti per l'atmosfera che aleggia nella casa di Elinor, per me molto simile a quella del paese-che-è-casa di nonna 'povna. E poi proprio la frase che citavi è stata uno dei mantra che ha accompagnato il "crescere", qualunque cosa questo possa voler dire.