( secondo me ci sono spoiler a carrettate, ma fate un po' voi)
Non sono mai stata una grande appassionata di Karel Thole e delle sue copertine, ma in questo caso ha fatto un lavoro assolutamente perfetto: il ritratto di Elsa Greer era senza dubbio così, con i tratti di un cartellone pubblicitario, i colori violenti di una splendida giornata estiva e un fondo di crudeltà che costituisce l'essenza stessa della storia. Nessuna edizione internazionale vanta una copertina perfetta come quella degli Oscar Mondadori degli anni 80.
Il romanzo è del 1942, ma si occupa di una storia avvenuta diversi anni prima: è insomma un "cold case", un caso ormai freddo, sul quale Poirot si ritrova ad indagare su richiesta. In teoria si tratta pure di un caso felicemente risolto, su cui nessuno nutre o ha nutrito dubbi... scopriremo poi che qualche dubbio qualcuno l'aveva, ma era troppo giovane per essere preso in considerazione.
Rientra anche nella categoria dei "romanzi con filastrocca" (nel caso specifico quella dei cinque porcellini, donde il titolo originale Five Little Pigs) ma piú specificamente nel ramo dove la filastrocca se la canta il detective mentre esegue le indagini. Inoltre abbiamo anche il Triangolo Mendace, in uno dei suoi esempi più riusciti: tutti se ne lasciano deviare tranne l'adolescente di casa, che sta attraversando in pieno quella felice fase in cui gli adulti sono solo incidenti di percorso, tutto sommato non del tutto inutili perché ti forniscono di cibo, bevande e generi vari di conforto, ma che li ignora bellamente, persa com'è dietro alle sue fantasticherie e alla melodia dei versi di Shakespeare; tuttavia con la coda dell'occhio ha compreso perfettamente i caratteri dei protagonisti e i rapporti che li legano. Per inciso, è anche l'unica che ritiene che Poirot faccia bene a indagare. Non ha capito il meccanismo del delitto, naturalmente: se lo avesse capito avrebbe certo parlato; ma all'epoca tutta la faccenda le cascò addosso senza preavviso e venne portata via prima del processo. In seguito fece una bellissima carriera, di quelle tutt'altro che convenzionali per una donna. Lei e la sua governante sono i miei personaggi preferiti perché sono persone molto interessate alla vita e alle cose e sanno guardare al mondo con occhi attenti - una dote che certo non abbonda negli altri protagonisti - e il fatto che la governante alla fine sia rimasta povera non la rende una fallita, né lei si sente tale, molto giustamente.
Altro elemento piuttosto particolare di questo romanzo è il veleno usato: la coniina - in apparenza non esattamente un veleno notissimo tra le grandi masse, fin quando il lettore si accorge che si tratta... nientemeno che della famosa cicuta, quella con cui Atene uccise Socrate; questo ne fa un veleno letterariamente molto noto, ma tutt'altro che facile da reperire: occorre prima di tutto avere sottomano una adeguata dose di piante di cicuta e poi conoscere bene la tecnica per estrarre l'alcaloide dalle piante in questione.
Ma ecco intervenire provvidenzialmente il buon vicino di casa, amante delle erbe e degli estratti vegetali, che in un momento decisamente carico di tensione emotiva non trova di meglio da fare che portare la compagnia a vedere il suo orticello e il suo laboratorio soffermandosi particolarmente su... la sezione degli estratti di fiori? Le erbe per curare il mal di gola? No, proprio la coniina, di cui ha cura di mostrare una bella boccetta di estratto per poi leggere loro il brano del Fedone che descrive la morte di Socrate e gli effetti del veleno. E va detto che con un vicino provvisto di maggior buon senso probabilmente tutta la vicenda si sarebbe chiusa con un po' di litigi e qualche cuore spezzato invece che con la tragedia che poi arrivò e che coinvolse tutti i protagonisti.
Affascinante anche il ritratto del protagonista, il pittore specializzato nell'infilarsi in situazioni complicatissime ma a cui di fatto sta a cuore solo e soltanto la sua arte e tutto il resto vada pure al diavolo.
I cold case mi piacciono in modo particolare, soprattutto quelli di Agatha Christie: scarseggiano gli interrogatori del tipo "dov'era lei alle 15.35 e per raggiungere il ponte della nave ha preso la scaletta di destra o quella di sinistra, ma soprattutto che marca di sigarette fuma di solito?" mentre abbonda il gioco degli specchi: la stessa vicenda narrata in retrospettiva a distanza di tanti anni, dove la verità è custodita in piccoli frammenti di ricordo difficilmente quantificabili a prima vista. In aggiunta, la vicenda è particolarmente affascinante, come del resto la soluzione e la conclusione finale, abbastanza diversa dai consueti finali di un romanzo giallo.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma, in una gloriosa mattina quasi estiva che promette decisamente bene.
11 commenti:
È forse il mio preferito tra i romanzi di Agata, proprio per la sua natura di cold case. Lo ricordo bene perché ho visto più volte la bella versione della BBC, con David Suchet. Mi ero ripromessa di fare una bella ripassata di gialli storici, ho cominciato con la Sayers e Ngaio Marsh ma non sono arrivata alla Christie perché sono incappata nell'ultimo romanzo della Vargas e non sono più riuscita a lasciare Adamsberg e Danglard.
È proprio questo gioco degli specchi il suo fascino, ognuno racconta ciò che ricorda di quella fatidica giornata, ma ci vuole Poirot con le sue celluline a mettere insieme la storia e a capire il "perché" del comportamento delle tre donne protagoniste. Devo proprio rileggerlo perché non ricordo se la versione BBC è fedele al romanzo.
Anche io adoro questo romanzo, ritengo sia uno dei migliori, perché il fatto di arrivare "tardi" rispetto allo svolgersi dei fatti non permette ad Agatha di ingannare il lettore con la. Solita spudoratezza. Per quel che riguarda la serie della BBC con David Suchet, devo dire che pochi attori hanno il phisique du Role del protagonista, per interpretare Poirot, e che trovo molto azzeccata anche la sigla.
Chiara
Ben descritto. L'immagine di Poirot nel buio e in controluce è evocativa, come tutto il resto.
pensierini
L’ho letto tardi, quando oramai ero abbasranza scafata come lettrice della Christie. Quello che ricordo è soprattuttto la sensazione di prevedibilità dell’intreccio e di facilità della soluzione, che dopo un po’ di conoscenze di gialli di Dame Agatha deriva in primis da una conventio ad escludendum, perché non riesce a mai a rendere colpevoli i personaggi che le sono simpatici. Dunque qui a prima botta la lotta si riduce a due nel giro di 30 pagine, poi i dettagli fanno operare la seconda esclusione.
L’ho sempre trovato carino, ma non mi ha mai portato via. Pur se bellissima l’atmosfera familiare.
La Christie è la mia personale coperta di Linus, i suoi libri li rileggo sempre volentieri e mi tirano infallibilmente su il morale. Sono ideali per il Fanta Casting - non sono l'unica a farlo, vero? Anche perché i film/telefilm non sono quasi mai fedeli, neanche l'eccellente serie con Suchet, il Nostro Poirot Definitivo. Nutro inoltre una particolare predilezione per i Triangoli Mendaci, specie quando poi si scopre che erano geometrie molto più articolate. Ed è molto bello vederla giocare con i pregiudizi dei lettori, o con le nostre abitudini di lettura: non ricordo nessun'altra capace di nascondere un indizio fondamentale in un refuso! Grazie per questa bella collezione di post dalla tua affezionata Lurkerella di quartiere!
@Acquaforte:
A occhio dovrebbe essere almeno molto simile, perché per come è costruita la storia mi sembra ammetta una e una soluzione soltanto: QUELLA. Purtroppo non ho mai visto la versione BBC, anzi sto seriamente meditando di comprarmi tutta la serie di Poirot.
(Vargas è brava, senza dubbio, ma proprio non si può dire che i suoi gialli abbiano un impianto tradizionale. Finché non hai spolpato la serie temo che ti sarà impossibile tornare ai vecchi classici. A proposito, ma quand'è che Ngaio Marsh è entrato nelle nostre vite? Quando ho letto i classici per la prima volta, qualche decennio fa, sono sicura di non averlo mai nemmeno sentito nominare. Hai un titolo pregiato da auggerirmi come assaggio?)
@Bridigala e @ la 'povna
Bah, non so con gli altri, ma io mi sono fatta ingannare che era una meraviglia - anche se questo è uno dei rari casi in cui ho ricordato la soluzione per sempre dopo una sola lettura
@pensierini
Sai che non avevo mai consapevolmente notato la presenza di Poirot nella copertina? Invece fa parte anche quella della genialità dell'illustrazione
@Lurkerella:
Ma grazie a te, anche per me la Christie è diventata una impareggiabile coperta di Linus, cui ricorrere soprattutto in caso di malattia o di attacco di malinconia ^_^
Te ne mando 4, in ordine di data di pubblicazione :
Morire d'estasi
Ouverture per un delitto
Scaglie di giustizia
Ricevimento con il morto.
Sono edizioni di 20 anni fa, gialli Mondadori.
La Ngaio Marsh era nata in Nuova Zelanda, la storia si svolge in Inghilterra. Doveva essere molto nota, infatti fu nominata Dame nel 1966 (onore che era toccato solo alla Christie). Forse li avevo comperati pensando che l'azione si svolgesse in Australia, posto assolutamente esotico per me. Forse pensavo ai film di ISDA. Bah, chissà.
Ti mando la foto dei libri; le copertine sono molto evocative, come era solito essere nei gialli Mondadori.
Secondo me è una questione di strutture narrative: la Christie in realtà ne applica 4 o 6 al massimo, e il resto è tutta ciccia di commedia. Una volta tenuto presente questo, e lette le 4-6 trame base, basta tenere presente che lei fa sempre trapelare antipatia/simpatia per. E che i suoi prediletti non sono MAI i colpevoli. A quel punto la questione si riduce a un 50-50 per il quale valgono gli indizi veri. Ma devo dire che io, che non sono una che si turba per gli spoiler, ho sempre amato leggerla e l'ho sempre considerata anche la mia coperta di Linus a prescindere dalla chiarezza preventiva della soluzione.
Senza dubbio ci sono un gruppo ristretto di strutture che si ripetono, seppure mascherate o variamente travestite; avevo però sviluppato la teoria che ci sono dei personaggi cui cerca di fare affezionare I LETTORI, per poi fregarli facendoglieli scoprire colpevoli. Non ho mai fatto caso a chi piaceva all'autrice, lo ammetto.
Anche io ho quell'edizione e la Elsa della copertina ha una mise abbastanza risqué.
In effetti, ma... non so come dire, ci sta bene anche se è in netto anticipo sui tempi. Almeno sui tempi inglesi, perché in Francia non si facevano certo problemi nemmeno negli anni 20 per qualche centimetrino di pelle più in vista...
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